Cinquecento catenelle d’oro –· Ensemble Oni Wytars Cantar d’amore + la stessa canzone di Caterina Bueno con la storia del canto da ” Terracanto “

 

 

 

 

Cinquecento catenelle d’oro
(tradizionale toscano)

E cinquecento catenelle d’oro
hanno legato lo tuo cuore al mio

E l’hanno fatto tanto stretto il nodo
che non si scioglierà né te né io

E l’hanno fatto un nodo tanto forte
che non si scioglierà neanche alla morte

Ier sera posi un giglio alla finestra,
ier sera il posi e stamani gli è nato

Oh giglio, giglio quanto sei crescente,
ricordati del ben ch’io ti vo’ sempre

Oh giglio, giglio quanto sei cresciuto,
ricordati del ben ch’io t’ho voluto

 

 

testo da : La serpe d’oro

Cinquecento catenelle d’oro

 

 

 

 

 

E cinquecento catenelle d’oro
Hanno legato lo tuo cuore al mio

E l’hanno fatto tanto stretto il nodo
Che non si scioglierà né te né io

E l’hanno fatto un nodo tanto forte
Che non si scioglierà fino alla morte

Iersera posi un giglio alla finestra
Iersera ‘l posi e stamani gli è nato

O giglio giglio quanto sei crescente
Ricordati del ben ch’io ti vo’ sempre

O giglio giglio quanto sei cresciuto
Ricordati del ben ch’io t’ho voluto

 

Canto nuziale del XVI secolo, raccolto da Caterina Bueno in Toscana negli anni Sessanta.

Era cantato dalle amiche della sposa durante la preparazione del letto nuziale. Un canto simile é riportato nel Decamerone di Giovanni Boccaccio. In Toscana in particolare, culla della lingua italiana, il confine tra la “cultura popolare” e quella “colta” era estremamente labile: due mondi che oggi appaiono distinti e inconciliabili, ma che all’epoca erano in realtà capaci di parlarsi e inlfuenzarsi.
Di certo l’arte poetica non era esclusivo appannaggio dell’accademia: nel mondo contadino era abitudine sfidarsi a gare in ottava rima, nelle quali i contendenti si lanciavano in improvvisazioni spesso di altissimo valore poetico che dimostravano un grande amore per il “bel parlare”; non di rado tra gli stessi contadini ve ne erano in grado di recitare a memoria La Divina Commedia o le stesse novelle del Boccaccio, che a sua volta doveva molto alle ballate e ai canti della tradizione orale.

 

 

Compagnie Terracanto

 

Cinquecento catenelle

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Nicolo’ nel 2013 — questo ricciolino ha due anni e anche lui rimane molto pensieroso sul mistero del mondo — foto di mario bardelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Roberto Festorazzi, Gli Usa e il Duce. Mussolini e la caccia ai dollari –AVVENIRE  7 NOVEMBRE 2015 + Fabrizio Finzi, ANSA.IT  – 2 MARZO 2024 -MARZIO BREDA E STEFANO CARETTI (EDITORE SOLFERINO 2024 ), Gli Usa e il Duce. Giacomo Matteotti

 

 

 

AVVENIRE  7 NOVEMBRE 2015
https://www.avvenire.it/agora/pagine/dollari-

 

Gli Usa e il Duce. Mussolini e la caccia ai dollari


Roberto Festorazzi

 

​Ancora prima della marcia su Roma il Duce cercò di garantirsi l’appoggio dei capitali americani.

 

Con poche distinzioni tra le amministrazioni repubblicane e quelle democratiche, il sistema politico, l’industria culturale e l’opinione pubblica americani fiancheggiarono Mussolini per quasi vent’anni: dalla sua ascesa al potere, con la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, praticamente fino all’entrata in guerra del gigante a stelle e strisce, nel dicembre 1941.

 

Un grande ruolo, nell’indurre i presidenti Usa a tenere la barra ferma nella posizione di sostegno al Duce e al suo regime, venne giocato dalla vasta comunità degli immigrati di origine italiana – bacino elettorale che nessuno statista accorto poteva inimicarsi –, i cui umori e sentimenti volgevano a netto favore dell’esperimento fascista.

