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Una storia (Prevert, mon chere Prevert ) – Testo poetico scritto da Roberto Rododendro pubblicato con il suo consenso nel blog I gufi narranti
Una storia (Prevert, mon chere Prevert ) – Roberto Rododendro
Una storia
(Prevert, mon chere Prevert )
Un cavallo cade stremato
sulla Promenade des Anglais
a Nizza proprio di fronte al Negresco
il giorno sarebbe un giorno di settembre
e cade il tramonto dolcemente
Tu che passi di là mi chiedi perché
– Perché cosa? –
dico io che sono lontano
in un’altra città in un altro paese
forse anche lontano nel tempo
Improvvisamente la strada
è travolta da macchine
da gente
qualcuno è in costume da bagno
qualcuno è in costume da passeggio
qualcuno è in costume da scena
qualcuno impreca forte perché ha fretta
qualcuno impreca forte perché ha paura
qualcuno impreca forte perché fa sempre così
qualcuno invoca i gendarmi
invoca la madonna
o il dio dei cavalli
qualcuno è uno distinto col panama bianco
qualcuno è uno che si parla nel cellulare
qualcuno è una donna con la spesa
qualcuno è uno senza niente
così niente che è proprio niente
Qualcuno è una coppia d’innamorati che guarda
il cavallo sdraiato per terra che trema
con occhi sgranati
anche il loro amore sta tremando
per terra col cavallo
con occhi spaventati
Un bambino le mani in tasca
il ciuffo sugli occhi ispido e duro
la giacchetta ristretta che pare un gilet
piange a dirotto
Anche tu hai occhi lucidi mentre chiedi:
perché proprio lui
perché proprio qui
Il cavallo è un puledro di razza dal pelo dorato
lucido di sudore e sembra ancora più bello
e il cuore gli scoppia nel petto
mentre prova a rialzarsi ma non ce la fa
proprio non ce la fa
mentre guarda col bianco degli occhi
degli occhi sconvolti dal terrore
mentre crolla di nuovo giù
ed è morto
Il bambino
singhiozzando più forte si china sul cavallo
e vorrebbe abbracciarlo e ci prova
ma non ha più le braccia
non ha più le mani
perché le mani sono nelle tasche
e le tasche sono cucite
Anche i gendarmi
Sono arrivati i gendarmi
gli sfollagente sui cofani delle auto
che hanno tanti cavalli di ferro
di fili di valvole
col sangue di benzina
col cuore di piombo
che piangono tutte il puledro di razza
coi loro cuori di piombo
E i gendarmi vogliono silenzio
vogliono ordine
perché i gendarmi vogliono capire
col loro cervello sulla punta del manganello
Mentre tutto questo avviene
mentre tu chiedi perché
mentre il bambino angosciato
ritrova le mani nelle tasche
mentre il signor cellulare perde il cappello
e lo vede anche lui che è senza la testa
ma non si stupisce
e non si dispera
Mentre il puledro sussulta e muore
ancora una volta
mentre io non ho risposte non ho occhi
non ho lacrime perché sono lontano
perché forse non le ho mai avute
così lontano che è quasi un altro mondo
mentre tento di abbracciarti e tu ti scosti
e mi guardi come uno sconosciuto
con gli stessi occhi sconvolti del puledro morto
ma questa è un’altra storia
di quando il puledro non era ancora nato
di quando noi eravamo appena nati
Mentre il tramonto finisce dolcemente
con un guizzo di luce rossa
come il sangue che non bagna la Promenade des Anglais
ma sappiamo che c’è
sempre
che inonda tutte le strade
tutte le piazze di tutto il mondo
che zampilla innocente dalle mani di tutta la gente
si
anche dalle tue
anche dalle mie
Mentre il tramonto finisce dolcemente sul mare
perché siamo a Nice cote d’azur office du tourisme
mentre il Negresco s’accende di luci al neon
accecanti come un interrogatorio di polizia
mentre le auto si urtano impazzite
e inscenano un funerale al cavallo morto
e i clacson sembrano sirene di guerra
mentre troppa gente s’affolla
s’aggrappa
vuole vedere
e non capisce ma chiede:
– Cos’è tutto questo casino per un ronzino morto? –
Mentre tutto questo avviene ed altro ancora
sciamano gli uscieri dall’hotel Negresco
che vogliono ordine
ordinati all’ordine
come i gendarmi con le scope in mano
come i gendarmi sono gallonati
e l’usciere capo ha il fregio sul cappello
Ma un cavallo di razza non si può scopare via
come una merda di cavallo
Così tu scappi piangendo a dirotto
perché non sai più perché sei lì
perché era un puledro intelligente
bello come un principe indiano
ed è morto
Perché ormai i tuoi capelli sono grigi o quasi bianchi
o potrebbero esserlo
e tue mani hanno perso la freschezza di quando mi toccavi
e le tue dita e le tue labbra come i tuoi occhi sono opache
e la tua pelle ha perso il calore
perché il tuo sangue non bolle più
perché il nostro incontro è un delirio che si scopre per caso
vent’anni dopo
o forse più
Perché tu mi chiedevi
una volta
senza più voce come un sussurro:
Perché proprio qui
Perché proprio noi
Perché un amore non si può scopar via come una merda di cavallo
ed è ancora lì
proprio lì
eppure non c’è più.
