Murat Cinar, Francesco Pongiluppi, L’antifascista di Istanbul — IL MANIFESTO DEL 22 SETTEMBRE 2021 + altro

 

 

IL MANIFESTO DEL 22 SETTEMBRE 2021

https://ilmanifesto.it/lantifascista-di-istanbul/

 

 

L’antifascista di Istanbul

Italia/Turchia. Mentre le camicie nere fondano la loro succursale istanbuliota, tra il 1927 e il 1945  Ezio Bartalini, socialista esule sul Bosforo, fa sbocciare la cultura italiana nella Turchia di Mustafa Kemal Atatürk

 

Istanbul durante la prima guerra mondiale

Istanbul durante la prima guerra mondiale

Murat Cinar, Francesco Pongiluppi

EDIZIONE DEL 22.09.2021

PUBBLICATO 21.9.2021, 23:57

 

Istanbul, la megalopoli mediterranea che oggi conta quasi 20 milioni di abitanti, è anche sede della più antica comunità italiana al mondo. La storia della presenza italiana in Turchia e in generale in Levante, non è una storia molto nota sia per i numeri, senza dubbio ridotti rispetto alla presenza italiana nelle Americhe o in Europa, sia per la perdita di centralità che tutto il Mediterraneo orientale ha avuto dalla seconda metà del Novecento.

Eppure qui, tra Europa e Asia Minore, sono sorte le prime scuole italiane all’estero, qui sulle rive del Bosforo gli esuli risorgimentali hanno trovato rifugio e il termine italiano è ancora oggi sinonimo di levantino.

 

 

NELLA VECCHIA capitale dell’Impero Ottomano gli italiani hanno saputo integrarsi, fare affari e mescolarsi con altre culture, fedi, lingue. Ecco perché in un ipotetico tour dell’Istanbul odierna, anche il turista meno curioso si accorgerebbe dei continui riferimenti alla cultura italiana che questa città offre a ogni angolo.

Tra i più autorevoli precursori dell’insegnamento della lingua italiana a Istanbul troviamo addirittura Giuseppe Garibaldi: tra il 1829 e il 1831 lavora come precettore in una città che pullula di esuli politici, rivoluzionari e intellettuali fuggiti dall’Europa dei moti rivoluzionari del 1820.

Bisogna tuttavia attendere l’Unità italiana per veder sorgere le prime scuole italiane in città. L’organizzazione che più di altre si spende per la costituzione di una rete educativa in lingua italiana è la Società Operaia di Mutuo Soccorso, sodalizio composto da esuli politici fondato nel 1863.

 

 

ALL’ALBA del Ventesimo secolo la comunità può vantare una rete capillare di associazioni, imprese, scuole, giornali e istituzioni. Uno sviluppo bruscamente interrotto dalla Guerra di Libia, l’evento bellico che apre un lungo periodo di violenze, instabilità e guerre e che si conclude solo con il collasso dell’impero.

 

 

Ezio Bartalini

 

Da quella data si inaugura una nuova fase per gli italiani di Turchia: l’ascesa del Fascismo in Italia coincide grossomodo con la nascita della Repubblica di Turchia, un paese nato dalle ceneri dell’Impero ottomano e costruito secondo un disegno nazionalista. Il fascismo si struttura nella neo-repubblica turca secondo il medesimo schema condiviso da tutte le delegazioni di camicie nere all’estero. Spesso composti da ex combattenti della Grande Guerra e da piccoli circoli patriottici, questi gruppi sono raccolti dal 1923 sotto un’organizzazione ombrello: la Segreteria dei Fasci italiani all’Estero. Una galassia nera che si muove nelle comunità italiane all’estero.

 

 

 

EZIO BARTALINI

 

 

 

LA SEDE DI ISTANBUL rappresenta il cuore e la struttura dell’organizzazione fascista in Levante, modello e guida per gli altri comitati sorti nello stesso periodo in Anatolia e Tracia orientale. Al suo interno si trovano uomini di chiesa, imprenditori, membri dell’alta borghesia levantina, insegnanti delle scuole regie.

