Léon Spilliaert (Ostenda, 28 luglio 1881 – Bruxelles, 23 novembre 1946) è stato un pittore belga.
Spilliaert nacque a Ostenda nel 1881. Maggiore di sette fratelli, egli era figlio di un profumiere di nome Léonard-Hubert Spilliaert, e sua moglie Léonie (nata Jonckheere). Spilliaert si appassionò di arte e disegno quando era un bambino e imparò a disegnare e dipingere da autodidatta realizzando numerosi disegni raffiguranti scene di vita ordinaria e paesaggi della campagna belga. All’età di ventuno anni, Spilliaert si trasferì a Bruxelles, ove iniziò a lavorare come illustratore per Edmond Deman, editore che pubblicava molti romanzi di autori simbolisti come Edgar Allan Poe. Nel 1922, Spilliaert divenne Cavaliere dell’Ordine della Corona. Spilliaert trascorse un’esistenza appartata e segnata da vari problemi di salute, e morì a Bruxelles il 23 novembre 1946.
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MUSEO DELLE BELLE ARTI DEL BELGIO, BRUXELLES
BRUXELLES
MUSEO DELLE BELLE ARTI- BRUXELLES
1910
https://www.fine-arts-museum.be/nl
1924
1913
1908
1935
1908
1927
1912
1902
1904
1923
1909
1909
1902
1908
1917
1904
Portret van Emile Verhaeren
1917
1917
Profiel
1907
1907-09
1907-1909
1910-12
VISIONE, 1912
MARINA, 1909
OSTENDA, 1924
1910
1909
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video fatto bene : 15 minuti ca
“Strand en dijk te Oostende” (1909)
DA :
La Musa Inquietante
LO SPETTRO DI OSTENDA
Le opere misteriose ed enigmatiche di Léon Spilliaert (1881-1946) abitano un inferno crepuscolare tra realtà e sogno. Un regno che il pittore evocava durante le passeggiate al chiaro di luna che era solito fare per calmare la sua irrequietezza, indotta dall’insonnia. Nel cuore della notte, meditava su questioni filosofiche che lo preoccupavano: la creazione del mondo, la relazione tra i sessi e il destino ultimo dell’uomo. I suoi pensieri si sarebbero trasformati in ritratti spettrali della sua città natale, Ostenda, nature morte in cui gli oggetti hanno una vita misteriosa propria e una serie di straordinari quanto enigmatici autoritratti.
C’era qualcosa in quell’isolamento e solitudine che chiaramente lo attraeva, risvegliando in lui la creatività. Ostenda di notte, o nella foschia illuminata dall’eterea luce dell’alba, gli forniva una perfetta ispirazione. Dal faro alle Royal Galleries, si snodavano le sue passeggiate sul lungomare, che le ore notturne avevano lasciato privo di altra presenza umana. La sua ricerca esistenziale fu amplificata dal profondo impegno profuso nello studio della filosofia tedesca e della letteratura simbolista. Come Nietzsche, il pittore sente che, camminando indisturbato, nel silenzio di orari inusuali, la sua mente si schiariva e i suoi pensieri diventavano più puri, soprattutto in inverno, quando Ostenda appariva solitaria e silenziosa.
La lettura di poeti e drammaturghi simbolisti lo aveva portato a credere che il sogno e l’emozione potessero riflettersi nel paesaggio. Ostenda sarebbe così arrivata a incarnare i momenti di malinconia vissuti dall’artista. In una serie di composizioni stranamente desolate, Spilliaert crea straordinarie prospettive, che anticipano De Chirico. Sentieri precipitano in lontananza verso destinazioni apparentemente inesistenti. Le scene notturne hanno una qualità quasi astratta, in cui la luce sembra emergere dal nulla e gli edifici assumono curiose qualità antropomorfe. Il mare è una presenza costante, la sua corrente irrequieta rispecchia il suo stesso tumulto interiore, come in passato era capitato a molti altri artisti e letterati.
Ecco perché amava usare così tanto l’inchiostro nero. Probabilmente esisteva un nesso inesorabile tra questa oscurità, l’irrequietezza del mare e lo stato mentale turbato di Spilliaert.
Ma nonostante la loro oscurità e la qualità stranamente eterea, sarebbe un errore vedere queste opere come completamente desolate. Spilliaert potrebbe essere stato afflitto da dubbi e incertezze e frustrato dalla mancanza di consensi da parte della critica, ma non ha mai messo in dubbio il valore intrinseco della sua arte.
In effetti, la sua tavolozza, concentrata su poche tonalità, ha un effetto meditativo, che può essere stranamente calmante e persino edificante. I colori delle sue opere spaziano dal crepuscolo argentato, al grigio piombo, al nero più buio, con solo il tocco occasionale di una luce, che sia la luna o l’alone di una lampada. Bisogna avere luce dentro di sé, per creare l’oscurità e si ha bisogno dell’oscurità per comunicare luminosità. I vari strati di inchiostro, una volta osservati attentamente, sembra inizino a brillare.
