LAURA MIRACHIAN ( Padova, 1948 ) : Armeni. Cronache di un genocidio— REPUBBLICA DEL 24 APRILE 2021 / CULTURA + altro

 

 

SULLO STORICO TANER AKCAM:::

ANTONIA ASRLAM, curatrice della versione italiana di : ” KILLING ORDERS. I TELEGRAMMI DI TALAT PASHA E IL GENOCIDIO ARMENO- DI TANER AKCAM ( Akçam )- introduzione- Guerini e Associati, dicembre 2020 + altro

 

 

 

REPUBBLICA DEL 24 APRILE 2021 / CULTURA

https://rep.repubblica.it/pwa/robinson/2021/04/23/news/armeni_cronache_di_un_genocidio-297745917/

 

 

 

Armeni.

Cronache di un genocidio

Esattamente 106 anni fa aveva inizio il primo eccidio di un popolo che non ha ancora avuto giustizia. L’autrice, il cui padre è sopravvissuto, ricorda quell’orrore

 

Laura Mirachian: la passione per la diplomazia - Notiziario ACDMAE

DI LAURA MIRACHIAN  –  (Padova, 16 aprile 1948) 

Oggi, 24 aprile, celebriamo la memoria del Metz Yeghern, il Grande Male, come lo chiamano gli armeni.

Nulla è più efficace della testimonianza diretta. «Andate fuori, nascondetevi nel giardino… le tre bambine si sistemano a ridosso del muro, Sirarp, la maggiore, trattiene il respiro e mormora “fate silenzio”, poi rumore di passi, sul pontile che arriva al mare, laggiù, i passi si allontanano, Sirarp leva la testa appena sopra il muro, vede sua madre, cammina dritta, le mani legate dietro la schiena, seguita da soldati armi in pugno, un ordine viene dato, un sibilo stridente di fucile, il tonfo di un corpo nel mare…». Smirne, settembre 1922. Racconti di famiglia.

Giacomo Gorrini, Console Generale d’Italia a Trebisonda, scrive: «Tanto era lo strazio di dover assistere a una esecuzione in massa di creature inermi, innocenti, e la pena di dover vedere il passaggio di folle di armeni sotto le finestre e davanti alla porta del Consolato, udire le loro invocazioni al soccorso, senza che né io né altri potessimo far nulla per loro», Trebisonda, 1915.

Qualche tempo fa è comparso sugli scaffali delle librerie italiane un libro, Killing Orders, di un autore pressoché sconosciuto, un nome turco, Taner Akcam.

La diaspora armena in Italia ha avuto un sobbalzo quando ha realizzato che gli «ordini di uccidere» si riferivano al genocidio armeno del 1915-22.

Taner Akcam ha raccolto nel suo volume i documenti storici originali, noti e sconosciuti, che sono la pistola fumante contro negazionismo e disinformazione. Dispacci di Talat Pascià, ministro dell’Interno dell’Impero e più tardi leader dei Giovani Turchi, diretti ai Governatori delle periferie, in cui viene ordinato di uccidere, e di farlo senza pietà.

«Qualsiasi eccesso di crudeltà non sarà considerato un crimine», assicura. E poi le ripetute raccomandazioni, «non vi è spazio per scrupoli di coscienza e non si faccia distinzione tra uomini donne e bambini, indipendentemente da quanto cruente siano le modalità di distruzione».

Emerge un disegno lucido, razionale, persistente, determinato, fino ai minimi dettagli.

Iniziato fin dal 1894 con i massacri del Sultano Abdul Hamid. Lo stesso disegno che anni dopo farà pronunciare a Hitler le parole beffarde, chi mai ricorda la fine che hanno fatto gli armeni?, nel mentre organizza il genocidio degli ebrei.

Emerge al contempo la riluttanza di singoli funzionari nell’eseguire gli ordini, per un sussulto umano o per negligenza, emerge la confusione di fronte alle insistenze delle autorità e la corruzione che serpeggia dietro l’apparente assenso. Emerge la burocratizzazione estrema per far apparire l’annientamento violento di un popolo come un’ordinaria operazione di trasferimento legale. E la complicità degli ufficiali tedeschi presenti in Anatolia,che scostano lo sguardo o addirittura collaborano, come rivela la stessa pubblicistica dell’epoca.

