MARCO OMIZZOLO ( notizie in fondo ) :: Braccianti indiani in sciopero contro AgriLatina — IL MANIFESTO DEL 25 AGOSTO 2020-

 

 

IL MANIFESTO DEL 25 AGOSTO 2020

https://ilmanifesto.it/braccianti-indiani-in-sciopero-contro-agrilatina/

 

Braccianti indiani in sciopero contro AgriLatina

 

Agricoltura. Condizioni di lavoro indecenti nell’Agro Pontino. Un lavoratore abbandonato ferito per strada dopo un grave incidente in una serra

Marco Omizzolo

EDIZIONE DEL  25.08.2020

PUBBLICATO24.8.2020, 23:55

 

Essere migranti e lavorare anche 12 ore al giorno nelle campagne italiane nella raccolta dell’ortofrutta significa essere sfruttati in modo indecente e subire spesso gravi incidenti sul lavoro. Emblema di questo sistema, ancora una volta, la provincia di Latina.

A farne le spese è Amrinder Singh, indiano di 32 anni che sabato 22 agosto lavorava nelle campagne pontine per AgriLatina, una delle aziende a produzione biodinamica e a chilometro zero più importanti d’Italia.

Amrinder era impiegato sin dalle prime luci dell’alba sopra una serra, a una altezza di circa quattro metri, sotto il sole agostano, insieme ad alcuni suoi connazionali. Spesso i lavoratori indiani vengono impiegati senza alcun genere di protezione in opere di manutenzione delle serre come il lavaggio dei teli. Cadere in questo modo è particolarmente facile e le lesioni che si riportano possono essere molto gravi.

«Amrinder è stato trattato come una scarpa vecchia. Noi lavoratori facciamo la ricchezza dei padroni e veniamo sfruttati e maltrattati ogni giorno», dichiara un lavoratore indiano che da anni combatte contro lo sfruttamento e il caporalato dei lavoratori immigrati dell’Agro Pontino.

Anche in questo caso, secondo la ricostruzione dei lavoratori, Amrinder sarebbe stato sprovvisto di qualunque sistema di sicurezza volto a garantirne l’incolumità. Probabilmente a causa del caldo e della fatica, perde l’equilibro e cade in terra, insieme a un suo connazionale. Il colpo è durissimo e gli procura la rottura di alcuni anelli della colonna vertebrale e varie contusioni.

Ha appena la forza per chiamare al telefono alcuni suoi connazionali, raccontare quanto accaduto e chiedere aiuto.

«È stato soccorso dai capi italiani che lo dovevano portare in ospedale e invece lo hanno abbandonato come un animale morto in un campo di patate a circa sette chilometri dal luogo dell’incidente. È giusto tutto questo?», dichiara il fratello in un italiano perfetto.

Tutti i suoi compagni di lavoro, infatti, aspettavano Amrinder davanti l’ospedale civile di Latina e invece lo ritrovano in un campo agricolo distante dal luogo dell’incidente e lì abbandonato in attesa dei soccorsi.

«I capi hanno cercato di nascondere l’incidente, lasciandolo agonizzante in terra» dichiara ancora il fratello. Appena arrivati i soccorsi, Amrinder è stato portato in codice rosso all’ospedale civile di Latina.

Intanto i lavoratori indiani, per protesta, hanno deciso di organizzarsi in presidio permanente. Sono forse definitivamente passati gli anni in cui subivano in silenzio la violenza imposta da un sistema criminale che si fonda sul loro sfruttamento e sulla complicità di tanti imprenditori, agenti della grande distribuzione, mafiosi, caporali e vari liberi professionisti. «Siamo pronti a scioperare. Dobbiamo lottare e denunciare tutte le volte che i padroni ci trattano come pecore. Abbiamo indetto una riunione per decidere insieme se organizzare uno sciopero in azienda» afferma un altro lavoratore indiano che in passato ha denunciato per sfruttamento e caporalato un’altra importante azienda agricola di Latina.

Ieri mattina circa 40 lavoratori indiani si sono riuniti in presidio dentro l’azienda AgriLatina per chiedere verità e giustizia per il loro compagno di lavoro. La protesta è continuata fuori i cancelli per circa due ore ed è stata registrata dai lavoratori mediante cellulare per diffondere la notizia il più possibile.

«Non è la prima volta che accade un episodio così grave in questa provincia. Come Cgil siamo in prima fila contro ogni forma di illegalità subita dai lavoratori indiani e per questo dobbiamo lavorare insieme ai braccianti indiani per garantire sicurezza, legalità e regolarità contrattuale a tutti i lavoratori, nessuno escluso» afferma Dario D’Arcangelis, responsabile legalità Cgil di Frosinone e Latina.

Harbhajan Ghuman, collaboratore del centro studi Tempi Moderni e da anni in lotta contro lo sfruttamento dei braccianti nell’Agro Pontino, ricorda il caso di un suo connazionale che a causa di un grave incidente sul lavoro in una azienda agricola, dopo aver sbattuto la testa ed essere finito in coma, è stato abbandonato dal padrone sul ciglio di una strada pubblica.

