ANSA.IT — 15 FEBBRAIO 2023
https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2023/02/15/reddito-cittadinanza-procedura-infrazione-ue-contro-italia_c2741c8a-55f7-4f54-b720-45a92bddd26e.html
Reddito e assegno unico, procedure di infrazione Ue contro l’Italia.
Secondo Bruxelles, il reddito ‘non è in linea con il diritto sulla libera circolazione dei lavoratori’
Il reddito di cittadinanza non è in linea con il diritto Ue in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, residenti e protezione internazionale.
E’ quanto sostiene la Commissione europea, che ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia perché il reddito discrimina gli altri lavoratori Ue.
Le prestazioni di assistenza sociale come il “reddito di cittadinanza”, spiega la Commissione in una nota, “dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza”.
I benefici del reddito, prosegue inoltre la Commissione europea, dovrebbero essere estesi a cittadini comunitari che non lavorano per altri motivi, con la sola condizione che risiedano legalmente in Italia da più di tre mesi, e soggiornanti di lungo periodo al di fuori dell’Ue.
Il requisito della residenza in Italia da 10 anni “si qualifica come discriminazione indiretta”, scrive la Commissione. Il regime italiano di reddito minimo, infine, discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, che non possono beneficiarne.
L’Italia dispone ora di due mesi per rispondere alle preoccupazioni sollevate dalla Commissione. In caso contrario, la Commissione può decidere di inviare un parere motivato.
IL FATTO QUOTIDIANO 15 FEBBRAIO 2023
LAVORO & PRECARI
Reddito di cittadinanza, l’Ue apre procedura di infrazione: “Discriminato ingiustamente chi risiede in Italia da meno di 10 anni”

Il requisito dei 10 anni di residenza in Italia viola il diritto dell’Unione: è “discriminazione indiretta in quanto è più probabile che i cittadini non italiani non soddisfino questo criterio”. Non solo: “potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi per lavoro fuori dal Paese, in quanto non avrebbero diritto al reddito minimo al rientro in Italia”. Messa in mora anche per l’assegno unico per i figli, perché riconosciuto solo alle persone che risiedono da almeno due anni in Italia e solo se risiedono nella stessa famiglia dei loro figli
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Come da attese, la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché il requisito dei 10 anni di residenza necessario per accedere al reddito di cittadinanza viola il diritto dell’Unione in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, residenti e protezione internazionale.
In contemporanea è arrivata anche la messa in mora per quanto riguarda il nuovo assegno unico per i figli a carico: bocciata, anche in questo caso, la richiesta di essere da almeno due anni in Italia e risiedere nella stessa famiglia dei loro figli. L’Italia ha ora “due mesi per rispondere alle preoccupazioni sollevate dalla Commissione”, sottolinea Bruxelles.
“Ai sensi del Regolamento 2011/492 e della Direttiva 2004/38/CE – scrive ora la Commissione – le prestazioni di assistenza sociale come il “reddito di cittadinanza” dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza.
Inoltre, dovrebbero poter beneficiare del beneficio i cittadini comunitari che non lavorano per altri motivi, con la sola condizione che risiedano legalmente in Italia da più di tre mesi.
Inoltre, la direttiva 2003/109/CE richiede che i soggiornanti di lungo periodo al di fuori dell’Ue abbiano accesso a tale beneficio. Pertanto, il requisito della residenza di 10 anni si qualifica come discriminazione indiretta in quanto è più probabile che i cittadini non italiani non soddisfino questo criterio. Inoltre, il regime italiano di reddito minimo discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, che non possono godere di tale beneficio, in violazione della direttiva 2011/95/UE. Infine, il requisito della residenza potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi per lavoro fuori dal Paese, in quanto non avrebbero diritto al reddito minimo al rientro in Italia”.
La Commissione ha deciso di avviare anche una procedura d’infrazione per mancato rispetto delle norme dell’Ue sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori. Nel marzo 2022 l’Italia ha introdotto un nuovo assegno familiare per i figli a carico ma possono beneficiare di questo assegno solo le persone che risiedono da almeno due anni in Italia, e solo se risiedono nella stessa famiglia dei loro figli. Secondo la Commissione, questa legislazione viola il diritto dell’Ue in quanto non tratta i cittadini dell’Ue allo stesso modo, il che si qualifica come discriminazione, si legge in una nota. Inoltre, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari.
DOPO QUANTO VISTO SOPRA – AGGIUNGE :
Tridico: grazie a controlli 11 mld di prestazioni non pagate
Intanto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, a margine della presentazione a Roma del documento generale di indirizzo della VII consiliatura del Civ Inps ha affermato che i controlli ex ante sul reddito di cittadinanza «non solo si possono fare ma si sono sempre fatti. In questi anni abbiamo fatto controlli che hanno dato vita a circa 11 miliardi di euro di prestazioni non pagate perchè abbiamo verificato che coloro che facevano domanda non avevano diritto. Abbiamo un tasso di rigetto delle domande all’anno di circa 32%: su un milione di domande noi ne rigettiamo 300mila e in questi 4 anni noi abbiamo rigettato, e tra revoche e decadenze, complessivamente 3 milioni di domande».
Marina Calderone, min del Lavoro : dove possibile controlli ex ante per sussidi
Dove possibile è necessario introdurre controlli ex ante sulla titolarità a ricevere sussidi come il reddito di cittadinanza e le altre integrazioni al reddito. Lo ha aggiunto la ministra del Lavoro, Marina Calderone. «E’ importante – ha detto – che non venga negato il sussidio a chi ne ha veramente bisogno ma che ci siano gli strumenti per negarlo a chi lo usa in modo improprio sottraendo una parte importante di risorse che possono essere impiegate a beneficio della comunità. Dove è possibile un controllo ex ante evita una corresponsione impropria e non ci obbliga a un recupero successivo»
Per approfondire
L’Italia sembra diventata la patria delle discriminazioni, un Paese dove è sempre più difficile vivere.