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Storia delle mutande: fino al ‘700 le donne non le portavano
Ia NOTIZIA
Storia delle mutande. Dalle «briglie da culo» rinascimentali fino al culto contemporaneodi Luciano Spadanuda
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Descrizione
IIa NOTIZIA
In latino “mutanda” vuol dire “qualcosa da cambiare” e solo nel ‘500 venne introdotto l’uso tra le donne delle famiglie nobili. Nel corso dei secoli a venire hanno sempre fatto parte del guardaroba femminile, ma fino al ‘700 era ritenuto addirittura indumento sconveniente.
Caterina de’ Medici inventò i mutandoni che coprivano le gambe delle donne durante l’equitazione e dall’Italia questa moda si diffusa in tutta Europa. In questo periodo divennero il capo tipico delle prostitute, poiché venne imposto per questioni di igiene e decoro pubblico. Le squillo d’allora ne facevano un vanto: le lasciavano intravedere dagli spacchi delle gonne o le mostravano spudoratamente tirando su la gonna. Ed è per questo che scomparvero nell’uso delle nobil donne.
A quel tempo si chiamavano “Braghesse” ed erano lunghe fino al ginocchio, ricamate, spesso impreziosite da tessuti d’oro e d’argento, con nastri e pietre preziose. Divennero segno di frivolezza e libertà di costumi. Per la Chiesa erano indumenti osceni e volgari.
Solo più tardi, dopo il ‘700, tornarono a far parte del guardaroba di tutte e poterono così diventare strumento di seduzione in senso moderno.
Fonte Storia delle mutande
A proposito di mutande, quando eravamo piccoli c’era una canzone in spagnolo che trasmettevano alla radio e che parlava di ” muteande”. Noi pensavamo che fosse la parola” mutande” in spagnolo e ci divertivamo a cantarla. Mia mamma diceva. “Possibile che parlino di mutande in una canzone?”. Più tardi scoprimmo che si trattava nientemeno che di “mute Ande”, ma era più divertente la prima interpretazione.