Si capisce soprattutto che gli ordini di deportazione verso i deserti roventi di Deir-El-Zoor sono solo un’indicazione formale, un falso obiettivo. L’obiettivo vero è che gli armeni non arrivino mai a Deir-El-Zoor, ma muoiano per strada prima, di fame, sfinimento, malattia, violenze. Vi arrivarono in pochi.

Mio padre ci arriverà da solo, ragazzino, unico sopravvissuto dell’intero clan famigliare alle marce estenuanti senza viveri né acqua, e al tramonto della sua vita scrive: «… un giorno, in un paese arabo, trovammo dei soldati arabi che ci fecero buona accoglienza, e ci diedero da mangiare riso abbondante, quanto era buono!».

Il paese arabo è la Siria ottomana, che più tardi erigerà nei luoghi un semplice monumento alla memoria, poi dissacrato dall’Isis.

Taner Akcam vive oggi negli Stati Uniti. Ma come è riuscito a ricostruire la verità?

Verificando scrupolosamente documenti originali ceduti alla fine della guerra dal funzionario turco Naim Efendi, che lavorava nell’Ufficio Deportazione di Aleppo, a tale Aram Andonian, scrittore armeno sopravvissuto, e finiti nell’archivio del sacerdote cattolico Krikor Guerguerian riparato a Beirut e al quale Akcam ha avuto accesso.

Ma giustizia di tanta atrocità non è mai stata fatta, è mancato per gli armeni quello che fu il Tribunale di Norimberga per gli ebrei. Per concomitante volontà delle Potenze Alleate vincitrici e della nuova Turchia, sorta dalle ceneri dell’Impero dopo la riscossa di Kemal Ataturk. L’ “Armenia wilsoniana” scompare dalle mappe, assieme al territorio destinato ai curdi, tra il Trattato di Sèvres del 1920 e il Trattato di Losanna del 1923. E con essa gli armeni di Turchia. Lo sradicamento arriva alla distruzione di Chiese e pietre “khachkar” per cancellare ogni traccia di identità culturale.

Fino ai nostri giorni, nella regione del Nagorno-Karabakh, persa dall’Armenia nella guerra di settembre. In un mirabile discorso del luglio 2018 non a caso pronunciato a Baku, il Presidente Mattarella dice: «L’accoglienza e il confronto tra persone di culture, etnie, confessioni diverse costituiscono valori irrinunciabili… solo coltivando il dialogo con l’“altro” siamo in grado di ampliare i nostri orizzonti, comprendere le sensibilità dei diversi popoli, costruire il bene comune delle nostre società».

Il genocidio è oggi riconosciuto come tale da una trentina di paesi, molti europei tra cui l’Italia. Papa Bergoglio si è pronunciato nel 2015 in occasione del centenario. Fu il primo genocidio dell’era moderna. Poi seguirono gli ebrei, e ancora tanti altri massacri in terre dell’Africa, dell’Asia, o altrove. Morti senza nome.

In questi tempi di pandemia e di crisi, ove tutti siamo alle prese con la sopravvivenza, i diritti umani negati e le guerre lontane tendono a passare in seconda linea. Diventano marginalità relegate agli appelli umanitari di volonterosi o alle voci inascoltate della religione. Eppure, pandemia, negazione dei diritti, e conflitti hanno una matrice comune, sono frutto dello stesso squilibrio violento. È ciò che riconosce l’Agenda 2030 dell’Onu per uno Sviluppo Sostenibile, accolta nel 2015 dall’intero mondo, quando affianca obiettivi sociali, salute, istruzione, lotta alla povertà e alle diseguaglianze, ad obiettivi di risanamento del pianeta. In altri termini, riconoscere i diritti delle persone e l’identità culturale dei popoli, praticare il metodo del dialogo per una civile convivenza, rispettare la natura che ci circonda, significa sanare questo profondo squilibrio e ripristinare condizioni vivibili per questa e le future generazioni.

