2 NOVEMBRE 2013 ORE 05:46 DA LEGGERE : I PROGRESSISTI – UOMINI E “ANCHE” DONNE- E I VARI “ISMI” (SESSISMI, RAZZISMI…)—NUVOLA BLOG OGGI SI E’ SUPERATA! BELLISSIMO! PS. “I LOVE YOU”

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P.S. I don’t love you

by lunanuvola

 

Il mito narra che essere – o dirsi – progressisti in un qualsiasi ambito politico sia sicuro scudo per il sessismo, o il razzismo, o uno degli altri numerosi “ismi” del dominio. Gli uomini che frequentano il femminismo (in parole, opere, gruppi e siti web), il mito li classifica positivamente integrati nella sfera del “noi”, immuni ormai da misoginia e paternalismo: e “fra noi”, prosegue il mito, non ci sono persone che abusano di altre e il “nostro” è uno “spazio sicuro”. Per cui, se hai la sicurezza del contrario, perché l’abuso è stato perpetrato proprio nei tuoi confronti, e osi dirlo ad altre/i, ecco cosa ti sentirai rispondere :

“Non ha mai detto niente del genere a me.”

“Sicura di aver capito bene? Forse voleva dire che…”

“Probabilmente si è sentito provocato.”

“Ma in fin dei conti è uno che si impegna per…”

“E’ fatto così, non intendeva offenderti.”

“E’ stato solo un incidente isolato, un episodio, non vorrai rovinare tutto per così poco!”

“Ma è sempre così corretto/gentile/educato con gli altri, è strano che con te…”

“Perché non hai fatto a meno di rispondergli?”

“Lui ha dato un’altra versione.” (Ma no!)

Suona familiare? E’ sempre più facile ignorare chi ha subito il torto o invalidarne l’esperienza che fare i conti con la realtà. Quindi lo dico senza girarci intorno: fra i nostri sedicenti alleati ci sono un bel mucchio di bulli. Ci sono anche numerosi uomini intelligenti, affascinanti, creativi, capaci, rispettosi ecc. che ringrazio di esistere, ma questo pezzo non tratta di loro, tratta di quelli che rendono un problema il camminare insieme: con il loro sessismo sguaiato o soft, con la loro arroganza, con la loro violenza.

Il bullo sovente ha più “capitale sociale” e attitudine manipolatoria della sua vittima, il che influenza il modo in cui la vicenda è vista da fuori. Il bullo, inoltre, prende a bersaglio di preferenza persone che sono già state ferite, che tendono ad essere riservate, che hanno meno visibilità all’interno dell’eventuale gruppo. Dato che il mito del “nostro spazio sicuro progressista” rischia di essere infranto dal riconoscimento – per non dire dalla sanzione – del bullismo sessista, spesso ci si concentra sullo scusare chi abusa a spese delle vittime. Una delle situazioni tipo è quella in cui se non rispondi l’abuso continua, se rispondi rischi di essere etichettata tu come un problema. Ovviamente chi si trova ad essere scelta come bersaglio ha diritto di decidere cosa fare al proposito, ma nel momento in cui viene assalita e ferita in pubblico, in presenza di testimoni, costoro sono corresponsabili di quanto sta accadendo davanti ai loro occhi. Se essere pazienti e comprensivi finisce per significare solo dare spazio e fiato al bullo, nel mentre questi imbavaglia le sue vittime, allora vi consiglio caldamente di essere meno pazienti e meno comprensivi in questo tipo di situazioni. Permettere a qualcuno di continuare ad essere violento e arrogante non è salvaguardare la “libertà di espressione”, è essere complici.

Uno spazio sicuro è più di un luogo reale o virtuale in cui non usiamo termini sessisti e razzisti, è uno spazio i cui abitanti non subiscono abusi fisici o emotivi, e dove i presenti non tollerano l’abuso e chiedono a chi lo agisce di risponderne. Nessun progetto, nessun programma politico è abbastanza grande per me da indurmi a mettere da parte l’umanità delle persone e giudicarne alcune sacrificabili per la più alta causa. In effetti, il pieno dispiego delle potenzialità dell’umanità di ciascuno/a, il suo diritto alla dignità, alla cura, al conforto, alla gioia, costituisce il mio, di programma. E poiché una parte importante dell’attivismo si svolge ormai online, vorrei nominare i bulli informatici negli spazi femminili/femministi per quello che sono.

