INVECE CONCITA, REP. 31-03-2018—pg. 29— GRAZIE A GLORIA CHE SCRIVE DAL TRENO::: LA SCOMPARSA DEL SILENZIO, ” NOI NON ALZIAMO MAI GLI OCCHI “

 

 

 

 

Risultati immagini per FOTO TRENO SCOMPARTIMENTO PIENO TUTTI CHE PARLANO AL TELEFONO

 

Invece Concita,  La scomparsa del silenzio (e del rispetto)

Concita De Gregorio

 

Grazie a Maria Gloria, che scrive dal treno

Ricevo una mail che nell’oggetto dice: “ Lettera profondamente banale”. La scrive una giovane donna che quasi si scusa dell’argomento, i problemi sono altri — dice — e nelle nostre conversazioni successive mi spiega di averla scritta di getto, in treno, “ uno sfogo dovuto alla frustrazione momentanea”. Sono d’accordo: i problemi sono altri. Ma credo che la scomparsa del silenzio sia all’origine di alcuni deficit di attenzione, e di comprensione della realtà. La scomparsa del silenzio, e del rispetto. Non è così banale, alla fine, questa sua lettera, Gloria.

“ Esasperata, forse sono portata a sovrastimare questo piccolo cambiamento culturale come simbolo di un più grande movimento regressivo. Mi spiego. Ormai in treno si parla tranquillamente: al telefono, coi vicini, addirittura se il nostro amico è seduto davanti a noi “basta allungare un po’ il busto, alzare un po’ la voce”. Io viaggio per almeno una settimana al mese, per lavoro ovviamente, spesso sul treno delle 5: 45 da Termini per Milano. Chiaramente ci siamo svegliati tutti almeno alle 4: 30 per prenderlo. Abbiamo mediamente una giornata di lavoro davanti. Sembrerebbero le migliori condizioni per invogliare tutti a sfruttare i movimenti cullanti del treno per allungare di un’oretta il riposo. E invece. Sono mesi che faccio questa vita e non sono mai, mai riuscita a dormire.

Ho sempre trovato viaggiatori, tipicamente in coppia o gruppo (i sedili a quattro sono micidiali, prenotati con assoluta premeditazione) impegnati per tutta la durata del viaggio a parlare a voce alta ininterrottamente. Ne ho alcuni tutto attorno adesso. Sto imparando tutto sulla reazione catabolica (la figlia sta ripetendo ad alta voce l’esame alla mamma. Siamo a Firenze, ha iniziato a Roma e non accenna a smettere), i vicini accanto stanno ricostruendo dettagliatamente le malefatte dell’azienda XYZ e soprattutto del loro diretto manager a loro dire abietto e meschino. Nell’ultimo viaggio mi ricordo di aver imparato tutto sui meeting formativi degli area manager di forza vendita di ZXY. Inutile dire delle telefonate continue, con annessi aumenti di volume causa gallerie.

Ammettiamolo con noi stessi. In treno si può parlare. È inutile scagliarsi con “la gente” che lo fa. La gente non esiste. La gente sei tu che leggi. E che preso dai tuoi importantissimi pensieri non guardi più, non guardiamo più intorno a noi (basterebbe alzare lo sguardo ma non lo facciamo mai…. e ovviamente non mi riferisco solo al viaggio in treno, non guardiamo mai gli altri, mai) perché se alzassimo lo sguardo vedremmo tanti intorno a noi che cercano di dormire e questo ci farebbe riflettere? Mi chiedo quante volte ho dato fastidio io agli altri. Non ho alzato lo sguardo, nemmeno io. Obiettivo di questa lettera è: creiamo un elenco delle cose che i nostri genitori non facevano ma che noi facciamo… ma senza ironia solo perché ‘ormai si fa, lo fanno tutti e anzi io credo che sia giusto’. Abbiate il coraggio di palesarvi, dite a voi stessi: io sul treno delle 5:45 del mattino parlo senza problemi tutto il tempo che voglio. Non me ne importa niente se disturbo. Ditelo. Mi sentirei meglio”.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a INVECE CONCITA, REP. 31-03-2018—pg. 29— GRAZIE A GLORIA CHE SCRIVE DAL TRENO::: LA SCOMPARSA DEL SILENZIO, ” NOI NON ALZIAMO MAI GLI OCCHI “

  1. Donatella scrive:

    Il silenzio negli ospedali: ho passato una notte, dalle nove di sera alle otto del mattino successivo, vicino ad una persona, mio fratello, che stava male e delirava. Ho potuto vivere di persona il frastuono notturno di un ospedale. Nel silenzio agghiacciante degli umani, parlano tutti i macchinari, con una voce meccanica e continua, che mette i brividi. I film dell’orrore dovrebbero girarli qui: un luogo dove gli umani sono ridotti al silenzio e finalmente il metodico parlare delle macchine ha il sopravvento. Tra le cinque e le sei del mattino si sente arrivare, come una marea che cresce inesorabilmente, un fragore spaventoso: è una gigantesca macchina delle pulizie che spazza i corridoi deserti. Su quella specie di trattore, un conduttore arzillo e pieno di fervore pulente dà il colpo di grazia alle menti confuse e sfinite dopo una notte di tregenda. I fantasmi robotici svaniscono, è il nuovo giorno degli umani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *