9 APRILE 2014 ORE 03:13 Il Def approvato dal consiglio dei Ministri —ECONOMIA 08 aprile 2014 IL SECOLO XIX

ECONOMIA 08 aprile 2014   IL SECOLO XIX

Il Def approvato dal consiglio dei Ministri

 

Il Def approvato dal consiglio dei Ministri

Il provvedimento in discussione in Cdm dalle 18 alle 19.30, il premier: «No a tagli “lineari”, e sulla sanità in prospettiva spenderemo di più». Nel video, la conferenza stampa integrale del premier

Roma – Dopo le “limature” degli ultimi giorni, ilconsiglio dei Ministri ha discusso dalle 18 alle 19.30 il Documento di Economia e Finanza , alla fine approvandolo.

 

Nel Def 2014 (pdf) ci sono più tasse sulle banche e sulle rendite finanziarie, meno tasse per cittadini e imprese e anche per gli “incapienti”, ovvero chi guadagna talmente poco da essere esente dall’Irpef. È la “manovra” di Pier Carlo Padoan, e il ministro dell’Economia ha rivendicato che i conti pubblici sono «a posto». E questo servirà anche a cambiare le regole europee, a partire dal semestre a guida italiana, per creare più crescita e più lavoro.

Nella conferenza stampa dopo il Cdm, il premier Renzi ha diviso la scena solo con Padoan, dandogli più volte la parola chiamandolo «Pier Carlo». E facendo capire che, dopo giorni al lavoro sul nuovo Def, questo era il vero e proprio “debutto” del ministro dell’Economia, cui sono toccati i riflettori principali.

«Pier Carlo» ha illustrato a grandi linee il percorso delineato dal Documento di Economia e Finanza, confermando tutti gli impegni presi. Soprattutto sul fronte delle riforme (perché anche le riforme istituzionali hanno un chiaro effetto economico) e dal taglio fiscale, confermato sia per i contribuenti sia per le imprese. E se per queste ultime la copertura era già da tempo stata individuata con l’aumento della tassazione sulle rendite dal 20 al 26%, una nuova copertura è arrivata “a sorpresa”, annunciata però da Renzi: l’aumento delle imposte che le banche pagano sulle loro quote (rivalutate) della Banca d’Italia. Attualmente (con l’aliquota al 12%) l’incasso per il quale le banche dovrebbero mettere mano al portafoglio sarebbe di 1,2 miliardi, ma si arriverebbe circa al doppio sia di aliquota sia di incasso, soldi che serviranno a integrare le “coperture”, saranno pari a 6,7 miliardi: 4,5 dalla spending review (meno del previsto, dunque), 1,2 dalle quote Bbankitalia, 1 dai maggiori incassi Iva che derivano dal pagamento dei debiti della P.A.

Confermato anche il discusso taglio agli stipendi dei manager pubblici, con un “tetto” vicino a quanto percepisce il presidente della Repubblica.

Anche sul fronte dei “beneficiati”, annunciate novità: confermato lo “sconto” Irpef per chi ha meno di 25mila euro lordi l’anno, gli 80 euro mensili che «equivalgono a una tredicesima», come ha detto Renzi. Ma non saranno abbandonati anche i più poveri, quelli che non pagano Irpef, i cosiddetti “incapienti”: per loro è stata individuata una soluzione (probabilmente un “bonus”), ma per scoprire tutto bisognerà attendere ancora una decina di giorni.

Il “percorso” messo a punto da Padoan è delineato, e si concretizzerà per la parte fiscale il prossimo 18 aprile, quando il Cdm varerà un decreto ad hoc. L’esperienza internazionale ha spinto il ministro alla prudenza, evidente nelle proiezioni sull’andamento delle macro-cifre. Innanzi tutto il Pil, che crescerà dello 0,8%, dunque meno dell’1,1% previsto nella nota di aggiornamento del precedente governo. Insomma, una stima «ragionevole», ha fatto notare Padoan, accompagnata da un percorso di “aggiustamento” della finanza pubblica che prevede un deficit al 2,6%.

Comunque, «la nostra finanza pubblica è a posto», quindi per ridurre il debito basterebbe avere un livello soddisfacente di «crescita nominale», ovvero un’inflazione vicina al 2% e un Pil in aumento di circa l’1%: questo farebbe ridurre il debito in modo automatico. Ma i dati del Def hanno mostrato un rallentamento nel calo del debito, che quest’anno salirà ancora al 134,9% del Pil, un “record” assoluto, e che scenderà a quota 120% solo nel 2018, quindi con un anno di ritardo.

E però, «l’Italia rispetta le regole», ha detto Padoan. E, ha aggiunto Renzi, essendo un paese «forte», potrà chiedere all’Europa di cambiare passo. Anche perché l’Italia ha avuto un picco di debito proprio per rispettare le regole europee e dare corso agli impegni presi: «Il debito è andato su perché l’Italia ha contribuito ai fondi “salva-Stati”; abbiamo fatto alcune operazioni che sono state suggerite dalla Ue come il rimborso del debito della P.A.; la terza ragione, forse la più rilevante e con la quale il governo ha poco a che fare è l’andamento poco soddisfacente della crescita nominale».

Dunque a questo si punterà: conti a posto, più crescita e più lavoro. Intanto «le privatizzazioni continueranno, la discesa del rapporto debito-Pil inizierà a vedersi presto e accelererà via via che la crescita prenderà forza. Sostenere la crescita è il modo migliore per abbattere il debito. Continueremo su questa strada».

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tuttoenothing16 ore fa
secondo voi , per le tasse, le banche su chi si rifaranno?
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alvise7 ore fa
E’ esattamente quello che sto dicendo da anni, sia in questo blog,sia quando vado a parlare nelle piazze. E’ inutile tirare la coperta da un lato se poi manca dall’altro,è quello che sta facendo il populista renzi. Cosa credete faranno le banche? Aumenteranno il costo dei loro servizi, ed il governo non farà niente per fermarle.Il PIL, sulla carta non può aumentare, perchè avremo da pagare il Fiscal Compact, più le tasse che abbiamo su stipendi e pensioni, in più siamo in deflazione.Solo Bla bla
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