TOMMASO DI FRANCESCO, Chi vincerà il ” palio” delle guerre civili nel mondo? — IL MANIFESTO 5 LUGLIO 2023 + 3 note

 

 

IL MANIFESTO 5 LUGLIO 2023 —
https://ilmanifesto.it/il-palio-delle-guerre-civili-nel-mondo?fbclid=IwAR3hT3-pbqwEQYhX6yc1zV9E-gIqYupL2Vrr-VhIbwgQ5L2eZKxQGyLOUew

 

Il palio delle guerre civili nel mondo

 

CRISI INTERNAZIONALE. Doveva scoppiare in Russia, poi è esplosa la crisi francese. Mentre resta strisciante in tante realtà del mondo. Dove emerge il fronte sociale interno, la lotta di classe inevasa

 

Il palio delle guerre civili nel mondo
Nanterre – Ap

 

Chi vincerà il “palio” delle guerre civili nel mondo? Perché tutti aspettavano la guerra civile in Russia e invece ora tutti guardano tesi gli avvenimenti da guerra civile in Francia con la rivolta delle banlieue per l’uccisione del giovane Nahel, con altre quattro vittime, un’estensione della protesta in tutta la Francia e una repressione presidenziale – l’unica, violenta forma di sopravvivenza di Macron – che è arrivata a più 4mila arresti e all’istituzione di sbrigativi processi per direttissima. Mentre ora, scendono in piazza le ronde dichiaratamente fasciste contro «gli stranieri» e la società francese appare sempre più dilaniata: la colletta per la famiglia della vittima arriva a 200mila euro, quella per il poliziotto che ha ucciso Nahel supera il milione.

 

COMUNQUE FINIRÀ, il primo messaggio che arriva è che le guerre civili interrotte dalla repressione, poliziesca o militare che sia, sembrano appuntamenti solo rimandati. Vale anche per gli Stati uniti, che ora alle prese con i processi intentati a Trump, si trovano di fronte l’irrisolta immagine dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 quando sostenitori dell’ex presidente e milizie a lui ispirate irruppero manu militari nel sancta sanctorum della democrazia americana, dove una litania di uccisioni e mass shooting con decine di migliaia di morti l’anno testimoniano di un fronte interno sociale devastato.

 

VALE NATURALMENTE per la Russia di Putin che, per la guerra d’aggressione che ha provocato, ha avuto bisogno di privatizzare la forza con un corpo mercenarioche ha sostenuto le battaglie più importanti, fino alla ribellione della Wagner guidata dall’ex fido Prigozhin. Anche questo – i mercenari più impegnati in combattimento, con più vittime degli eserciti regolari – è nella tradizione delle guerre occidentali degli ultimi 30 anni, per la difficoltà di motivare fino in fondo le «ragioni» della guerra: con la Black Water e altre formazioni mercenarie in Iraq e Afghanistan, con lo sviluppo e ruolo di questa «necessaria» e ingombrante presenza.

 

NOTA 1 : Black Water — in fondo

 

E VALE ANCHE per la stessa Ucraina che, nell’ultima fase della guerra civile interna dal 2014 al 2022, ha incorporato formazioni militari irregolari (Battaglione Azov, Pravy Sector e altri) nelle forze armate, realtà che spesso hanno la stessa estrazione identitaria, neofascista e ipernazionalista delle formazioni mercenaria del nemico russo;

Pravy Sector — al fondo – NOTA 2 

e vale per Israele dove Netanyahu per restare al potere, di fronte ad una società israeliana spaccata sulle sue scelte autoritarie e invece unita nell’occupazione militare dei Territori palestinesi, ha concesso all’estremista suprematista Ben Gvir, diventato ministro della Sicurezza nazionale, la costituzione di un pericoloso corpo armato separato, la Guardia nazionale.

 

ECCO DUNQUE CHE  la guerra civile, più o meno latente, torna con evidenza a proporsi come uno degli elementi della crisi contemporanea. Ed obbliga ad una riflessione di fondo. Quello che viene definito come il «dominio» mondiale dopo l’implosione dell’Urss, mostra una sua gigantesca fragilità nel campo sia alleato che nemico.

