Manhattan Transfer cantano : Chanson d amour + altro

 

 

Manhattan Transfer sono un gruppo vocale statunitense fondato nel 1969 da Tim Hauser e Laurel Massé.

Dal 1998 fanno parte della Vocal Group Hall of Fame.

Il nome del gruppo deriva dal titolo del romanzo Manhattan Transfer pubblicato nel 1925 dallo scrittore statunitense John Dos Passos e dedicato alla New York degli anni venti, durante la cosiddetta era del jazz.

 

 

 

 

 

 

Manhattan Transfer - John Dos Passos - copertina

Manhattan Transfer 

di John Dos Passos (Autore) 

 

S. Travagli (Curatore)

Baldini + Castoldi, 2014

 

 

Manhattan Transfer (titolo originale Manhattan Transfer) è un romanzo di John Dos Passos, pubblicato per la prima volta nel 1925, ed in Italia nel 1932 da Corbaccio col titolo Nuova York. Incentrato sullo sviluppo della vita urbana della metropoli tra l’Età dorata e l’Età del jazz, sovrappone le storie individuali che si intrecciano e si separano tra le vie ed i palazzi sfavillanti di New York. Il libro attacca il consumismo e l’indifferenza sociale della contemporanea vita urbana, ritraendo una Manhattan spietatamente brulicante di energia e irrequietezza.

 

Trama

Persone diverse si muovono per i quartieri di New York, tra le sue sfavillanti promesse, le sordide tentazioni e gli angoli nascosti dove cercano rifugio i meno fortunati. Perché la città che non dorme mai, porta principale di entrata per il paese delle grandi opportunità, si mostra spesso poco benevola con chi le affida le proprie speranze per un futuro migliore. Non esiste protezione dai rovesci della sorte, in un luogo dove la competizione è sempre spietata, ed il contatto umano è di regola un fastidio da evitare.

E basta davvero poco per entrare nella lunga lista dei perdenti. Che tu sia uno spiantato in fuga da un oscuro passato come Bud Korpenning, un ex corsaro di Wall Street come Joe Harland, o un ribelle erede di affermati avvocati come Stan Emery, la bottiglia può finire per diventare il tuo unico amico, il solo illusorio rifugio dai rovesci della vita.

Certo, qualcuno riesce anche a trovare la via per fare fortuna, trasformando uno sventurato incidente in un trampolino di lancio, o sfruttando le possibilità di guadagno che il proibizionismo offre a chi, come l’ex marinaio Congo Jake, ha imparato a destreggiarsi anche negli ambienti più pericolosi. Ma persino chi ha saputo approfittare delle rare occasioni e delle proprie doti e sembra aver raggiunto il tanto sognato successo, come la splendida e corteggiata attrice Ellen Thatcher, o l’avvocato George Baldwin, si ritrova dietro alle apparenze a galleggiare sull’aridità dei propri e degli altrui sentimenti, cercando continuamente rassicurazioni, sempre però di breve respiro.

E se col tempo alcuni arrivano a comprendere il pericolo di essere inghiottiti da questa spietata città, pochi riescono a sottrarsi al suo soffocante abbraccio. Tra questi il giornalista Jimmy Herf, che dopo molti anni passati al fianco di Ellen, con cui pensava di aver creato un legame duraturo, capisce di essersi solo illuso, in questo come su tutto ciò che riguarda il possibile futuro in questa arida città, trovando quindi il coraggio di lasciarsi tutto alle spalle, per ricominciare altrove una nuova vita.