Malgrado la fascistizzazione delle principali istituzioni italiane, avvenuta in pochissimi anni come testimoniano i documenti d’archivio, sono diversi gli esuli antifascisti che transitano in quegli anni in Turchia. Alcuni vi si trasferiscono stabilmente. Tra questi va menzionata una tra le figure principali della comunità italiana di Istanbul del periodo tra le due guerre mondiali: Ezio Bartalini. Socialista, antimilitarista e massone, Bartalini è negli anni Trenta il principale intellettuale italiano residente in Turchia non iscritto al Fascio italiano di Istanbul.

 

 

 

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Chi è Ezio Bartalini? Nasce a Monte San Savino, piccolo comune in provincia di Arezzo in Toscana nel 1884. Nel 1903, a soli 19 anni, fonda La Pace, primo periodico antimilitarista italiano di stampo marxista.Dopo svariate  aggressioni, persecuzioni e minacce di morte, Bartalini abbandona l’Italia nel 1923 per recarsi dapprima in Francia, poi in Inghilterra, poi nuovamente a Parigi. Espulso dalla Francia nel 1927, dopo una breve sosta a Bruxelles, si trasferisce nell’autunno dello stesso anno in Turchia.

 

 

BARTALINI È probabilmente tra le figure più interessanti tra gli italiani che risiedono sulle rive del Bosforo nei primi anni della repubblica di Turchia. Il primo anno a Istanbul è segnato da una fallimentare esperienza come allevatore nel sobborgo di Erenköy.

 

 

 

 

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Isa Bartalini e la nonna nella casa di Erenköy- Isa nasce a Piombino nel 1922

 

 

 

 

Qualcosa finalmente cambia nel 1928 quando ottiene una cattedra di lingua e letteratura francese presso l’American Collegiate Institute di Göztepe.

L’esule toscano inizia allora un percorso intellettuale e culturale che gli permette di ottenere, solamente qualche anno più tardi, la prima cattedra di lingua e letteratura latina nella riformata Università di Istanbul.

L’integrazione nella società istanbuliota avviene in poco tempo grazie a un processo di iniziale distacco dalle questioni politiche italiane e un’attiva partecipazione alla vita culturale turca. L’interesse verso la rivoluzione culturale kemalista è alimentato dalla stima di cui gode in ambienti vicini al presidente Atatürk.

 

 

La scheda su Bartalini redatta dalla prefettura di Genova

 

 

Gli scritti raccontano di un Bartalini affascinato dalle riforme della giovane Turchia repubblicana, una società nella quale l’intellettuale toscano è capace di ritagliarsi un ruolo da protagonista. Bartalini è un uomo capace di coltivare importanti relazioni: dall’allora delegato apostolico Angelo Roncalli (il futuro papa Giovanni XXIII) al console generale Mario Badoglio fino a Mustafa Kemal Atatürk.

 

Il lungo soggiorno turco di Bartalini è raccontato da una ricca produzione letteraria: tantissimi gli articoli pubblicati con l’utilizzo di vari pseudonimi sul Messaggero degli Italiani, il giornale della comunità italiana di Istanbul diretto dal levantino Gilberto Primi, e su Beyoglu, il giornale francofono dalla comunità levantina di Pera. La figura di Bartalini resta centrale nella storia della comunità italiana di Turchia. È tra i pochi intellettuali italiani a dedicarsi con passione – e indipendenza dalla sezione fascista locale – nella diffusione della cultura italiana nella Turchia kemalista.

 

 

L’ARMISTIZIO dell’8 settembre 1943, con cui l’Italia entra in guerra con gli Alleati della seconda guerra mondiale, dà il via alla defascistizzazione politica, sociale e militare dell’Italia. Quando il 9 settembre a Roma si forma il Comitato di Liberazione Nazionale (Cln), Bartalini fonda a Istanbul il Comitato Italia Libera facendosi interprete tra gli italiani del Bosforo del nuovo corso democratico e antifascista.

 

E nel 1945, una volta liberata l’Italia, Bartalini torna finalmente nel suo paese dopo 22 lunghi anni di esilio.

