2010 JEAN-MANUEL BASQUIAT ALLA FONDAZIONE BEYELER A BASILEA (SVIZZERA)

 

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BASILEA, IL RENO AL TRAMONTO…

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FONDAZIONE BEYELER–BASILEA, SVIZZERA

 

 

IL SOLE 24 ORE—7 MAGGIO 2010

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2010/05/basquiat-fondation-beyeler-basilea.shtml

 

 

Elegante e brutale. Jean-Michel Basquiat alla Fondation Beyeler di Basilea

 

 

   

 


 

Il figlio naturale di Cy Twombly (per l’eleganza) e Jean Dubuffet (per la brutalità). Questo era Jean-Michel Basquiat secondo il poeta e critico Rene Ricard che nel 1981, nel suo saggio “The Radiant Child”, riuscì a cogliere la personalità inquieta del giovanissimo artista e a intuire, prima di altri, il tragico destino a cui era inesorabilmente predestinato (morì per overdose a soli 27 anni). 
Origini borghesi (nato da un padre immigrato da Haiti che di lavoro faceva il commercialista e madre di origine portoricana), un carattere ribelle (continue le sue fughe da casa), una formazione da autodidatta (impara a conoscere l’arte durante le visite ai musei insieme alla mamma), questo enfant prodige che movimentò la scena artistica americana durante gli anni Ottanta è oggi ospitato dalla Fondation Beyeler di Basilea per la prima e più completa presentazione delle sue opere in Europa. Con 100 dipinti, lavori su carta e oggetti provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo, la grande esposizione svizzera intende ricordare il cinquantesimo anniversario della nascita del primo afroamericano che riuscì a scalare i vertici del mondo ufficiale dell’arte.

Dagli esordi alle ultime tele, prima che l’eroina lo distruggesse completamente, la mostra insegue tappa dopo tappa quel fil rouge che consacrò Basquiat alla fama e alla celebrità.
La sua vita, una stella cadente che illuminò il firmamento dell’arte, non durò che pochi istanti. Tutto ebbe inizio con una strana sigla – Samo (che sta per “The same old shit”) – con cui decise di firmare i suoi primissimi lavori. Era il 1978 e le sue scritte, dove l’ansia di ribellione si sposava alla sua passione per la musica (per un breve periodo suonò il clarinetto e il sintetizzatore nella band musicale “Gray”, fondata insieme a Michael Holman, Shannon Dawson e Vincent Gallo), cominciarono ad attirare l’attenzione della gente. Zeppi di riferimenti a libri, a fumetti e a serie televisive queste opere – come sottolinea Gianni Mercurio – “si discostavano dall’algida produzione seriale della Pop Art per inserirsi piuttosto nell’era del Neoespressionismo”. Già nel 1981, quando la gallerista Annina Nosei gli offriva la sua galleria come studio, iniziò ad arrivare il successo. I suoi lavori vennero presentati insieme a opere di Keith Haring e Robert Mapplethorpe nella mostra “New York/New Wave” organizzata presso il centro per l’arte contemporanea P.S.1 e pochi mesi dopo espose in una collettiva presso la sua gallerista accanto a Jenny Holzer e Barbara Kruger. Nel 1982 il ventunenne Basquiat era il più giovane artista rappresentato nella mostra “Documenta” e già pieno di droghe di ogni tipo si trasformò in breve tempo nel protagonista indiscusso della vita notturna di New York (era assiduo frequentatore del Mudd Club, dove andavano gli artisti del tempo), diventando un vero e proprio caso, sia per la velocità con cui produceva le sue opere (dicono un quadro al giorno), sia per le ingenti somme di denaro che iniziarono a entrare nelle sue tasche. Nei diversi periodi della sua produzione artistica – sono state individuate cinque fasi – Basquiat diede vita a opere in cui il graffito e il segno grafico si alternarono a lavori più figurativi a volte ispirati ad artisti dell’Action Painting, a volte permeati da figure significative della storia “black” nordamericana e haitiana.

Diventato ormai una star acclamata a livello mondiale, il giovane Basquiat, dopo la rottura con Annina Nosei, venne rappresentato in America da Mary Boone, mentre il gallerista di Zurigo Bruno Bischofberger, che lo spinse a collaborare con Andy Warhol e Francesco Clemente, diventò il suo principale agente a livello mondiale.
Ma il successo consumato al ritmo accelerato di una New York che pulsava senza sosta, l’eroina assunta in grandi quantità e il cinismo di un mercato che un giorno creava, un giorno distruggeva, travolsero un Basquiat sempre più fragile e indifeso che in opere come “Light Blue Movers” e “Riding with Death” intuì la fine di una vita bruciata in un attimo al ritmo di blues, colore e ribellione.

Basquiat
Fondation Beyeler

9 maggio – 5 settembre 2010

 

 

Light Blue Movers, 1987 - Jean-Michel Basquiat

1987 — LIGHT BLUE MOVERS

 

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RIDING WITH DEATH, 1988

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1 risposta a 2010 JEAN-MANUEL BASQUIAT ALLA FONDAZIONE BEYELER A BASILEA (SVIZZERA)

  1. Donatella scrive:

    Sembra impossibile che si possa morire a ventisette anni; in molte sue opere è rappresentata la morte, con estrema violenza, come può farlo solo un bambino.

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