MASSIMO LANZARO, PSYCHUTRYONLINE, 6 GENNAIO 2019 ::: ELEMENTI DI PREVENZIONE DELLA PSICOSI IN UN FILN DI CLAUDE CHABROL, ” L’ENFER ” DEL 1994

 

 

 

PSYCHIATRYONLINE.IT–6 GENNAIO 2019

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Traiettorie, non destinazioni
Terzo millennio: appunti di cinema, psichiatria e mass-media
di Massimo Lanzaro

 

Elementi di prevenzione delle psicosi esemplificati in un lavoro di Chabrol

 

6 gennaio, 2019 – 10:19

di Massimo Lanzaro

Il mondo del cinema sembra essere affascinato dalla psichiatria così come molti psichiatri lo sono dai film. Le questioni psichiatriche sono stati temi ricorrenti nei film fin dal 1904 e molti autori hanno esplorato i misteri del cinema con metodologie di tipo psicoanalitico, ad esempio.

È possibile una esplorazione dei fenomeni psichici come vengono attualmente concettualizzati dai manuali professionali più accreditati (approccio nosografico-descrittivo, come ad esempio usando le categorie diagnostiche del recente DSM-5), paragonandoli al modo in cui vengono descritti nella relativa narrativa cinematografica. Nei DSM i disturbi mentali vengono da sempre definiti in base alla prevalenza di determinati fenomeni, comportamenti ed emozioni osservabili e descrivibili, senza paradigmi di spiegazione.

Critica della visione didattica ingenua

Il fatto che uno psichiatra o uno psicopatologo possano rintracciare in un film degli elementi pertinenti alla propria materia sarebbe un dato occasionale, che talora travalica persino le intenzioni dell’autore, ma che trae origine dalla capacità del cinema di far rivivere, jaspersianamente, ciò che un dato personaggio vive e prova.

D’altro canto il DSM è un manuale che raccoglie attualmente più di 370 disturbi mentali, descrivendoli in base alla prevalenza di determinati sintomi (per lo più quelli osservabili nel comportamento dell’individuo, con riferimenti alla struttura dell’io e della personalità), senza paradigmi di spiegazione.

Se ammettiamo la visione ingenua, ammettiamo l’uso didattico che impiega il cinema come esemplificatore di situazioni e narrazioni tipiche, che si avvicina ma non ripecchia mai un singolo caso nella sua interezza.
In questo senso può essere sufficiente identificare singoli sintomi, collezionarli e collegarli ai criteri diagnostici dei sistemi classificativi per individuare più o meno approssimativamente un disturbo in un film. Pertanto non sarà peregrino discutere anche di cosa sarebbe accaduto alla narrazione se rispetto al quel disturbo si fosse intervenuti precocemente, ovvero prima che nella pellicola le conseguenze nefaste si manifestino in maniera conclamata.

 

L’inferno (L’enfer) è un film del 1994 diretto da Claude Chabrol.

 

Lontano dal lirismo di un Bergman o dalle nevrosi intellettuali di un Allen, Chabrol segue la storia con l’occhio di uno scienziato, attenendosi al fatto reale e al dato psicologico. Ed è forse il motivo per cui a mio avviso è un autentico capolavoro ed è potenzialmente utile in senso didattico.
La narrazione descrive il percorso di un giovane uomo, Paul, proprietario di un albergo in riva ad un lago sui Pirenei, acquistato a costo di grossi sacrifici economici. Raggiunto lo scopo della sua vita, Paul si mette alla ricerca di una donna e conquista la “bella del paese”: l’esuberante e procace Nelly, che ben presto lo rende padre di un bel bambino.
L’albergo è accogliente e ben frequentato e costringe Paul a sottoporsi ad un lavoro di gestione continuo e stressante, a cui si aggiungono le frequenti bevute in compagnia degli ospiti, che lo rendono nervoso e insonne, tanto che si ritrova costretto a far (ab)uso di ipnoinducenti. Nelly, sua moglie, cerca di rendersi utile, aiutandolo nel lavoro e intrattenendo affabilmente gli ospiti. Ma tutto ciò non è visto di buon occhio dal marito. La donna cerca più volte di sdrammatizzare la situazione, ride della gelosia del marito, crede si tratti di un eccesso di amore, pensa si tratti di normalità. Purtroppo si intuisce che date le circostanze e gli sviluppi quella forse non era “la cosa giusta da fare”.
In psichiatria, il disturbo delirante è una forma di delirio cronico basato su un sistema di credenze illusorie che il paziente prende per vere e che ne alterano la percezione della realtà. Queste credenze sono in genere di tipo verosimile, come la convinzione di essere traditi dal proprio partner. Escludendo l’incapacità di valutare oggettivamente il sistema di credenze illusorie che danno origine al delirio, il paziente mantiene le proprie facoltà razionali e in genere le sue capacità di relazione sociale non sono inizialmente compromesse.

