9 marzo 2014 ore 22:49 LA POSIZIONE DI CONFINDUSTRIA…CON UNA MINACCIA ( MI SEMBRA COSI’ GRAVE CHE FORSE NON CAPISCO) : ” SCELTA ELETTORALE, NON FAREMO SCONTI”–ripeto sempre: “Il governo è il comitato d’affari della borghesia” da Il Manifesto di marx-engels, 1848

IL GOVERNO ALLA PROVA
Il retroscena
Confindustria ritiene che la partita non sia ancora chiusa e insiste per una sforbiciata all’Irap
Squinzi in pressing sull’esecutivo “Scelta elettorale, non faremo sconti”
ROBERTO MANIA

ROMA — «Sarebbe un errore madornale ridurre l’Irpef sui lavoratori anziché l’Irap sulle imprese. Questa scelta non favorirà la ripresa e dunque neanche l’occupazione». Chi parla è uno dei componenti della squadra di presidenza della Confindustria. L’orientamento del premier Matteo Renzi di tagliare l’Irpef per 10 miliardi con l’obiettivo di dare un impulso alla domanda interna ha colto di sorpresa gli uomini di Giorgio Squinzi. Pensavano che sarebbe successo il contrario. D’altra parte era stato proprio Renzi, solo qualche giorno fa, che a Treviso, davanti a una platea di imprenditori, aveva parlato di un taglio consistente dell’Irap. Cos’è cambiato?
Squinzi ha deciso di muoversi con cautela. Vuole capire. Nell’unico incontro che ha avuto con il premier, entrambe le opzioni, Irpef e Irap, erano in campo. Come ha dichiarato lo stesso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan nella sua prima intervista, rilasciata a alSole 24 Ore.«Dunque la partita non è ancora chiusa», sostengono i collaboratori di Mister Mapei. C’è tempo fino a mercoledì, e prima del Consiglio dei ministri che dovrebbe varare il jobs act, cioè il pacchetto di misure per rilanciare l’economia, potrebbe esserci anche un incontro tra il governo e gli industriali. «Certo se davvero sarà questa la strada, vorrà dire che tratteremo Renzi come Letta, senza sconti ». Si prepara allo scontro la Confindustria che dopo aver sostenuto il governo Letta nel nome della stabilità è stata poi tra i primi a chiedere quel cambio di passo che poi ha portato all’esecutivo Renzi.

L’idea che si sono fatti in Viale dell’Astronomia, sede romana della lobby industriale, è che Renzi abbia in mente le prossime elezioni europee di maggio. Ricerca il consenso: i lavoratori votano, le imprese no. «Appare davvero un’operazione populista ed elettoralistica insieme. Molto demagogica. Ma la cosa più preoccupante è che Renzi sembrerebbe non avere una visione di lungo periodo. Questo ci preoccupa molto», dicono. E la frattura emersa anche nel go-verno e nella maggioranza aiuta gli industriali. Significativa la dichiarazione del vice ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: «Concentrare tutte le risorse disponibili sul taglio dell’Irap è fondamentale per rimettere in moto la crescita e l’occupazione». Calenda viene dalla Confindustria, è stato uno dei più stretti collaboratori di Luca di Montezemolo, conosce bene gli umori degli industriali. I quali puntano pure sulla sponda del ministro dello Sviluppo, Federica Guidi. È stata il presidente dei Giovani confindu-striali, Renzi ha detto di averla scelta proprio per le sue conoscenze dei problemi delle imprese. Quello del cuneo sarà il primo banco di prova per la Guidi, per saggiare il suo peso all’interno dell’esecutivo. Le sue stesse capacità politiche. Poi c’è da capire il ruolo che vorrà giocare il ministro Padoan: per ora si è limitato a spiegare che, affinché sia efficace, date le risorse disponibili, l’intervento va fatto o tutto sull’Irpef o tutto sull’Irap. (chiara: ricorda la riforma metà metà del governo Prodi, i cui effetti pare non si siano quasi risentiti)–E dal ministero di Via XX settembre è uscito allo scoperto il vice ministro Enrico Morando, renziano controcorrente:va tagliata l’Irap,
ha detto allaStampa.
C’è chi, sempre al vertice della Confindustria, dà, un po’ sottovoce, anche un’altra chiave di lettura della mossa renziana. Perché il premier, in realtà, sta accontentando sia le imprese, sia i lavoratori. Agli industriali, soprattutto ai piccoli, ha promesso che pagherà tutti i debiti della pubblica amministrazione (sono circa 60 miliardi); ai lavoratori, con un reddito fino ai 25 mila euro l’anno, “metterà” in busta paga quasi 80 euro. Una sorta di scambio. E se davvero, con il ruolo della Cassa depositi e prestiti, il governo dovesse onorare i suoi vecchi debiti con le imprese, Squinzi avrà comunque portato a casa un risultato di rilievo dopo le promesse dei due governi precedenti.
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