ANDREA CAPOCCI, La politica di capodogli, pappagalli e scimpanzé – IL MANIFESTO DEL 6 AGOSTO 2022 + altro

 

IL MANIFESTO DEL 6 AGOSTO 2022
https://ilmanifesto.it/la-politica-di-capodogli-pappagalli-e-scimpanze

La politica di capodogli, pappagalli e scimpanzé

 

Un murale di Bansky (dettaglio)

 

SCAFFALE. «Animali non umani», di Carl Safina per Adelphi. Oltre il saggio di etologia, una lunga narrazione di casi e di esperienze dirette

Carl Safina

Animali non umani

Traduzione di Isabella C. Blum
Animalia, 9
2022, pp. 565, 5 ill.in b/n, 33 fotografie a colori
€ 30,00 -5% € 28,50

Andrea Capocci

 

Talisker è uno «statista di alto rango». Ha circa quarantacinque anni e chi lo conosce lo descrive come «un distinto gentiluomo attempato di notevole successo». È uno che ha saputo giocare bene le sue carte: è stato il maschio alfa, a suo tempo, e oggi riconosce il ruolo a Ben. Sopravvive, «con eleganza e dignità» in un «confortevole pensionamento», dove tutti lo rispettano e nessuno lo contestano, anche perché lui non contesta nessuno.

Niente a che vedere con Nick, anche lui maschio alfa, che però «spingeva il conflitto oltre il ragionevole». Cioè ignorava chi lo contestava e maltrattava chi gli riconosceva la superiorità, come un sovrano bizzoso. Ma chi lo ha visto crescere sa che da piccolo veniva sempre picchiato, e chi è bullizzato spesso diventa bullo a sua volta. Quando perse il suo status di vertice, a differenza di Talisker la sua posizione in gerarchia precipitò «a capofitto». Morì poco dopo.

LE VICENDE di Talisker e Nick ricordano quelle di tanti leader politici.

Ma loro sono due scimpanzé della foresta ugandese di Budongo, appartenenti alle due comunità vicine Waibira e Sonso.

Come si intuisce, crescere in una comunità di scimpanzé nei boschi dell’Uganda non è un pranzo di gala, soprattutto per una femmina. Tra queste scimmie antropomorfe, con cui condividiamo il 98% del Dna, vige una rigida gerarchia patriarcale, affermata con la violenza tra risse, inseguimenti, liti continue e rapide riappacificazioni. Botte e morsi non riguardano solo i maschi a caccia del potere. Un maschio può facilmente perdere la pazienza di fronte a un rifiuto sessuale e alzare le mani su una scimpanzé. Il femminicidio non è raro.

Lo racconta Carl Safina, biologo e saggista di successo nel suo ultimo libro Animali non umani, edito da Adelphi nella traduzione di Isabella C. Blum (pp. 565, euro 30). Lo fa in prima persona, avendo condiviso la boscaglia con gli scimpanzé, che ne accettano la presenza perché gli accompagnatori di Safina sono i ricercatori che da anni vivono a contatto con le scimmie.

«La violenza all’interno della comunità è una peculiarità definitoria della vita degli scimpanzé: un’eccentricità condivisa dagli esseri umani» racconta Safina. «Scimpanzé ed esseri umani sono gli unici primati che fabbricano strumenti e cacciano in gruppo per procurarsi la carne, e sono coinvolti in guerre tra comunità, e a volte uccidono individui che conoscono bene, all’interno del proprio stesso gruppo sociale». Non ci facciamo una bella figura, perché tanta violenza non è una conseguenza necessaria dell’«intelligenza» (che tra l’altro nessuno sa bene cosa sia). Nel corposo racconto, Safina narra di specie come capodogli e pappagalli, altrettanto capaci di comportamenti ingegnosi e organizzazioni sociali complesse, in cui almeno prevale la cooperazione.

TRA I BONOBO, cugini strettissimi degli scimpanzé al punto da essere a lungo considerati la stessa specie, la violenza è praticamente assente, il sesso appiana ogni diverbio e la leadership è femminile.

«Scimpanzé ed esseri umani sono le sole antropomorfe che continuano a trattare i maschi conosciuti come un pericolo».

Ma anche tra gli scimpanzé, come tra i capodogli, i pappagalli e gli esseri umani, non si può attribuire quasi nulla al solo «istinto», nemmeno questa violenza che a volte appare autolesionista. Ci sono comunità di scimmie più violente e altre più pacifiche, perché ognuna ha la sua cultura. Non è un’esclusiva umana.

«Per avere una cultura, qualcuno deve fare qualcosa non nel modo in cui lo facciamo noi».

E non tutti i gruppi di scimpanzé passano il tempo a scontrarsi, così come non tutte le orche parlano lo stesso dialetto.

Dopo Al di là delle parole pubblicato nel 2018, con Animali non umani Safina sforna un altro reportage narrativo i cui protagonisti sono gli animali con le passioni, gli incontri e gli scontri che, a torto, riteniamo appartengano solo alla nostra specie. Si tratta di un genere alternativo al classico saggio di etologia.

Lo sguardo di Safina non si rivolge alla specie nel suo complesso ma si concentra sui singoli individui, allungando la narrazione fino alla prolissità ma aumentando la possibilità di riconoscere che tra un pappagallo, un cetaceo e un esemplare di Homo sapiens non ci sono gerarchie prestabilite.

