nota: il libro online costa 9 euro (mondadori ecc.)
chiara aveva fatto precedentemente un post su Isio Bono (qui sotto) con ben altra cura // senza dimenticarsi la traduzione di “In sciau” (un sorso/ un respito) e soprattutto le illustrazione del grande ENZO MAIOLINO!
E GUARDATE COSA HO TROVATO GIROVAGANDO (è una professione!):
IL NOSTRO NEMO E IL SUO BLOG!
Nel marzo del 2013: “quanto tempo quanto tempo…”
(link nella riga verde sotto la parola)
1. Dionisio Bono: Veglie
“””… < Veglie a tastun fra e sciumbrìe di soni / tradie da ina piunà d’ Avemaria / a turnu, cunsulante cumpagnia, / ti avrai sciügau e lagrime ai mei noni. / Pöi, turnava a arbegià u rie cu a matin prestu, / ina manà de struchi açende u fögu, / m’ adesciava l’ audù du cafè frescu. / du laite caudu in su u camin da fögu. >
( Veglie a tentoni fra incubi di sogni / tradisce un pigolar d’ Avemaria / a turno, consolante compagnia, / avrai asciugato lacrime ai miei nonni. / Poi ritornava col mattino presto, alla luce dell’ alba, un sorriso, / un pugno di rametti accende il fuoco, / mi svegliava l’ odore del caffè fresco, / del latte caldo sul fuoco del camino. )
Nella giornata dedicata alla poesia
( da In sciau Poesie nel dialetto di Ventimiglia di Dionisio Bono, con disegni di Enzo Maiolino, philobiblon edizioni Ventimiglia Ottobre 2008 )
2.
Dionisio Bono : Desgradu ( Degrado )
” Çepi scampai a sciame urmai supìe, / d’antiga devuçiun, i drissa au celu / sagate a massi, astracu de dui geri, / suta i custami a rügine a turmenta / mape ch’ i cumandava ascuse gioie, / s’incunea a gambarussa drente ae fisce / de magri cauçinassi, in po’ pe’ giurnu, / s’arreperisce au su caiche çitrun / ch’ u russega ancù lì da l’ anu avanti. / S’afunda inta penumbra d’ogni seira / çentu fenestre sensa girusia : / ninte che vaghe a pena d’esse ascusu. “
” Ceppi scampati a fiamme ormai sopite, / d’ antica devozione, drizzano al cielo / polloni a mazzi, relitto di due geli, / tra i cespugli la ruggine tormenta / gangheri che comandavano gioie nascoste, / s’incunea la parietaria dentro le fessure / di magri calcinacci, un po’ per giorno / si raggrinza al sole qualche cedro / che rosseggia ancora lì dall’ anno avanti. / S’ affondano nella penombra della sera / cento finestre senza gelosia : / nulla che val la pena d’ occultare. “
( da In Sciau Poesie nel dialetto di Ventimiglia di Dionisio Bono,con 5 disegni di Enzo Maiolino, Philobiblon edizioni, Ventimiglia 2008 )
(trascritto senza dieresi per impossibilità della tastiera)—il dialetto è di Ventimiglia: come saprete, credo valga per tutti i dialetti, pochi chilometri cambiano certe parole in piccole sfumature o anche in grosse.-Mia mamma era nata a Sanremo, mio papà era di Taggia: tra loro hanno sempre parlato in dialetto e la differenza si sentiva anche per un orecchio non allenato come era il mio. E’ anche per questo che tutta la nostra penisola è così ricca: le variazioni in tanti campi, dal paesaggio al cibo e al carattere, sono infinite–Come infinita è la stratificazione storica che la caratterizza al punto che mi permetterei di dire (ma forse sbaglio) che in questo è unica in Europa come unico è il suo patrimonio archeologico e artistico in generale.
…/ cavegli desberri da sonu e stenti,
trascurabdu du tutu a liturgia:
u l’è elu, stavouta, a ciamà paixe.
Intantu, int’u trambustu
anche mi m’adesciu:
m’ava lançau
i brassi au colu l’urtima nasciua
ch’a vo dorme cun mi candu de fora
infutia lampi e troi.
…/ capelli arruffati da sonno e stenti
trascurando del tutto la liturgia:
è lui, stavolta, a chiedere pace.
Intanto, nel trambusto mi sveglio anch’io:
mi aveva lanciato le braccia al collo l’ultima nata
che vuole dormire con me quando fuori
infuriano lampi e tuoni.
(traduzione dell’autore)