ARTE.IT — SABATO 24 AGOSTO 2019
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ARCHIVIO RICORDI
Leopoldo Metlicovitz con la moglie Elvira e il primogenito Roberto, in una fotografia degli Eredi Meticlovitz
Autoritratto (1930 circa)
olio su tela, 87 x 67 cm – siglato in basso a destra: LM
Civico Museo Revoltella (inv. 5102)
Leopoldo Metlicovitz (Trieste, 1868 – Ponte Lambro, 1944) è stato un pittore, illustratore, scenografo teatrale e pubblicitario italiano.
È considerato uno dei precursori del futurismo e, assieme a Leonetto Cappiello, Adolf Hohenstein, Giovanni Maria Mataloni e Marcello Dudovich, uno dei padri del moderno cartellonismo italiano.
Scorcio della Sala Dudovich, al Museo di Treviso, con pubblicità dei Mele di Napoli
METLICOVITZ. L’ARTE DEL DESIDERIO
Leopoldo Metlicovitz, Parfum Liane Fleurie, 1908-1910, Cromolitorafia su carta, 79.6 x 110.1 cm | Courtesy of Museo Nazionale, Collezione Salce, Treviso
Trieste – Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento Trieste era un crocevia di popoli, commerci e destini: nel grande porto dell’Impero austroungarico si parlava italiano, slavo e tedesco, e la cultura del Bel Paese incontrava i fermenti mitteleuropei. Mentre banche e compagnie commerciali accumulavano fortune, l’arte e la letteratura si caricavano si sfumature sconosciute altrove. È in questo clima che, 150 anni fa, nasceva Leopoldo Metlicovitz, pittore, illustratore, scenografo e pioniere della pubblicità.
TREVISO | MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE | DAL 16 MAGGIO AL 13 OTTOBRE 2019
I manifesti di un pioniere della pubblicità raccontano di un’epoca perduta all’origine dell’immaginario dell’oggi.
Leopoldo Metlicovitz, Mele Mode Novità, 1905 | Courtesy of Museo Nazionale, Collezione Salce, Treviso
La mostra Metlicovitz. L’arte del desiderio. Manifesti di un pioniere della pubblicità al Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso riporta nella loro sede abituale i 68 manifesti di Leopoldo Metlicovitz, prestati al Civico Museo Revoltella e a Palazzo Gopcevich di Trieste in occasione dell’apertura della prima grande retrospettiva monografica dedicata all’artista cosmopolita dalla sua città natale nel 150° anniversario dalla nascita al Museo Revoltella e al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”.
1915
Riprendendone naturalmente tutti i capolavori fondamentali, ma scegliendo di indagare Metlicovitz sotto nuovi punti di vista. Soffermandosi appunto sul suo rapporto con la Ricordi, ma esplorando anche aspetti diversi e poco noti della sua amplissima produzione grafica, dai calendari alle piccole locandine. “Creazioni” che nella loro specificità mostrano il “marchio Metlicovitz”, inconfondibile e potente.
Film poster for Cabiria, by Leopoldo Metlicovitz, 1914, 20th Century, print, cm 200 x 140 . private collection. Poster woman arms hands fire red black swords Cabiria Gabriele DAnnunzio.
Un ulteriore approfondimento è riservato al tema del paesaggio, per nulla scontato in un artista che era maestro della figura e della teatralizzazione e di cui, invece, si mostra attentissimo lettore.
Zara, Abbazia e il treno per un breve viaggio piemontese
…per “Uomo – Signora”, e per un po’ di allegria in finale.
Sono manifesti turistici o dedicati a prodotti per l’agricoltura, che mettono in piena evidenza il paesaggio, così come i manifesti che promuovono l’uso dell’automobile per i quali l’ambiente funge da sfondo.
Mostra del ciclo, 1905
Di Leopoldo Metlicovitz saranno in mostra molti dei suoi manifesti più rappresentativi, dedicati a prodotti commerciali e industriali, ma anche a grandi eventi come l’Esposizione Internazionale di Milano del 1906, a famose opere liriche, da Madama Butterfly a Turandot,
locandine di film muti che hanno fatto epoca – primo fra tutti Cabiria, precursore del kolossal, al Manifesto per l’Esposizione universale del 1906.
