Isaac Bashevis Singer, Maurice Sendak, Zlateh la capra e altre storie, Adelphi, 2021 + Recensioni : Elena Lowenthal, La Stampa + Susanna Nirenstein, Repubblica.+ link Maurice Sendak

 

Zlateh la capra e altre storie - Isaac Bashevis Singer - Libro - Adelphi - I cavoli a merenda | IBS

Isaac B. Singer (Leoncin, 11 novembre 1903 – Miami, 24 luglio 1991), è stato uno scrittore e traduttore polacco naturalizzato statunitense, autore di letteratura yiddish; fu insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1978.

 

 

 

Membri della comunità ebraica di Leoncin
agli inizi del Novecento

(sopra  link di:

Latina città aperta di Piermario De D0minicis:
” appassionato lettore, scoprendosi masochista in tenera età, fece di conseguenza la scelta di praticare uno sport che in Italia è considerato estremo, (altro che Messner!): fare il libraio. “
segue in :

https://www.latinacittaaperta.info/2021/06/04/i-mondi-perduti-di-singer/#:~:text=%2C%20la%20rivista%20culturale%20Latina%20Citt%C3%A0%20Aperta

 

 

 

Maurice Sendak

Murice Sendak (New York, 10 giugno 1928 – Danbury, 8 maggio 2012) è stato uno scrittore e illustratore statunitense.

Sendak è nato a Brooklyn, New York da genitori ebrei polacchi, Sarah Schindler e Philip Sendak, un sarto. Sendak ricorda di come i suoi genitori gli rammentavano sempre di essere stato un incidente e di come tentarono di non averlo, in quanto non potevano permettersi un terzo figlio.

È conosciuto principalmente per il libro Nel paese dei mostri selvaggi, pubblicato nel 1963.

vedi link al fondo con le figure del libro

 

 

 

 

Isaac Bashevis Singer, Maurice Sendak

Zlateh la capra

e altre storie

Traduzione di Elisabetta Zevi

i cavoli a merenda, 372021,

pp. 102, 17 ill. b/nisbn: 9788845936418

Temi: Letteratura per l’infanzia

ADELPHI

€ 18,00 -5% € 17,10

LA STAMPA.IT / TUTTO LIBRI — 13 NOVEMBRE 2021https://www.lastampa.it/tuttolibri/recensioni/2021/11/13/news/le-fiabe-per-tutti-di-isaac-b-singer-un-po-di-grasso-di-pollo-appena-fritto-e-il-regalo-perfetto-per-la-fidanzata-1.40910031

 

 

Le fiabe (per tutti) di Isaac B. Singer. Un po’ di grasso di pollo appena fritto è il regalo perfetto per la fidanzata

Sette racconti racchiudono lo spirito magico e perduto delle comunità ebraiche polacche

 

Le fiabe (per tutti) di Isaac B. Singer. Un po’ di grasso di pollo appena fritto è il regalo perfetto per la fidanzata

 

 

ELENA LOEWENTHAL

 

«Nelle storie il tempo non svanisce, e nemmeno gli uomini e gli animali. Per lo scrittore e i suoi lettori tutte le creature vivono per sempre. Ciò che è successo tanto tempo fa è ancora presente». Con queste parole Isaac Bashevis Singer introduce i suoi celebri racconti per bambini (e adulti) che portano il titolo di Zlateh la capra e altre storie e che, usciti in italiano nel 1979 per la prima volta da Bompiani per la cura di Mario Biondi, tornano ora alla luce in una nuova, delicata traduzione di Elisabetta Zevi per i tipi di Adelphi, con le tradizionali illustrazioni di Maurice Sendak.

 

 

Da Singer e Sendak uno sguardo sull'umanità pieno di speranza e nostalgia | Il Foglio

ILLUSTRAZIONE DI SENDAK PUBBLICATA DA ” IL FOGLIO ”

 

Singer dedica queste pagine meravigliose ai «molti bambini che non hanno avuto la possibilità di diventare grandi a causa di stupide guerre e di persecuzioni crudeli che hanno devastato città e distrutto famiglie innocenti». È un atto d’amore, il suo. Ma, come al solito, l’amore per Singer si declina in molti modi e ha sempre un lato oscuro, inquietante: le sue storie, in fondo, di rado confortano e più spesso ci interrogano. Ci fanno sorridere, ma anche scuotere la testa come a dire: che strano che è, questo mondo.

Così è anche qui, in questi racconti che sono tutto fuorché opere minori, marginali. Sono, invece, tanti gioielli. Singer stupisce sempre per la sua strabiliante capacità creativa: è come se le sue storie venissero fuori così, come da sole, con la naturalezza della neve che cade – e in queste storie ce n’è tanta, di neve. Chissà quanto si divertiva, a scriverle.

