DONATELLA, grazie ! FABIO MINI, Putin ha imparato la lezione da noi — IL FATTO QUOTIDIANO — 10 MARZO 2022

 

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO — 10 MARZO 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/10/putin-ha-imparato-la-lezione-da-noi/6521114/

Clima impazzito? ”No,è guerra climatica ”. Parla il generale Fabio Mini, ex Comandante NATO – MAG 24 Informazione Indipendente

FABIO MINI  — FOTO MAG24

 

 

Fabio Mini (Manfredonia, 11 dicembre 1942) è un generale e scrittore italiano, già comandante della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003.

Dopo gli studi presso l’Accademia militare di Modena e la Scuola di Applicazione di Torino, si è laureato in Scienze strategiche per poi perfezionarsi in scienze umanistiche presso l’Università Lateranense e in Negoziato internazionale presso l’Università di Trieste.

Tra i vari incarichi è stato portavoce del capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano e, dal 1993 al 1996, ha svolto la funzione di addetto militare a Pechino. Ha inoltre diretto l’Istituto superiore di stato maggiore interforze (ISSMI).

Generale di corpo d’armata, è stato capo di Stato maggiore del Comando NATO per il Sud Europa e a partire dal gennaio 2001 ha guidato il Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani. Dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 è stato comandante delle operazioni di pace a guida NATO, nello scenario di Guerra in Kosovo nell’ambito della missione KFOR (Kosovo Force).

SEGUE :

https://it.wikipedia.org/wiki/Fabio_Mini

 

 

 

L’ANTICIPAZIONE DA LIMES

 

Copertina a cura di Laura Canali

nelle librerie e nelle edicole dal 10 marzo

 

Putin ha imparato la lezione da noi

 

 

TUTTO PARTE DALLA NATO – L’espansione dell’Alleanza Atlantica contro il suo stesso Trattato è la principale causa dello scontro. Il finto idealismo dei ‘liberal’ spinge gli Usa all’avventura. Abbiamo fatto lo stesso in Serbia

 

DI FABIO MINI

Nel 1997 la Nato invita nell’Alleanza Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria. Così si forma la prima linea dell’espansione a Est. Nel 2002 su proposta britannica vengono invitate altre sette nazioni (Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania), completando l’accerchiamento della Russia a Nord e Sud-est.

 

Nel 2008 Mosca impedisce l’adesione della Georgia e nel 2014 si oppone con forza a quella dell’Ucraina.

 

Nel 2008 si tappano i “buchi” di Albania e Croazia, nel 2015 e nel 2018 quelli del Montenegro e della Macedonia del Nord.

 

Con otto allargamenti successivi e 30 Stati membri schierati attorno alla Russia, la reazione di Putin non era imprevedibile.

 

Stephen Walt, editorialista di Foreign Policy e professore ad Harvard, ha recentemente scritto che “la grande tragedia è che tutta questa vicenda era evitabile”. “Se gli Stati Uniti e i loro alleati europei non avessero ceduto all’arroganza, all’illusione e all’idealismo liberal e si fossero invece affidati alle intuizioni fondamentali del realismo, la crisi attuale non si sarebbe verificata. Infatti la Russia probabilmente non avrebbe mai preso la Crimea e l’Ucraina sarebbe più sicura oggi. Il mondo sta pagando un prezzo alto per aver fatto affidamento su una teoria errata della politica mondiale”.

 

Mentre il realismo parte dal presupposto che la guerra è sempre possibile e che non ci si può fidare degli altri, il liberalismo divide il mondo in “Stati buoni” (quelli che incarnano i valori liberali) e “Stati cattivi” (praticamente tutti gli altri) e sostiene che i conflitti nascono principalmente dagli impulsi aggressivi di autocrati, dittatori e altri leader illiberali.

“Per i liberal, la soluzione è quella di rovesciare i tiranni e diffondere la democrazia, convinti che le democrazie non combattano l’una contro l’altra, specialmente quando sono legate dal commercio, dagli investimenti e da un insieme di regole concordate”. In realtà (tanto per essere realisti) quella descritta da Walt non era una visione rosea delle relazioni internazionali, ma una vera e propria forzatura logica.