L’autrice è una diplomatica italiana, già Ambasciatore a Damasco e Rappresentante permanente presso l’Onu a Ginevra

 

 

 

Gli armeni ordinati dalle autorità di radunarsi nella piazza principale della città per essere deportati e infine massacrati.

 

 

 

TrabzonAuction.jpg

La chiesa armena di Trabzon, utilizzata come luogo d’asta di beni armeni confiscati durante la guerra e dopo il genocidio armeno del 1918

Autore sconosciuto

 

 

 

The famous Tigris river rafts.jpg

“Su zattere simili a queste i principali cristiani di Diarbekir furono portati in mezzo al fiume Tigri e annegati”

Joseph Naayem (editore del libro) – Morirà questa nazione? (Libro del 1921)

 

 

 

Sultende barn på gaten, den Armenske republikk - PA 0699 U 34 143.jpg

La foto è di Arkivverket. Bambini che muoiono di fame per strada nella repubblica armena.

Bodil Katharine Biørn – Archivi nazionali della Norvegia

 

 

Kuleliarmenianorphans.jpg

Caserma militare di Kuleli usata per gli orfani del genocidio armeno, 1922

 

 

 

 

FredShepard 05.png

 

Fred Shepard – Medico e testimone del genocidio armeno.

Alice Shepard Riggs – https://archive.org/details/shepardofaintab00rigguoft

 

 

 

File: Shepardofaintab-3.png

Fred Shepard (11 settembre 1855 – 18 dicembre 1915) è stato un medico americano che ha assistito al genocidio armeno . A causa dei suoi sforzi di soccorso, Shepard è noto per aver salvato molte vite durante il genocidio . Era particolarmente noto per aver cercato di dissuadere i politici turchi dal deportare gli armeni. Fred D. Shepard –

https://it.qaz.wiki/wiki/Fred_D._Shepard

 

 

File: Testimoni del genocidio armeno.jpg

Testimoni e testimonianze del genocidio armeno Testimoni e testimonianze del genocidio armeno – MUSEO DI YEREVAN

https://it.qaz.wiki/wiki/Witnesses_and_testimonies_of_the_Armenian_Genocide

 

 

“Può sembrare sorprendente, ma la realtà che quello che è successo nel 1915 è stato un omicidio di massa è stata accettata da tutti coloro che hanno vissuto in quel periodo, e non è mai stata oggetto di discussione”.   Taner Akçam

 

Testimoni e testimonianze forniscono una visione importante e preziosa degli eventi verificatisi sia durante che dopo il genocidio armeno . Il genocidio armeno fu preparato e portato a termine dal governo ottomano nel 1915 e negli anni successivi. Come risultato del genocidio, ben 1,5 milioni di armeni che vivevano nella loro patria ancestrale (a quel tempo faceva parte dell’Impero Ottomano) furono deportati e assassinati. Un certo numero di giornalisti, diplomatici, soldati, medici, scrittori e missionari hanno assistito al genocidio armeno, con centinaia di questi testimoni provenienti da vari paesi europei (Germania, Austria, Italia) e dagli Stati Uniti che hanno vissuto in prima persona gli eventi. Questi testimoni hanno fornito testimonianze che sono molto apprezzate dagli storici come rapporti affidabili della tragedia. I resoconti dei testimoni oculari di diplomatici, missionari e altri non armeni forniscono prove significative sugli eventi e in particolare sulla natura sistematica delle deportazioni e dei successivi massacri.

 

SEGUE NEL LINK :

 

TESTIMONI E TESTIMONINZE DEL GENOCIDIO ARMENO

https://it.qaz.wiki/wiki/Witnesses_and_testimonies_of_the_Armenian_Genocide

 

 

 

FredShepard 01.png

Fred Shepard – Medico e testimone del genocidio armeno.

Alice Shepard Riggs – https://archive.org/details/shepardofaintab00rigguoft

 

 

Bodil Katharine Biørn (Kragerø, 27 gennaio 1871 – Oslo, 22 luglio 1960) è stata una missionaria e infermiera norvegese.

