INTERNAZIONALE DI IERI::: I 5 STELLE SI PARAGONANO A PODEMOS MA SBAGLIANO–chissà se ci vede per dirci: “placet/ no placet “, la nostra barcellonita?

 

Le amministrative 2016

Domenica 5 giugno si è svolto il primo turno delle elezioni amministrative. Si andava alle urne in 1.363 comuni. Per il ballottaggio si tornerà a votare il 19 giugno.


Ada Colau celebra l’elezione a sindaca di Barcellona, il 24 maggio 2015. - Joan Alvado, Anadolu Agency/Getty Images
Ada Colau celebra l’elezione a sindaca di Barcellona, il 24 maggio 2015. (Joan Alvado, Anadolu Agency/Getty Images)
  • 17GIU 201616.44

I cinquestelle si paragonano a Podemos ma sbagliano

Gli esponenti del Movimento 5 stelle fanno spesso riferimento alle vittorie di Manuela Carmena e di Ada Colau alle amministrative di Madrid e Barcellona nel maggio del 2015. Le due sindache spagnole sono prese come esempio e fonte di ispirazione perché entrambe erano appoggiate da Podemos, il partito nato dal malcontento verso i partiti tradizionali, contro la corruzione e l’austerità. Ma il paragone finisce qui.

“Il modo in cui sono nati Podemos e l’M5s rende diversissime le esperienze politiche della Spagna e dell’Italia”, dice Pablo Simón, che insegna scienze politiche all’università Carlos III di Madrid. “Podemos nasce da un grande movimento di popolo, quello degli indignados”. Le persone che si erano accampate alla puerta del Sol di Madrid e in altre città spagnole nella primavera del 2010 hanno continuato per anni a lavorare sul territorio, organizzando assemblee, bilanci partecipati, microcrediti, occupazioni per evitare gli sfratti, interventi nelle sedi istituzionali. Solo in seguito, una parte di questo movimento ha deciso di entrare in politica, ha convocato un congresso e si è data una struttura di partito, trasparente e orgogliosa. “Pablo Iglesias e gli altri fondatori di Podemos si sono resi conto di non avere abbastanza tempo per preparare candidature valide e quindi hanno scelto di unire le forze con collettivi ma anche con altri partiti preesistenti”.

Si è formata così una miriade di piattaforme. Quella della capitale si chiama Ahora Madrid ed è composta da Podemos, dai repubblicani ed ex comunisti di Izquierda Unida, da Ganemos – che fa base in uno storico centro sociale occupato, il Patio maravillas – e dagli ecologisti di Equo. Barcelona en comú ha più o meno la stessa composizione, con l’aggiunta di un moderato indipendentismo catalano e della Plataforma para los afectados de la hipoteca (Pah, l’associazione per la difesa delle vittime dei mutui). Le piattaforme scelgono candidati sindaco radicati sul territorio, individuati e sostenuti da un capillare movimento dal basso.

Le parole chiare e semplici di Ada Colau

Davanti alla commissione parlamentare che discuteva una legge sulle morosità dei mutui, circondata da uomini di una certa età in completo scuro, Ada Colau esordì dicendo: “Che sia chiaro che io non sono una persona importante. Non sono mai stata presidente di niente. L’unica ragione per cui sono qui è che al momento sono la faccia visibile di un movimento di cittadini che infiamma il paese”.

Era il 5 febbraio 2013 e il video di quell’intervento diventò subito virale. Quando due anni più tardi si preparavano le amministrative a Barcellona, nessuno aveva dubbi che quell’attivista dalla parola chiara e semplice, fondatrice della più grande organizzazione non governativa per la difesa delle vittime dei mutui (Pah), si sarebbe candidata. Colau era così conosciuta nei palazzi e benvoluta nelle strade che a Barcellona tutti davano per scontato che avrebbe corso alla carica di sindaco.

