” Come viaggiare in Italia ” —NUOVA RUBRICA DA DONATELLA —-IL GRANDE SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO…pensate, all’epoca andavano come delle lippe su e giù per il mondo a piedi…se guardate ve ne fate un’idea, Bonaventura è morto a Lione…di sfinimento…+ NOTA DI CHIARA ” PER I VIVI”!

LA MUSICA, MIEI PRODI MATTINIERI, E’ DEL TRECENTO…MA PAZIENZA!  NON PERDERE LE IMMAGINI O QUADRI—

 

 

SAN BONAVENTURA
Vescovo e Dottore della Chiesa
(1218-1274)

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il lago di Bolsena, a destra un circolo circa-blu e lì è la ” Civita di Bagnoregio”, provincia di Viterbo, Lazio

 

 

 

“Civita di Bagnoregio”

 

Bagnoregio è la patria di San Bonaventura, nato nel 1217 e morto a Lione nel 1274: Francescano, teologo e filosofo. prima di entrare nell’ordine francescano studiò teologia all’università di Parigi, dove in seguito ottenne la cattedra della facoltà. Eletto ministro generale dell’ordine francescano, dovette rinunciare all’insegnamento per occuparsi della grave crisi dei Francescani , dando loro un nuovo assetto amministrativo.Fece molti viaggi per motivi pastorali, finché ritornò a Parigi, dove riprese i contatti col mondo universitario in un momento difficile, che vedeva affermarsi un movimento filosofico aristotelico radicale, noto col nome di averroismo latino. Nominato vescovo di Albano, morì mentre partecipava al III Concilio di Lione. Lasciò opere poetiche ( celebre la lirica “Albero della vita”). Vari scritti sono dedicati all’ordine francescano, tra cui la “Legenda sanctii Francisci, major et minor”, biografia ufficiale del santo. A differenza del contemporaneo e collega Tommaso d’Aquino prese posizione contro l’aristotelismo, affermando la superiorità della teologia rispetto alla scienza. Si rifece alla tradizione del neoplatonismo cristiano e sviluppò l’impostazione filosofico-teologica di Agostino e di Anselmo, pur adottando talvolta un linguaggio aristotelico.

 

 

 

 

Detta “la città che muore”, è un caratteristico centro medievale situato a 30 Km circa da Viterbo, su un colle tufaceo che sorge nel mezzo di una vallata di argille franose minacciata dall’erosione.
Da Civita alla valle del fiume Tevere, si stende la Valle dei Calanchi, un paesaggio unico al mondo, spopolato da tempo, formato da aridi rilievi su cui la vegetazione è scarsissima: soltanto la ginestra, dal colore molto intenso, sembra poter vivere in questo inferno di erosioni che richiama, in questa fascia di 11,20 Km2, un rilevante flusso turistico.

 

Il Lazio, per quel poco che sappiamo, sarebbe tutto da visitare ” porta a porta, portoncino per portoncino”…A Viterbo siete anche ai famosi “due passi” dalla Toscana..

 

una scampagnata con pane e pomodoro o anche pane fresco e un buon olietto leggero della Liguria…da Bagnoregio a Lione…un asinello bagnoregesco non ci sarà stato per un grand’uomo e santo? Nel frattempo arrivavano in massa i religiosi dall’Irlanda, tutto a piedi s’intende, a fondare conventi…una concorrenza che neanche il povero Padoan osa sognarsela! Non dimentichiamo che ogni tanto partiva dal Lazio per la sua cattedra a Parigi!

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5 risposte a ” Come viaggiare in Italia ” —NUOVA RUBRICA DA DONATELLA —-IL GRANDE SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO…pensate, all’epoca andavano come delle lippe su e giù per il mondo a piedi…se guardate ve ne fate un’idea, Bonaventura è morto a Lione…di sfinimento…+ NOTA DI CHIARA ” PER I VIVI”!

  1. Chiara Salvini scrive:

    Nel gran dibattito, che ci crediamo inventato da noi, tra fede e ragione, San Bonaventura scelse—a fronte alla ragione (San Tommaso), l’emozione e l’affidarsi all’illuminazione divina che necessita, però, della nostra umiltà (non siamo noi i veri protagonisti del cammino verso Dio…) e delle nostre preghiere, cioè la nostra capacità di ” chiedere” con fiducia. Nella percezione del mondo, se sappiamo aprirci gli occhi, vediamo i segni di Dio; da questi il cammino è volgersi a se stessi e rintracciare nella nostra mente l’immagine di Dio che ci appartiene; oltre c’è l’eterno e la luce divina che ci conduce passo passo al cammino. A Lione, come dice Donatella, è incaricato dal papa di stilare il programma per l’unificazione della chiesa latina con quella greca (avvenne, ma di breve durata); a Lione gira ancora voce che Bonaventura sia stato assassinato con il veleno di una vipera. A lui venne affidata la prima biografia dei Francescani, La Legenda Maior, agiografica ma precisa perché Bonaventura lo conobbe personalmente e lo assistette fino all’ultimo. Era un Unificatore, si può così definire, non solo in relazione alla sapienza greca, ma anche a quella araba, allora in primo piano con Avicenna e Avverroe, uno per la fede, la passione per Dio, l’altro, che come San Tommaso ha studiato e diffuso Aristotele, diciamo grossolanamente, per la ragione. Quest’ultimo signorino ha inventato un quibus assai moderno : ” la doppia verità” (intuitivamente, si capisce—ma un dì anche noi vedremo un fil di fumo e sarà Averroé a parlarci di persona. Purtroppo oggi anche lui, caro Avverroé, è superato: nessun limite, né una n due verità, tutto è verità tutto menzogna secondo l’attimo fuggente che ci fornisce una paletta tecnica virtuale e immediata per girare la frittata (rima involontaria). e amen!

