ROBERTO :::
ecco qua, la prima di sette ( o forse otto ) “ballate” su Roma. Ecco, sette su roma una “quasi” su Sanremo caponero.
Prendile come sono e se non le vuoi, buttale (intanto io le ho). l’idea di una diecina di anni fa era di farle a teatro con balletto musica e voce recitante sullo sfondo una Roma stilizzata che cambiava ad ogni ballata… poi, come spesso capita da quelle parti ( teatro) le cose sfumano per tanti motivi….
titolo :
Sette ballate per Roma più una
titolo prima ballata. da trinità de’ monti
Wittel, Gaspar van (1653-1736)
Ballate romane
n° 1
Da trinità de’ monti
Se mai è notte
era notte a piazza di Spagna
quattro giovani barboni
s’agitavano nel sonno
avvolti nei giornali
sulla veranda a mezza scalinata
che vide altro
in meglio o in peggio chi lo sa?
Ti ritraevi con gesto di paura
ma nei tuoi occhi di cerbiatta
– inteso come nobile animale –
c’era un guizzo d’allegria
Ma chi sei tu
che ridi e tremi e ti ricordi
con quel guizzo dentro gli occhi
ricordi tuoi
– a quel tempo andavo a marinai –
racconti discorsiva e un po’ svagata
– perchè si sa’
solo i marinai portano fortuna –
Ti conobbi due sere fa
e forse per sbaglio ci siamo trovati
a mangiarci le labbra
a toccarci la lingua
con la lingua
o forse per gioco
– Perchè si sa
oggi sono qua
domani ad altro porto
non c’è inganno –
Se mai è notte con te
era notte a piazza di Spagna
o quasi giorno
Su gli scalini seduti
o forse un po’ più in là
con voce certa
mi chiedesti un verso
un verso del famoso poeta
d’alloro cinto
e col cazzo che pende
martirizzato tra le cosce
Gli sbandati tra giornali e cartoni
non ci fanno più pena nè paura
e un ex ragazzo tracagnotto e allegro
– il posto in banca non lo trovo
non ho quattrini per l’onorevole
e agli altiforni non ci voglio andare
perchè lì si muore –
Si rivolge discorsivo e salottiero
ed offre ventagli a noi seduti sulle scale
a me che leggo poesie
alla luce di una luna che non c’è
e di stelle che non vedo
e forse nemmeno tu ci sei
e neanche io
Eppoi perchè no?
– Perchè no – ti dissi – perchè no –
scrivo solo su amori finiti
è il ricordo e il rimpianto
che alimenta la poesia
E allora perchè no?
– Il mio cuore e il mio cervello
son sulla punta del mio uccello –
così mi rido e mi derido
Abbiamo disatteso la nostra notte
due notti fa
che voglio ora?
Eggià!
A piazza di Spagna su gli scalini
c’è solo sporco e resti del giorno
ed un turista allocco che s’affaccia
a guardare Roma che non c’è
Ci siamo noi soli
e forse neanche
due vecchi ragazzi intenti
che giocano a creare bugie
belle come anemoni sull’acqua
evanescenti fiori dell’alba
e il naso cresce e cresce
ma loro non vedono
e cambiano abito a ogni volger d’occhio
E il tempo passa
ma loro non vedono
il tempo che passa
che passa e che scappa
E gli abiti sono andati a pezzi
e l’ex ragazzo s’è fatto vecchio
e i quattro barboni si sono svegliati
si sono alzati si sono grattati
hanno fatto colazione e se ne sono andati
sono ritornati e si sono riaddormetati
E loro sono sempre lì
che giocano a indovinare
su se stessi lontani lontani
ed appunto per nulla vicini
e il tempo muore
E tu mi hai chiesto un verso
ed uno solo in fondo
a questo poeta d’alloro cinto
odoroso e croccante
che si ride addosso e piange
Che dirti ora che sono solo?
E’ un ritornello
– Il mio cuore e il mio cervello
sono sulla punta del mio uccello –
Roma 1983
chiara: ha l’aria di una canzone, una ballata, appunto, soprattutto per i versi di inizio e della fine! Una canzone di De André: c’è il figlio in giro…perché non proporglielo? Soffre di depressioni, di solito questa gente non è arrogante e ostile a chi non è al loro livello… ” di solito “, ma poi ci sono le eccezioni, s’intende! un abbraccio e grazie, aspettiamo la prox, chiara
Penso che sarebbe molto bella e struggente accompagnata da una musica, magari una chitarra o un violino.