In Zlateh la capra e altre storie troviamo un vero e proprio universo umano completo, buono per gli occhi e il cuore tanto dei bambini quanto degli adulti. C’è di tutto, davvero. A incominciare da Atzel, che un bel anzi un brutto giorno si ammala di desiderio di morire per vedere il paradiso, per poi scoprire che è tutt’altro che il luogo più desiderabile del mondo, perché lassù il cielo è sempre dello stesso colore e si mangiano sempre le stesse pietanze. Inutile aggiungere che alla fine guarisce!

In questa raccolta Singer si cimenta anche con un luogo comune, anzi niente affatto comune e piuttosto unico della narrativa e aneddotica ebraica tradizionale: la cittadina di Chelm, patria degli sciocchi e degli ingenui. Chelm raccoglie da sempre in sé tutta la sprovvedutaggine di questo mondo e di chissà quanti altri; i suoi abitanti sono famosi per far allargare le braccia, alzar gli occhi al cielo e sorridere, dicendo «ma non è possibile!». E invece sì. A Chelm ci spiega Singer, più si è anziani e più si è sciocchi perché con il passare degli anni si è accumulata più insipienza. A Chelm capita di lasciar sciogliere la neve perché è «come una tovaglia d’argento» e bisogna star chiusi in casa perché per raccogliere i brillanti che si riflettono nella luce del giorno guai a calpestarla…

A Chelm, poi, capita anche che un promesso sposo regali alla fidanzata un barattolo di grasso di pollo appena fritto, visto che il regalo precedente l’ha perduto per strada. E capita anche che, molti anni dopo, un anziano di Chelm indovini il sesso di un neonato che non è maschio, dunque «è femmina!» perché per loro, per i saggi di Chelm, non ci sono segreti.

In parole povere, questi racconti di Singer sono dei grandi, piccoli capolavori. Nulla dell’arte di questo scrittore manca fra le pagine, men che meno la sua capacità di rivolgersi a un pubblico di ogni età. Anche in questo Singer sfugge a ogni definizione, a ogni classificazione di genere: sono storie per tutti, perché anche qui lui riesce a stabilire con il suo lettore un contatto diretto, quasi fisico, senz’altra mediazione che non siano le parole. Tanto è straordinaria la sua spontaneità creativa, infatti, quanto lo è l’immediatezza cui si trova davanti il lettore, che vive un’esperienza sempre totalmente immersiva: entra nelle case, vede i volti dei personaggi, sente gli odori e profumi.

È così più che mai nell’ultimo racconto di questa raccolta, quello che le dà il titolo. Non è certo il caso di raccontarlo per filo e per segno, se non di dire che qui Singer sorprende tutti con un inatteso e generoso lieto fine, e prima ancora conduce il lettore lungo strade perigliose e imprevisti minacciosi, ma lo fa con un garbo e una gentilezza incredibili. E forse questa storia, così piccola e così sperduta per le vie innevate di un’Europa orientale che proprio non esiste più e chissà se è mai davvero esistita, è un po’ una parabola per raccontare una storia ben più grande, quella del popolo d’Israele e delle sue peripezie ai quattro angoli del mondo. Ma c’è quasi da giurare che a questa chiave di lettura Singer riserverebbe una quasi impercettibile alzata di spalle e uno dei suoi sguardi penetranti conditi di quella ironica dolcezza che è fra i tratti migliori e più indimenticabili della sua indimenticabile scrittura.

 

 

 

REPUBBLICA/ ROBINSON –  SABATO 18 DICEMBRE 2021

SUSANNA NIREMSTEIN, HANNUKKAK A LIETO FINE

DA:

https://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=83951

 

 

Era il 1966 quando in America uscì Zlateh la capra e altre storie, il primo libro per l’infanzia di Isaac Bashevis Singer, il futuro Nobel per la letteratura nato nel 1903 a Leoncin, un villaggio polacco popolato in gran parte da ebrei. La raccolta era illustrata dal tratto accurato e commovente del grande Maurice Sendak, luogo di nascita (1928) Brooklyn: anche i suoi genitori erano ebrei polacchi e lo riempirono di racconti dello shtetl da cui provenivano, memorie che si fecero sempre più fitte e dolorose man mano che lo sterminio nazista procedeva e annientava la gran parte dei membri della sua famiglia rimasti laggiù e che lui, viste le fotografie, continuò a ritrarre nei suoi personaggi: avvolto dalle luci di New York lui stesso disse che era cresciuto tra le suggestioni di quei ricordi e di Mickey Mouse.