 

ARCHIVIO STORICO DEL CORRIERE.IT — 2002

https://web.archive.org/web/20151106185314/http://archiviostorico.corriere.it/2002/aprile/06/Dos_Passos_Manhattan_nascita_del_co_0_0204063199.shtml

 

 

 

RITORNI UNA NUOVA EDIZIONE DEL ROMANZO CHE NEL ‘ 25 DIEDE LA GLORIA ALL’ AUTORE DEL «42° PARALLELO». RITRATTO DI NEW YORK DA PARTE DI UN MILITANTE DI SINISTRA

Dos Passos a Manhattan: la nascita del sogno antiamericano

 

Fernanda Pivano Il libro: John Dos Passos, «Manhattan Transfer», Baldini & Castoldi, pagine 445, euro 17.60

 

Come sarebbe stato felice John Dos Passos di vedere questa bella edizione italiana di Manhattan Transfer pubblicata ora da Baldini & Castoldi nella splendida traduzione classica di Alessandra Scalero e con una introduzione più che esauriente di Piero Gelli; sarebbe stato felice perché questo libro gli ha dato la gloria nel 1925, ma i suoi ultimi anni sembravano spenti, senza più la passione divorante della critica al capitalismo, senza più riscontro a scelte temerarie, senza più spiragli pratici per il Comunismo in un marxismo diventato soltanto ideologico.

L’ assassinio traditore e rimasto inspiegato del suo amico e traduttore spagnolo José Robles (che lo ha spinto ad abbandonare la Guerra civile in Spagna) non lo ha fatto diventare soltanto reazionario tanto da sostenere nel 1964 l’ elezione presidenziale di Barry Goldwater, forse il candidato più conservatore di tutti i tempi americani, ma gli ha soffocato, o così pare, la scintilla del sogno libertario, della speranza di salvare il mondo, della magica fantasia creativa che gli aveva fatto inventare con Camera Eye (il diario personale) e il Newsreel (resoconto rapido di avvenimenti contemporanei) due formule narrative rimaste esempi ineguagliati della letteratura d’ America e d’ Europa.

Con questo libro Dos Passos ha cominciato a pubblicare un ritratto di New York che è anche l’ interpretazione di un militante anticapitalista, poi continuata nella trilogia Usa (42° Parallelo del 1930,

1919 del 1932,

The Big Money del 1936).

Un amore per la città come quello di Dos Passos ha trovato il suo riscontro nei tempi nostri in Jay McInerney, autore di Le mille luci di New York e infatti incaricato nel 1986 di fare l’ introduzione a Manhattan Transfer per la ristampa nell’ edizione inglese dei Penguin classici.

McInerney dà un’ immagine quasi commovente del libro di Dos Passos, ma anche più commovente è la sua immagine di questa New York anni Venti: fa risalire al 1863 con le sommosse antimilitariste l’ inizio della sua trasformazione (più grave di quella delle città del Sud distrutte in guerra), quando con la formazione del capitalismo si è creato il mito del successo che ha fatto di New York la meta degli immigranti in cerca di opportunità.

È questa la New York che ha suscitato il sogno anticapitalista di Dos Passos. Dos Passos la descrive attraverso una serie di personaggi, e forse per sottolineare la rapidità delle trasformazioni americane, sceglie una protagonista che cambia tre volte il nome, da Ellen a Ellie a Elaine.

Dos Passos usa la nascita di questa protagonista per introdurre l’ idea dell’ impotenza dell’ individuo nel muoversi nella nuova società e descrive i genitori terrorizzati dal sistema ospedaliero di massa che non assicura la vera identità dei neonati: ai genitori che chiedono di venire rassicurati un’ infermiera risponde: «Qualche volta non possiamo assicurarla».

Così continua il libro, scritto con una fluidità quasi dimenticata che forse resterà una caratteristica della generazione di Dos Passos. I personaggi si susseguono con identità sempre emblematiche; Jimmy può in qualche modo ricordare l’ autore, ed è l’ unico capace di abbandonare la città considerata invivibile; Bud è il personaggio contrario, fuggito dalla provincia per cercare fortuna a New York dove in realtà trova solo infelicità; Joe che da professionista ricchissimo diventa vagabondo; Dutch, incapace di organizzarsi, finisce senza motivo in prigione. Ad avere successo sono un contrabbandiere di alcol, o un lattaio che fa fortuna facendosi risarcire per un incidente, o l’ avvocato che lo guida in questa operazione. L’ alienazione tipica dei libri di Dos Passos, forse di ispirazione marxista, non permette felicità.