 

Carl Safina

Al di là delle parole

Traduzione di Isabella C. Blum
Animalia, 12018, 5ª ediz., pp. 687, 35 tavole fot. b/n
€ 34,00 -5% € 32,30
2018, pp. 687
€ 15,99
IN COPERTINA

Un elefante maschio adulto nella Selinda Game Reserve, Botswana.
Fotografia di Andrew Evans.

RISVOLTO

Negli ultimi decenni le scienze biologiche hanno ricostruito i tratti evolutivi che ci legano agli altri animali (dai pesci ai primati) sul piano morfologico e genetico.Un risultato già stupefacente, se non fosse che ora – grazie a studiosi della finezza e percettività di Carl Safina – ci avviamo a un salto ulteriore: verificare l’incidenza di quei tratti a livello cognitivo e affettivo-emotivo.

Da rigoroso ricercatore sul campo, Safina ci immette in tre paesaggi esemplari: una riserva africana, dove elefanti dalle variegate «personalità» si aggregano in una spiccata socialità (non a caso i Masai li considerano dotati di un’«anima» al pari degli umani); il parco di Yellowstone, dove i lupi – reintrodotti di recente – si muovono echeggiando cadenze pleistoceniche, fra strategie di predazione e sorprendenti gerarchie sociali (le femmine, per esempio, sono deputate ai dilemmi decisionali come restare/partire); e le acque cristalline del Pacifico nordoccidentale, dove cetacei di diverse specie dispiegano la vertigine della loro visione «acustica» e interagiscono col Sapiens in modi inaspettati e toccanti. Penetriamo così in un ventaglio di intelligenze, «coscienze» e «visioni del mondo» di altri animali – con cui condividiamo molti «correlati neurali», a partire dal cervello «antico» e dalla sua tastiera emotiva – insieme familiari e aliene, contigue e alternative. Al punto da mettere in dubbio, ancora una volta, la tesi secondo la quale l’uomo sarebbe la misura di tutte le cose.

 

Voce della critica

 

Safina prende tre specie come scusa per addentrarsi e spiegare la sua  forte opinione su coscienza, mente, etica, ecologia e molto altro. Le specie sono l’elefante africano, il lupo e l’orca.

L’elefante africano è un simbolo della vita in famiglia, con i rapporti tra i vari componenti che sostengono e creano una rete intricatissima e difficile da interpretare, se non sei un elefante. Che si scioglie e si ricrea ogni volta che gli animali si vedono, ogni volta che un maschio entra nel gruppo ristretto delle femmine, e si distrugge in pochi minuti quando i kalashnikov dei bracconieri pagati dai commercianti cinesi falciano intere famiglie; per le loro zanne.

Safina si chiede, con forza, come possa l’uomo ridurre al lumicino una specie così carismatica senza nessun rimorso per la perdita e non riesce a darsi pace di queste stragi insensate.

La passione diventa rabbia cupa e sarcastica parlando della specie successiva. Il lupo, che in Nord America è il paradigma della resistenza naturale: alla ferocia umana.

Dalla complessa saga della famiglia dei lupi Safina passa a un soggetto ancora più misterioso, per il suo ambiente e il suo comportamento: l’orca. Qui si nota un’assoluta meraviglia e ammirazione ancora maggiore di quella presente nelle altre parti.

L’orca è un simbolo del rapporto uomo-animale, più del lupo, odiato, e dell’elefante, sterminato per pochi dollari. Le orche sono catturate e rese prigioniere per essere ammirate e per divertire i bambini, in tristissimi acquari in cui non sopravvivono a lungo. Perché l’uomo le crede tutte uguali, ma ogni popolazione ha una sua dieta particolare, le crede feroci e spaventose, ma nessun uomo è mai stato ucciso da un’orca in natura, le crede insensibili, ma non è inusuale che si lascino morire per la mancanza di una famiglia. Il rapporto distorto con una specie così sensibile e intelligente, dice Safina, diventa quasi il simbolo della cecità dell’uomo per la complessità della natura, per la profondità dei miliardi di anni di evoluzione che hanno prodotto un cervello che  sembra in grado di comunicare a distanza con altri. Un “suggerimento” di telepatia che si inquadra però alla perfezione nella totale dedizione di Carl Safina alla causa della natura come degna di attenzione, dotata di valore di per sé stessa,  e non perché l’uomo lo conceda,  e infinitamente più complessa di quanto certa scienza chiusa tra quattro mura voglia farci intendere.

Recensione di Marco P. Ferrari

 

ALTRA RECENSIONE :

 

LUCA ROMANO, MINIMA MORALIA, 19-11-2018 :::: COME ASCOLTIAMO GLI ANIMALI. ” AL DI LA’ DELLE PAROLE ” DI CARL SAFINA, ADELPHI, 2018

con qualche notizia + foto di Carl Safina

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1 risposta a ANDREA CAPOCCI, La politica di capodogli, pappagalli e scimpanzé – IL MANIFESTO DEL 6 AGOSTO 2022 + altro

  1. DONATELLA scrive:

    L’uomo, questo animale sconosciuto.

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