ALDO PECORA, PRIMO SANGUE, BUR 2010 –sull’omicidio Antonino Scopelliti ++ tre articoli de IL FATTO QUOTIDIANO- in date diverse

 

 

 

Primo sangue - Aldo Pecora - copertina

 

Primo sangue

 Aldo Pecora

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Collana: Futuropassato
Anno edizione: 2010
Formato: Tascabile
In commercio dal1 dicembre 2010
Pagine: 248 p., Brossura
10.90 prezzo pieno

Aldo Pecora. Lottare contro tutte le Mafie e festeggiare l'Italia...Così com'è - YouTube

 

Aldo Vincenzo Pecora (Reggio Calabria, 1986) è giornalista, scrittore, blogger e imprenditore nel settore della comunicazione

 

 

 

Il 9 agosto 1991 il giudice Antonino Scopelliti veniva ucciso in un agguato a Campo Calabro, lasciando la moglie e la figlia di sette anni Rosanna, della cui esistenza, per motivi di sicurezza, pochissimi sapevano.

La morte di Scopelliti, impegnato in quei giorni in Cassazione per il maxi-processo di Palermo, apriva di fatto la stagione delle stragi, il duro ambiguo confronto tra Stato e mafia che avrebbe portato, poco dopo, alle morti di Falcone e Borsellino. Iniziava così una collaborazione inedita e pericolosissima tra mafia e ‘ndrangheta, senza l’assenso della quale non sarebbe stato possibile giustiziare un magistrato in terra calabrese. Eppure il caso fu facilmente insabbiato; i colpevoli, identificati in membri della ‘ndrangheta ma, prima ancora, in Totò Riina e Nitto Santapaola quali mandanti, saranno tutti assolti dopo una lunga e dolorosa vicenda processuale.

In “Primo sangue” Aldo Pecora riapre il caso Scopelliti ricostruendo una vicenda che ancora costituisce una vergogna per le nostre istituzioni, e narrando non solo eventi inediti, ma una storia familiare difficilissima. Il dolore per quella morte tanto feroce porterà con gli anni Rosanna a impegnarsi attivamente, assieme allo stesso Pecora, nel contrasto civile alla ‘ndrangheta con l’associazione Ammazzateci Tutti. Nel tentativo ancora oggi in atto, di fare giustizia anche per la memoria di Antonino Scopelliti.

 

ALDO PECORA.IT / PRIMO SANGUE

https://www.aldopecora.it/primo-sangue

 

 

Primo sangue (Rizzoli Bur), esordio letterario del giovane Aldo Pecora, è un libro-inchiesta sul delitto del magistrato calabrese Antonino Scopelliti, sostituto procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione, ucciso in Calabria il 9 agosto 1991.

Scopelliti, uomo di punta della procura generale della Cassazione, ha vestito alla Prima sezione penale presieduta dal giudice Corrado Carnevale (definito dalle cronache “l’ammazzasentenze”) i panni della pubblica accusa nel più importanti processi di mafia e terrorismo, dal Primo processo Moro, all’omicidio Chinnici, alle Stragi di Piazza Fontana e del treno Rapido 904. Quando fu ucciso avrebbe dovuto sostenere la pubblica accusa nei ricorsi in Cassazione nel Maxiprocesso contro Cosa Nostra.

Giovanni Falcone, con un articolo pubblicato su “La Stampa” (ripubblicato in appendice al libro) ha individuato nella codiddetta “Cupola” di Cosa Nostra la responsabilità dell’uccisione del giudice. Più tardi, dopo innumerevoli ritardi, superficialità investigative e depistaggi che Aldo Pecora annota e denuncia tra le pagine del libro, anche gli inquirenti calabresi accreditarono la tesi di un “patto di sangue” tra mafia siciliana e ‘ndrangheta calabrese per eliminare Scopelliti. Il delitto, però, è rimasto impunito.

Il volume, che si propone come strumento utile alla riapertura del caso nonché per restituire la dignità della memoria ad un eroe italiano dimenticato, è composto di diciassette capitoli nei quali l’autore ripercorre la vita e la carriera di Scopelliti, gli anni orribili della seconda guerra di mafia di Reggio Calabria (quasi mille morti in cinque anni), il maxiprocesso contro Cosa Nostra, e la lunga vicenda giudiziaria seguita alla sua uccisione, dalle condanne in primo grado per Riina, Provenzano e la Cupola siciliana in ben due tronconi processuali alle assoluzioni in appello ed in Cassazione. Nella parte finale del libro l’inchiesta di Aldo Pecora raccoglie anche le testimonianze di due confidenti i quali aprono presumibilmente a nuovi scenari completamente inediti sul piano della ricerca della verità sul delitto.

Ogni capitolo è intervallato da un corsivo che raccoglie i ricordi, le disillusioni ma soprattutto la sete di giustizia della figlia del magistrato, Rosanna Scopelliti, rimasta orfana di padre a soli sette anni. E’ di Rosanna Scopelliti anche la prefazione al libro.