Proprio perché espressione di partiti e collettivi della sinistra radicale, i programmi di Carmena e Colau sono pienamente di sinistra

Anche se le sue prime parole davanti ai deputati possono ricordare lo scherno e la diffidenza dei cinquestelle per i politici di professione, il loro continuo definirsi cittadini portavoce, “la storia e il profilo di Colau non hanno nulla a che spartire con i grillini. Lei è una politica a tutto tondo e non se ne vergogna affatto”, spiega Enric González, per molti anni corrispondente di El País da Roma e ora cronista di El Mundo proprio da Barcellona, la sua città.

Colau non è stata scelta online e paracadutata, ignara, in campagna elettorale. Prosegue González: “La sua candidatura è solida e viene da una lunga militanza. Poi per un anno ha incontrato comitati cittadini e cittadini senza comitati, amministratori, sindacalisti, esperti e analisti. Non è un’antisistema anche perché ha scelto una squadra di professionisti, per esempio il direttore generale è un ex dirigente del Partito socialista catalano, già presente nelle giunte precedenti”.

Per ora, Colau osserva la politica nazionale e catalana dalla confortevole seconda città del paese, un milione e mezzo di abitanti e appena cento chilometri quadrati di estensione, con i conti in regola, una buona reputazione internazionale e l’economia in ripresa. “La sua popolarità è alta: se si presentasse alle prossime elezioni della Generalitat, vincerebbe a mani basse”, è sicuro González.

Manuela Carmena incontra i sostenitori a Madrid dopo i risultati delle elezioni amministrative, il 24 maggio 2015. - Jordi Vidal, NurPhoto/Getty Images

Manuela Carmena incontra i sostenitori a Madrid dopo i risultati delle elezioni amministrative, il 24 maggio 2015. (Jordi Vidal, NurPhoto/Getty Images)

Carmena è la storia democratica della Spagna

La nascita del “fenomeno Carmena”, come lo definisce da Madrid un altro giornalista e scrittore di lungo corso, Ramón Lobo, è tutta un’altra storia. Anche se la sua piazza più simbolica e centrale, cuore geometrico dell’intera Spagna, aveva ospitato il più grande movimento di protesta cittadina dai tempi della transizione, Madrid non aveva una persona conosciuta e allenata da presentare alla guida di Ahora Madrid. “È stato Juan Carlos Monedero a rispolverare quella giudice di 71 anni che ha fatto la storia democratica di questo paese, di buon senso e idee chiare, pacata nella forma di esprimersi ma energica nel pensiero e nei contenuti”, ricorda Lobo, che ha scritto un libro su Monedero, 50 anni, cofondatore di Podemos, professore di scienze politiche all’università Complutense di Madrid.

Dopo molte insistenze Carmena ha accettato la sfida. La sua campagna è stata rapida ma combattuta palmo a palmo in una città di 600 chilometri quadrati, con oltre tre milioni di abitanti, indebitata fino al collo, prostrata dalla crisi economica e dai tanti casi di corruzione della sua sempiterna amministrazione conservatrice. Ex comunista, ex giudice, ex componente del consiglio superiore della magistratura, nei mesi complicati che seguirono la morte di Francisco Franco, Carmena aveva aperto un ufficio insieme ad altri giovani avvocati del lavoro dove, nel febbraio del 1977, fecero irruzione alcuni militanti di estrema destra: cinque avvocati e attivisti di sinistra furono uccisi; Carmena si salvò solo perché all’ultimo le avevano spostato un appuntamento.

Entrambe, Colau e Carmena, non hanno vinto in numeri assoluti, ma con maggioranze relative. Carmena ha una giunta tutta scelta all’interno di Ahora Madrid, ma ha ricevuto l’investitura a sindaco solo grazie all’appoggio esterno del Psoe, con cui quindi deve mediare su ogni provvedimento. A Barcellona invece, i socialisti sono anche entrati in giunta.

 

 

per chi volesse, continua nel link:

http://www.internazionale.it/opinione/lucia-magi/2016/06/17/cinque-stelle-podemos

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