 

Il colpo di Stato delle camicie nere del 1922, per cominciare, venne preceduto da uno strano colloquio tra il Duce e l’ambasciatore americano in Italia, Richard Washburn Child, che più tardi avrebbe vestito i panni del biografo americano del capo del fascismo. Quell’anomala visita al diplomatico aveva tutto il sapore di un tentativo di ricevere l’avallo preventivo del governo di Washington all’assalto al cuore delle istituzioni da parte degli squadristi. Da quanto accadde poi, si ha ragione di credere che quell’accordo vi sia stato.

 

Il nuovo governo fascista, che nella sua prima fase fu liberista in economia e si resse sul sostegno del libero Parlamento, divenne infatti il volano degli investimenti dei grandi capitali statunitensi nella PenisolaI presidenti repubblicani Warren G. Harding, Calvin Coolidge ed Herbert Hoover si preoccuparono anzitutto di mandare a Roma rappresentanti e negoziatori in grado di garantire le migliori intese con il dittatore. Oltre al già citato ambasciatore Child, altri personaggi chiave dell’approccio distensivo con Roma furono il ministro del Tesoro e il segretario di Stato dell’amministrazione Coolidge, rispettivamente Andrew Mellon e Frank Kellogg, ma anche il banchiere Thomas William Lamont, direttore della J.P. Morgan, e il capo della diplomazia del successivo governo Hoover, Henry Stimson.  A tale proposito, pare che la corrente di fiducia, e di simpatia, che si instaurò tra Hoover e Mussolini, fosse dovuta anche al fatto che il capo della Casa Bianca aveva avuto un padre fabbro come il Duce. A Lamont, in particolare, si dovette il successo ottenuto negli accordi per la sistemazione del debito che l’Italia aveva contratto con gli Stati Uniti durante la Grande Guerra.

 

La cifra da saldare venne fissata in 2 miliardi e 42 milioni di dollari. Nel momento in cui il conte Volpi di Misurata, il piraña finanziario del governo Mussolini, staccò un assegno di 5 milioni di dollari, a saldo della prima rata del debito, sullo Stivale piovve un maxiprestito della Banca Morgan da 100 milioni di dollari. Il rovescio della medaglia fu che il governo italiano dovette sganciare una tangente da 4,5 milioni di dollari.

 

Vettore degli investimenti Usa in Italia fu la Banca italiana di sconto di Angelo Pogliani.

 

I capitali d’oltreatlantico furono impiegati soprattutto nel campo delle opere pubbliche, per l’ammodernamento della rete infrastrutturale del Paese: da quella ferroviaria a quella portuale. Un grande ruolo lo giocarono i programmi per l’elettrificazione. Nel 1929, gli investimenti americani ammontavano a 66,5 miliardi di dollari. Una forte presenza di capitali Usa si registrava nei settori della lavorazione dei metalli leggeri, non ferrosi, come l’alluminio, lo zinco e il rame, con una grande ricaduta sull’industria navale, aeronautica e ferroviaria. Tra le molte società coinvolte in attività economiche pubbliche e private, figuravano la Ford, l’Allied Machinery, la Westinghouse, e la National Cash Register, azienda produttrice di registratori di cassa e macchine contabili. Una ‘buccia di banana’, sulla quale Mussolini rischiò seriamente di rompersi l’osso del collo, fu il caso Matteotti.

 

Il leader socialista, infatti, al momento di essere rapito e ucciso da sicari prezzolati del ministero degli Interni, aveva pronto un dossier in cui denunciava l’intreccio affaristico intervenuto nelle concessioni per la ricerca e lo sfruttamento petrolifero in Italia. L’americana Sinclair Oil, al prezzo di una tangente da un milione di lire, si era aggiudicata l’affare, operando quale prestanome della compagnia Standard Oil, il colosso saldamente custodito nei forzieri dei gruppi finanziari Rockefeller, Mellon, Morgan, Guggenheim.

 

Forse lo stesso Mussolini non era stato posto nella condizione di conoscere che la Sinclair non fosse cosa diversa dalla Standard Oil. La convenzione tra la società americana e lo Stato italiano alla fine venne invalidata, ma ci vollero anni perché il regime fascista sottraesse il settore energetico ai tentacoli delle grandi compagnie straniere. 

 

Con l’avvento del New Deal rooseveltiano, ossia la risposta dei pubblici poteri alla depressione seguita al tracollo del 1929, si registrò un’altra, significativa sintonia tra Roma e Washington. Il Duce considerò infatti, con discorsi e interventi anche sulla stampa d’oltreoceano, l’esperimento dell’amministrazione democratica come una variante americana del corporativismo fascista. L’intervento dello Stato nell’economia, anche in Italia, a partire dal 1930, divenne una necessità: il fascismo seminazionalizzò il sistema bancario e diede vita all’Iri. La fase liberista del regime si era esaurita.

 

 

 

ANSA.IT  – 2 MARZO 2024–19.43 

https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/approfondimenti/2024/03/02/giacomo-matteotti-il-nemico-di-mussolini-storia-di-unamnesia_d3c13ccb-50a6-4d85-a596-38f8ee48c060.html

 

Giacomo Matteotti, il nemico di Mussolini, storia di un’amnesia

Nel centenario della morte sul difensore della democrazia

ANSACheck

 

 

Il nemico di Mussolini. Giacomo Matteotti, storia di un eroe dimenticato - Marzio Breda,Stefano Caretti - copertina

IL NEMICO DI MUSSOLINI – GIACOMO MATTEOTTI, STORIA DI UN EROE DIMENTICATO DI MARZIO BREDA E STEFANO CARETTI (EDITORE SOLFERINO, PP 288 EURO 18,00) 

 

 

 

 

Una storia ricca di dati e documenti per spazzare via non solo “amnesie”, come scriveva Norberto Bobbio, ma anche per contrastare tentativi sempre più frequenti di revisionismo storico di una figura che determinò la nascita dell’antifascismo come lo intendiamo oggi e come lo interpreta la Costituzione.

“Il nemico di Mussolini, storia di un eroe dimenticato” ripercorre la storia personale di Giacomo Matteotti e i tragici accadimenti che portarono alla morte del parlamentare socialista rapito sulle sponde del Tevere nel giugno 1924.

Scritto dal giornalista del Corriere della sera Marzio Breda e dallo storico Stefano Caretti il volume riporta al centro della scena le responsabilità di Benito Mussolini nel rapimento e nell’omicidio di Matteotti. Un delitto assolutamente politico che aprì le porte alle “fascistissime” leggi degli anni seguenti che cementarono il regime.

I timori di Bobbio erano fondati: cent’anni dopo il delitto, il nome di Matteotti sembra sopravvivere quasi soltanto grazie alla toponomastica, cioè alle 3.200 vie e piazze a lui dedicate dopo la Liberazione. Rimane il mito del suo sacrificio ma si è persa nelle generazioni la sua figura di intellettuale e politico. Il libro ricorda il suo ruolo di difensore della democrazia e propugnatore di un socialismo riformista e “dal volto umano”. Un oblio, ricordano gli autori, favorito anche dalla sinistra, dalle divisioni interne alla famiglia socialista e dalla lunga egemonia culturale del Pci, che lo avversava.

 

Anche gli storici trovarono difficoltà a farsi pubblicare saggi sulla vicenda Matteotti mentre all’estero, paradossalmente, era più studiato che in patria.
Matteotti fu un politico diverso, serio, colto e cosmopolita, conosciuto e stimato in Gran Bretagna, in Belgio, Olanda, Francia, Germania, Austria. Non a caso il suo omicidio ebbe risonanza mondiale e ne scrissero fra gli altri George Orwell, Stefan Zweig e Marguerite Yourcenar.

 

Eletto in Parlamento a soli 33 anni, si dedicò alla politica nazionale, scontrandosi con il fascismo nascente.

Fondò con Turati il Partito socialista unitario – divenendone segretario -, convinto com’era che all’Italia servisse un socialismo riformista d’impronta socialdemocratica. In pochì anni intervenne ben 108 volte in Parlamento sui temi più diversi ma la sua denuncia più famosa resta quella del 30 maggio 1924, nella quale elencava brogli, abusi e violenze alle urne, chiedendo l’invalidazione del voto che aveva dato il potere ai fascisti. Discorso dopo il quale il dittatore si attivò affidando a un gruppo di squadristi il compito di eliminarlo.

Come puntualmente avvenne solo 10 giorni più tardi.
Ora, in questi ultimi decenni le celebrazioni e gli studi su Matteotti si sono quasi sempre concentrate sul suo martirio e molto marginalmente sui processi. E questo è forse anche la causa dell’amnesia collettiva sulle responsabilità del fascismo, o meglio del duce. Resta il fatto che il delitto Matteotti è un caso chiuso continuamente riaperto. E questa labilità interpretativa sarebbe stata favorita dal fatto che mancava la “pistola fumante”, la prova regina.