In appendice al testo vi sono due lunghe interviste esclusive concesse all’autore dai magistrati simbolo della lottà alla ‘ndrangheta in Calabria, Salvatore Boemi e Nicola Gratteri.

Da gennaio 2011 si contano, ad oggi (luglio 2011)oltre cinquanta presentazioni di Primo sangue in tutto il Paese, con importanti apprezzamenti sia in termini di critica che di vendite.

Tra le rassegne letterarie più significative alle quali Aldo Pecora è stato invitato a presentare Primo sangue si citano: “Il Senso dei Libri (Polignano a mare – Bari, marzo 2011), “Leggermente” (Lecco, marzo 2011), “Cultura, Spettacolo e…” (Latiano – Brindisi, aprile 2011), “Salone internazionale del Libro” (Torino, maggio 2011)“Del racconto, il film” (Bari, luglio 2011), “Trame. Festival dei libri sulle mafie” (Lamezia Terme, luglio 2011), “Premio letterario nazionale Tropea” (Tropea – Vibo Valentia, luglio 2011).

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 18 SETTEMBRE 2014– VIDEO, 2.08

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/18/calabria-aldo-pecora-leader-di-ammazzateci-tutti-e-mille-casacche-di-partito/296940/

di Lucio Musolino 

 

 

Calabria, Aldo Pecora: le mille casacche di partito del leader di ‘Ammazzateci tutti’

 

 

Parla ormai da candidato alle prossime amministrative. È lontano quell’ottobre 2005 quando Aldo Pecora teneva lo striscione con la scritta “E adesso ammazzateci tutti” che ha attraversato le strade di Locri all’indomani dell’omicidio di ‘Ndrangheta di Francesco Fortugno. A 9 anni dalla nascita del movimento antimafia, il suo leader ha annunciato l’ingresso in politica: è pronto a candidarsi, con una lista autonoma, sia alla Regione Calabria che al Comune di Reggio, sciolto nel 2012 per infiltrazioni mafiose. Lo fa dopo aver abbracciato tutti, o quasi, i partiti dell’arco costituzionale, Aldo Pecora: dalla Margherita al Ncd di Alfano e Scopelliti (quando era nel Pdl), passando per Alleanza Nazionale, le manifestazioni pro-Berlusconi, quello per De Magistris e quelle in piazza con Grillo (M5s). Con chi si alleerà Pecora? Con il centrodestra alla ricerca di una verginità dopo lo scandalo Scopelliti o con il centrosinistra dilaniato da gruppi di potere in conflitto per le primarie di Lucio Musolino, montaggio Paolo Dimalio

 

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 9 AGOSTO 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/08/09/mafia-ritrovato-il-fucile-con-cui-fu-ucciso-il-giudice-antonino-scopelliti-incaricato-di-sostenere-laccusa-nel-maxiprocesso/4549311/

 

 

MAFIE

Mafia, “ritrovato il fucile con cui fu ucciso il giudice Antonino Scopelliti, incaricato di sostenere l’accusa nel maxiprocesso”

Mafia, “ritrovato il fucile con cui fu ucciso il giudice Antonino Scopelliti, incaricato di sostenere l’accusa nel maxiprocesso”

Il rinvenimento è avvenuto in provincia di Catania. La notizia è stata data dal procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardierim nel corso dell’annuale commemorazione a Piale davanti alla stele dedicata al magistrato: “Un tassello importante”. La Dda ritiene di essere a un passo dal capire se l’uccisione sia stata il primo capitolo della strategia stragista o, peggio ancora, la prima dimostrazione di forza utilizzata delle mafie per costringere lo Stato a sedersi al tavolo della “trattativa”

 

di Lucio Musolino | 9 AGOSTO 2018

 

Un fucile calibro 12, ritenuto lo stesso che il 9 agosto 1991 ha ucciso il giudice Antonino Scopelliti nei pressi di Campo Calabro, è stato ritrovato a distanza di 27 anni dalla Dda di Reggio Calabria che continua a indagare, con la la squadra mobile e lo Sco, su chi siano i killer che ammazzarono il magistrato che da lì a poco avrebbe dovuto sostenere, in Cassazione, l’accusa nel maxiprocesso a Cosa Nostra.

La notizia è stata data dal procuratore Giovanni Bombardieri nel corso dell’annuale commemorazione a Piale davanti alla stele dedicata al giudice Scopelliti. Adesso saranno gli accertamenti tecnici a fornire al capo della Dda e ai due aggiunti Giuseppe Lombardo e Gaetano Paci la certezza che si tratti della stessa arma.

Il rinvenimento è avvenuto in provincia di Catania, in un terreno oggi di proprietà di persone estranee all’inchiesta e perciò non indagate. Un terreno che all’epoca, però, era nella disponibilità di un soggetto legato alle cosche siciliane e alle famiglie mafiose calabresi.

I pm sono abbottonatissimi su come si è arrivati al fucile ma la sensazione è che ci sia una gola profonda che possa avere indicato agli investigatori il luogo esatto in cui l’arma era nascosta.

I riscontri raccolti dagli uomini del questore Raffaele Grassi e del capo della mobile Francesco Rattà hanno fatto il resto consentendo alla Dda di fare un salto di qualità all’inchiesta.