  2. Donatella scrive:

    Altro che secoli bui! Queste persone erano assetate di conoscenza. Certamente erano una piccola élite, ma ad altissimo livello, in contatto con i maggiori centri di cultura e di personalità europee. Ho letto da qualche parte che un monaco importante, non so se francese o tedesco, nel XII secolo, mandava degli emissari in Spagna, allora in gran parte sotto gli arabi, per avere la traduzione dall’arabo del Corano, affermando che se non si conosceva questo libro sacro non si poteva nemmeno criticare.

  3. Donatella scrive:

    Dalla sempre effervescente , rutilante, imprevedibile, casuale, inessenziale rubrica “Non c’entra niente”, mandiamo questo brano tratto da ” Come siamo cambiati”, scritto dalla giornalista Roberta Carlini ( Internazionale, Espresso, è stata vicedirettrice del Manifesto). Per Laterza, oltre al libro sopra citato del 2015, ha scritto ” L’economia del noi”, 2011.
    La meritocrazia ereditaria, pag.117 sgg. ” La nuova aristocrazia americana che avanza, nell’immagine usata dall”Economist” porta con se’ i simboli del lusso e quelli dell’alta istruzione. La mamma ha in mano una borsa di Armani e un iPhone, la figlia più piccola non è alle prese con un videogioco, ma impugna un violino. Sottotitolo: ” L’istruzione e l’eredità del privilegio”. La tesi del settimanale inglese- che non è un tempio del pensiero radicale, bensì quello dei difensori del libero mercato- è chiara: c’è una nuova aristocrazia, che trasmette ai suoi figli non solo la ricchezza materiale ma anche quella rete di competenze e conoscenze che permette di conservare e aumentare la ricchezza stessa…La retorica del merito contro il privilegio raccontava un’altra storia, nella quale allo status di nascita si contrappone il libero gioco delle capacità individuali…In questa narrazione i privilegiati stanno da una parte, i bravi da un’altra- e solitamente alla fine vincono i secondi ( anche se i primi continuano a passarsela bene). Le cose sono cambiate, scrive “L’Economist”. Sempre più spesso i privilegiati sono anche bravi: ” Adesso più che mai l’élite americana fa figli che non solo vanno avanti, ma se lo meritano anche rispettando gli standard della meritocrazia più dei loro coetanei, e questo a causa dello status che ereditano”…La relazione tra reddito familiare e risultati scolastici dei figli è cresciuta. Le famiglie ricche trasmettono qualcosa di più del patrimonio: “it is brain”, cervello. Lo fanno perché scelgono e pagano le migliori scuole, certo. Ma anche perché riversano sui figli una quantità di stimoli, attenzioni , e spese, che prima erano meno importanti. Da prima che cominci la scuola, al tempo della primissima infanzia. Oltre che di questo tipo di iper-investimento, i rampolli dell’élite beneficiano di una migliore stabilità familiare ( riduzione dei divorzi o separazioni ben gestite e non traumatiche), dall’aumento dell’omogamia ( se si ha un padre con alto titolo di studio e ottimo conto in banca, è molto probabile che anche la madre sia allo stesso livello) e del fatto che, appena immessi nelle carriere alte, cominciano a guadagnare stipendi favolosi, quelli che viaggiano su livelli e velocità stellari, che niente hanno a che fare con l’altra parte del mondo. L’inchiesta dell”Economist” e il suo allarmato invito a correre ai ripari riguarda anche l’Italia, anche se da noi, tutto sommato, l’istruzione pubblica ha abbastanza retto. Tuttavia anche da noi è diventata preponderante, per avere le competenze necessarie e gli strumenti migliori, l’origine familiare e sociale. Complessivamente si va verso una regressione sociale, penalizzando chi ha alle spalle una famiglia meno attrezzata, materialmente o culturalmente, o la propria rete di relazioni sociali. Si guardi alla crescente disaffezione verso l’università: in quello che gli economisti definiscono un disinvestimento si potrebbe vedere anche una più profonda sfiducia verso l’effettivo valore della laurea e un crescente scetticismo sulla possibilità di quel pezzo di carta di contrastare un declino delle opportunità di avanzata sociale che pare determinato da forze superiori”. Oltre a ciò, l’autrice mette in luce, dati alla mano, i sempre minori investimenti pubblici nell’istruzione e il crescente peso economico che grava sugli studenti e le loro famiglie, tanto da fare desistere molti giovani che pure vorrebbero continuare gli studi.

  4. Roberto scrive:

    Civita di Bagnoregio. Visitata più volte. Un viaggio, la traversata sul lungo ponte disadorno ( che sempre mi ricorda la passerella per raggiungere la nave, che è Civita), ma poi l’incanto t’assale.
    in una di queste foto, ripresa notturna, sul ponte pare passino delle auto: impossibile: è, ovviamente vietato il transito di mezzi!
    La città “cade”.

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