Stabilitosi a Roma aderisce al Partito Socialista Italiano con cui viene eletto l’anno successivo come deputato alla Costituente. Nel 1947 si trasferisce in Toscana dove riorganizza il partito, rifonda il giornale La Pacee scrive per i principali quotidiani nazionali.

 

L’attività politica e culturale di Bartalini si concentra lungo gli anni Cinquanta alla costruzione del Movimento della Pace di cui diventa dirigente. Mantiene strette relazioni con Istanbul sostenendo economicamente studenti e intellettuali turchi socialisti stretti dalla morsa liberticida del governo atlantista guidato da Adnan Menderes.

 

MUORE NEL 1962 durante una riunione della Consulta della Pace dopo una vita trascorsa in esilio nel segno dell’antifascismo. La figura di Bartalini resta una preziosa e rara testimonianza di un intellettuale socialista impegnato in Levante nella costruzione di una cultura laica e democratica tra gli italiani di Istanbul.

 

 

 

 

SITUAZIONE OGGI IN TURCHIA

 

***Tra processi e fughe, oggi si resiste ancora

 

La resistenza contro ogni tipo di oppressione fa parte della storia della Repubblica di Turchia.Un Paese laboratorio di politiche nazionaliste, religiose e anti comuniste. Un Paese che ha vissuto tre colpi di stato, uno «soft» e uno respinto.

Come il golpe del 1980 anche quello fallito del 2016 ha portato a un sistema di repressione che ha nei fatti distrutto lo stato di diritto. E oggi in Turchia è difficile parlare di divisione dei poteri con un governo ultranazionalista e conservatore che controlla magistratura, tanti media e una buona parte dell’economia.

In questo quadro lo spazio e la libertà di chi si oppone al regime sono ridotti al minimo. Malgrado ciò, milioni di persone ingarbugliate tra processi kafkiani e linciaggi mediatici cercano ancora di resistere. Sono i numeri a raccontarci di questa resistenza pacifica e civica:

 

oltre 1500 avvocati sotto processo, più di 100 giornalisti, 9 parlamentari, 60 sindaci e 70 mila studenti dietro le sbarre.

 

Durante lo stato d’emergenza, dal 2016 al 2018, sono stati chiusi 178 mezzi di comunicazione di massa e circa 1500 associazioni non governative. Di fronte a tanta repressione sono migliaia le persone che hanno lasciato la Turchia. Secondo l’Eurostat, le domande di asilo inoltrate da cittadini turchi in Unione Europea sono aumentate del 500 percento dal 2015 fino ad aprile 2020.

 

 

 

 

 

 

RIPORTO QUANDO SCRITTO SU WIKIPEDIA SU EZIO BARTALINI PERCHE’ A MIO PARERE MOLTO INTERESSANTE:

 

 

Ezio Bartalini (Monte San Savino, 24 giugno 1884 – Roma, 17 dicembre 1962) è stato un politico e giornalista italiano.

Ezio Bartalini nasce a Monte San Savino in provincia di Arezzo nel 1884 da una famiglia di forti tradizioni risorgimentali e progressiste, originaria di Cennina (Bucine).

Il padre Vittorio, funzionario statale, viene continuamente trasferito a causa delle sue non celate, anzi entusiastiche simpatie socialiste. Agli inizi del Novecento erano a Genova. È qui che Bartalini fa i primi passi nell’impegno politico. Si iscrive alla sezione genovese del PSI e diventa segretario del circolo “Germinal”. Nel 1911 si laurea in legge e diviene consulente legale della Federazione Lavoratori del Mare, legandosi di stretta amicizia con Giuseppe Giulietti.

 

L’antimilitarismo socialista di Bartalini

Nel 1903, a soli 19 anni, fonda “La Pace” il primo periodico antimilitarista italiano (la testata è disegnata dal pittore Plinio Nomellini), che dirigerà, fra alterne vicende e molte persecuzioni, fino al 1915, quando l’entrata in Guerra dell’Italia ne imporrà la cessazione.