 

Così la vera strategia geopolitica in campo resta quella di destabilizzare l’avversario, fino all’esplosione di una guerra interna all’«altro».

Madeleine Albright, segretario di Stato Usa, minacciava l’ex Jugoslavia di Milosevic di «sfogliare una ad una le margherite», le contraddizioni etniche e storiche della Serbia, se non avesse accettato le imposizioni di Rambouillet, prima di scatenare la guerra di bombardamenti aerei «umanitari» della Nato nel marzo 1999.

E così sembra riproporsi ora la partita, come se fosse possibile un paragone tra la piccola e marginale Serbia e la Russia potenza atomica.

 

Sempre, naturalmente, pronti alla missione «civilizzatrice» di una alleanza militare occidentale: come in Somalia nel 1993 che doveva “Restore hope”, ridare speranza, e che invece vive ancora nella condizione di una guerra civile strisciante – domenica scorsa per l’eccidio del Check Point Pasta del ’93 sono stati ricordate le nostre vittime militari, ma nemmeno una parola per le decine e decine di vittime civili da noi provocate.

 

CHE DIRE POI DEL DISASTRO  libico dove l’intervento della Nato, in primis della Francia, insieme alla morte di Gheddafi ha provocato una frammentazione della Libia stessa contesa in una guerra civile da due eserciti e da centinaia di milizie armate, dietro cui si nascondono nuovi governi inventati, nuovi alleati e nemici potenti; per non tacere del disastro provocato in Siria, una destabilizzazione non riuscita ma che ha fatto terra bruciata di un Paese. Dunque la guerra civile è l’occasione per ogni intervento militare esterno.

Ma emerge un’altra questione che sposta il discorso dall’inflazionata geopolitica alla dinamica sociale e politica.

Ne sanno qualcosa milioni e milioni di spostati sociali, donne e uomini in fuga da miseria, carestia, conflitti per procura, devastazioni ambientali e crisi climatiche, che chiamiamo «migranti».

 

LE DIFFERENTI FORME di guerra civile che ci troviamo di fronte propongono infatti l’attenzione sul fronte interno, sul conflitto sociale inevaso in ogni realtà nazionale.

Vale per Putin che, per proseguire nella sua guerra suicida per il popolo russo, è costretto a mobilitare sempre più diseredati dalle periferie della Federazione russa; vale per l’Ucraina dove in otto anni di guerra civile che hanno preparato la tragedia che abbiamo sotto gli occhi ben pochi si sono accorti del fatto che nelle trincee del Donbass c’erano, e ci sono ancora, lavoratori contro lavoratori, spesso gli ultimi, le facce nere dei minatori ridotti alla fame ma armati ed aizzati dai rispettivi oligarchi.

 

E VALE PER GLI STATI UNITI, dove un’analisi e un coinvolgimento alternativo tarda a venire di quella «pancia profonda» di settori popolari di emarginati e poveri, diventati massa di manovra del nuovo suprematismo americano e della destra repubblicana.

Anche noi dovremmo spostare l’attenzione dalla sola geopolitica alla lotta di classe: la guerra è sempre più, come dimostra l’Italia meloniana e l’Ue che riarma, un esplosivo blocco sociale d’interessi.

 

Per dirla con Marx, dietro le guerre del capitale si muove un’altra guerra civile: quella di un movimento reale di individui al lavoro, in punti opposti del mercato mondiale che, in rapporto di tensione con il potere che li connette, determinano nuove condizioni di possibilità per l’emancipazione.

 

ALCUNE  NOTE :

Nota 1- BLACK WATER

La Black Water ha assunto vari nomi, ora si chiama ACADEMI, ma ha sempre la stessa funzione : essere una compagnia militare privata. È considerata una delle più importanti compagnie militari private del mondo, con ruoli di primo piano come security contractor in Iraq e in Afghanistan per conto del governo degli Stati Uniti d’America.