 

Infatti, gli oppositori dell’allargamento della Nato, tra cui noti esperti come George Kennan, Michael Mandelbaum e l’ex Segretario alla Difesa, William Perry, avvertirono che la Russia lo avrebbe inevitabilmente considerato come una minaccia e che andare avanti avrebbe avvelenato le relazioni con Mosca. I sostenitori dell’espansione vinsero il dibattito sostenendo che avrebbe aiutato a consolidare le nuove democrazie nell’Europa orientale e centrale e a creare una “vasta zona di pace” in Europa. (…) “I dubbi della Russia sono aumentati quando gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq nel 2003 – una decisione che ha mostrato un certo disprezzo intenzionale per il diritto internazionale”.

 

Questo comportamento ripetuto nella crisi libica e in quella siriana “spiega perché Mosca sta ora insistendo su garanzie scritte”. In realtà tali garanzie non sarebbero necessarie se la Nato e in primis il suo ineffabile e muscolare segretario generale, il norvegese Stoltenberg, si attenessero alla lettera e allo spirito del Trattato Atlantico. (…) Infatti, l’articolo 1 impegna le parti a rispettare lo statuto delle Nazioni Unite e a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale che pregiudichi la pace e la sicurezza. L’allargamento è stato da subito una controversia internazionale che pregiudicava la sicurezza e la pace. Gli articoli 5 e 6 sulla cosiddetta mutua difesa si riferiscono ai territori dei singoli Stati membri minacciati da attacco armato. E l’Ucraina non è compresa. L’articolo 7 stabilisce che il Trattato non pregiudica e non dovrà essere considerato in alcun modo lesivo dei diritti e degli obblighi derivanti dallo statuto alle parti che sono membri delle Nazioni Unite o della responsabilità primaria del Consiglio di Sicurezza per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. La Russia è parte delle Nazioni Unite e la politica della Nato ne ha leso i diritti, compromettendo la pace e la sicurezza di tutto il mondo.

 

Da questa lesione parte la reazione russa e sorprende che non sia scattata prima. L’articolo 10 stabilisce che le parti “possono”, con accordo unanime, invitare ad aderire al trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei princìpi dello stesso e di “contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”. Durante il vertice della Nato di Bucarest del 2008, il presidente americano George W. Bush, nonostante il parere contrario della propria intelligence, parlò espressamente dell’ammissione alla Nato di Georgia e Ucraina. Paesi che non potevano contribuire alla sicurezza dell’Alleanza, se non peggiorandola. Inoltre il vincolo dell’unanimità conferisce a ciascun membro un pari diritto di veto che ne rispetta la dignità ma lo rende anche individualmente responsabile delle conseguenze del mancato esercizio di tale diritto. Quindi non impedire l’ingresso nell’Alleanza di tutti quei paesi che avrebbero alterato gli equilibri, minacciato la propria sicurezza e quella di altri paesi è stata una violazione del Trattato Atlantico e dello stesso statuto dell’Onu. Tutti sapevano che la Polonia e i paesi baltici avrebbero alterato tali equilibri e la Russia non era nelle condizioni d’impedirlo. Lo erano però la Germania, la Norvegia, la Francia, l’Italia e perfino il Lussemburgo, ma non hanno fatto o detto nulla (…)

Oggi tutti assistono stupiti al fatto che la Federazione è in grado di far valere i propri diritti e soprattutto le ragioni della propria sicurezza. Eppure la retorica imposta da un’annosa velina americana passata alla Nato continua a minacciare la sicurezza di tutti. “È un luogo comune in Occidente – scrive Walt – difendere l’espansione della Nato e dare la colpa della crisi ucraina solo a Putin. Ma Putin non è l’unico responsabile della crisi in corso, e l’indignazione morale per le sue azioni o il suo carattere non è una strategia.

 

Né è probabile che sanzioni maggiori e più dure lo inducano a cedere alle richieste occidentali. Per quanto spiacevole possa essere, gli Stati Uniti e i loro alleati devono riconoscere che l’allineamento geopolitico dell’Ucraina è un interesse vitale per la Russia, che è disposta a usare la forza per difenderlo (…) L’indisponibilità degli Stati Uniti e dell’Europa ad accettare questa realtà di base è una delle ragioni principali per cui il mondo è in questa crisi oggi”. A queste considerazioni molto razionali e condivisibili si può soltanto osservare che l’idealismo attribuito ai liberal statunitensi è una comoda favoletta nella quale non crede più nessuno né in America né tanto meno altrove.

