nemo::: ASSOCIAZIONE CULTURALE IL PONTE PRESENTA IL LIBRO : OLTRE I CENTO PASSI E IL DOCUFILM : ROLANDO, UN PADRE CONTRO LA ‘NDRANGHETA (25min.), PRESSO IL TEMPIO DELLA CASA VALDESE DI VALLECROSIA

 

 

Da: IL PONTE Ass. Cult. <associazioneculturaleilponte@gmail.com>
Inviato: venerdì 20 ottobre 2017 00:32
A: Il Ponte
Oggetto: Incontro con gli Autori Giovanni IMPASTATO e Mario MOLINARI

SABATO 21 OTTOBRE, alle ORE 17,00

presso il Tempio della Casa Valdese Vallecrosia
in Via Colonnello Aprosio, 251

l’Associazione Culturale IL PONTE

presenterà il libro di Giovanni IMPASTATO “Oltre i Cento Passi”, con le illustrazioni di Vauro, Edizioni Piemme.

L’eredità di Peppino Impastato e il racconto di quarant’anni trascorsi in prima linea nella lotta alla mafia sono al centro del libro, al quale l’autore ha voluto dare un titolo significativo. “Dopo la sua morte – dice Giovanni Impastato – la voce di Peppino non ha mai smesso di parlare, di lottare per la dignità delle persone, di illuminare la strada. Una strada percorsa oggi da migliaia di persone”. Il libro contiene le illustrazioni di Vauro Senesi, che sottolineano, con una fresca ironia e con arguti messaggi alcuni passi e temi toccati dal volume.

Interverrà la giornalista Simona Della Croce,

a seguire,

il giornalista Mario Molinari presenterà il docufilm
“Rolando, un padre contro la ‘ndrangheta”,
la vera storia dell’unico imprenditore ligure che si sia ribellato alla ‘ndrangheta.

“Rolando, un padre contro la ‘ndrangheta” (25′) racconta l’incredibile vicenda di Rolando Fazzari, l’unico imprenditore ligure che si sia ribellato alla ‘ndrangheta, in particolare alla cosca Gullace-Raso-Albanese, nota alle cronache sia per la ferocia mostrata nelle faide calabresi sia per le infiltrazioni nei cantieri del Terzo Valico.
Da adolescente, quando il padre Francesco Fazzari gli mise una pistola in mano chiedendogli di commettere un omicidio per vendetta, in Calabria, Rolando rifiutò: da lì iniziò la sua ribellione alla logica delle cosche, che lo ha portato 50 anni dopo a essere un imprenditore onesto e stimato, che ora rischia il fallimento.
Per la scelta di opporsi alla ‘ndrangheta Rolando Fazzari ha pagato, nel corso degli anni, un prezzo altissimo. Nel 2012 suo figlio Gabriele, di 18 anni, è stato ucciso da una frana caduta da una parete di roccia che non era mai stata messa in sicurezza dalla famiglia del “vicerè” del Ponente: Carmelo Gullace (con gravissimi precedenti ed ora imputato per 416 BIS, agli arresti domiciliari per ragioni di salute).
Le istituzioni (Comune e Regione) non solo non fecero nulla per imporre ai gestori la messa in sicurezza del vecchio fronte di cava, ma proibirono a Fazzari di farlo a proprie spese.
Messaggi in codice – un capriolo decapitato, una croce, eccetera – dispetti e danneggiamenti di vario genere hanno scandito la storia della “Ligurblock” sino a due mesi fa quando l’azienda ha subito ad opera di “mani ignote“, la devastazione dell’impianto elettrico.
Dopo questo calvario pluriennale, la “Ligurblock” di Rolando Fazzari oggi è costretta al fallimento, non per inettitudine dell’imprenditore, ma uccisa da una burocrazia stranamente inefficiente.
L’alluvione del novembre 2016 ha devastato l’unica strada che collega la LigurBlock alla provinciale, e ormai da nove mesi l’azienda non può più lavorare, cioè trasportare e consegnare ai clienti il materiale che produce da sempre.
Quando un’altra piena, anni fa, aveva distrutto la strada e Fazzari l’aveva ripristinata a sue spese, il Comune di Balestrino lo denunciò per abuso edilizio.
In un paese che solo pochi giorni orsono piangeva l’ultimo imprenditore che si è suicidato perché non riusciva più a pagare i dipendenti, l’unico imprenditore che, proprio in provincia di Savona, si è opposto alla malavita organizzata rischia di fallire perché nessuna istituzione ha sentito l’obbligo di supportarlo.
Girato tra il Ponente ligure e i cantieri del Terzo Valico il documentario mostra scenari da incubo: la vecchia villa oramai diroccata di Francesco Fazzari, circondata da quella “cava dei veleni” tristemente famosa nel Savonese, in cui furono interrate diverse migliaia di fusti di rifiuti tossici; la Ligur Block, una volta azienda florida e ora costretta all’inattività forzata, dove sta addirittura crescendo l’erba; la lapide, più volte sfregiata, di Gabriele Fazzari, morto diciottenne in cantiere.
Rolando Fazzari e sua moglie Marilena raccontano la loro terribile vicenda con la certezza di essere nel giusto, e per questo una petizione in sostegno di Rolando Fazzari, lanciata in primavera da un gruppo di intellettuali locali, ha ottenuto diciottomila firme in una decina di giorni.
Questo ha portato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a interessarsi al caso di Fazzari, e ha incontrato l’imprenditore il 5 giugno, a Genova.
Nonostante le parole di Toti, che ha sostenuto di voler aiutare l’imprenditore a riaprire, ad oggi nulla si è mosso, e la strada per la Ligur Block è ancora inagibile.
Quindi è stata lanciata un’ulteriore petizione, diretta stavolta al Presidente della Repubblica Mattarella, per salvare dal fallimento l’azienda di Fazzari.

INGRESSO LIBERO

Partecipate numerosi!

qui di seguito il link alla pagina facebook dell’evento
http://www.facebook.com/events/685259588347089

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