MASSIMO RAFFAELI, SENIGALLIA (AN) : Giacomelli – Burri, amicizia laconica sulle ceneri del realismo –IL MANIFESTO/ ALIAS  DOMENICA  5 SETTEMBRE 2021

 

 

 

 

Giacomelli Burri. Fotografia e immaginario materico

di Aldo Iori, Katiuscia Biondi Giacomelli, Simone Giacomelli

 

 

Il volume è il risultato di una ricerca inedita sulla relazione tra la fotografia di Mario Giacomelli, uno dei più importanti fotografi del Novecento, e Alberto Burri. Attraverso il ritrovamento di opere e documenti inediti dagli archivi Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Giacomelli e Sarteanesi, è stato possibile ricostruire non solo le vicende degli incontri e gli scambi di amicizia ma anche un’affinità stilistica ed etica rintracciabile nelle loro opere. Il tema del paesaggio e alcune specifiche serie di Giacomelli – come “Presa di coscienza sulla natura”, “Storie di Terra” o “Motivo suggerito dal taglio dell’albero” – ritrovano sintonie formali in alcuni Sacchi, Combustioni, Cretti e Cellotex di Burri, in una rielaborazione del reale che appare convenzionalmente astratta ma non per questo meno afferente all’uomo e alla sua condizione. Il libro accompagna la mostra al MAXXI di Roma, alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri a Città di Castello, e a Palazzo del Duca a Senigallia (2021).

 

 

 

 

MARIO GIACOMELLI ::: PAESAGGI —

 

 

MARIO GIACOMELLI ::: DA UN CAOS ALL’ALTRO ::: UNA MOSTRA CHE SARA’ APERTA DA ADESSO FINO AL 6 GENNAIO 2019 ::: ALLA FONDAZIONE FORMA MERAVIGLI–MILANO, VIA MERAVIGLI 5 –TUTTI I DATI SOTTO–ENTRATA GRATUITA

 

 

QUI POTETE VEDERE, ANCHE SE LE IMMAGINI NON SONO IN ORDINE, IL PASSAGGIO DI QUESTO GRANDE ARTISTA DA FOTOGRAFIE REALISTICHE ALL’ASTRATTO

 

MARIO GIACOMELLI ( 1925-2000) –DUE MOSTRE PER IL GRANDE ARTISTA DELLA FOTOGRAFIA A SENIGALLIA DOVE E’ NATO : A PALAZZO DEL DUCA E A PALAZZETTO BAVIERA FINO AL 27 SETTEMBRE 2020

 

 

 

QUALCOSINA DI ALBERTO BURRI

 

https://www.neldeliriononeromaisola.it/?s=ALBERTO+BURRI#:~:text=CITTA%E2%80%99%20DI%20CASTELLO%20(PERUGIA)%20%E2%80%93%E2%80%9CObiettivi%20su%20Burri%20%E2%80%93%20Fotografie%20e%20fotoritratti%20di%20Alberto%20Burri%20dal%201954%20al%201993%E2%80%B3%20%E2%80%93%20mostra%20agli%20Ex%20Seccatoi%20dal%2012%20marzo%20al%2012%20settembre%202019

 

 

 

 

IL MANIFESTO/ ALIAS  DOMENICA  5 SETTEMBRE 2021

https://ilmanifesto.it/giacomelli-burri-amicizia-laconica-sulle-ceneri-del-realismo/?utm_term=Autofeed&utm_medium=Social&utm_source=Twitter#Echobox=1630854692

 

ALIAS DOMENICA

Giacomelli – Burri, amicizia laconica sulle ceneri del realismo

 

A Senigallia, Palazzo del Duca, “Giacomelli/Burri. Fotografia e immaginario materico”, a cura di Marco Pierini e coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi. Dopo la fase «neorealista», la svolta informale e «cabalistica» del fotografo marchigiano fu all’insegna del crogiuolo materico del pittore dei sacchi e dei cretti

 

Mario Giacomelli, Mario Giacomelli, “Storie di terra”, 1984  (fotografia donata a Nemo Sarteanesi). Courtesy Archivio Sarteanesi. Archivio Mario Giacomelli © Rita e Simone Giacomelli

 

Massimo Raffaeli    SENIGALLIA (AN)

EDIZIONE DEL  05.09.2021

PUBBLICATO5.9.2021, 0:10

AGGIORNATO4.9.2021, 11:02

 

 

 

 

Alberto Burri, “Sacco”, 1955, Città di Castello,, Courtesy Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ©Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri – Photo Alessandro Sarteanesi.