L’antimilitarismo si differenzia dal pacifismo di stampo cristiano e umanitario perché, attraverso una analisi politica di stampo marxista, individua nell’esercito lo strumento principe dell’oppressione di classe, sia per l’uso frequente che ne viene fatto per reprimere scioperi e manifestazioni (i “fratelli contro i fratelli”), sia perché in caso di guerra fra Stati sono comunque e sempre i proletari a morire da un lato e dall’altro, mentre i capitalisti non ne traggono che profitti.

Del movimento antimilitarista Ezio diventa il più importante esponente in Italia. All’attività di pubblicista ed editore (la casa editrice “La Pace” pubblica libri e opuscoli, cartoline e materiale propagandistico), affianca dunque quella di propagandista attraverso innumerevoli conferenze in giro per l’Italia, ma anche in Francia e in Svizzera, e l’organizzazione e la partecipazione a congressi antimilitaristi e di Libero pensiero.

La Pace” avrà una diffusione non indifferente per l’epoca e procurerà al suo direttore ed ai suoi redattori non poche denunce e persecuzioni – la sua diffusione giungendo ad essere vietata anche nell’Impero austriaco, in Svizzera e persino in Argentina – e vale a Bartalini un arresto e l’espulsione anche dalla “democratica” Svizzera.

 

Il periodo bellico

Allo scoppio del conflitto europeo si impegna con tutte le sue forze contro l’intervento dell’Italia, scoprendo con amarezza che molti dei suoi ex-compagni sono passati al fronte interventista. Poi intensifica la pubblicazione de “La Pace“, che dal 1º ottobre diventa bisettimanale, per cessare le pubblicazioni nel 1915 quando l’Italia entra in guerra.

Richiamato alle armi si rifiuta di presentarsi e viene prelevato dai carabinieri, arruolato per forza e assegnato, come soldato semplice, al reparto sanitario di Torino, perché rifiuta di maneggiare armi. Qui conosce e frequenta assiduamente Antonio Gramsci, finché non viene spedito al fronte, a lavorare in infermeria.

Esonerato dal servizio per aver contratto una grave forma di enterite, Bartalini si reca a Catania, dove si laurea in Lettere e Filosofia. Quindi si trasferisce a Piombino, dove è stato nominato direttore della Reale Scuola Tecnica e dove segue un progetto didattico antiautoritario decisamente all’avanguardia. Revocato dall’incarico per aver consentito una manifestazione studentesca a favore della pace, viene poi reintegrato.

 

Il dopoguerra

È candidato nelle elezioni politiche e nel 1920 viene eletto consigliere provinciale di Pisa. A Piombino fa amicizia con Ettore Zannellini, poliedrica figura di medico progressista, studioso di medicina del lavoro, autore di un interessante studio sui Giurisdavidici, nonché archeologo dilettante, naturalista, fotografo raffinato e massone di alto grado, e si innamora della sua giovanissima figlia Lilia.

Nel 1921 con Lilia si sposano, aderisce al Partito Comunista e si trasferisce a Genova dove inizia una intensa attività legale assumendo la difesa di antifascisti in molti processi in Liguria, Toscana e Piemonte. Memorabile la sua arringa “In difesa dell’Anarchia” al processo contro Ezio Taddei ed altri militanti anarchici. Questa sua attività non può non attirargli le ire del nascente regime.

Nel 1922, è appena nata la figlia Isa, il padre di Bartalini, Vittorio, viene riconosciuto da un gruppo di fascisti a Montevarchi e picchiato violentemente. Morirà a settembre per le conseguenze di quest’aggressione. Anche Bartalini viene aggredito più volte. Arrestato nel febbraio del ’23 e minacciato di morte, si decide ad espatriare, anche per proteggere la moglie e la figlia.