Roberto Rododendro
49 – EMILIO GRECO, 1949 ” Cavallo morente “
MATERIALE : BRONZO
66 x 32 x 21 cm
ARCHIVIO EMILIO GRECO, ROMA : http://www.archiviemiliogreco.it/
NARCISO YEPES – CONCIERTO DE ARANJUREZ- II. ADAGIO
JOAQUIN RODRIGO VIDRE
L’AUTORE DELLA MUSICA
Joaquín Rodrigo Vidre, marchese dei giardini di Aranjuez (Sagunto, 22 novembre 1901 – Madrid, 6 luglio 1999), è stato un compositore e pianista spagnolo. Musicista classico, tra le sue composizioni vi è il celebre Concerto d’Aranjuez.
Rodrigo nacque a Sagunto e divenne cieco a tre anni per via della difterite. Studiò musica con Francisco Antich a Valencia e con Paul Dukas a Parigi. Dopo un breve ritorno in Spagna, si trasferì ancora a Parigi per completare gli studi e specializzarsi in musicologia, prima con Maurice Emmanuel e poi con André Pirro.
L’opera “Cinco Piezas Infantiles” permise a Rodrigo di vincere il premio nazionale spagnolo per orchestra nel 1925. A Valencia nel 1933 sposò Victoria Kamhi, una pianista turca di origini ebraiche.
L’opera più famosa di Rodrigo è il Concerto d’Aranjuez (1939 – Parigi), un concerto per chitarra e orchestra. Il secondo movimento, l’adagio, è uno dei più conosciuti della musica classica del XX secolo, con il dialogo della chitarra con il corno inglese.
Grazie al successo di questa composizione, importanti solisti commissionarono brani a Rodrigo, inclusi il flautista James Galway e il violoncellista Julia
Morì nel 1999 a Madrid. Joaquín Rodrigo e la moglie Victoria sono sepolti nel cimitero di Aranjuez.
LE COMPOSIZIOINI SU :
https://it.wikipedia.org/wiki/Joaqu%C3%ADn_Rodrigo
ARANJUREZ Lyrics:
Aranjuez,
Un lugar de ensueños y de amor
Donde un rumor de fuentes de cristal
En el jardín parece hablar
En voz baja a las rosas
Aranjuez,
Hoy las hojas secas sin color
Que barre el viento
Son recuerdos del romance que una vez
Juntos empezamos tu y yo
Y sin razón olvidamos
Quizá ese amor escondido esté
En un atardecer
En la brisa o en la flor
Esperando tu regreso
Aranjuez,
Hoy las hojas secas sin color
Que barre el viento
Son recuerdos del romance que una vez
Juntos empezamos tu y yo
Y sin razón olvidamos
En Aranjuez, amor
Tu y yo
SAGUNTO E VALENCIA
English translation:
Aranjuez, a place of dreams and love
Where a rumour of crystal fountains in the garden
seems to whisper to the roses
Aranjuez, today the dry leaves without colour
which are swept by the wind
Are just reminders of the romance we once started
And that we’ve forsaken without reason
Maybe this love is hidden in one sunset
In the breeze or in a flower
Waiting for your return
Aranjuez, today the dry leaves without colour
which are swept by the wind
Are just reminders of the romance we once started
And that we’ve forsaken without reason
In Aranjuez, my love
You and I
DA:
http://markstracks.blogspot.com/2011/11/joaquin-rodrigo-concierto-de-aranjuez.html


Comunità Valenciana – Veduta
– Opera propria
Palau de la Generalitat Valenciana
che bella pagina completa! Non manca null, nemmeno il cavallo morto!
Però vorrei ricordarti che si, tu l’avrai presa da “I gufi narranti” ma l’avevi già avuta tu ben prima!
Ricordo il cavallo che c’era già nella tua versione.
Questa è una di quelle cose che mi piacciono di più ma non mi sembra molto musicabile, o no? Visto il mio orecchio, non saprei!
In questi giorni con Sanremo festival in ballo , che sbircio ogni tanto ma proprio di struscio, mi son venute a mente certe serate di me 17/18enne tra cui una di quelle serate di poesia dove ero talmente sbrozo che sentendo brusio in sala, ho urlato un bellissimo “stronzi state zitti” o qualcosa di molto simile.
Mi piacerebbe pensare che a quel punto me ne andai, ma, ahimè, credo di no: ho continuato il mio pezzo con la mia voce monotona e incomprensibile.
Pazienza, non sempre si può esere eroi 🙂
Invece, appena imparerò fa fare fotografie decenti col cellulare ( mi trema la mano) vorrei mandate a Mario un po’ di dipinti che ho vinto ad alcune aste che mi sembrano discreti, alcuni, altri meno – ci ho passato l’inverno e non so più dove appenderli, sono ormai fin sulle scale!
a proposito, hai notizie di Alberto? la pensione pare se lo sia portato via. capita ad alcuni che poi, trovano il vuoto. Non l’ho chiesto a nessuno anche se ci ho pensato spesso.
Bellissime queste pagine del blog grazie a Chiara e a Roberto.