Cyberbullying

In primo luogo i Principessi Sapienti. Sono personaggi che dicono di voler “smitizzare” o “sfatare” questo o quello, di fatto cancellando la voce di chi sperimenta oppressione in nome del preteso aiuto che intendono dare come “alleati”. In realtà, la loro principale preoccupazione è un palcoscenico per loro stessi. Fanno tutto quel che possono per distrarre dal merito e far deragliare la conversazione portandola sulle loro persone: “io non ho mai”, “a me non succede/risulta”, “sono un esperto/appassionato di”… io-io-io, e alla fine sembra il raglio di un asinello, con le mie scuse all’asinello per il paragone. Spesso i Principessi confondono la loro singola persona con l’intera umanità: lo rivela l’uso reiterato di “tutti vedono”, “tutti vogliamo”, ecc. La cosa più importante che vi stanno dicendo è questa: loro ne sanno sempre più di una donna su cosa voglia dire essere una donna. E, perdio, se loro la pensano così, l’intero universo la pensa così! Inoltre, desiderano informarvi che non l’intero genere femminile o l’intera galassia femminista vi somiglia (naturalmente voi non lo sapevate, meno male che ci sono i Principessi!) e che dovete “rispettare” – il che per questi ignoranti significa “approvare”, “avallare”, “sancire”, “legittimare”, “stappare un bottiglia di champagne ballando di gioia” – quel che altri/e fanno ecc. Non seguono mai questo preziosissimo consiglio per se stessi, che peccato.

I Principessi Sapienti possono essere anche Patetici Stalker. Tantissimo tempo da perdere. Se non li riconoscete subito rischiate di perderne tanto anche voi. Selezionano una “vittima”, spesso in base a criteri imperscrutabili, poi seguono ogni post, ogni citazione dello stesso, ogni re-blogging per reiterare che “non sono d’accordo”. Hanno isolato tre parole dal contesto e si accaniscono su quelle, oppure i loro commenti sono clamorosamente off topic. Non serve spiegar loro nulla. Non saranno mai d’accordo neanche con la spiegazione, non possono, perché non hanno letto davvero il post e non leggeranno davvero quest’ultima. Il loro fine è delegittimarvi, per cui non gli serve una spiegazione, gli serve seguirvi annusandovi le calcagna e ripetere che non è vero, non è vero, non è vero. Anche se il post in questione è il vostro certificato di nascita validato da comune/tribunale/questura. Non è veeerooo…

Una varietà di sfumature può intersecarsi sulle due precedenti definizioni. I Principessi possono essere Provocatori Sempreverdi: vi diranno chiaro e tondo che fate davvero schifo e che sarebbe meglio per voi e il movimento e il mondo intero se doveste morire domani, ma dopo aver ribadito quanto vi rispettano, quanto amano le donne in generale, quanto apprezzano il vostro lavoro in particolare. Ma ehi, il resto era una provocazione, perciò va tutto benissimo, vero? Pensate che questi personaggi si sentono anche molto intelligenti e furbi e spiritosi mentre sostengono che appiccicando agli insulti e alle minacce l’etichetta “provocazione”, insulti e minacce diventino qualcosa d’altro. Sbagliato, sono solo i prodotti del vostro analfabetismo in termini di educazione e civiltà. Tornate alla casella n. 1 e applicatevi di più.

I Principessi sono anche, a volte, Pigmalioni Saccenti: nella maggior parte dei casi non sanno neppure chi siete, ma sono prodighi di consigli – non richiesti – su quel che dovreste fare per “migliorarvi” o per “migliorare” il vostro lavoro. Citate una lista enciclopedica di opere/ricerche sulla necessità di sessuare il linguaggio? Pigmalione non ne sa una beata mazza e non spenderà il suo tempo ad informarsi: agiterà la sua bacchetta da maestrino e sfiaterà il suo miglioramento: “Si può rispettare una donna anche chiamandola avvocato, assessore, ministro, consigliere”. Certo, si può cancellarla come donna e provare per lei un rispetto infinito. Si può ignorare professionalità e competenza delle donne che lavorano su questo da mezzo secolo e dar loro lezioni alla stracazzo con rispetto totale, sicuro. E poi, si sa che i termini al maschile sono universali e comprendono anche le donne, no? Tutti lo sanno… Tutti la pensano come me… (déjà vu) Vogliamo approfondire? Io conosco una che / e Tizia è d’accordo / e Sempronio sostiene: sorry, Pigmalione, tutti è un’altra cosa.