 

 

L’esilio politico

 

In Gran Bretagna, Francia e Belgio

Lo troviamo prima in Francia, poi in Inghilterra, dove tiene un comizio a Trafalgar Square in occasione della morte di Giacomo Matteotti, che gli vale la negazione del rinnovo del permesso di soggiorno. Ritorna in Francia con la famiglia e si stabilisce a Parigi. In esilio sopravvive dando lezioni d’italiano, facendo traduzioni e collaborando a diverse pubblicazioni antifasciste. A Parigi, insieme alla moglie, e con il sostegno di Giuseppe Prezzolini, fonda l'”Ecole Vivante“, una società di servizi poliedrica, rivolta soprattutto agli immigrati, ai quali fornisce corsi di lingue, traduzioni, consulenza legale, visite della città, corsi di storia dell’arte. Nel 1925 vengono raggiunti dai suoceri, vittime delle persecuzioni anti-massoniche.

Insieme a Zannellini, Bartalini crea l'”Istituto per l’assistenza medico-legale ai lavoratori italiani immigrati all’estero”. La famiglia sembra dunque essersi felicemente ricongiunta ed aver costruito una nuova, soddisfacente vita a Parigi, quando nel 1927 Bartalini viene improvvisamente arrestato dalla polizia francese ed espulso con provvedimento immediato dalla Repubblica. È così costretto a riparare clandestinamente in Belgio. Con l’aiuto della moglie e del suocero cerca in tutti i modi di far revocare il provvedimento, ma non c’è niente da fare. Niente altro che mettersi ad immaginare un nuovo luogo per il loro esilio.

 

 

In Turchia

Non potendo sognare un paese democratico (Bartalini ormai è stato espulso da ognuno dei pochi paesi “democratici” rimasti), sognano un paese mediterraneo. Devono escludere il Portogallo e la Spagna, e finalmente la scelta cade sulla Turchia, dove l’esperimento politico kemalista di laicizzazione e modernizzazione del paese sembra offrire interessanti prospettive. Bartalini parte in avanscoperta, raggiungendo Istanbul attraverso l’Austria e i Balcani. Nel novembre 1927 le autorità turche accettano la richiesta di soggiorno e pongono a Bartalini una sola condizione: rinunciare ad ogni attività politica. Provato dalle precedenti esperienze e privo di alternative egli accetta.

Decide dunque di cambiare totalmente vita e rinunciare a tutte le sue attività precedenti: non si occuperà più di politica, non farà il giornalista, non farà l’editore, non farà l’avvocato, non farà il professore. Farà l’allevatore di pecore. Con una piccola somma di denaro derivata dalla liquidazione del suo studio di avvocato a Genova compra un gregge e trova una bella casa in affitto nella campagna sulla riva asiatica del Bosforo. A dicembre lo raggiungono moglie, figlia, la vecchia mamma ed un piccolo gruppo di amici fedeli.

Ma nel ’28 la Turchia viene colpita da un’epidemia di colera delle pecore che distrugge il gregge e tutti i risparmi dei Bartalini. Grazie alla sua perfetta conoscenza della lingua francese Bartalini trova però un incarico come professore di francese presso l’“American College” di Istanbul.

Entra nel frattempo in contatto con la colonia italiana e gli viene affidato l’incarico prima di correttore di bozze e poi di redattore culturale del giornale “Il Messaggero degli Italiani”. Pur non compromettendosi mai con le locali autorità fasciste e continuando a rifiutare la tessera, diventa ben presto la personalità italiana culturalmente più eminente ad Istanbul. Si dedica ad un intenso lavoro volto a far conoscere la cultura italiana in Turchia, ora che questo paese guarda con crescente interesse verso occidente, ma anche a far conoscere la cultura e la storia turca agli italiani, cercando di superare secolari pregiudizi e facendo un interessante lavoro di ricerca e di studio sulla cultura turca e sui legami culturali, storici e linguistici fra i due paesi, e in senso più lato, fra Oriente e Occidente. Il suo atteggiamento di positivo interesse nei confronti della politica progressista del governo di Atatürk e segnatamente dell’attività in favore dell’emancipazione della donna, della riforma laica dei costumi, della lotta all’analfabetismo e della riforma linguistica lo inducono ad intervenire al Congresso di filologia.