È stata una testimone del Genocidio Armeno e, assieme ai suoi colleghi, ha salvato la vita di molte persone, donne e bambini senzatetto; ha inoltre documentato i tragici eventi con il suo diario e le sue fotografie.

Nel Vicino Oriente, Bodil si prese cura degli orfani armeni in Siria, Libano ed a Costantinopoli. Nel 1922 a Alexandrapol (oggi Gyumri) (Գյումրի in armeno) nella Armenia Sovietica, fondò un orfanotrofio chiamato “Lusaghbyur” .

Ha continuato il suo lavoro aiutando i profughi armeni in Siria e in Libano dove ha istituito un orfanotrofio e una clinica che ha funzionato fino al 1934.

Fino alla sua morte ha continuato, con articoli di giornale e discorsi, il suo sforzo umanitario per aiutare i rifugiati armeni e gli orfani sopravvissuti alla prima guerra mondiale e alla deportazione forzata del 1915.

Ritorna in Norvegia nel 1935, muore ad Oslo il 22 luglio 1960.

DA :

https://it.wikipedia.org/wiki/Bodil_Katharine_Bi%C3%B8rn

 

 

 

Armenian property in Istanbul.png

Proprietà armene confiscate in Turchia

Yerevanci – Opera propria

 

 

 

Armeniagen6a.jpg

 

Dopo l’armistizio del 1918, gli armeni massacrati il ​​28 febbraio 1919 ad Aleppo, furono sistemati di fronte all’Armenian Relief Hospital. (The Independent, 27 marzo 1920)

 

 

 

Ambassador Morgenthau's Story p314.jpg

Immagine tratta dalla Storia dell’ambasciatore Morgenthau , scritta da Henry Morgenthau, Sr. e pubblicata nel 1918.

Descrizione originale : “QUELLI CHE CADONO PER STRADA. Scene come questa erano comuni in tutte le province armene, nei mesi primaverili ed estivi del 1915. La morte nelle sue diverse forme – massacro, fame, esaurimento — ha distrutto la maggior parte dei rifugiati. La politica turca era quella dello sterminio con il pretesto della deportazione ”

 

 

Diario. 1913-1916. Le memorie dell’ambasciatore americano a Costantinopoli negli anni dello sterminio degli Armeni

 Henry Morgenthau

 

raduttore: G. M. Seccosuardo
Curatore: F. Berti, F. Cortese
Editore: Guerini e Associati
Collana: Carte armene
Anno edizione: 2010
In commercio dal: 13 gennaio 2011
Pagine: 356 p., ill. , Brossura

Un libro che vanifica ogni possibile negazionismo. Henry Morgenthau, ebreo americano di origine tedesca, ambasciatore degli Stati Uniti a Costantinopoli dal 1913 al 1916, appena tornato in patria scrive e pubblica la sua testimonianza diretta del genocidio subito dagli armeni in Turchia. Consapevole che non si tratta di un massacro dovuto a motivazioni politico-militari, ma del “tentativo di distruggere una nazione” per purificare e rigenerare il popolo turco dal punto di vista razziale. Morgenthau non si limita a testimoniare, ma lotta in prima persona per fermare la strage. Nel corso di innumerevoli colloqui con i leader dei Giovani Turchi, più volte denuncia le persecuzioni contro gli armeni e ne chiede la fine. E, successivamente, si prodiga in prima persona per aiutare, sfamare, salvare – quando è possibile – le vittime del massacro. Per chi legge, le memorie di Morgenthau costituiscono un’esperienza unica. C’è l’oscuro incombere della guerra, delle devastazioni, delle stragi. C’è, descritto con lucidità spietata, il ruolo della Germania, e in primo luogo dell’ambasciatore tedesco, che non solo non mosse un dito per la salvezza degli armeni, ma anzi fu istigatore del genocidio. Il presagio di quanto accadrà trent’anni dopo è tutto in queste parole di Morgenthau: “La Germania aveva lucidamente architettato la conquista del mondo”. Lo sterminio degli armeni era solo una “prova generale” di quanto sarebbe accaduto nei campi di concentramento nazisti.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *