09:01 DA ART. 21. INFO DEL 2015 —UN LIBRO DI ROBERTO REALE SULLA STAMPA CHE SEMBRA INTERESSANTE…

 

Articolo 21 Liberi di

 

 

 

il blog :  sembra interessante, anche se del 2005; per il confronto con gli altri paesi; dovremmo imparare a giudicare l’ITalia sulla base di cosa c’è in Europa o anche altrove, se utile. Non vi pare?

 

L’ultimo libro di Roberto Reale. Stampa, cosa c’é a Ovest di Berlusconi
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di Maurizio Pesce*

Uno sguardo oltre il conflitto di interessi. Dall’Inghilterra agli Usa le malattie dell’informazione
«Ultime Notizie. Indagine sulla crisi dell’informazione in Occidente. I rischi per la democrazia» (Nutrimenti, 14 euro) è l’ultimo libro di Roberto Reale, giornalista Rai e coordinatore del progetto “Media e democrazia” sviluppato da Informazione Senza Frontiere. Tutto nasce dalla consapevolezza che l’Italia è un cattivo esempio nel panorama della libertà di stampa; l’inchiesta è un ampio confronto della situazione italiana con quelle britannica e americana, per scoprire se è vero che all’estero se la passano meglio.
La domanda che lo stesso Reale si è chiesto in quarta di copertina è “Cosa c’è ad Ovest di Berlusconi?” Iniziamo da qui.
In Occidente ci sono buone indicazioni per risolvere i nostri mali. Perché se è vero che l’Italia è la terra del conflitto d’interessi, è anche vero che non basterà risolvere questa anomalia: si tratta di un problema di più ampio respiro, siamo malati in uno stadio piuttosto avanzato. Ma anche all’estero ci sono problemi nel rapporto fra politica e informazione, pressioni dei governi e degli apparati più forti su stampa e televisione. Per questo abbiamo messo a confronto la nostra situazione con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna: capire come vanno le cose all’estero vuol dire capire cosa ci aspetta nel “dopo Berlusconi”».
Siete già arrivati a qualche risposta? C’è un caso in particolare che dovremmo tenere ben presente per capire il nostro futuro mediatico?
Su tutti, è importante il ruolo della Bbc. Una recente ricerca dell’Università del Galles ha messo a confronto in notiziari di prima serata della tv pubblica, di Channel 4 e di Sky concludendo che proprio le notizie di Bbc1 sono le più governative, le meno pacifiste. Parallelamente, i sondaggi condotti dalla stessa emittente e dal governo hanno messo in evidenza come gli inglesi siano favorevoli a continuare a pagare un canone in cambio di un’informazione davvero indipendente.
In Italia, però, manca ancora questa presa di coscienza?
Ecco perché bisogna guardare alla situazione inglese. La Bbc è un soggetto attivo nel futuro del sistema globale della comunicazione, perché ? per via della lingua inglese ? è un tramite perfetto verso gli Stati Uniti e può mettersi in concorrenza diretta con le grandi corporation americane.
Eppure, anche con una buona concorrenza, la qualità del lavoro giornalistico non sembra decollare.
Alcuni giornalisti avvertono la crisi, ma non riescono a prendere contromisure. Piuttosto, si adeguano a un sistema dominato da pubblicità e interessi commerciali. Ma piano piano – anche negli Stati Uniti – sta crescendo la sensazione che la stampa abbia lasciato solo il Paese: un sondaggio sulle impressioni sbagliate date dai media, in particolare sull’Iraq, rivela senza ombra di dubbio gli effetti devastanti della tv sull’errata percezione che gli americani hanno avuto degli eventi del golfo. Anche per questo abbiamo voluto inserire nel libro numerosi documenti, quasi tutti tradotti: perché oltre ad avere la nostra interpretazione, i lettori possano farsi anche un’idea propria con materiale originale e spesso inedito in Italia.
Torniamo al titolo. C’è qualche riferimento dietro quelle “Ultime Notizie”? Qualche recente evento in particolare oppure si tratta solo delle ultime novità nel panorama della comunicazione?
E’ difficile da dire: certo analizziamo com’è cambiato il rapporto fra informazione e potere negli ultimi anni. Ma l’ambiguità è voluta, perché nel mondo sta mutando il senso della notizia così come è stato inteso per tutto il novecento. Lo scontro con il potere ha ucciso il giornalista d’inchiesta, il difensore civico della collettività. D’altra parte, i ritmi sempre più frenetici dell’informazione-spettacolo lasciano poco tempo per la ricerca e quindi indeboliscono la notizia. Il nocciolo non è più controllare i media: in Italia si parla ancora dello strapotere dei giornalisti, della loro appartenenza alla destra o alla sinistra, ma secondo l’ultima inchiesta del Pentagono, oggi il bene limitato non è l’informazione, ma l’attenzione del pubblico, il nostro tempo. Gli strateghi della Difesa americana ritengono fondamentale catturare questa attenzione. Chi lo fa vince.
Si può dire, allora, che le nuove tecnologie, se da un lato aumentano le possibilità della comunicazione, dall’altro distraggono il pubblico tanto che le diverse fonti finiscono quasi per annullarsi a vicenda?
E’ proprio vero! In questo momento i quotidiani hanno perso potere, mentre i nuovi canali tematici all-news ancora non hanno quella credibilità che gli permetterebbe di vigilare sull’esercizio del potere. La scena dell’informazione mondiale è sempre più dominata da questi grandi canali, le cable-tv americane, che però propongono una pericolosa commistione fra notizie e intrattenimento proponendo un’informazione acritica e superficiale. Domina una cultura della censura: Clear Channel, la principale catena radio americana, si rifiuta di trasmettere Imagine di John Lennon perché la ritiene troppo pacifista. Così da un lato abbiamo questi network, aggressivi, a dettare la linea delle notizie, mentre dall’altro i quotidiani sono diventati deboli e sono a caccia di una nuova identità. Poi c’è internet, che nel corso del tempo ha assunto e assumerà ruoli sempre diversi. Ci sono tante storie che potrebbero passare inosservate ma che grazie ai blog e alla “comunicazione dal basso” invece trovano spazio: bastano un telefonino, un Mms e un sito dove spedirlo. Oggi possiamo far vedere cose che altrimenti resterebbero nascoste.

*da Punto Com – 30 aprile 2005


 

 

 

 

 

 

 

 

http://archivio.articolo21.org/832/editoriale/lultimo-libro-di-roberto-reale-stampa-cosa-c.html

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1 risposta a 09:01 DA ART. 21. INFO DEL 2015 —UN LIBRO DI ROBERTO REALE SULLA STAMPA CHE SEMBRA INTERESSANTE…

  1. Donatella scrive:

    Trovo su “Il Fatto” di venerdì 21 agosto 2015, pag. 18, da un articolo di Maurizio Viroli, questa frase di Carlo Rosselli da ” Socialismo liberale”: ” Ora è triste cosa a dirsi, ma non per questo meno vera che in Italia l’educazione dell’uomo, la formazione della cellula morale base- l’individuo- è ancora in gran parte da fare. Difetta nei più, per miseria, indifferenza, secolare rinuncia, il senso geloso e profondo dell’autonomia e della responsabilità”. Mancano quasi in tutti ” il concetto della vita come lotta e missione, la nozione della libertà come dovere morale e la consapevolezza dei limiti propri ed altrui. Abituati alla servitù nel dominio della coscienza, son ben disposti alla servitù nel dominio sociale e politico”.

    Noi però abbiamo adesso “La Buona Scuola”…

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