Ora Adelphi manda in libreria la copia esatta di quella raccolta. Una meraviglia piena di delicatezza, humor, bellezza e naturalmente nostalgia, tanto che Isaac vergava nell’introduzione queste significative parole: «Per il narratore, ieri è ancora qui, come lo sono gli anni e i decenni passati. Nelle storie il tempo non svanisce, e nemmeno gli uomini e gli animali. Per lo scrittore e i suoi lettori tutte le creature vivono per sempre. Ciò che è successo tanto tempo fa è ancora presente.(…) Nella vita reale molte persone che ho descritto qui non esistono più, ma per me sono ancora vive (…) dedico questa raccolta ai molti bambini che non hanno avuto la possibilità di diventare grandi a causa di stupide guerre e di persecuzioni crudeli».

Singer amava dire che aveva almeno cinquecento ragioni per le quali aveva iniziato a scrivere per bambini. Ricordiamone qualcuna: i bambini leggono i libri, non le recensioni, non gliene importa un fico secco dei critici; non leggono per trovare se stessi, liberarsi della colpa; non sanno cosa farsene della psicologia, della sociologia; non tentano di comprendere Kafka o il Finnegan’s Wake; credono ancora in Dio, famiglia, angeli, diavoli, streghe, folletti, logica, chiarezza, punteggiatura; amano le storie interessanti, non i commenti; non si aspettano che il loro scrittore redima l’umanità, solo gli adulti hanno simili illusioni puerili.

Tutti motivi da cui nascono come ranuncoli colorati di chiaro e di scuro queste fiabe: sottofondo comune l’idea che il bambino sia spesso un filosofo in cerca di Dio, catturato dalle questioni eterne sulla creazione, la vita, la morte, la bontà, la cattiveria. Qualità che Singer enunciava mentre ricordava come lui fosse cresciuto con i racconti del padre rabbino (un po’ noiosi, chiosava) e quelli molto più divertenti della madre che invece si sbizzarriva: nel complesso le storie che lo avevano avvinto di più, sottolineava comunque, erano quelle della Bibbia, cosa immaginare oltre le figure di Adamo e Eva, Caino e Abele, Noè e l’arca, Mosè e il mare che si apre per far passare gli ebrei che abbandonano la schiavitù e si richiude sugli egiziani bloccando ogni inseguimento?

E così ecco Zlateh la capra. No, qui non ci sono miracoli, né i folletti e i diavoli che Singer ha usato in tanti suoi romanzi e che troveremo invece in altre fiabe del libro. Ma dietro la tempesta improvvisa di neve che intrappola Zlateh e Aaron, il bambino che deve portare il buon animale al macellaio perché quell’anno in famiglia non ci sono soldi e bisogna preparare in ogni modo la festa di Hannukkah, c’è comunque Dio.

E Aaron vede un pagliaio in cui scavare un profondo incavo dove per tre giorni la capra (così simile a un essere umano nei suoi pensieri e nelle parole che Aaron gli rivolge!) può mangiare il fieno, nutrendo a sua volta il piccolo con il suo latte. Una favola di lealtà e fiducia, che finirà naturalmente senza che la bestia venga mandata al macello (tra l’altro, come si ricorderà, Singer era un appassionato vegetariano). Un racconto universale di pieno folklore tipico dello shtetl con un happy ending regolare («se devo tormentare qualcuno con pensieri bui non lo faccio certo con un bambino: se scrivessi di un ladro che non viene punito, sentirebbe che nel mondo non c’è giustizia, e non voglio che arrivi a queste conclusioni troppo presto!» diceva Singer), e un finale redentivo ce l’hanno anche gli altri titoli ambientati quasi tutti a Chelm, un villaggio pieno di sciocchi assurdi e divertenti: c’è una nonna che racconta di un diavolo circondato di topi e folletti vestiti di rosso che spaventa dei bimbi; i cosiddetti 7 saggi del paese che scambiano per argento e diamanti la neve caduta abbondante; 4 figlie che si ingarbugliano i piedi nel letto; un bambino che riesce a chiudere la coda del demone nella porta… E la fantasia di un Signore della Letteratura si snoda tra perle d’invenzione piccole, piccole così.

 

 

MAURICE SENDAK

 

Fumettologia (link sotto) ::: MAURICE SENDAK, NEL PAESE DEI MOSTRI SELVAGGI–TRADUZIONE DI LISA TOPI —COLLANA: I CAVOLI A MERENDA, 2018, pp. 44 euro 18,00–online 15,30

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1 risposta a Isaac Bashevis Singer, Maurice Sendak, Zlateh la capra e altre storie, Adelphi, 2021 + Recensioni : Elena Lowenthal, La Stampa + Susanna Nirenstein, Repubblica.+ link Maurice Sendak

  1. ueue scrive:

    Che bello quel mondo favoloso popolato da animali e da mostri che non sembrano così’ terribili.

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