Nella ricca “Linea del Tempo” che accompagna la mostra, si ricorda che Metlicovitz, dopo un apprendistato tra Trieste ed Udine, nel 1888 approdò a Milano.
LOCANDINA
LOCANDINA
E lì fu proprio grazie all’intuito di Giulio Ricordi che Metlicovitz poté esplicare tutte le proprie potenzialità espressive, non solo come grande esperto dell’arte cromolitografica,
Pirlimpinpin, 1907
ma pure come disegnatore e inventore di quegli “avvisi figurati” (così chiamati allora) che segnarono anche in Italia la nascita dell’arte del cartellonismo in sintonia con quanto il “modernismo” internazionale andava proponendo nelle arti applicate sotto i vari nomi di Jugendstil, Modern Style, Art Nouveau, Liberty.
Fleurs de mousse, 1898
“L’esigenza – sottolinea il Direttore del Polo Museale del Veneto Daniele Ferrara – di attrarre l’attenzione del pubblico su questo o su quel prodotto ha sollecitato gli artisti impegnati nella grafica pubblicitaria a progettare immagini che, tramite l’eleganza del disegno, l’impatto del colore, l’espressione dei sentimenti, la forza iconografica, risultassero penetranti e persuasive nell’immaginario collettivo.
LA TOSCA DI GIACOMO PUCCINI
Le venature più intime e individuali di un artista vengono a scoprirsi nel confronto a viso aperto con lo spettatore ed è questo uno degli elementi più interessanti dell’arte della pubblicità. Metlicovitz fu un maestro in questo ambito della produzione artistica.
A distanza di oltre un secolo alcune sue opere costituiscono ancora delle vere e proprie “icone”: penso ai manifesti per la Turandot e per Madama Butterfly realizzati per le Officine d’Arti Grafiche Ricordi, la storica casa editrice musicale con cui Metlicovitz lavorò.
Il “riuso” di quelle immagini, anche al solo scopo di ornamento – di una stanza, di una scatola, di un segnalibro – testimonia la loro incisività, in altra epoca e in altro modo. Così leggiadre e al tempo stesso così dense di significato e capaci sempre di commuovere”.
Leopoldo Metlicovitz, Madama Butterfly, 1904, Cromolitografia su carta, 110 x 151.4 cm | Courtesy of Museo Nazionale, Collezione Salce, Treviso
L’esposizione chiude un cerchio ideale tracciato tra Trieste, Milano e Treviso dalle vicende e dall’opera di uno dei maestri assoluti del cartellonismo italiano, attraverso quegli stessi “avvisi figurati” che lo resero celebre nel suo tempo e indimenticabile nell’imaginario visivo collettivo dei tempi a venire.
Leopoldo Metlicovitz, Sogno d’un valzer, 1910, Cromolitorafia su carta, 99 x 199 cm | Courtesy of Museo Nazionale, Collezione Salce, Treviso
Da 5 a 10 lire. Questo è quanto Giovanni Ricordi proponeva al ragionier Nando Salce, suo attento collezionista, nel febbraio 1904, per cedergli le ultime novità create da Leopoldo Metlicovitz.
E nonostante un prezzo non così trascurabile, al termine di una trattativa epistolare, Salce aderiva alle richieste dell’editore milanese, proprio perché sapeva apprezzare l’opera dell’incisore triestino, ben valutando la capacità di fascinazione e la forza grafica delle sue creazioni per Casa Ricordi. Il collezionista trevigiano era perfettamente consapevole di essere di fronte ad uno dei maestri assoluti del cartellonismo italiano.
Ed è proprio da queste lettere manoscritte e da altri preziosi documenti sino ad oggi mai esposti che prende idealmente avvio la retrospettiva che il Museo Nazionale Collezione Salce dedica, dal 16 maggio a 13 ottobre, a Leopoldo Metlicovitz.
