DONATELLA D’IMPORZANO INAUGURA UNA NUOVA RUBRICA INNOVATIVA: ” QUESTA VOLTA C’ENTRA UN POCHINO ” IN CUI CI PRESENTA LA PRIMA PUNTATA SULLA DEMOCRAZIA NELL’ATENE DEL V SECOLO, QUELLO DI PERICLE–

 

 

 

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DONATELLA D’IMPORZANO   ( foto di chiara, 2012)

 

Per la rubrica innovativa ” Questa volta c’entra un pochino”, vi comunico le ultime notizie sulla democrazia nell’Atene del V secolo a.C., ricevute da Luciano Canfora, “Il mondo di Atene”, Laterza 2011.

 

 

Il mondo di Atene

pp. VIII- 158, euro 14
Il mito sulla democrazia nell’Atene del V secolo a.C. è racchiuso in alcune frasi dell’epitafio di Pericle, parafrasato e in parte ricreato da Tucidide: ” momenti eterni nel bene e nel male”

” In sintesi affermo che la nostra città nel suo insieme costituisce la scuola della Grecia; da noi ogni singolo cittadino può sviluppare autonomamente la sua persona nei più diversi campi con garbo e spigliatezza… amiamo il bello ma non lo sfarzo; e la filosofia senza immoralità… di fronte ai pericoli, agli altri il coraggio viene dall’incoscienza, mentre il ragionare li mette in difficoltà…Noi Ateniesi affrontiamo i pericoli razionalmente, avendo piena cognizione e consapevolezza; loro si ammazzano di disciplina e di esercizi preventivi, noi non siamo da meno pur vivendo in modo rilassato; gli Spartani non ci invadono mai da soli ma vengono qui con tutti i loro alleati, mentre noi, quando invadiamo, vinciamo pur combattendo per lo più da soli…”.
Anche se propagandistica, l’immagine di Atene è fondata. La grandezza di quei ceti dominanti (a cui appartiene Pericle) consiste nel fatto di avere accettato la sfida della democrazia, cioè la convivenza conflittuale con il controllo ossessivo, occhiuto e non di rado oscurantista, del ” potere popolare”: di averlo accettato pur detestandolo, com’è chiaro dalle parole dette da Alcibiade, da poco esule a Sparta, quando definisce così la democrazia:  “Sì, noi lo guidammo quel sistema politico: perché ritenemmo nostro dovere tenere in piedi il regime. Però sia chiaro: noi, gente da senno, sapevamo bene cosa fosse la democrazia. Ma su questa forma di follia universalmente riconosciuta non c’è molto di nuovo da aggiungere. Abbatterla non potevamo ancora, mentre c’era la guerra e voi ci stavate addosso”. ( Tucidide,VI, 89, 6).

“Una élite “miscredente”, che ha scelto di porsi alla testa di una massa popolare “bigotta”, ma ben intenzionata a contare politicamente attraverso il meccanismo delicato e imprevedibile dell’assemblea” ( Il mondo di Atene”, Luciano Canfora, pag.10 ).

I due soggetti posti di fronte si sono, nel concreto del conflitto, reciprocamente modificati.

 

 

 

 

 

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