I Padrini Santificati sono la versione più anziana dei precedenti. Credono di essere perfettamente legittimati a parlare per un gruppo di cui non fanno parte. Loro leggevano “Sputiamo su Hegel” quando tu dovevi ancora imparare ad allacciarti le scarpe, e hanno l’autografo di Naomi Klein su un sampietrino, quindi non sognarti di aver diritto di parlare, non hai le credenziali, ne devi fare di strada, piccola… ma io sono qui per insegnarti, basta che ascolti e stai zitta. Te ne vai? Aspetta che ti apro la porta, sono un gentiluomo e, come quando ero un semplice Pigmalione Saccente, ho un sacco di rispetto per le donne. (Si spolverano le mani mentre la porta si chiude – una di meno – e assaltano la prossima che osa aprir bocca.)

Poi ci sono i Paria Sensibili. Trovano davvero scandaloso che si parli di sessismo, misoginia, oppressione, violenza di genere, mentre loro stanno soffrendo tantissimo. Naturalmente non lo dicono così, la loro confusione mentale non glielo permette, per cui il discorso sarà che la state facendo troppo facile, con questi terminologia, e i vincitori scrivono la storia e i perdenti vengono calpestati e bisogna “scavare, scavare” e c’è gente che fa la progressista ma mangia gli asparagi a dicembre e per capire si dovrebbe guardare con gli occhi dei nazisti… Non importa se tu stai “scavando” le tue questioni con quarant’anni di studio e se sai già da un bel pezzo cosa i nazisti vogliono per te (casa, chiesa e cucina o Auschwitz), è arrivato una volta di più l’illuminato che sa meglio di te quello che fai/devi fare.

Chiudiamo sui Pitocchi Selvaggi: che come tutta la serie precedente di bulli non hanno capito di che parlate voi e non sanno di che parlano loro stessi, ma ritengono di aver fatto abbastanza per le donne, perdinci, hanno persino firmato una petizione, e una volta – quando la moglie aveva 40° di febbre – hanno messo i piatti nella lavastoviglie, perciò cos’è tutta questa storia, loro non tollereranno più gli attacchi indiscriminati agli uomini di femministe isteriche come voi, state dividendo il movimento, state causando danni, se tacete è meglio. Online vi strillano insulti sgrammaticati, in una stanza urlano e si alzano per intimidirvi fisicamente.

Internet Troll

Immagino che a tutti questi PS non piaccia essere svelati come oppressori nel mentre probabilmente (non tutti) sperimentano essi stessi qualche forma di oppressione. Be’, possono smettere di credersi mentori, correttori, vigilanti delle donne e del femminismo; possono smettere il costante tentativo di esproprio di una narrazione che non appartiene loro; possono smettere di chiedere alle donne di considerare le loro vite questioni astratte su cui giocare all’arzigogolo con gli “alleati”; possono smettere di credersi esperti di qualcosa di cui non faranno esperienza mai; possono imparare ad ascoltare. Possono persino rivolgere le loro energie a qualcosa di diverso e più utile. Staranno meglio loro e staremo meglio noi. Maria G. Di Rienzo

(L’uso delle P e delle S nelle classificazioni è del tutto casuale, assolutamente, non avevo in mente nessun bulletto in particolare. Lo giuro, però con le dita incrociate. E parafrasando i Beatles: P.S. I don’t love you.)

lunanuvola | 2 novembre 2013 alle 00:08 | Etichette: attivismo, donne, femminismo, humor, sessismo | Categorie: La femme-nist fatale, Umorismo | URL: http://wp.me/pKFYC-11D
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