VLADIMIR POZNER, Tolstoj è morto — ADELPHI, 2010 + recensione di Francesco Gallo, Ansa.it, 17 giugno 2022

 

 

 

Tolstòj a 20 anni, nel 1848
Pavel Biryukov – https://archive.org/details/leotolstoyhislif00biriiala

 

 

 

 

 

 

Vladimir Pozner

Tolstoj è morto

Traduzione di Giuseppe Girimonti Greco

Biblioteca Adelphi, 558

2010, 2ª ediz., pp. 274, 13 foto in b.n. nel testo

 

Nella notte fra il 27 e il 28 ottobre 1910 l’ottantaduenne Lev Tolstoj abbandona moglie e figli e si mette in viaggio, in incognito, su un vagone ferroviario di seconda classe. Ma un malore lo costringe a fermarsi nella stazioncina di Astapovo: un minuscolo villaggio sperduto nell’immenso impero russo, che in poche ore diventerà il centro del mondo. Sotto lo sguardo vigile delle forze di polizia (preoccupate che la morte dell’«amico del popolo» possa essere pretesto di disordini) e quello «materno» della Chiesa ortodossa (che non perde la speranza di veder tornare a lei il grande scomunicato), ad Astapovo affluiranno giornalisti, fotografi e cineoperatori, oltre agli amici e ai familiari di Tolstoj (arriverà anche la moglie Sof’ja, ma al malato verrà taciuto, né a lei sarà concesso di vederlo). Per sei giorni – sei giorni che tengono il mondo con il fiato sospeso – la stampa renderà noti i minimi dettagli della vicenda: Tolstoj morirà, come si direbbe oggi, in diretta, e per la prima volta un evento privato diventerà pubblico. Sin dai mesi successivi alla sua morte (e ancora oggi) sono state scritte migliaia di pagine con l’intento di ristabilire la «verità» sulla fine di Tolstoj e sulle ragioni della sua fuga. Il libro di Vladimir Pozner recide di netto il nodo delle contrastanti versioni tornando ai nudi fatti, ricostruiti sulla base di un corpus sterminato di documenti inediti (dispacci telegrafici, articoli, rapporti di polizia, bollettini medici), che si alternano a stralci dalle lettere e dai diari di Tolstoj e della moglie, nonché da altri testi (memorie, saggi, opere letterarie), in un incalzante «montaggio» narrativo (così definiva lui stesso questo nuovo, e audace, genere letterario) dal taglio decisamente cinematografico. Una pièce tragicomica a cui ogni particolare aggiunge precisione e brillantezza.

 

 


Vladimir Pozner nel 2010
Augustas Didžgalvis – Opera propria

 

Vladimir Vladimirovič Pozner, in alcune fonti occidentali anche Vladimir Posner (in russoВладимир Владимирович Познер?Parigi1º aprile 1934), è un giornalista e conduttore televisivo russo e statunitense di origini russo-francesi.

 

Nato in Francia, trascorse buona parte dell’infanzia negli Stati Uniti, da cui si trasferì con la famiglia in Unione Sovietica nel 1948. Nel 1958 si laureò in biologia presso l’Università di Mosca. Lavorò poi come traduttore e tra il 1960 e il 1961 fu segretario dello scrittore Samuil Maršak. Nel 1961 iniziò la carriera giornalistica e divenne conduttore di trasmissioni radiofoniche e successivamente televisive in URSS e, negli anni novanta, sia negli Stati Uniti che in Russia. Rientrato definitivamente a Mosca nel 1997, ha continuato a condurre numerosi programmi di approfondimento giornalistico su Pervyj kanal.

WIKIPEDIA
https://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Vladimirovi%C4%8D_Pozner

 

 

ANSA.IT — 17 GIUGNO 2022
https://www.ansa.it/web/notizie/unlibroalgiorno/news/2010/06/17/visualizza_new.html_1823528431.html

 

Un Libro al giorno

La copertina

“Tolstoj è morto”

Di Vladimir Pozner

di Francesco Gallo

 

Esattamente 100 anni fa ( il 7 novembre 1910 ) si spegneva a 82 anni un grande conoscitore di anime come Lev Tolstoj. L’autore di romanzi come ‘Guerra e pace’ e ‘Anna Karenina’ e di tanti scritti contro l’ipocrisia della modernita’ usci’ pero’ di scena in modo del tutto originale. Ovvero ando’ a morire nella piccola stazione della remota località di Astapovo al termine di una singolare e inaspettata fuga dalla sua famiglia o forse solo da se stesso. Una morte, la sua, che sicuramente contro la sua stessa volonta’ di uomo antico, fece notizia in tutto il mondo e puntualmente venne descritta gia’ nel 1934 nel libro ‘Tolstoj e’ morto’ di Vladimir Pozner ora in libreria per Adelphi. Una descrizione, quella di Pozner, da vero cronista e degna di quello che oggi puo’ essere considerato il primo evento mediatico della storia. Al di la’ delle mille e spesso fantasiose ipotesi di personaggi come Romain Rolland – autore della prima biografia dello scrittore nel 1911 – di Stefan Zweig, di Thomas Mann, di Rainer Maria Rilke e di George Orwell, Pozner scrittore francese di origini russe, ebbe allora il merito di ricostruire gli ultimi giorni di vita del grande vecchio di Jasnaja Poljana basandosi sui soli fatti. Ovvero documenti (dispacci telegrafici, corrispondenze, bollettini medici), che Pozner ebbe poi l’abilita’ di collegare non solo a stralci dalle lettere e dai diari di Tolstoj e della moglie Sofja, ma anche ad altri testi (memorie, saggi e testimonianze).

