FRANCO FORTINI (FIRENZE, 1917- MILANO 1994),— POESIA ::: ” UNA SERA DI SETTEMBRE “

 

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Franco Fortini, nato Franco Lattes (Firenze1917 – Milano1994), è stato un poetacritico letterariosaggista e intellettuale italiano.  E’ annoverato da alcuni tra le personalità più interessanti del panorama culturale del Novecento.

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FRANCO FORTINI NELLE OFFICINE OLIVETTI

 

 

 

 

oradireli

Una sera di settembre

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Una sera di settembre

Era ancora chiusa la scuola l’8 settembre di quest’anno, giorno del 70° anniversario8 settembre.jpg

dell’armistizio. Alla radio il generale Badoglio annunciava: “Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”… Prof, ma ci fa storia anche lei? Quella che vi voglio far conoscere è una poesia di Franco Fortini che descrive proprio quella sera, un momento di illusoria felicità, di liberazione di speranze covate nel segreto dei cuori.

 

 

Una sera di settembre

quando le dure donne rauche di capelli strinati

si addolcivano pronte nei borghi calcinati

e ai fonti la sabbia lavava le gavette tintinnanti

ho visto sotto la luna di rame

sulla strada viola di Lodi due operai, tre ragazze ballare

tra le bave d’inchiostro dei fosfori sull’asfalto

una sera di settembre

quando fu un urlo unico la paura e la gioia

quando ogni donna parlò ai militari

dispersi tra i filari delle vigne

e sulle città non c’era che il vino agro

dei canti e tutto era possibile

intorno al fuoco della radio pallido

e chi domani sarebbe morto sugli stradali

beveva alle ghise magre delle stazioni

o nella paglia abbracciato al fucile dormiva

quando l’’estate inceneriva

da Ventimiglia a Salerno

e non c’era più nulla

ed eravamo liberi

di fuggire, di non sapere o piangere,

una sera di settembre.

 

 

(da ” Poesia ed errore “, Feltrinelli 1959)

 

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