Per garantire una forte cornice di sicurezza i convogli della Blackwater usano abitualmente procedure tattiche preventive e dissuasive molto pericolose per la popolazione e i passanti delle aree attraversate : a questo si deve il vario cambio di nomi-
La Blackwater dispone, presso la sua sede di Moyock in Carolina del Nord, di un’enorme area di addestramento attrezzata con numerosi poligoni e strutture speciali di allenamento di 7.000 acri, dove ogni anno vengono addestrati o perfezionati circa 35.000 operatori di sicurezza (contractor, militari, agenti di polizia di numerosi Stati degli USA). Le attività addestrative sono ritenute di altissimo livello professionale e sono caratterizzate dall’estremo realismo degli scenari esercitativi. Processati quattro di loro per diversi omicidi in Iraq ( ” per difesa da un agguato “, naturalmente), condannati, sono poi stati graziati da Trump.

 

da : https://it.wikipedia.org/wiki/Academi

 

NOTA 2 — PRAVY SECTOR –  letteralmente Settore destro

è un partito politico e organizzazione paramilitare ucraina di estrema destra. È un collettivo paramilitare di un certo numero di organizzazioni, descritto come ultranazionalista, neonazista  o neofascista. Il gruppo dichiara di avere almeno dai 5.000 ai 10.000 membri e ha rapporti internazionali con organizzazioni di matrice neofascista. Emerge per la prima volta alla fine del novembre 2013 nella proteste dell’Euromaidan a Kiev, come alleanza di estrema destra di diversi gruppi nazionalisti ucraini e dell’Assemblea Nazionale Ucraina – Auto Difesa Nazionale Ucraina (UNA-UNSO)

Pravyj Sektor si identifica nella tradizione nazionalista ucraina, quale l’Esercito               Insurrezionale Ucraino (UPA), che durante la seconda guerra mondiale ha combattuto contro l’Unione Sovietica e, prima di allearvisi come collaborazionisti, contro l’Asse.

Nel gennaio 2022, il capitano Dmytro Kotsyubaylo “Da Vinci” di Pravyj Sektor è stato insignito del titolo di Eroe dell’Ucraina e decorato con l’Ordine della Stella d’Oro per il coraggio sul campo di battaglia dal presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelens’kyj.

SAREBBE DA LEGGERE :  – abbiamo preso solo alcuni brani
https://it.wikipedia.org/wiki/Pravyj_Sektor

NOTA 3 — LA BATTAGLIA DELLA PASTA :

IL POST – MONDO   —DOMENICA 2 LUGLIO 2023
https://www.ilpost.it/2023/07/02/battaglia-pastificio-somalia-30-anni/

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

2 risposte a TOMMASO DI FRANCESCO, Chi vincerà il ” palio” delle guerre civili nel mondo? — IL MANIFESTO 5 LUGLIO 2023 + 3 note

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara: è un buon articolo, l’idea che la guerra civile sia uno sbocco falso della lotta di classe, mi pare una lettura interessante e originale di questo momento storico. L’unica osservazione che mi permetterei : la frase finale l’avrei preferita al condizionale : ” potrebbe anche determinare nuove condizioni di possibilità di emancipazione “– perché – io sarò certamente cieca — ma oggi intravvedo solo il contrario- cioè una solenne sconfitta, non solo da noi, di tutte le ” forze democratiche e progressiste “, se possiamo dire così.

  2. DONATELLA scrive:

    Penso che questa esplosione di violenza ( guerre, guerriglia come in Francia, circolazione incontrollata di armi, centinaia di migliaia di profughi, ecc.) porti le persone ad avvicinarsi alla destra che falsamente promette “ordine e disciplina”. Una rivoluzione reale di emancipazione credo che debba avere una consapevolezza alle spalle, ci debba essere un’idea delle classi sociali, informazione, coinvolgimento culturale e politico ed anche occasione propizia. Altrimenti si contano solo i morti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *