GRAZIE A NEMO E ALLE SUE PERLE ! — CAN DUNDAR, LE IDEE, NELLA TESTA DI ERDOGAN – REPUBBLICA DEL 12 OTTOBRE 2019–pag. 31

 

 

 

 

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LE PERLE E UN RICORDO…

 

REPUBBLICA DEL 12 OTTOBRE 2019–pag. 31

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Le idee

Nella testa di Erdogan

di Can Dundar

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Can Dündar (Ankara16 giugno 1961) è un giornalista ed editorialista turco.

Redattore capo del giornale Cumhuriyet fino ad agosto 2016, è stato arrestato a novembre 2015 dopo che il suo giornale ha pubblicato filmati che mostravano l’Intelligence di Stato turca inviare armi ai combattenti islamici siriani. …

Da giugno 2016, vive in esilio in Germania, con un mandato di cattura che pende contro di lui in Turchia. ( WIKIPEDIA )

 

Il presidente Erdogan ha perso per la prima volta le elezioni locali proprio mentre inaugurava il suo diciottesimo anno al potere. Il fronte di opposizione formato da nazionalisti moderati, islamisti democratici, socialdemocratici e curdi è riuscito a strappare Istanbul al presidente turco dopo 25 anni. Per la prima volta sono emerse crepe nello stesso partito di governo.

Mentre l’aumento del prezzo dei beni di consumo sta erodendo la base elettorale del presidente turco.

Come molti oppositori di Erdogan, anch’io ero convinto che all’uomo forte della Turchia fosse rimasta una sola possibilità: portare il Paese in guerra; alimentare un vento nazionalista che costringesse l’opposizione a raccogliersi al suo fianco; silenziare tutte le voci d’opposizione mediante lo stato d’emergenza; convocare le elezioni anticipate e provare a far passare l’operazione militare come un successo politico. Ed è proprio questo che ha fatto. A operazione militare appena iniziata, l’opposizione socialdemocratica è stata costretta a dichiarare il proprio sostegno. Erdogan ha messo in chiaro che per lui «è molto importante dividere l’alleanza d’opposizione». Non appena l’Hdp — terzo partito in Parlamento — ha espresso contrarietà alla guerra, sono iniziate le inchieste giudiziarie nei confronti dei suoi membri. La Procura generale ha reso noto che avrebbe avviato indagini contro chiunque avesse mandato in onda opinioni contrarie alle operazioni militari. Mentre la polizia faceva irruzione nelle abitazioni dei giornalisti che si oppongono all’offensiva in Siria, le tv erano piene di “giornalisti” che spiegavano verso quali zone stava marciando “l’eroico esercito”. Apparentemente, Erdogan ha raggiunto con successo gli obiettivi di politica interna. Ma sul fronte siriano le cose non sono altrettanto facili. I soldati americani si sono ritirati dalle aree che tenevano sotto controllo, ma Trump ha minacciato Ankara: «Se la Turchia fa qualcosa che, nella mia grande e impareggiabile saggezza io consideri sbagliato, distruggerò e annienterò totalmente l’economia turca (l’ho già fatto una volta!)». Il dollaro è subito schizzato, mentre Erdogan ha preferito far finta di niente. È un’incognita la capacità di resistenza dei curdi di fronte alle Forze armate turche. I due Paesi più potenti della regione — la Russia e l’Iran — si propongono di indebolire l’influenza americana in Siria e spingere i curdi verso il regime di Damasco. Per questo seguono silenziosamente gli sviluppi. Mentre l’Europa sembra sul punto di piegarsi alle minacce di Erdogan — «aprirò le porte ai rifugiati» — e indora la pillola con le note parole di condanna. Su una cosa Erdogan ha però ragione: la Turchia ha accolto 3 milioni e 600 mila rifugiati, mentre l’Europa ha tenuto le sue porte sbarrate. Pur di evitare l’arrivo dei migranti, ha chiuso gli occhi su tutte le ingiustizie, le repressioni e i ricatti del presidente turco. E adesso il prezzo non lo paga solo la Turchia, ma l’intera regione. Il mondo intero, se i combattenti dell’Isis verranno liberati.

Traduzione di Daniele Santoro

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