 

Lev Tolstoj, l'ultimo viaggio da Astàpovo verso l'eternità ...la stazione di Astàpovo
foto da : https://glicineassociazione.com/

 

Il fatto e’ che in quella occasione, come in una sorta di stargate dell’informazione, accorsero in massa i corrispondenti delle maggiori testate russe, i fotografi e perfino i primi cineoperatori perche’ tutti volevano notizie in tempo reale di quello che stava accadendo a quel grande vecchio.

 

Cartina geografica della Russia la cui capitale è Mosca - Map of Russia CartaAstàpovo si trova nell’oblast di Lipetsk, nella Russia europea, vicino all’Ucraina
https://www.casealbergo.it/

 

 

Lev Nikolàevič Tolstòj ( (Jàsnaja Poljàna9 settembre 1828 – Astàpovo20 novembre 1910), è stato uno scrittorefilosofoeducatore e attivista sociale russo.

 

”Davanti l’entrata della casetta si accalca un gruppo di persone. Di fronte, la stazione tace. Al di la’ dei binari Astapovo dorme in mezzo al fango. Gli indumenti, la terra, la corteccia degli alberi, tutto e’ impregnato di umidita’. I rami spogli grondano. La nebbia si alza scoprendo un alba grigia. Sui binari sonnecchiano i vagoni rossi di un treno merci. Il paesaggio e’ acquoso, indistinto, squallido; sotto il cielo basso, solo l’acciaio delle rotaie appare nitido e ben definito.

Si apre un vasistas. Con voce rotta, soffocata dai singhiozzi, Gol’denvejzer annuncia: ‘e’ morto!’ Dal gruppetto si leva un grido. Gli uomini si scoprono il capo. Tutti piangono..”.

Cosi’ Pozner descrive cosa accadde quel lontano sette novembre di cento anni fa’.

 

nota : vasistas – serramento mobile
Apertura vasistas per finestre: vantaggi e svantaggi | Blog Edilnet
blog.edilnet.it

 

 

 

un altro libro di Pozner pubblicato da Adelphi :

 

 

IN COPERTINA

Roman Nikolaus Max, barone von Ungern-Sternberg nel 1921 in uniforme tradizionale mongola. con la croce dell’Ordine di San Giorgio.

(Graz10 gennaio 1886 – Novonikolaevsk15 settembre 1921), è stato un generale e signore della guerra russo di origine tedesca. Fu dapprima luogotenente-generale russo e uno dei capi delle truppe bianche durante la guerra civile russa. Successivamente tentò di creare una monarchia lamaista indipendente in Mongolia e nei territori ad est del lago Bajkal. – wikipedia

 

RISVOLTO

Quando accetta la proposta di Blaise Cendrars di scrivere un libro per la sua col­lana di biografie di avventurieri, e sceglie – in modo apparentemente incongruo per un comunista militante – di occuparsi del barone von Ungern-Sternberg, Vladi­mir Pozner non immagina certo che que­sta volta non gli basterà consultare (come aveva fatto per Tolstoj è morto) una mole immensa di documenti, ma che gli toc­che­rà condurre un’ardua inchie­sta, nel corso della quale imboccherà, per poi ab­ban­donarle, una quantità di false piste e si im­batterà in testimoni più o meno inat­tendibili: dall’ex colonnello di Ungern ridotto a fare il tassista alla coppia di de­crepiti aristocratici parigini che hanno conosciuto il barone in fasce (e che di quel paffuto bebè gli manderan­no una foto), sino a «fratello Vahindra», il sedi­cente monaco buddhista che spaccia per il figlio segreto dello stesso Ungern il pal­lido adolescente dai tratti asia­tici con il quale vive in una squallida mansarda… A poco a poco, però, il narratore rie­sce ad afferrare il suo eroe, e ce ne svela gli a­spetti più inquietanti e contraddittori (nonché am­biguamente seducenti): soli­tario, taci­turno, impreve­dibile, irascibile, sadico, paranoide, ferocemente antisemi­ta, super­stizioso, misogino, frugale, ideali­sta, marziale, il barone Ungern ha tenden­ze mistiche, si considera erede di Gengis Khan e si crede investito di una missione provvidenziale – quella di riconquistare l’Occidente partendo dal cuo­re della Mon­golia. Solo uno scrittore fuori dal comune come Pozner poteva ricomporre il puzzle di una personalità tanto complessa, e se­gui­re il barone sanguinario nella sua folle ca­valcata dal Golfo di Finlandia al de­serto del Gobi, fino al suo tragico epilogo, in una ricostruzione storica che è insieme un singolarissimo romanzo di avventure.

 

NEL LINK SOTTO, UNA RECENSIONE DEL LIBRO

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