La Battaglia di Legnano di Amos Cassioli (1860), dipinto conservato presso la Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze
CARA DO, TI PIACE ANCORA? l’ha scritto per te! da chiara
Per la futile, inconcludente ma marmorea rubrica
” Non c’entra niente”,
mi piace scrivere due parole su un libro di storia che ho appena letto e che mi ha divertito: l’argomento, incredibile a dirsi, è sulla battaglia di Legnano e la Lega Lombarda, quella storica.
Titolo:”Legnano 1176″ di Paolo Grillo, professore di storia medioevale presso l’Università degli Studi di Milano, 2010, Laterza editore.
alberta da giussano e la sua compagnia di morte che conosciamo bene….Ha anche un vice: eccolo! NON ASCOLTATELI!
Alberto da Giussano e la sua Compagnia della Morte non sono mai esistite. Questa leggenda è nata e cresciuta in vari periodi della storia italiana, partendo dall’inizio del 1800. La battaglia è invece episodio realmente accaduto, ma poco indagato dagli storici, anche se è stato celebrato durante il nostro Risorgimento ( Goffredo Mameli, che cadde eroicamente nella difesa di Roma nel 1849 nel suo Inno “Fratelli d’Italia” esprime sinceramente la speranza che “dall’Alpi a Sicilia/ dovunque è Legnano”).
Lo scontro militare rappresenta il culmine di un lungo periodo di lotte tra comuni del nord-Italia e l’impero, con vicende alterne, tra cui la più tragica è forse la distruzione pressoché totale di Milano da
parte del Barbarossa.
La vittoria finale dei Comuni è il frutto pazientemente accudito di un’organizzazione non solo militare, affiancata da accordi precisi sulla libertà di commercio, sulla regolazione dei dazi, con l’istituzione di commissioni arbitrali per risolvere questioni di confine spesso vecchie di decenni se non di secoli.
Si delinea insomma una organizzazione tra pari ( le città della Lombardia, della Marca, di Venezia e della Romagna) in contrapposizione alla supremazia dell’imperatore, la cui autorità discende direttamente da Dio.
Il progetto dei comuni era rivoluzionario, ma non sovversivo, cioè i membri della Lega erano pronti a riconoscere l’autorità imperiale nel momento in cui questa avesse cessato di minacciare la loro libertà e si fosse limitata a quelle prerogative attribuitele da una consuetudine ormai secolare.
Ci sono dei momenti nella storia in cui sembra che una meta, che vediamo solo noi perché guardiamo da distante, potesse essere sul punto di avverarsi, in questo caso l’unità di una grande parte dell’Italia.
La lentezza con cui avvengono i cambiamenti, la complessità della realtà e la distanza tra ciò che pensiamo noi e gli uomini che ci hanno preceduto ci fanno essere cauti e speranzosi insieme, curiosi ma un po’ più liberi da noi stessi.