Ispettorato del lavoro: “Più di 51mila neo-genitori si sono dimessi nel 2019, nel 73% dei casi sono donne”– 24 giugno 2020 — 1. REDAZIONE IL FATTO QUOTIDIANO — 2. – CGIL / LAVORO

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO -.- 24 GIUGNO 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/24/ispettorato-del-lavoro-piu-di-51mila-neo-genitori-si-sono-dimessi-nel-2019-nel-73-dei-casi-sono-mamme/5846236/#

 

 

 

LAVORO & PRECARI

Ispettorato del lavoro: “Più di 51mila neo-genitori si sono dimessi nel 2019, nel 73% dei casi sono donne”Ispettorato del lavoro: “Più di 51mila neo-genitori si sono dimessi nel 2019, nel 73% dei casi sono donne”

Secondo l’indagine dell’Inl, conciliare lavoro e famiglia è la principale causa per cui si lascia il posto di lavoro: un fenomeno che, però, penalizza soprattutto le neomamme

 

di F. Q. | 24 GIUGNO 2020

 

È ancora lunga la strada verso la gender equality. A dimostrarlo le dimissioni che l’Ispettorato del lavoro (Inl) ha registrato nel corso del 2019: in un solo anno 51.558 lavoratori neo-genitori hanno lasciato il posto di lavoro e nel 73% dei casi sono mamme. Nello specifico 37.611 donne si sono dimesse, più del doppio rispetto ai papà (13.947).L’analisi dell’Inl ha evidenziato anche un “leggero incremento sull’anno precedente (+4%). E come di consueto, la maggior parte ha riguardato le donne”.

L’Ispettorato, che ogni anno aggiorna le convalide di dimissioni e risoluzioni consensuali di madri e padri per contrastare il cosiddetto fenomeno delle ‘dimissioni in bianco’ (quando vengono fatte firmare al dipendente le proprie dimissioni al momento dell’assunzione), nell’indagine realizzata analizzando i casi di lavoratori con figli sotto i tre anni ha evidenziato una realtà non nuova per il genere femminile. Conciliare lavoro e famiglia non è facile, ma è un problema che ricade ancora oggi soprattutto sulle donne: questa infatti è una delle principali ragioni per cui si abbandona il lavoro. Senza nonni o privi di altri parenti a cui affidare i figli o con risorse economiche non sufficienti per permettersi gli alti costi di asili nido o baby sitter, per questo più di 21mila dipendenti si sono dimessi.

Per altri 20mila, invece, la motivazione è legata al “passaggio a un’altra azienda”.

Se in quasi tutti i casi si è trattato di dimissioni volontarie (49mila), i restanti sono licenziamenti per “giusta causa” (1.666), determinati quando il lavoratore lascia in tronco a seguito di un inadempimento del datore di lavoro (ad esempio perché non gli è stato pagato lo stipendio) e per un numero più piccolo si tratta, invece, di dimissioni consensuali (884), ovvero quando entrambe le parti, insieme, decidono di interrompere il contratto.

 

 

 

 

 

24 GIUGNO 2020

Lavoro: Cgil, dati su dimissioni volontarie donne allarmanti, Governo ci convochi

 

 

 

Lavoro: Cgil, dati su dimissioni volontarie donne allarmanti, Governo ci convochi

Scacchetti e Camusso: “occupazione femminile sia al centro dell’agenda per la ripartenza”

Pubblicato il 24/06/2020

Roma, 24 giugno – “L’ennesima allarmante conferma della difficoltà di essere madri e lavoratrici e di quanto siano necessarie forme positive di flessibilità del lavoro. Chiediamo un incontro al Governo: l’occupazione femminile deve essere al centro dell’agenda per la ripartenza del Paese”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti e la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale Susanna Camusso a commento dei dati resi noti dall’Ispettorato del lavoro sulle dimissioni volontarie del 2019.

“Oltre alla difficoltà di bilanciare occupazione e maternità, non solo in termini di giornate di congedo, emerge poi in modo evidente il cronico disinvestimento nella scuola per l’infanzia (0-6)”, aggiungono le dirigenti sindacali. “Un servizio non sufficiente, con costi spesso troppo alti, e addirittura assente in alcune parti del Paese. La politica dei bonus non riduce questo divario: occorrono forti investimenti strutturali”.

Per Scacchetti e Camusso “sarebbe però importante conoscere e utilizzare pienamente le informazioni che possono emergere da un’analisi compiuta dei dati sulle dimissioni volontarie, e per questo – ribadiscono – sollecitiamo un confronto urgente con Ministero del Lavoro, Ministero delle Pari opportunità e Inl”.

“Non nascondiamo infatti la nostra preoccupazione che tra gli effetti della crisi Covid 19 vi sia un pesante arretramento delle possibilità di ingresso e permanenza delle donne nel mercato del lavoro. Proprio perché qualche effetto è già visibile – sottolineano – riteniamo indispensabile che il lavoro femminile sia assunto come prioritario per la definizione dell’agenda per la ripartenza”.

“Se così non fosse – concludono la segretaria confederale e la responsabile Politiche di genere della Cgil – a rimetterci non sarebbero soltanto le donne, ma l’intero Paese, che già deve recuperare un divario negativo rispetto agli altri stati europei.

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1 risposta a Ispettorato del lavoro: “Più di 51mila neo-genitori si sono dimessi nel 2019, nel 73% dei casi sono donne”– 24 giugno 2020 — 1. REDAZIONE IL FATTO QUOTIDIANO — 2. – CGIL / LAVORO

  1. Donatella scrive:

    Penso che l’Italia non migliorerà se non verranno davvero costruiti asili nido, asili, supporti per le persone disabili, aiuti concreti per gli anziani non autosufficienti senza relegarli nelle RSA, tra l’altro carissime. Scuola a tutti i livelli e sanità dovrebbero essere gli obiettivi privilegiati se si vuole davvero cambiare qualcosa. Importantissima naturalmente la cultura, intesa nel senso più vasto possibile e non come mero supporto al turismo. ( sbagliatissimo, secondo me, l’avere unificato in un unico ministero la cultura e il turismo).

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