In opere come Light Reflections, le strade nere come la pece sono trafitte dal bagliore di luci lontane. È come se, nel mezzo della sua oscurità interiore, Spilliaert fosse costantemente alla ricerca della bellezza e della luce.
L’artista ha anche mostrato una profonda consapevolezza delle sfide che le donne dovevano affrontare nei primi anni del XX secolo e sembra aver empatizzato con le loro sensazioni di ansia, isolamento e dipendenza.
C’è un costante senso di solitudine e di attesa nelle donne ritratte su spiagge deserte. Ma si può anche rilevare una certa fiducia in se stesse e un desiderio di indipendenza. Spilliaert sembrava credere che le donne alla fine avrebbero avuto la forza di superare gli ostacoli posti da una società patriarcale inflessibile. In nessun luogo questo è più evidente che in The Gust of Wind. Chiaramente influenzato da Munch, il dipinto è dominato da una ragazza, contro la ringhiera di ferro sul lungomare. Il vento solleva il vestito, rivelando un bagliore di una sottoveste bianca nell’oscurità, e i suoi capelli sono scossi violentemente di lato. Guardando da vicino, si nota che la sua bocca è spalancata in un urlo contro il cielo morente. Ma, lungi dall’essere vissuto come un trauma, questa ragazza sta voltando le spalle al mare tumultuoso alle sue spalle, preparandosi agli elementi. Potrebbe urlare, ma sta urlando più forte del vento, sopraffacendolo, o traendo forza da questo.
La ragazza in The Gust of Wind (1904) si sta preparando contro gli elementi – urlando più forte del vento
Certo, non si potevano negare le frustrazioni affrontate da molte donne in quel momento. Il soggetto della sua straordinaria Young Woman on a Stool è circondato da un’aura luminosa, come se stesse promanando energia, eppure è costretta a sedersi di fronte a un muro bianco, incapace di realizzare il potenziale che esonda dalla sua interiorità. Tuttavia, non si può fare a meno di sentire che desidera ardentemente sfruttare il potere della luce proveniente dalle finestre e infrangere le strette aspettative della società nei suoi confronti.
Young Woman on a Stool (1909) è circondata da un’aura luminosa, come se fosse frizzante di energia – una giovane donna sopra uno sgabello.
La stessa incapacità di Spilliaert vedere riconosciuto il suo potenziale pesava molto sulla sua mente. Sebbene la lettura di Nietzsche lo avesse portato a considerarsi un artista prescelto, l’incapacità del mondo dell’arte di apprezzare la sua visione unica gli causò un’ansia intensa. Ha affrontato di petto le sue insicurezze e i suoi dubbi in una serie di straordinari autoritratti, che rivelano un’intensa introspezione. È come se volesse vedere attraverso l’esterno ciò che è dentro.
Spesso si ritrae con i capelli scarmigliati e cerchi scuri sotto gli occhi, come se fosse stravolto dalla fatica, mentre sembra lottare con i suoi demoni interiori e la privazione del sonno, per raggiungere una comprensione più profonda di se stesso. In Self Portrait in Front of a Mirror il suo volto spettrale, simile a una maschera, sembra essere entrato in un altro mondo, che solo l’artista poteva conoscere.
Nei suoi autoritratti come Autoritratto (1907) sembra che stia lottando con i suoi demoni interiori
Il giovane Spilliaert, con il suo tipico abito stretto, è seduto ad un tavolo da disegno davanti a uno specchio, che mostra la parete con finestre nere e un altro specchio: uno spettro in una scatola di ombre.
In questo inferno notturno materializzatosi nello studio che occupava nella casa dei suoi genitori, anche gli oggetti inanimati suggeriscono oscure esistenze silenziose, alle quali nessuno presta solitamente attenzione. Le boccette e i pacchi regalo di suo padre, profumiere, un fascino misterioso, come se nascondessero una profonda verità interiore.
http://www.bbc.com/culture/story/20200319-how-lon-spilliaerts-dark-paintings-are-strangely-uplifting
Il mare è una presenza costante nelle opere di Spilliaert, come Woman at the Shoreline (1910); la sua corrente inquieta rispecchiava il tumulto interiore del pittore
Le opere misteriose ed enigmatiche di Spilliaert, come The Shipwrecked (1926), abitano un mondo sotterraneo crepuscolare tra realtà e sogno
Nei suoi dipinti di donne come The Absinthe Drinker (1907) Spilliaert ha ritratto la solitudine e una sottostante indipendenza e sfida
Léon Spilliaert: Virtual Exhibition Tour– 22 minuti ca
Bellissime le opere di questo pittore.