Attività accademica

In seguito a questo intervento, pare molto apprezzato dallo stesso Kemal, gli viene offerta nel 1933 la cattedra di filologia latina e filologia italiana all’Università di Istanbul, cui si aggiunge, l’anno successivo, la cattedra di Latino alla Facoltà di Giurisprudenza, nell’ambito del processo di secolarizzazione e occidentalizzazione del sistema giudiziario, che aveva assunto il codice italiano Zanardelli (1889) a modello del nuovo codice penale, mentre per quello civile era stato assunto a modello quello svizzero. Nel 1935 viene nominato corrispondente in Turchia dell’Istituto Interuniversitario Italiano e nel 1940 fiduciario per la Turchia della Società Dante Alighieri. La sua notorietà imbarazza le autorità italiane in Turchia, preoccupate per il suo antifascismo. Più volte sollecitato a prendere la tessera del Partito Nazionale Fascista, Bartalini riesce a trarsi d’impaccio ricordando di non poter prendere la tessera in quanto il padre era stato ucciso da una squadra fascista.

Nel 1934 la famiglia Bartalini viene raggiunta ad Istanbul dai genitori della moglie. Il padre, Ettore Zannellini, è gravemente ammalato ed arriva in Turchia solo per morirvi.

Alla fine d’agosto del 1939, su consiglio del console Mario Badoglio, la figlia, la moglie e le due nonne vengono rimpatriate in vista dei pericoli di una guerra imminente, nella quale si ignora che posizione avrebbe assunto la Turchia. Isa Bartalini si sarebbe poi iscritta all’Università di Roma. Pur soffrendo moltissimo per questa separazione, Bartalini si rifiuta di rientrare nell’Italia fascista e prosegue le proprie attività ad Istanbul fino alla caduta del fascismo. A quel punto si adopera per organizzare un Comitato Italia Libera in Turchia e dopo la liberazione di Roma abbandona tutti i propri incarichi per rientrare avventurosamente in patria attraverso Siria, Palestina ed Egitto.

 

 

Ritorno in Italia

 

Tornato in patria, Bartalini aderisce nuovamente al PSI, diviene segretario della Federazione di Roma e fonda il periodico Roma Socialista. Viene eletto deputato alla Costituente nella circoscrizione Pisa-Livorno-Massa Carrara e Lucca.

Nel 1947 viene inviato in Toscana dove svolge una intensa attività di riorganizzazione del partito. Contemporaneamente riprende la propria attività di pubblicista, collabora con Paese Sera e rifonda il periodico La Pace. Riprende anche l’attività di dirigente del Movimento della Pace, ed è proprio durante una riunione della Consulta della Pace, il 17 dicembre 1962, che concluso il proprio intervento, Bartalini muore, colpito da infarto.

 

Archivio

Il Fondo Ezio Bartalini  ( http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=9084 )nel 1995 è stato donato all’Archivio storico del Comune di Piombino per volere di Isa, figlia di Ezio Bartalini, ed è consultabile attraverso l’Inventario ( http://www.comune.piombino.li.it/pagina1819_archivio-di-famiglia-bartalini.html )

 

 

DA :

https://it.wikipedia.org/wiki/Ezio_Bartalini

 

 

NEL LINK, ALCUNE OPERE PUBBLICATE DI EZIO BARTALINI

https://www.abebooks.co.uk/book-search/author/bartalini-ezio/

 

 

 

 

Bartalini Isa | Italiani all'estero - I Diari Raccontano

ISA BARTALINI ( Piombino, 1922 )

 

 

 

 

 

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ISA BARTALINI IN TURCHIA NEL 1934

 

 

 

 

OLTRE ALLA STORIA DELLA FAMIGLIA, NEL LINK SONO RIPORTATE PAGINE DEL DIARIO DI ISA BARTALINI

https://iltirreno.gelocal.it/regione/2019/02/17/news/isa-da-piombino-in-esilio-in-turchia-per-sfuggire-ai-soprusi-fascisti-1.17765312

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1 risposta a Murat Cinar, Francesco Pongiluppi, L’antifascista di Istanbul — IL MANIFESTO DEL 22 SETTEMBRE 2021 + altro

  1. ueue scrive:

    Davvero un personaggio interessantissimo, che meriterebbe una memoria più diffusa. Grazie per avercelo fatto conoscere.

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