15 FEBBRAIO 2014 ORE 17:29 DOPO IL GIORNALE, IN CUI POTETE VEDERE COME LA FINANZA INTERNAZIONALE FESTEGGIA RENZI, IL PUNTO DI VISTA DI STEFANO FOLLI, OPINIONISTA DEL GIORNALE—IL CUI SUCCO E’: STAREMO A GUARDARE!

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Il Sole-24 Ore
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Il Sole-24 Ore – 2014-02-15 – Pag. 1

IL PUNTO di Stefano Folli

Governo di legislatura? C’è molto scetticismo

 

Nel suo inarrestabile incedere verso Palazzo Chigi Renzi è giunto ormai a pochi passi dal traguardo, ma finora non è riuscito a unire il Paese dietro di sé. È riuscito a unire, più o meno, la Direzione del Pd ma non l’opinione pubblica che ha bisogno di capire meglio cosa succede. Si avverte in giro una sottile diffidenza, tipica di quando c’è nell’aria l’odore dell’operazione di palazzo. Viceversa, il sindaco ha unito i mercati: Borsa gagliarda e operatori finanziari contenti del cambio, da cui si aspettano vigore, “sprint” e soprattutto tempi fulminei quando ci sarà da prendere decisioni. Questo doppio registro (dubbi a livello popolare, soddisfazione fra gli investitori) è la fotografia dell’ambiguità in cui nasce il nuovo governo. Ma su questo, e del colpo di pugnale inferto a Enrico Letta, si è già scritto tutto. La solitudine del presidente del Consiglio, mentre saliva ieri al Quirinale per dimettersi, non ha bisogno di commenti. Il caso vuole che Letta esca di scena proprio quando torna il segno “più”, sia pure assai risicato, accanto alle cifre della produzione industriale; e addirittura l’agenzia Moody’s decide di migliorare la prospettiva dell’Italia. Pura coincidenza, certo. Ma l’amarezza dell’uscente è giustificata. Del resto, Napoleone diceva di volere al suo fianco generali che fossero non solo bravi, ma soprattutto fortunati. E Renzi sta dimostrando di essere un generale fortunato, come dimostra l’esempio di Moody’s. Un generale fortunato che spera di guadagnarsi i galloni del nuovo Napoleone, visto che l’ambizione non manca. Per il momento sappiamo che il sindaco non perde un secondo né lo fa perdere all’Italia. Quando Napolitano avrà concluso le rapide consultazioni cominciate ieri e gli darà l’incarico (forse già stasera oppure domattina), c’è da scommettere che Renzi vorrà battere tutti i record nella presentazione dei ministri. Su quel terreno sarà giudicato per la prima volta: cioè sul valore e il profilo della squadra ministeriale. Subito dopo sarà valutato per la qualità del programma e degli impegni riformatori che esporrà davanti al Parlamento: perché non si è ancora capito con chiarezza se il premier che viene da Firenze sarà l’uomo della grande concretezza ovvero il re delle promesse generiche. Questo aspetto va chiarito al più presto perché di giudici ce ne sono anche e soprattutto al di là dei confini. L’Unione europea guarda con simpatia all’uomo nuovo, benché rimpianga la competenza e la serietà di Letta. Ma il dinamismo renziano, un po’ ruspante, incuriosisce e l’idea che l’Italia esca dal suo torpore è stimolante per tutti. In fondo anche Angela Merkel si è limitata ad auspicare che Roma chiuda in fretta la sua crisi di governo. Non proprio un’interferenza, come qualcuno ha voluto subito vedere. In sostanza, c’è solo da attendere, ben sapendo che i tempi saranno brevi. Il clima politico in cui nasce il governo Renzi non è disteso né tanto meno sereno, come si è capito quando la Lega (dopo il M5S) ha deciso di non salire al Quirinale e ha mancato di rispetto al capo dello Stato. Peraltro un minimo di negoziato con i soci della coalizione, a cominciare dal gruppo di Alfano, il premier incaricato dovrà svolgerlo. E poi dovrà fare del suo meglio per dissipare la sottile e diffusa patina di diffidenza di cui si è detto. La verità è che pochi, nel palazzo e nell’opinione pubblica, credono alla super-promessa fatta dal leader alla direzione del Pd e destinata a essere reiterata in Parlamento: l’impegno cioè a concludere la legislatura allargando l’orizzonte dell’esecutivo fino al 2018. È quello che tanti vogliono sentirsi dire e Renzi li ha accontentati. Ma queste promesse richiedono tali e tante circostanze favorevoli da non essere molto credibili. In fondo Renzi non è riuscito a essere coerente con quello che egli stesso diceva del governo Letta appena dieci giorni fa. Difficile credergli a scatola chiusa quando garantisce un governo di quattro anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA 

 

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