Alcune forme di disturbo delirante venivano tradizionalmente indicate come casi di paranoia, termine che oggi è in disuso nella comunità scientifica internazionale. Come nel film la nascita del disturbo può non avere sintomi rilevanti dal punto di vista delle capacità dell’individuo di vivere una vita sociale relativamente normale, ma la sua degenerazione può insidiosamente modificare questa situazione. Inciso: purtroppo, senza alcun intervento adeguato, senza una identificazione precoce da parte di un professionista a volte questi uomini possono isolarsi progressivamente, diventare violenti e “cattivi”. In chiave preventiva e didattica è lecito chiedersi: come sarebbe cambiato il destino dei due se lo psichiatra, interpellato tardivamente, fosse intervenuto in una diversa fase della narrazione?

Di seguito alcuni passaggi chiave ed una ipotesi diagnostica:

Fase pre-psicotica
Min.11.25 “lui ingigantisce tutto senza ragione”
Min.15.00 rabbia per la recente inattesa concorrenza dell’albergo limitrofo
Min.17.00 le diapositive al buio? Sospettoso, incrementa la quantità di alcool e sonniferi (automedicazione)

Esordio
Min.18.00 allucinazioni uditive (una voce che insinua sospetti)
Min.20.00 domande di controllo “dove sei stata”
Min.22.22 “non è possibile,, sei geloso.. mi piace.. vuol dire che ci tieni a me” (ci scherza, minimizza) – lui fuma tre sigarette di seguito e fruga nelle sue cose
Min.24.00 discorso sul costo della borsa

Psicosi conclamata

Min.27.00 allucinazioni uditive “alibi” mentre la segue/pedina
Min.31.00 “dovrei avere motivo di seguirti?” “Non ma se tu continui potrei dartene”
Min.32.00 tentativo di conciliazione da parte di lei “non ne parliamo più” subito dopo lui si accorge che lei ha mentito sul costo della borsa, lei dice di una vincita ai cavalli
Min.36.00 la vede in motoscafo con – sta continuando a seguirla trascurando tutto il resto – si accascia al suolo sotto al sole, allucinazioni uditive ingravescenti
Min.37.00 Torna a casa la sera tardi sfatto, con i vestiti sporchi- lei è preoccupata, domanda, lui non risponde
Min.39.50 Vi ho visti.. Martinau e te sulla spiaggia… (rabbia) vi ho visti.. quando siete scesi sull’isola era per giocare a carte? Ci siamo fermati per riposare un po’, niente altro Senza di te non sono nulla… tu non mi ami più… lasciami stare.. Se non ti amassi non sarei qui (si abbracciano, fanno l’amore e si addormentano)

Segue periodo di “miglioramento” (apparente remissione), lui le regala un costoso anello d’oro..
Lascio la visione del seguito e dell’intervento psichiatrico (tardivo, a mio modesto avviso) con l’epilogo alla curiosità del lettore, insieme ad alcune domande: cosa sarebbe accaduto se un medico fosse intervenuto nella fase pre-psicotica o all’esordio? Come un intervento specialisto avrebbe cambiato il corso degli eventi?
Credo possa essere un buon punto di partenza per sottolineare l’importanza cruciale di una diagnosi e di un intervento tempestivo e per una successiva discussione didattica.

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3 risposte a MASSIMO LANZARO, PSYCHUTRYONLINE, 6 GENNAIO 2019 ::: ELEMENTI DI PREVENZIONE DELLA PSICOSI IN UN FILN DI CLAUDE CHABROL, ” L’ENFER ” DEL 1994

  1. Massimo Lanzaro scrive:

    Lieto che abbiate ripreso questo mio scritto, evidenziando parti che forse io stesso avrei sottolineato.
    Complimenti per il blog e per il vostro progetto.
    Se lo reputate opportuno sentitevi liberi di contattarmi.
    Massimo Lanzaro

  2. Massimo Lanzaro scrive:

    Gentile Chiara,
    In Italia non esiste più praticamente un servizio sanitario nazionale, ma tanti servizi regionali. Capita così che il progetto Arte Irregolare trovi terreno fertile (e risorse dedicate) a Bologna (a Modena) e forse non altrove. Nella ASL dove lavoro esistono laboratori di fotografia che producono opere straordinarie ma purtroppo siamo ancora lontani dal produrre la collezione di un museo d’Arte Irregolare a pieno titolo. Sensibilizzare la cittadinanza ai temi della differenza e connettersi con altri soggetti che si occupano di Arte Irregolare sono temi molto importanti, che richiedono uno sforzo di coordinazione. Rifletterò ulteriormente su questi validissimi spunti. Grazie.

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