REPUBBLICA 27 NOVEMBRE 2018 pag. 2
L A S C H E D A
CATANIA
I tagli
Colpo di spugna sulle politiche di integrazione
ALESSANDRA ZINITI
ROMA
Via le lezioni di italiano, via la formazione professionale, via i corsi di sport e i tirocini. In una parola, via l’integrazione per chi non ha già lo status di rifugiato. Chi attende l’esito della richiesta di asilo ( e i tempi medi sono sempre superiori all’anno) è obbligato a non poter fare nulla.
E via anche gli psicologi e buona parte degli assistenti sociali, dei mediatori culturali, dei medici e degli infermieri.
Il mix tra le nuove norme del decreto sicurezza e i tagli ai costi dell’accoglienza appena varati dal Dipartimento libertà civili e immigrazione del Viminale ha già creato situazioni esplosive e scatenato proteste.
Ancora una volta a fare da “pilota” è il Cara di Mineo, il più grande centro richiedenti asilo d’Europa dove i tagli ai servizi sono già operativi da quasi due mesi, da quando è subentrato il nuovo gestore che si è aggiudicato il bando di gara stilato in base al nuovo tariffario fissato dall’ex ministro Marco Minniti e che Salvini ha fatto suo.
Con 15,60 euro a migrante (meno della metà dei 35 euro prima previsti) è ben poco quello che si può offrire ai 2400 ospiti. Che, peraltro, essendo in gran parte richiedenti asilo o titolari di protezione umanitaria o sussidiaria, d’ora in avanti non hanno più diritto a nessun’altra prestazione che non sia relativa allo stretto necessario, inteso come vitto e alloggio e assistenza medica.
Anche se, nel caso di Mineo, “tagliato” anche l’ambulatorio all’interno del centro e i medici sempre presenti, per farsi visitare o in caso di necessità i migranti dovranno recarsi a piedi in paese, lontano quattro chilometri in salita, senza più il servizio bus fino ad ora garantito e in assenza di un servizio di trasporto pubblico.
Ma sono già migliaia, in giro per l’Italia, gli immigrati regolari, tra richiedenti asilo e titolari di permessi umanitari, o ancora ragazzi arrivati in Italia come minori non accompagnati e appena diventati maggiorenni, che sono stati costretti ad interrompere da un giorno all’altro i percorsi di scolarizzazione e di formazione intrapresi.
Le prefetture hanno infatti cominciato a notificare alle strutture di seconda accoglienza del circuito Sprar i provvedimenti con cui gli immigrati (che con le nuove regole non ne hanno più diritto) vengono estromessi dai progetti nei quali erano stati accolti e per i quali non verranno più erogati i finanziamenti relativi. Con ordine immediato di abbandonare le strutture, le scuole e i corsi. Nonostante siano regolari e con i documenti non avranno neanche la possibilità di trovare un lavoro
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