ORE 09:44 EVVIVA EVVIVA ! SIAMO IN FESTA —ANCHE CON LO SCONCERTATE RITARDO, LE CURE ALTERNATIVA ENTRANO IN OSPEDALE DA MILANO A NAPOLI!

[audio:https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-content/uploads/2014/05/Young-and-Beautiful_-Lana-Del-Rey-@-Assago-MILANO1.mp3|titles=_Young and Beautiful_ Lana Del Rey @ Assago (MILANO)]
DA REP DI OGGI
 
Dall’omeopatia all’agopuntura le cure alternative entrano in ospedale
Da Milano a Napoli sempre più strutture scommettono su queste medicine: il paziente deve pagare solo il ticket
MICHELE BOCCI
 
AGHI per sconfiggere il mal di testa, prodotti omeopatici contro la nausea provocata dalla chemio, estratti di piante per affrontare le dipendenze. Le medicine non convenzionali entrano negli ospedali pubblici a carico del sistema sanitario, o comunque al costo del ticket. Come se fossero una visita cardiologica o un intervento di chirurgia ambulatoriale. L’ultima Regione a inserire ufficialmente nel suo sistema l’agopuntura è stata l’Emilia Romagna ma ci sono realtà locali che da tempo hanno scommesso su queste discipline, prima tra tutte la Toscana che ha creato, a Pitigliano, un ospedale dove le pratiche mediche “alternative” affiancano quelle tradizionali in tutte le fasi dell’assistenza dei ricoverati.
Gli ambulatori sono nati quasi in tutte le regioni, addirittura qualcuno fa pure lo shiatsu, il massaggio giapponese, contro il dolore. Chi lo vuole provare può rivolgersi al Sacco di Milano. Nel tempo c’è stata una sorta di stratificazione delle attività di medicina non convenzionale dentro gli ospedali, più per l’iniziativa di singoli medici che per strategie degli assessorati. Bologna è tra le poche realtà locali a dare indicazioni dettagliate. «La nostra linea non è quella di ammettere negli ospedali tutte le discipline non convenzionali per tutti i problemi. Secondo noi non ha senso — spiega l’assessore alla Salute, Carlo Lusenti — Visto che usiamo soldi dei cittadini, abbiamo deciso di puntare solo su ciò che è sostenuto da evidenze scientifiche. Abbiamo previsto l’agopuntura ma esclusivamente per problemi come il dolore lombare o certi tipi di cefalea. Tutte le Asl dovranno assicurare gratuitamente ai pazienti le prestazioni da noi elencate, non altre».
Il sistema rispetto a cui sembra voler marcare i confini Lusenti è quello della vicina Toscana, cioè della patria delle medicine non convenzionali, dove le cose funzionano in modo ben diverso. La Regione ha scelto di inserire quelle che qui vengono chiamate “medicine complementari” nei livelli essenziali di assistenza, cioè nelle prestazioni che devono essere assicurate a tutti i cittadini, senza specificare le patologie da trattare. Così sono sorti oltre 100 ambulatori pubblici di omeopatia, fitoterapia, agopuntura e medicina naturale. Un record. «Buona parte dell’attività si ripaga con il ticket — spiega Sonia Baccetti, responsabile del settore per la Regione — A carico del sistema restano circa un quarto dei pazienti, cioè gli esenti». Otto anni fa ha fatto una delibera sulle medicine non convenzionali anche una Regione del sud dai bilanci molto precari, la Campania. Mise soldi per aprire una decina di ambulatori e le cose partirono alla grande. Poi i problemi economici ebbero la meglio, e il servizio oggi è quasi sparito. «Finché ci sono state, quelle strutture hanno funzionato bene — spiega Ottavio Iommelli, che dirige il centro di medicina integrata del San Paolo di Napoli — Ora, oltre a noi sono rimaste una struttura a Salerno e una a Benevento. Il sistema pubblico paga solo la prima visita, le altre sono a carico del paziente». Anche Val d’Aosta e Provincia di Bolzano hanno legiferato su questo settore. Per il resto, ci si muove in ordine sparso. E la stragrande maggioranza di chi cerca una cura alternativa si deve rivolgere ad ambulatori privati.
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