IL TROVATORE DI GIUSEPPE VERDI — AI NOSTRI MONTI … EBE STIGNANI E GINO PENNO — TESTO — ALLA SCALA, 1953 ++ SUNTO BREVE DI UN NOIR GOTHIC — 9.22

 

SUNTO SINTETICO ::

 

Il capo degli Armigeri del conte di Luna, Ferrando, si trova dinanzi al palazzo di Leonora, dama di compagnia della principessa d’Aragona e narra ai suoi uomini un episodio accaduto 20 anni prima. Una zingara stregò il fratello più piccolo del conte di Luna e per questo venne condannata al rogo: per vendicarsi sua figlia Azucena rapì il bambino e lo uccise bruciandolo sul rogo. 

Leonora confida a Ines di essersi innamorata di un trovatore dalla bellissima voce. All’improvviso, si ode da lontano il canto del Trovatore: Leonora va incontro all’amato e, credendo di abbracciarlo, a causa dell’oscurità abbraccia il conte di Luna innamorato di lei e al quale lei è promessa sposa. Resasi conto dell’errore la donna chiede perdono al Trovatore, ma il conte, ingelositosi, chiede all’uomo di svelare il suo nome e lo sfida a duello. Il Trovatore è Manrico, seguace del ribelle Urgel.

Manrico ha vinto il duello con il conte ma è rimasto ferito. Una volta arrivato al suo accampamento incontra con sua madre Azucena che gli parla di un episodio accaduto 20 anni prima, confessando di avere portato al rogo, per errore, il proprio figlio e non quello del conte. Manrico chiede allora chi è sua madre: la donna non risponde. Leonora, nel frattempo, convinta che il suo amato sia morto ha deciso di diventare monaca: Manrico, saputa questa cosa, raggiunge la donna al convento. 

Manrico arriva al convento mentre il conte di Luna si è appostato nei pressi per cercare di rapire Leonora: Manrico riesce ad allontanarsi con la donna.

Nel frattempo, gli Armigeri catturano Azucena: Ferrando riconosce in lei la donna che 20 anni prima ha rapito il figlio del conte e la condanna a morte.

Manrico sta per sposarsi con Leonora, quando  apprende della cattura di sua madre e decide di correre in suo soccorso.

Fatto prigioniero, Manrico è rinchiuso nella torre: Leonora, per salvarlo, si promette al conte in cambio della libertà dell’amato ma poi si avvelena. 

Manrico sta confortando Azucena in carcere quando sopraggiunge Leonora: l’uomo, che ha intuito il prezzo pagato dalla donna per ottenere la sua libertà, la rifiuta ma, vedendo gli effetti del veleno è preso dai rimorsi. Nel frattempo, arriva il conte arriva e, comprendendo di essere stato ingannato, ordina l’uccisione di Manrico. Solamente a esecuzione avvenuta, Azucena rivela al conte la tragica verità: quell’uomo era suo fratello.  

 

 

 

 

 

TESTO DA:

http://www.intratext.com/IXT/ITA1411/_PK.HTM

 

 

 

Scena terza. Azucena, Manrico

 

Orrido carcere. In un canto finestra con inferriata. Porta nel fondo. Smorto fanale
pendente dalla volta. Azucena giacente sopra una specie di rozza coltre, Manrico seduto a lei dappresso

 

Manrico  Madre?… non dormi?

Azucena L’invocai più volte,
Ma fugge il sonno a queste luci… Prego…

Manrico L’aura fredda è molesta
Alle tue membra forse?

Azucena No; da questaTomba di vivi sol fuggir vorrei,
Perché sento il respiro soffocarmi!…

Manrico (torcendosi le mani) Fuggir!

Azucena (sorgendo)Non attristarti:Far di me strazio non potranno i crudi!

Manrico Ah! come?

Azucena Vedi?… Ie sue fosche impronte
M’ha già stampato in fronte
Il dito della morte!

Manrico Ahi!

Azucena Troveranno
Un cadavere muto, gelido!… anzi
Uno scheletro!

Manrico Cessa!

Azucena Non odi?… gente appressa…I carnefici son… vogliono al rogo Trarmi!… Difendi la tua madre!

Manrico Alcuno,Ti rassicura, qui non volge…

Azucena (senza badare a Manrico, con ispavento) Il rogo!
Parola orrenda!

Manrico Oh madre!… oh madre!

Azucena Un giorno, turba feroce l’ava tua condusse
Al rogo… Mira la terribil vampa!
Ella n’è tocca già! già l’arso crine
Al ciel manda faville!…Osserva le pupille
Fuor dell’orbita lor!… ahi… chi mi toglie
A spettacol sì atroce? (cadendo tutta convulsa fra le braccia di Manrico)

Manrico Se m’ami ancor, se voce
Di figlio ha possa d’una madre in seno,
Ai terrori dell’alma
Oblìo cerca nel sonno, e posa e calma. (La conduce presso alla coltre)

Azucena  Sì, la stanchezza m’opprime, o figlio…Alla quïete io chiudo il ciglio…Ma se del rogo arder si veda
L’orrida fiamma, destami allor.

Manrico Riposa, o madre: Iddio conceda
Men tristi immagini al tuo sopor.

Azucena(tra il sonno e la veglia)Ai nostri monti… ritorneremo…L’antica pace… ivi godremo..Tu canterai… sul tuo lïuto…In sonno placido… io dormirò!

Manrico Riposa, o madre: io prono e muto
La mente al cielo rivolgerò.

(Azucena si addormenta. Manrico resta genuflesso accanto a lei)

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1 risposta a IL TROVATORE DI GIUSEPPE VERDI — AI NOSTRI MONTI … EBE STIGNANI E GINO PENNO — TESTO — ALLA SCALA, 1953 ++ SUNTO BREVE DI UN NOIR GOTHIC — 9.22

  1. Donatella scrive:

    Difficile immaginare una trama più complicata. Su tutto la musica bellissima, che ci fa sognare.

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