SEBASTIANO MESSINA, Il metodo Draghi e il traguardo dei suoi primi 6 mesi di governo: il segreto del successo del signor “Aggiusta-tutto” – REPUBBLICA  DEL 5 AGOSTO 2021 

 

 

REPUBBLICA  DEL 5 AGOSTO 2021 

https://www.repubblica.it/politica/2021/08/05/news/governo_mario_draghi_6_mesi_da_premier-313044876/?rss&ref=twhr

 

 

Il metodo Draghi e il traguardo dei suoi primi 6 mesi di governo: il segreto del successo del signor “Aggiusta-tutto”

di Sebastiano Messina

 

Il premier Mario Draghi (ansa)

L’unica rotta che il premier senza partito ha seguito è quella che aveva in mente quando nominò nei ministeri-chiave otto tecnici senza etichetta e ne lasciò solo uno ciascuno ai quattro maggiori partiti della sua coalizione trasversale

05 AGOSTO 2021 

 

Il fatto che nessuno possa stabilire con certezza se lui sia di destra, di centro o di sinistra è probabilmente il segreto del successo di Mario Draghi, che giusto oggi supera il traguardo dei sei mesi di governo. Fu infatti la sera del 5 febbraio che emerse dalle consultazioni ancora in corso la maggioranza pronta a sostenere il suo governo: tutti i partiti a favore, uno solo – Fratelli d’Italia – contro. Una maggioranza schiacciante – 535 voti contro 56 alla Camera e 262 contro 40 al Senato – per un governo guidato da un uomo senza partito, un nome che il presidente Sergio Mattarella aveva estratto sapientemente dal suo cilindro, dopo che Matteo Renzi gli aveva spianato la strada costringendo il riluttantissimo Giuseppe Conte alle dimissioni.

 

 

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Dal giorno della sua nomina – il 13 febbraio – l’ex presidente della Bce ed ex governatore di Bankitalia è andato avanti come un panzer, accontentando e scontentando a turno tutti i partiti della sua maggioranza, senza che nessuno potesse sospettarlo di portare acqua al suo mulino. Per la semplice ragione che il mulino di Draghi non esiste.

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Né si può dire che Draghi sia riuscito a superare gli ostacoli dando un colpo al cerchio e un colpo alla botte, perché l’unica rotta che il premier senza partito ha seguito in questi sei mesi è quella che aveva in mente quando nominò nei ministeri-chiave otto tecnici senza etichetta e ne lasciò solo uno ciascuno ai quattro maggiori partiti della sua coalizione trasversale.

A differenza di quasi tutti i suoi predecessori, che prima trattavano e poi decidevano, l’uomo del “whatever it takes” prima decide e poi tratta. Riuscendo a convincere tutti a non mettersi di traverso. Ha scelto un generale degli alpini come commissario per l’emergenza Covid, benché molti storcessero il naso per la sua mimetica (e i risultati gli hanno dato ragione: sui vaccini oggi l’Italia è davanti alla Germania, alla Francia e agli Usa: a febbraio eravamo al ventisettesimo posto in Europa).

Ha nominato l’ambasciatrice Elisabetta Belloni – una donna, per la prima volta – al vertice dei servizi segreti, e Carlo Fuortes – un manager della cultura – alla guida della Rai, dopo aver scelto l’outsider Fabrizio Scannapieco – ex Bankitalia – al vertice della Cassa Depositi e Prestiti. Insomma, ha dichiarato finita – almeno finché ci sarà lui – l’era della lottizzazione.

 

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Ma il “metodo Draghi” lo abbiamo toccato con mano quando i due maggiori partiti della coalizione – M5S  e Lega – hanno provato a sbarrargli la strada. Prima Matteo Salvini con il suo altolà sul Green Pass per bar e ristoranti (“Non scherziamo”) e poi i cinquestelle con i loro 917 emendamenti alla riforma della giustizia. Eppure discutendo, mediando e convincendo il premier ha superato entrambi gli ostacoli, emanando il decreto legge sul Green Pass e incassando il voto finale sulla riforma Cartabia.

I sondaggi dicono che al 77 per cento degli italiani questo presidente del Consiglio piace, anche se non ha mai rilasciato nessuna intervista, non ha mai chiesto una diretta televisiva per mandare un messaggio al Paese e non manda ai telegiornali le riprese da spot tanto amate dal suo predecessore. Forse perché dice pane al pane e vino al vino (“Un appello a non vaccinarsi è un appello a morire”), o magari perché sembra capace di sbrogliare anche la matassa più intricata. Se ne sono accorti anche all’estero: il New York Times lo ha definito “mr. Fix-it”, il signor Aggiusta-tutto. E il premier spagnolo Pedro Sanchez ha rivelato che “quando il presidente Draghi parla, al Consiglio europeo, tutti stiamo in silenzio e ascoltiamo”.

Finora dunque l’ex presidente della Bce ha avuto il vento in poppa e ha saputo tenere il timone con mano ferma. La nave va, e gli italiani – escludendo i No Vax con i paraocchi e le inconsolabili cassandre di carta ancora in lutto per Conte – sono contenti che lui continui sulla sua rotta. Perché sanno benissimo che non sarà facile trovare un altro “signor Aggiusta-tutto”.

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1 risposta a SEBASTIANO MESSINA, Il metodo Draghi e il traguardo dei suoi primi 6 mesi di governo: il segreto del successo del signor “Aggiusta-tutto” – REPUBBLICA  DEL 5 AGOSTO 2021 

  1. ueue scrive:

    E’ tutto condivisibile. Però nessuno ci ha detto perché hanno mandato via Conte, che aveva il consenso di gran parte degli Italiani.

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