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NANNI MORETTI INTRODUCE ” SANTIAGO, ITALIA ” AL TORINO FESTIVAL
DONATELLA D’IMPORZANO
Riprendiamo, su prorompente richiesta dei lettori, la seguitissima rubrica “Non c’entra niente”.
Abbiamo visto oggi pomeriggio il film di Nanni Moretti ” Santiago, Italia”, appena uscito nelle sale dopo l’anteprima a Torino Film Festival. Più che un film si tratta di un documentario, attraverso le interviste di chi visse l’11 settembre 1976 in Cile dopo il colpo di stato di Pinochet. L’immagine di apertura è con Moretti che guarda dall’interno di un muretto la città di Santiago più in basso. Lo sguardo del regista, andando all’indietro nel tempo, ci dà anche un’immagine dell’Italia di allora, così diversa da quella odierna. La tragedia della democrazia popolare cilena è raccontata mettendo in evidenza il ruolo salvifico che ebbe l’ambasciata italiana nei confronti dei cileni che vi si rifugiarono. Un atteggiamento di apertura ( nel senso letterale del termine) verso chi in quel momento rischiava la vita, senza neppure avere un’indicazione dai vertici governativi italiani. Ci sembrano anni luce quelli che distanziano quell’esperienza, dove si volevano salvare delle persone da parte di altre persone, dall’Italia di oggi, dove i naufraghi è meglio lasciarli in mare. Questa riflessione non è esplicitata nel film, ma il paragone viene istintivo. Il film- documentario è sobrio, anche se commovente e al tempo stesso “divertente” . Alcuni ex-rifugiati parlano della vita all’interno dell’ambasciata, un po’ caotica ma, sottolineano alcuni di loro, organizzata con turni di lavoro e di riposo per riuscire a gestirsi. Un comunista cileno fu anche espulso dal partito perché si rifiutava di pelare le patate! Potrebbe essere un film nostalgico, ma non lo è: fa riflettere sulla storia, anche e soprattutto su quella del nostro Paese, attraverso l’accoglienza data ai profughi cileni. Quell’Italia eravamo anche noi: è giusto ricordarselo in tempi così tristi.
UNA BELLA FOTO DEL ” NOSTRO ” NANNI MORETTI
Quell’Italia eravamo anche noi: è giusto ricordarselo in tempi così tristi.
E brava Donatella, quanto hai ragione!
Leggevo poco fa di una rom, un po’ ladruncola, certo, picchiata selvaggiamente, sulla metropolitana a Roma, da un uomo grande il doppio di lei, che l’ha colta sul fatto. la rom ( come sempre capita, ma che importa?) aveva con se la figlia piccolina che piangeva, i vigilates la tenevano e quell’uomo insisteva a picchiarla e nessuno, nessuno che protestava se non una giornalista di radio new (che ha poi raccontato l’episodio). Ma forse la parte peggiore è stata dopo, quando i vigilantes hanno portato via la rom e la figlia, e gli altri passeggeri tutti, hanno insultato e minacciato la giornalista con frasi turpi e irripetibili, perchè aveva difeso la ragazza rom.
Questo è il nostro mondo. E allora è giusto ricordarcelo che:
“Quell’Italia eravamo anche noi: è giusto ricordarselo in tempi così tristi.”