Lo stesso, ricorda Harbhajan, vale per i molti incidenti, spesso mortali, che accadono lungo le varie migliare pontine, la Flacca e la strada statale 148, a danno dei suoi connazionali mentre si dirigono o tornano dal lavoro.

E ogni volta il silenzio, il tentativo di nascondere tutto da parte di padroni e caporali, le speculazioni tentate da avvocati italiani e procacciatori d’affari indiani che cercano di appropriarsi del risarcimento danni che spetterebbe al lavoratore infortunato.

Ora lo sciopero contro questo sistema criminale.

 

 

 

QUALCOSA SULL’AUTORE DELL’ARTICOLO :: 

 

 

Marco Omizzolo, responsabile scientifico

Sono nato nel 1975 a Sezze, in provincia di Latina e da sempre vivo a Sabaudia, città incantevole incastonata tra le spiagge dorate del Parco nazionale del Circeo e la sua foresta planiziaria. Mi sono sempre interessato a ciò che mi accadeva intorno, cercando di comprenderne le ragioni e l’evoluzione. Dopo un passato da sportivo, decido di iscrivermi prima alla facoltà di giurisprudenza de La Sapienza, dove resto per tre anni conseguendo buoni risultati in termini di esami condotti, salvo poi decidere di dedicarmi alla sociologia e ai temi che essa tratta. Mi laureo quindi in sociologia con lode, con una tesi in metodologia delle scienze sociali e decido di proseguire per passione i miei studi fino a conseguire un dottorato di ricerca all’Università di Firenze con una tesi sulle migrazioni internazionali e uno studio di caso empirico sulla comunità sikh pontina che ho realizzato attraverso un’esperienza di osservazione partecipata. Mi sono infatti infiltrato nelle campagne pontine lavorando come bracciante tra i braccianti indiani, sotto caporale indiano e padrone italiano ed ho seguito per diversi mesi un trafficante di esseri umani indiano in Punjab (India), indagagando modalità e interessi a fondamento del sistema di tratta internazionale a scopo di sfruttamento lavorativo che caratterizza parte di questo flusso migratorio. Al mio curriculum aggiungo un master di II livello in Peacekeeping & Security Studies all’Università RomaTre e un diploma di Specializzazione in cooperazione allo sviluppo a Bruxelles.

Collaboro con varie riviste scientifiche che si occupano di studi migratori e con numerose testate giornalistiche (L’Espresso, Il Manifesto, Articolo21, Il Venerdì).

Sono autore di numerosi saggi scientifici pubblicati su riviste nazionali e internazionali a partire dalla collettanea Migranti e diritti del Centro Studi Tempi Moderni e La Quinta Mafia (RadiciFuture)- Ho inoltre collaborato a vari documentari sui temi delle migrazioni (VisitIndia e The Harvest). Ho recentemente pubblicato saggi sul tema del grave sfruttamento lavorativo nelle campagne italiane, sul caporalato e sulla tratta internazionale a scopo di sfruttamento lavorativo per Cambridge e Rooutledge India.

Collaboro inoltre come docente al Master “Immigrazione. Fenomeni migratori e trasformazioni sociali” dell’Università Cà Foscari di Venezia. al corso di alta formazione dell’università di Pisa e sono formatore Amnesty. Partecipo a numerosi seminari universitari riguardanti il tema delle migrazioni, della criminalità organizzata e dei profughi ambientali. Ho avuto l’onore di organizzare azioni di protesta dei braccianti indiani in provicnia di Latina contro caporalato e sfruttamento sino all’occupazione simbolica di aziende agricole che hanno condotto allo sciopero del 18 aprile del 2016 con circa 4000 braccianti indiani scesi in piazza della Libertà a Latina per chiedere migliori condizioni di lavoro e maggiori diritti. Con loro e la cooperativa In Migrazione abbiamo organizzato presidi di legalità innovativi come il Centro Bella farnia e presentato oltre 120 denunce contro caporali indiani, padroni italiani e trafficanti di esseri umani. Con la coop. In Migrazione ci siamo costituiti parte civile in alcuni processi nati da quelle denunce. Questa per me è la sociologia, ossia la capacità di comprendere in un processo continuo e aperto, processi assai complessi, evitando qualunque banalizzazione, e nel contempo immaginare e progettare percorsi di contrasto e riemersione contro ogni forma di violenza e sfruttamento. Su questa strada mi piace camminare e qui spero di continuare a vivere.

 

 

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1 risposta a MARCO OMIZZOLO ( notizie in fondo ) :: Braccianti indiani in sciopero contro AgriLatina — IL MANIFESTO DEL 25 AGOSTO 2020-

  1. Donatella scrive:

    Che bello che la scienza, in qualunque campo, possa aiutare gli uomini a liberarsi. Credo che la mossa decisiva sarebbe che i prodotti che compriamo al supermercato e nei negozi dovessero avere la certificazione che quel prodotto non è frutto di sfruttamento ( come adesso si deve indicare la provenienza). Forse sarebbe l’unico deterrente possibile.

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