 

Ogni pretesa idealista è stata smentita dai fatti. Non devono perciò sorprendere le azioni di Mosca e diventano vergognose le posizioni di quegli europei che oggi si ergono a garanti dell’integrità territoriale ucraina, quando sono stati i primi a violare il diritto internazionale e l’integrità di un paese sovrano europeo con la guerra e l’occupazione militare. L’Ucraina è oggi lo specchio di ciò che gli Stati Uniti, la Nato e l’Europa hanno fatto alla Serbia (al tempo Repubblica Federale di Jugoslavia comprendente il Montenegro) in e per il Kosovo.

 

Erano tutti “liberal” quelli che fecero fallire i colloqui di Rambouillet per attaccare la Serbia (…). Erano idealisti quelli che bombardarono la Serbia per settanta giorni e con il pretesto umanitario inviarono contingenti militari a occupare il Kosovo, con un’operazione di “pace” che dura da 24 anni (…).Erano idealisti quelli che hanno riconosciuto l’autoproclamazione della Repubblica del Kosovo, sottraendo alla sovranità di Belgrado il cuore della cultura slava. Allora, è idealista anche Putin che con l’Ucraina ha fatto proprio il “modello Kosovo” inventato da noi e che tuttavia anche con l’invasione non ha ancora raggiunto la ferocia di uno di quei settanta giorni di bombardamenti che noi destinammo alla Serbia.

 

 

 

DA :

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 1 MARZO 2022

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/01/ucraina-lex-generale-fabio-mini-guardate-il-cielo-non-la-lunga-colonna-di-carri-se-sara-attacco-a-kiev-arrivera-da-li/6512283/

 

PRENDIAMO UNA RISPOSTA DEL GENERALE :

 

Usando social come Twitter Zelensky è riuscito a compattare il suo popolo e richiamare all’ordine le forze occidentali. Perché Putin non ha bombardato le infrastrutture della rete togliendogli quest’arma?

Perché senza Internet anche il suo esercito è isolato ed esposto. Le comunicazioni militari per essere sicure non devono superare i 30 km di raggio o possono venire intercettate, anche se criptate. Senza un cellulare connesso, gli stessi soldati russi si troverebbero isolati, mentre avere un mezzo di comunicazione li rende autosufficienti e li motiva. Li rende anche tracciabili ai loro comandi. Un tempo, azzerare la capacità di comunicazione era fondamentale. Oggi, militarmente parlando, non conviene a nessuno.

 

 

 

Soldati, Fabio Mini. Giulio Einaudi Editore - Vele

EINAUDI, 2008

 

 

«Il soldato non è piú soltanto un guerriero, un tecnico, una spia dell’Intelligence. Spesso è un precario fra mercenari a partita Iva. Mandato a uccidere e morire da generali e ammiragli alle prese con bilanci e poltrone. Capire, dall’interno, come sono cambiati i “professionisti della sicurezza” significa anche comprendere i rischi che corriamo. Tutti».

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2 risposte a DONATELLA, grazie ! FABIO MINI, Putin ha imparato la lezione da noi — IL FATTO QUOTIDIANO — 10 MARZO 2022

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara : da tutte le parti si sente chiedere: ” cosa si può fare per la pace ? ” – Risponderei : ascoltare cosa dice questo generale italiano, che è poi lo stesso che, a livello di grandi potenze, dice la Cina: ” Bisogna rispettare le esigenze di sicurezza della Russia “. Almeno lui, il generale Mini, non può essere tacciato di simpatie per Putin o per il comunismo, ammesso che Putin voglia essere tale. Purtroppo temo che il fronte occidentale sia tutto schierato a ritenere Putin l’unico responsabile.
    Sono d’accordo con quello che ha osservato in un commento Giorgio Loreti, presidente Anpi Bordighera, che chi invade un paese è l’unico responsabile di quello che succede. Da un punto di vista morale è così, ma se uno vuole uscire da una situazione orribile non può limitarsi ad un giudizio puramente morale, ma deve capire la situazione nella sua complessità. Mi pare che questo generale, Fabio Mini e anche chi come lui ha provato a dire le stesse cose, magari non con la stessa serenità e competenza, cerchino di farci ragionare. Adesso far fare marcia indietro all’Ucraina sarà difficilissimo, potrebbe entrare nell’Europa, ma non nella Nato..

  2. ueue scrive:

    E’ paradossale che le parole più realistiche, basate sui fatti e contro soluzioni armate avventuristiche, ci vengano da un generale.

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