Dagli esordi triestini da pittore di paesaggi all’apprendistato come litografo sulle orme paterne in uno stabilimento grafico di Udine,
Leopoldo Metlicovitz, Turandot, 1926 | Courtesy of Museo Nazionale, Collezione Salce, Treviso
dal felice incontro con Giulio Ricordi e dai decenni nelle Officine Grafiche Ricordi di Milano, durante i quali Metlicovitz trasferì nella sua opera un distillato di portata epocale di tutte le sfumature del Modernismo Internazionale –
Leopoldo Metlicovitz, La Sera, 1898, Cromolitorafia su carta, 94 x 54.3 cm | Courtesy of Museo Nazionale, Collezione Salce, Treviso
dall’Art Nouveau allo Jugendstil, dal Modern Style al Liberty –
Leopoldo Metlicovitz, Il ragno azzurro, 1916, Cromolitorafia su carta, 145 x 206 cm | Courtesy of Museo Nazionale, Collezione Salce, Treviso
alla raccolta di Nando Salce, lungimirante collezionista grazie al quale il lascito di Metlicovitz può ad oggi essere apprezzato nella sua completezza.
Le opere provengono per la gran parte dal Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso (68 manifesti), oltre che dalle collezioni civiche (Civico Museo Revoltella e Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”) e da raccolte private.
“La produzione cartellonistica di Metlicovitz, così come quella dell’amico Dudovich, fu – sottolinea Roberto Curci – particolarmente intensa negli anni precedenti la Grande Guerra, con la creazione di autentici capolavori rimasti a lungo nella memoria visiva degli italiani e a tutt’oggi largamente citati e riprodotti in ogni studio sull’evoluzione del messaggio pubblicitario del Novecento. A questo eccellente artista, caratterialmente schivo ed estraneo ad ogni mondanità, alle prove – affascinanti per verve ed eleganza stilistica – da lui devolute sia a realtà commerciali come i popolari Grandi Magazzini napoletani dei Fratelli Mele sia all’universo musicale e teatrale, spiritualmente a lui congeniale (conoscente di Verdi, fu amico soprattutto di Puccini), è dedicata questa mostra che si propone di rappresentare il “tutto Metlicovitz”, straordinario cartellonista, certo, ma anche eccellente pittore ed efficace grafico e illustratore”.
La mostra è corredata da un raffinato catalogo, a cura di Roberto Curci e Marta Mazza (Lineadacqua Edizioni).
Ferdinando Salce (detto Nando; Treviso, 22 marzo 1878 – Treviso, 1962) è stato un collezionista italiano. La sua collezione di manifesti pubblicitari, quasi 25.000 pezzi raccolti dal 1895 al 1962, è oggi di proprietà dello Stato, in deposito presso i Musei civici di Treviso ed esposta presso il Museo nazionale Collezione Salce.
Discendente di una agiata famiglia di commercianti di tessuti, Nando Salce nacque a Treviso il 22 marzo 1878. Si diplomò in ragioneria per volere del padre, che pensava a lui quale contabile per l’azienda. Con la maggiore età, nel 1898, fu regolarmente associato all’azienda di famiglia, ma la struttura del personale dipendente era così efficiente che egli non ebbe bisogno di lavorare (nella scheda anagrafica alla voce “professione” risulta “benestante”), dedicandosi assieme alla moglie Regina (Gina) Gregorj, figlia del titolare di una delle più importanti manifatture ceramiche d’Italia, (“benestante e possidente” all’anagrafe) alla passione del collezionismo.
La coppia si dedicò alla collezione di diversi oggetti (tappi di bottiglia, scatole di fiammiferi, menù speciali) ma la passione più importante fu sicuramente quella per le affiches.
La collezione di manifesti nacque nel dicembre 1895, con l’acquisto di “contrabbando” dall’attacchino comunale, al prezzo di una lira, del manifesto della Società Anonima Incandescenza a Gas brevetto Auer di Giovanni Maria Mataloni, poi definito dal critico Vittorio Pica come il primo cartellone italiano che, “per concezione, per fattura e per tiraggio“, sia degno di stare a confronto con i migliori esemplari europei. Il critico, autore di molti articoli sulla rivista Emporium, rimase in seguito per Salce un punto di riferimento importante.
questa bella storia continua nel link:::
https://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_Salce
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Bellissimi questi manifesti-quadri, che ci trasmettono la sensibilità di un’epoca.