 

 

Alberto Burri, Cellotex, 1992. Courtesy Galleria dello Scudo ©Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. Photo Alessandro Sarteanesi

 

 

Fu un’amicizia laconica, di silenzi e parole pronunciate in clausola a taciti gesti di intesa, quella tra Mario Giacomelli e Alberto Burri, amicizia de lonh nonostante un solo contrafforte dell’Appennino umbro-marchigiano dividesse Senigallia da Città di Castello. Si videro pochissime volte o nella officina di Burri o nella ingombra tipografia del centro storico di Senigallia dove il fotografo passava la giornata prima di salire sui calanchi dell’alta valle del Misa, tra i campi che per almeno due decenni ne furono gli ispiratori en hommage di Burri stesso, suo battistrada e silenzioso compagno di via come documenta

 

 

 

Giacomelli

Alberto Burri, Combustione, 1965 – Copyright Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

DA : https://ilfotografo.it/mostre/parte-da-senigallia-la-mostra-itinerante-giacomelli-burri/

 

 

la mostra itinerante (prossime tappe, Roma, MAXXI e Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini), ora in Palazzo del Duca a Senigallia, fino al 26 settembre: Giacomelli/Burri Fotografia e immaginario materico, a cura di Marco Pierini e coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi (catalogo, Magonza editore, pp. 109, € 50.000).

Si tratta di un buon allestimento proprio perché sobrio, di pezzi essenziali accompagnati e per così dire suffragati da una scelta di documenti, lettere, cartoncini di invito a mostre e dediche. Va anche detto che il testo a fronte è tutto dalla parte di Giacomelli che ab origine riconosce maestro l’artista umbro da cui otterrà, mutamente, pegni di riconoscenza e di fedeltà nei decenni successivi.

 

 

 

Mario Giacomelli, Figura. Motivo suggerito dal taglio dell’albero. Courtesy Archivio Sarteanesi, Archivio Mario Giacomelli © Rita e Simone Giacomelliì

 

 

 

 

Giacomelli (1925-2000) nasce pittore nel dopoguerra di un gramo e provinciale neorealismo, perciò i sacchi insanguinati di Burri, insieme con i tagli di Lucio Fontana, producono in lui uno choc: smette infatti di dipingere e credere nella pittura mentre riconsidera i propri antefatti fotografici nel momento in cui intuisce che negare la mimèsi dall’esterno (didascalica, decorativa anche se al cospetto di miseria e dolore) implica un ripensamento della nozione di realtà e del connesso «realismo».

Il realismo fotografico di Giacomelli trentenne era peraltro un iper-realismo ovvero un realismo carico di pathos, scosso da spasmi in soggettiva e da violente tensioni espressioniste: è il caso celeberrimo delle sequenze all’Ospizio di Senigallia (in cui lavorava, da sguattera, sua madre), un groviglio senza luce di corpi vulnerati, stipati nella loro indigenza, ma è anche il caso del nero a lutto che dilaga tra le vie e le piazze di Scanno o infine, neanche a dirlo, nei terribili affollamenti di Lourdes dove pure l’immagine più dura, e talora necessariamente estrema, sembra ammutolire.

 

 

 

Mario Giacomelli, Paesaggio, 1965, (donata ad Alberto Burri), Courtesy Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Archivio Mario Giacomelli ©Rita e Simone Giacomelli.

 

 

Burri deve aver fornito a Giacomelli l’avallo morale circa il fatto che la vicenda dell’uomo può essere interrogata in absentia.