In questa storia divisa in tre parti e diciotto capitoli, dove ciascun capitolo è preceduto da un brano di prosa lirica a volte simbolica in forte contrasto con il realismo delle storie, nessuno è felice, al punto che nessuno osa sperare di esserlo.

Era il clima che in America ha preceduto la Grande Crisi del ‘ 29 coi germi del disastro affondati nel lusso incosciente del primo dopoguerra. Dos Passos lo ha immortalato con una sapienza che lo ha fatto considerare da Jean Paul Sartre il più grande scrittore americano vivente, con una eleganza personale che non lo ha mai abbandonato e gli ha permesso di essere per anni il più grande amico di Gerard e Sarah Murphy, protagonisti dell’ alta società americana espatriata in Europa, con una passione che gli ha permesso di sopportare la sua débâcle ideologica rifugiandosi nell’ intimismo della vita privata.

Questo scrittore emblematico mi ha fatto l’ onore di considerarmi sua amica e di accogliermi nella sua vita privata quando era fuggito dalla letteratura come da giovane era fuggito dal neocapitalismo di New York. Con commozione, incoraggiata dalla commozione di Jay McInerney, lo ricordo come un esempio letterario e morale ai nostri giovani confusi in cerca di modelli.

 

Pagina 31 (6 aprile 2002) – Corriere della Sera

 

 

 

Tre soldati" di John Dos Passos

 

John Roderigo Dos Passos  (Chicago, 14 gennaio 1896 – Baltimora, 28 settembre 1970) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, pittore, drammaturgo, poeta e reporter di viaggio statunitense.

Occupa nella letteratura, non solo del suo paese, un posto del tutto particolare, grazie soprattutto al grande impegno civile e politico di uno scrittore sempre ancorato ai fatti, all’osservazione sociologica, alieno da quelle evasioni, da quelle mistificazioni tra letterarie e ideologiche che caratterizzano invece la narrativa statunitense degli anni ruggenti.

 

 

John Dos Passos Immagini e Fotos Stock - Alamy

 

Dos Passos nacque a Chicago, nell’Illinois, il 14 gennaio 1896, frutto di una relazione adulterina tra John Randolph Dos Passos (1844-1917), un benestante avvocato statunitense, figlio di immigrati portoghesi originari di Madera, già sposato al tempo del concepimento del futuro scrittore, e Lucy Addison Sprigg Madison, casalinga statunitense originaria di Petersburg, in Virginia. Dopo la morte della moglie, il padre di John si sposò con la madre di Dos Passos, ma ne riconobbe la paternità soltanto quando costui ebbe compiuto l’età di 16 anni.

Giovanissimo, Dos Passos è un radicale, il che, negli Stati Uniti dell’epoca, significa soprattutto essere un anarchico. Non a caso, infatti, Dos Passos figura tra i più accaniti difensori di Sacco e Vanzetti, i due emigrati italiani implicati in un clamoroso processo per le loro idee politiche di tipo libertario. Egli compie gli studi a Harvard, dove si laurea nel 1916, e dopo il college inizia a studiare architettura, ma è ancora molto giovane quando decide di dedicarsi interamente al giornalismo e alla narrativa. Sopraggiunta intanto la prima guerra mondiale, Dos Passos è dapprima sul fronte italiano, dove presta servizio nelle ambulanze della Croce Rossa francese, e in seguito nel corpo sanitario statunitense.

 

 

CONTINUA :

 

https://it.wikipedia.org/wiki/John_Dos_Passos

 

 

 

 

John Dos Passos – Piano B Edizioni

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1 risposta a Manhattan Transfer cantano : Chanson d amour + altro

  1. ueue scrive:

    Dolce la canzone dei Manhattan Transfer, che rievoca un’epoca diventata favolosa.

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