24 ottobre ore 09:06 dalla “Presentazione” (2005) del solito romanzo che non c’è. Era d’estate quando l’ho spedita al prof. Zapparoli, luglio, ero a Sanremo…e lui mi ha telefonato a casa dalle sacre vacanze! oh…be’! la gioia e’ stata tanta!

 

 

 

 

Il viaggio che ho intrapreso a dodici anni nel mio mondo interno mi ha affascinato come il mondo esterno non riusciva a fare.

Ero meravigliata dai giochi che la mente fa per non scoprirsi, dai bluff nei quali rimaniamo irretiti e dalla lotta sorda contro ogni modificazione che vogliamo introdurre.

 

 

E anche dalla terrificante lentezza necessaria perché una modificazione avvenga veramente.

 

Mi accorgevo, nello stesso tempo, che uno stato d’animo depressivo, una speciale stanchezza, una malattia fisica, facilmente mi portava indietro a stadi anteriori, anche se non inesorabilmente.

 

 

All’epoca studiavo l’Odissea e mi sentivo come Ulisse che non riusciva, e non voleva, ritornare a Itaca per troppe avventure.

 

Anch’io non volevo limiti.

 

Dovevo esplorare la mia mente in ogni recesso nascosto, ogni terra e ogni isola, ogni mare lontano fino ad arrivare al regno dei morti che per me significava il dominio dei sogni.

 

Un bisogno di infinito molto grande e anche un coraggio che non si fermava davanti a niente (sostenuto com’era da una onnipotenza così significativa!), mi spingevano fino ai limiti della conoscenza umana e della mia mente.

 

 

Ma, dopo tanti anni e tante esperienze, Ulisse torna dalla sua sposa.

 

 

 

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