FEDERICA CRAVERO, REP. 31-03-2018 ::: ” L’AMORE E’ UN CUORE CHE SIGNIFICA AMARE TANTO:: LA MAESTRA BETTA SI SPOSA CON UN’ALTRA DONNA “–SCUOLA DELL’INFANZIA VIA GIULIO A TORINO::: LA STORIA DELLA MAESTRA BETTA CHE HA ASPETTATO FINO A 63 ANNI PER SPOSARSI…

 

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31/3/2018

CRONACA

Intervista

La maestra Betta

“Dopo quarant’anni posso dire ai bimbi che amo una donna”

FEDERICA CRAVERO,

 

TORINO

“Betta si sposerà con un’altra donna. L’amore è un cuore che significa amare tanto”. È uno dei pensieri che i bambini della scuola dell’infanzia di via Giulio, a Torino, hanno raccolto nel libricino da regalare alla maestra Betta il giorno dell’unione civile tra lei ed Elda, sua compagna di vita da molti anni. Il coronamento ideale di un percorso umano che è diventato un modello educativo.

«Oggi i bambini — racconta Betta, 63 anni — sanno con chi vivo, leggiamo libri sulle differenze… Ma non è sempre stato così».

Dopo 40 anni di lavoro con i bambini lei è vicina alla pensione. Per quanto tempo si è nascosta?

«Le colleghe lo hanno sempre saputo e le voci giungevano anche alle dirigenti, ma con loro mi sono dichiarata solo negli ultimi anni, quando anche l’amministrazione comunale è cambiata, fino a concedere i 15 giorni di congedo per il matrimonio».

E con i genitori dei bambini?

«Per anni è stato un segreto. Volevo solo essere professionalmente corretta, fare bene il mio lavoro e guadagnarmi la stima dei genitori».

Quando lo ha detto per la prima volta a una famiglia?

«Dieci anni fa. Lavoravo al nido e sono arrivate due donne che si sono presentate: “Siamo una famiglia Arcobaleno”. E a me è venuto spontaneo dire: “Anche io sono come voi”. Poco dopo, l’ho detto a un’altra mamma».

Come ha reagito?

«Non se lo aspettava. E non si aspettava una confidenza così grande. “Ah, ecco. Ah, bene”, ha detto. Poi la notizia è circolata».

Qualcuno ha mostrato perplessità?

«Pochi, ma qualcuno c’è stato.

Alcuni genitori non gradivano che parlassimo di certi temi, dell’omosessualità come della morte. Invece sono cose della vita, bisogna parlarne ai bambini».

Adesso lo dice a tutti?

«No, come non parlerei con tutti di mio marito, se lo avessi. Solo la classe dell’anno scorso, quando mi sono sposata, è stata tutta coinvolta, e i genitori sono venuti con i figli alla cerimonia».

Se lo aspettava?

«Sapevo che qualcuno avrebbe partecipato, ma altri non li aspettavo proprio, per esempio i figli di stranieri originari di Paesi dove l’omosessualità è bandita. I bambini hanno fatto commenti buffi. Mi chiedevano perché non avessi lo strascico e si sono addirittura lamentati della cerimonia troppo corta.

Comunque, nel nostro istituto, il tema delle unioni omosessuali si è ripropostoaltre volte negli ultimi anni, perché sono passate alcune famiglie Arcobaleno».

Alcune in una sola scuola?

Dev’essere un po’ più di quanto accade in media. Hanno iscritto i loro figli perché c’era lei?

«Questo lo escludo. Però è vero che qui hanno trovato un ambiente molto accogliente. Che poi è la cosa più importante: la certezza di essere accettati. Più di me, altre maestre si sono mostrate interessate a confrontarsi con una realtà che non conoscevano: è la società che costringe la scuola a evolversi. E questo vale per l’omosessualità, ma anche per le separazioni».

In questi giorni si è parlato dell’asilo no gender che l’Università di Torino intende aprire. Voi fate qualcosa di analogo?

«Non dividiamo mai i bambini in gruppi di maschi e femmine, leggiamo libri con storie di diversità fin dal nido. Non abbiamo giochi come bambole o ruspe, ma non neghiamo che ci siano differenze di genere. Proprio l’altra mattina, i bambini si chiedevano se è vero che i maschi siano più forti.

Così abbiamo fatto una prova: al tiro alla fune hanno vinto le femmine, che erano più numerose.

E tutti hanno capito che forza è anche coalizione».

Siete un’eccezione o nella scuola è la regola?

«Non so cosa facciano gli altri e non voglio giudicare. Noi lavoriamo così e abbiamo riscontri molto positivi nell’educazione dei bambini e nell’apprezzamento dei genitori».

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1 risposta a FEDERICA CRAVERO, REP. 31-03-2018 ::: ” L’AMORE E’ UN CUORE CHE SIGNIFICA AMARE TANTO:: LA MAESTRA BETTA SI SPOSA CON UN’ALTRA DONNA “–SCUOLA DELL’INFANZIA VIA GIULIO A TORINO::: LA STORIA DELLA MAESTRA BETTA CHE HA ASPETTATO FINO A 63 ANNI PER SPOSARSI…

  1. Donatella scrive:

    Beata quella scuola, dove nessuno, ma proprio nessuno, è straniero.

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