Qui non è solo o tanto questione di rivendicare l’informale o l’astratto quanto di sottrarsi alla superficie e calarsi nel crogiuolo materico. L’immaginario di Giacomelli è di un genio materialista che percepisce Burri alla pari di un invito o, anzi, di una liberazione dalle residue ipoteche neorealiste. D’ora in avanti i loro percorsi, nella totale alterità, saranno paralleli, come già ha testimoniato la mostra giacomelliana del 1983 a Città di Castello, al cui riguardo notò Arturo Carlo Quintavalle:

«Il Burri dei sacchi e dei cretti più di ogni altro, il Burri insomma che punta l’occhio sulla terra e le sue fratture, sulla durata delle materie e sul loro consumo. Credo che Giacomelli abbia compreso, di Burri, il senso più profondo, di meditata rappresentazione che caratterizza le sue opere, e credo che Burri sia indirettamente il maestro di Giacomelli, non perché abbia potuto insegnargli qualcosa sul piano delle tecniche ma perché gli deve avere suggerito la durata, il tempo dello sguardo».

 

 

Alberto Burri, Nero, 1951. Courtesy Archivio Sarteanesi ©Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. Photo Alessandro Sarteanesi

 

 

La mostra di Senigallia interpreta correttamente la poetica di Giacomelli e infatti lo impagina non per singole immagini ma per sequenze, perché Giacomelli tende ogni volta al «racconto», alla insistita variazione sul tema, ed è disposto persino a liquidare singoli scatti anche «belli» pur di salvare la coerenza dell’insieme: alle due serie intitolate Storie di terra (anni sessanta-ottanta)e, poco nota ma stupenda, Motivo suggerito dal taglio dell’albero (1966-’68) si affianca, cronologicamente cruciale, la Presa di coscienza sulla natura che culmina nell’esplicito Omaggio ad Alberto Burri (’83).

 

 

Cretto Bianco 1971 Alberto Burri acquaforte acquatinta

CRETTO BIANCO, 1971

 

 

CRETTO NERO, 1971

 

 

 

 

Alberto Burri | Cretto Nero F (1971) | Artsy

CRETTO NERO, 1971

 

 

Alberto Burri - Cretto Nero 1971, in ottime condizioni

CRETTO NERO, 1971

 

 

 

Del quale vengono esposti, con effetto speculare, gli otto Cretti del 1971, sette bitumi aggrumati e affogati nel nero però annunciati dal bianco ambiguo, evanescente, del primo della serie, mentre tra gli antefatti compare, di piccole dimensioni, un superbo Nero del 1951 (catrame, olio, smalto, cartone, vinavil su tela, dedicato a Nemo Sarteanesi, lo squisito acquarellista– di colori accesi e quasi gauguiniani – che fu intimo di Burri e, in quanto assiduo dal corniciao Angelini di Senigallia, propiziò l’amicizia fra i due maestri).

Tuttavia, pur essendo paralleli, i due percorsi hanno segno diametrale: Burri esce via via dallo sprofondo materico, evolve verso una più pacata ricezione del molteplice, viceversa Giacomelli sembra inabissarsi, se le antiche gramaglie di Scanno sono presto divenute dei neri metafisici, inquietanti, mentre la traccia degli uomini (quelli che ancora negli anni sessanta potevano animare prima il ciclo dei preti al Seminario poi dei contadini ne La buona terra) al presente appare senza direzione, un calco misterioso, cabalistico.

 

 

 

Mario Giacomelli, Paesaggio, Giugno 1969 (donata ad Alberto Burri). Courtesy Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Archivio Mario Giacomelli © Rita e Simone Giacomelli

 

 

Giacomelli vestiva immancabilmente di nero (spettro imprevisto alle dieci del mattino nei vicoli di Senigallia, la sua apparizione quotidiana al Caffè Centrale) e di nero parlava, stando alla testimonianza di suo figlio Simone, anche con Burri, quasi si trattasse di un «non-essere che allarghi l’orizzonte di senso e permetta alla ricerca di proseguire». Il suo amico annuiva e infatti a chi gli aveva chiesto il perché non avesse mai ritratto lo stupendo paesaggio davanti a casa sua in Costa Azzurra pare avesse risposto di averci provato ma gli veniva sempre tutto nero

 

 

 

ALCUNE IMMAGINI DELLA MOSTRA SONO DI :

 

Espoarte logo

 

17 GIUGNO 2021

Giacomelli / Burri: fotografia e immaginario materico per una mostra itinerante, con partenza da Senigallia

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *