DANILO ZOLO, SULLA PAURA. FRAGILITA’, AGGRESSIVITA’, POTERE, FELTRINELLI 2011 +++ UNA RECENSIONE DAL BLOG DI GIUSEPPE SCIARA, IL RICCIO E LA VOLPE ++ ARTICOLI PRECEDENTI

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Danilo Zolo (Fiume1936 – Firenze15 agosto 2018) è stato un giurista e filosofo del diritto italiano.

 

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FIUME – CROAZIA

 

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DI DANILO ZOLO ABBIAMO PARLATO NEI SEGUENTI ARTICOLI::

 

1.

SINISTRA IN RETE, 3 DICEMBRE 2011 :: GUERRA E PAURA:: INTERVISTA A DANILO ZOLO —ne parliamo in un articolo sotto…

 

2.

EMIDIO DIODATO, Danilo Zolo, un intellettuale «dalla parte del torto» –IL MANIFESTO DEL 18 AGOSTO 2018 — qualcosa su Danilo Zolo ( wiki) ++ alcuni libri…

 

 

 

 

 

Sulla paura. Fragilità, aggressività, potere

Danilo Zolo

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Editore:Feltrinelli
Anno edizione: 2011
In commercio dal: 7 giugno 2011
Pagine: 128 p.
15 EURO PREZZO PIENO

“Ho scritto questo libro perché mi sentivo come un granello di sabbia in balia del vento. Alla mia età, avevo paura di non resistere. Ma prima di cedere volevo capire perché spesso nella mia vita avevo avuto paura. E volevo capire le ragioni non solo della mia paura, ma anche della paura degli altri. E desideravo infine comprendere perché così spesso la paura mi rendeva aggressivo e perché l’aggressività mia e la prepotenza degli altri erano strettamente intrecciate. Mi domandavo, in sostanza, qual era il rapporto fra la paura, l’aggressività e la violenza scatenata dai miei simili nel corso dei millenni.” Un libro scritto da Danilo Zolo per capire dove e quando nasce la paura, se la lotta per l’esistenza comporta sempre e comunque scontro e conflittualità, qual è il posto occupato dalla politica nella gestione della paura e dell’insicurezza degli uomini, e infine il ruolo della paura nel mondo globalizzato, con le sue guerre e la diffusione in ogni angolo della terra di una crescente precarietà e della sopraffazione dei ricchi e potenti sui poveri e deboli. Ma lo sguardo di Zolo non è di rassegnazione, di resa, bensì di “pessimismo attivo”: ci insegna che fino all’ultimo non bisogna rinunciare a lottare contro l’universo sconfinato della follia umana.

 

 

IL RICCIO E LA VOLPE

il blog di Giuseppe Sciara

17 AGOSTO 2018

Un pensiero su Danilo Zolo e la sua riflessione sulla paura

Un pensiero su Danilo Zolo e la sua riflessione sulla paura

Zolo, Qualche ora fa è mancato Danilo Zolo, grande giurista e filosofo del diritto, la cui riflessione ha dato un contributo importante anche alla filosofia politica. Nei miei studi l’ho incontrato soprattutto per il suo bel volume Sulla paura. Fragilità, aggressività, potere(Feltrinelli, 2011), un lavoro che nasceva, come lui stesso scrive nell’introduzione, per “capire perché spesso nella mia vita avevo avuto paura e mi ero chiesto che cosa fosse e da dove venisse la mia paura”; per “capire le ragioni non solo della mia paura, ma anche della paura degli altri” e per “comprendere perché così spesso la paura mi rendeva aggressivo e perché l’aggressività mia e la prepotenza degli altri erano strettamente intrecciate“.
È a mio parere un libro di riferimento sul tema non solo perché riprende la riflessione di autori come Machiavelli e Hobbes appartenenti a suo avviso alla categoria del “realismo politico (in cui lo stesso Zolo si riconosceva), ma soprattutto perché indaga il rapporto tra paura, politica e diritto mettendolo in relazione con gli effetti della globalizzazione (cap. 4) . L’autore parla, ad esempio, del funzionamento della cosiddetta “macchina della paura“, cioè di quel meccanismo di diffusione della paura, “utilizzata dalle élites politiche come la fonte principale del consenso elettorale”.
Per ricordarlo riporto un paio di passi, che riletti alla luce degli eventi degli ultimi mesi” appaiono di un’attualità stupefacente:


La paura dei più è uno strumento essenziale per garantire il potere di pochi. L’ordine pubblico si afferma in uno stretto, inscindibile rapporto fra la paura e la politica, dove per paura si deve intendere il profondo senso di insicurezza delle persone e per politica la manipolazione e il controllo autoritario dei cittadini da parte di chi detiene il potere.
.


Ma il fenomeno migratorio è una sfida in tema di paura e di sicurezza anche perché l’antagonismo dei cittadini nei confronti dei “migranti” – questo è un punto centrale –, anziché essere contenuto e combattuto viene stimolato dalle autorità pubbliche. Servendosi di una serie di norme persecutorie, chi detiene il potere si accanisce nei confronti degli immigrati e anche questa forma di persecuzione è concepita per iniettare veleno razzista nella sensibilità popolare. Ne consegue un ulteriore logoramento del tessuto civile poiché anche la discriminazione legislativa nei confronti degli “estranei” tende a fomentare fanatismi, xenofobie, secessionismi, odi e rancori.
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[D. Zolo, Sulla paura. Fragilità, aggressività, potere, Milano, Feltrinelli, 2011, p. 74, 78-79].

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1 risposta a DANILO ZOLO, SULLA PAURA. FRAGILITA’, AGGRESSIVITA’, POTERE, FELTRINELLI 2011 +++ UNA RECENSIONE DAL BLOG DI GIUSEPPE SCIARA, IL RICCIO E LA VOLPE ++ ARTICOLI PRECEDENTI

  1. Donatella scrive:

    Mai argomento è stato più attuale: è come se una cappa invisibile fosse messa sulle nostre teste, al fine di non farcele usare.
    Su “Il Fatto” di oggi, venerdì 28 giugno 2019, a pag.13, c’è un articolo di Francesco Sylos Labini, intitolato “Altro che migranti: italiani in fuga”. Vi si afferma che un problema molto più grave di quello che ci viene sbandierato ogni giorno circa i migranti è quello degli italiani che emigrano,”un’emorragia di competenze e di opportunità per il Paese…l’Italia oggi è all’ultimo posto dei Paesi OCSE per percentuale di laureati nella fascia d’età 25-34 anni… dal 2007 i posti di dottorato banditi si sono ridotti del 43,4%. E malgrado questa situazione disastrosa e preoccupante, pochissimi riescono a trovare un lavoro che sia adatto al grado d’istruzione acquisito e di qui fenomeni come l’emigrazione di massa e la competizione per lavori precari di basso livello. Questo è il nodo che una forza politica di sinistra dovrebbe imporre come priorità, segnando una forte discontinuità con le politiche fin qui focalizzate sull’abbassamento del costo del lavoro e dei diritti, invece che sulla competizione basata sulla specializzazione tecnologica. Politiche che hanno alimentato il mito delle piccole e medie imprese o di effimere start-up, come motore dell’innovazione, invece che difendere il ruolo di uno Stato imprenditore che sia creatore di duraturi nuovi settori tecnologici e mercati… Avere poca formazione e ancor meno diritti rende le persone più fragili e più facilmente manipolabili attraverso un’informazione e una politica che giocano sull’emozione”.

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