“Quella di oggi – sono state le parole di procuratore Bombardieri – è una cerimonia importante, sono passati tanti anni da quando un servitore dello Stato, un collega impegnato seriamente nel suo lavoro, è stato assassinato barbaramente, ed è un giorno ancora più importante perché possiamo dire che nelle indagini che la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sta portando avanti sempre in relazione a quel fatto atroce, abbiamo raggiunto e aggiunto un tassello importante”.

“A seguito di un’attività mirata – ha sottolineato ancora il capo della Dda – riteniamo di aver rinvenuto e sequestrato l’arma con cui è stato assassinato il consigliere Scopelliti. Una serie di elementi ci inducono a ritenere che l’arma rinvenuta e sequestrata, peraltro nel territorio del catanese, sia quella utilizzata per l’omicidio. È un’attività della Dda in relazione alla quale però al momento non aggiungiamo altro. Ci sembrava doveroso dirlo oggi, è un sequestro dei giorni scorsi, per rispetto alla memoria del collega e della sua famiglia”.

Quel 9 agosto i killer spararono nella frazione Piale di Villa San Giovanni. Nel processo per l’attentato a Scopelliti, che si è celebrato anni fa a Reggio Calabria, furono tutti assolti. Ma i pm non hanno mai mollato e da tempo stanno incrociando i documenti dell’inchiesta sull’omicidio con quelli del processo “’Ndrangheta stragista” che è in corso a Reggio Calabria e che vede imputato anche il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano come mandante dell’attentato di Scilla in cui, nel 1994, morirono due ai carabinieri.

La Dda è a un passo dal capire se l’uccisione del giudice Scopelliti sia stata il primo capitolo della strategia stragista o, peggio ancora, la prima dimostrazione di forza utilizzata delle mafie, e non solo, per costringere lo Stato a sedersi al tavolo della “trattativa”. Anche se secretati, sulla sua scrivania del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ci sono già i nomi dei killer che hanno sparato al giudice Scopelliti e quelli dei loro mandanti. Alcuni li ha forniti il pentito Nino Fiume, ex sicario della cosca De Stefano e uomo di fiducia del boss Giuseppe De Stefano tanto da accompagnarlo alle riunioni con i siciliani che si sono svolte a Milano e a Parghelia.

Nomi che, qualche anno fa, stavano per essere pronunciati durante un’udienza del processo “Meta” contro le cosche reggine. “È stata una cortesia a persone di Cosa nostra, perché il dottore aveva in mano il processo di Palermo”. In aula bunker era calato il gelo alle parole di  Nino Fiume, uno dei collaboratori di giustizia più attendibili: “I Garonfalo non volevano che venisse toccato il giudice. A detta di Giuseppe De Stefano, secondo lui a sparare al dottore è stato…”.

“No, no, aspetti. La prego sui nomi di evitare in questa sede”. Il pm Lombardo aveva fatto in tempo a fermarlo. Così le indagini sono andate avanti fino al rinvenimento del fucile calibro 12 avvenuto l’altro giorno in provincia di Catania. Adesso il rischio è di toccare i fili dell’alta tensione. Il perché si percepisce sempre dalle parole del pentito Nino Fiume rileggendo i suoi verbali sugli esecutori materiali dell’attentato al giudice Scopelliti: “A detta di Giuseppe De Stefano, erano due calabresi. Non ho toccato questo argomento nel 2003 per cercare di non toccare le istituzioni”.

 

 

 

 

 

REDAZIONE IL FATTO QUOTIDIANO DEL 17 MARZO 2019

 

 

Omicidio Scopelliti, svolta dopo 27 anni: “Ci fu alleanza tra mafia e ‘ndrangheta”. 17 indagati dalla Dda di Reggio Calabria

Omicidio Scopelliti, svolta dopo 27 anni: “Ci fu alleanza tra mafia e ‘ndrangheta”. 17 indagati dalla Dda di Reggio Calabria

 

Le rivelazioni del pentito Maurizio Avola danno nuovo impulso a trovare i sicari che nel 93 uccisero il magistrato dell’accusa al maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino. Nella primavera del 1991 un summit a Trapani tra boss calabresi e siciliani per eliminare il sostituto procuratore. Il pentito ha fatto ritrovare il fucile dei killer nelle campagne del Catanese. Il sospetto degli inquirenti su esponenti deviati delle istituzioni

 

di F. Q. | 17 MARZO 2019

 

 

SE VUOI, NEL LINK :

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/17/omicidio-scopelliti-svolta-dopo-27-anni-17-indagati-dalla-dda-di-reggio-calabria-ce-anche-boss-latitante-messina-denaro/5043319/

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1 risposta a ALDO PECORA, PRIMO SANGUE, BUR 2010 –sull’omicidio Antonino Scopelliti ++ tre articoli de IL FATTO QUOTIDIANO- in date diverse

  1. Donatella scrive:

    Meno male che c’è chi continua ad indagare su questi delitti rimasti abbastanza in ombra.

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