Tra ambiguità storiografiche, nostalgie revisioniste per minimizzare il ruolo di Mussolini, la sua figura si è persa, sbiadita ad arte. Ciò è avvenuto dando credito in particolare alla tesi (una falsa pista veicolata dal regime già negli anni Venti) di una “tangentopoli in camicia nera” per un affare petrolifero in realtà mai concluso, che avrebbe coinvolto finanzieri, alti gerarchi e forse addirittura la casa reale.

Matteotti avrebbe scoperto questo scandalo e sarebbe stato pronto a denunciarlo: per questo sarebbe stato ucciso. Una tesi che gli autori smontano nel libro attraverso un’interpretazione rigorosa dei fatti, oltre che con documenti inediti, nel tentativo di dare piena luce ai 39 anni “senza respiro” di Matteotti.

 

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JOSE’ CARRERAS — DALL’ELISIR D’AMORE DI GAETANO DONIZETTI :: DUE ARIE FAMOSE — ++ testo + trama dell’opera

 

 

Jose Carreras- 3 songs by Tosti (live) 1975 - YouTube

 

Josep Maria Carreras i Coll, noto semplicemente come José Carreras (Barcellona, 5 dicembre 1946), è un tenore spagnolo, molto apprezzato per i ruoli ricoperti specialmente nel repertorio del melodramma verdiano e pucciniano. Nel 1987, proprio al culmine della sua carriera, Carreras si ammala di leucemia e i medici reputano che le possibilità che possa guarirne siano di 1 a 10. L’artista non solo sopravvive, ma riprende la carriera di cantante, nonostante la malattia abbia dato alla voce, già usurata per la scelta sbagliata del repertorio, un grave colpo.
Nel 1988 crea una fondazione per dare supporto finanziario agli studi contro la malattia e finalizzata alla registrazione dei volontari donatori di midollo osseo. Nel 1990, centinaia di milioni di spettatori vedono da tutto il mondo i Tre Tenori in occasione del concerto che precede la finale dei mondiali di calcio a Roma. Il concerto era originariamente stato concepito per raccogliere dei fondi per la fondazione di Carreras e anche come un modo per i suoi colleghi, Domingo e Pavarotti, di salutare il ritorno dell’artista nel mondo operistico.

https://it.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_Carreras

 

 

Lascia ch'io pianga - José Carreras musica e video

 

 

foto dal suo facebook del 2012

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "El matí de Catalunya Ràdio Josep Carreras: 'EI Registre de Donants de Medul-la Òssia ha fe... Gò 00:00 01:01 24/04/2024 La Fundació Josep Carreras treballa incansablement per lluitar contra la leucèmia eucemia una oportunitat de vida a tots aquells que ho donar ..Mes"

FOTO DAL SUO FACEBOOK 23 APRILE 2024
https://www.facebook.com/groups/30945613611/?locale=it_IT

 

 

ARIA DI NEMORINO –   UNA FURTIVA LACRIMA – 2° atto

È cantata da Nemorino nell’ottava scena del secondo atto, quando si accorge di una lacrima spuntata dagli occhi dell’amata Adina, e capisce di essere ricambiato: la donna si mostra gelosa che il giovane attragga le ragazze del paese, che in realtà lo corteggiano solo per l’eredità appena ricevuta ( così credono ), mentre Nemorino è convinto sia merito dell'”elisir d’amore” vendutogli da Dulcamara (in realtà soltanto una bottiglia di Bordeaux).

L’aria è introdotta da un’arpa seguita poco dopo da un fagotto, che fornisce una sfumatura malinconica a tutta la melodia.

 

 

VIENNA- OPERA DI STATO, 1982

 

 

 

Testo

Una furtiva lagrima

Negli occhi suoi spuntò,

Quelle festose giovani

Invidiar sembrò.

Che più cercando io vo?

Che più cercando io vo?

M’ama, sì, m’ama, lo vedo, lo vedo!

 

Un solo istante i palpiti

Del suo bel cor sentir!

I miei sospir confondere

Per poco ai suoi sospir!

I palpiti, i palpiti sentir,

Confondere i miei

coi suoi sospir!

Cielo, si può morir…!

Di più non chiedo, non chiedo.A

Ah! Cielo, si può, si può morir…!

Di più non chiedo, non chiedo.

Si può morir…

Si può morir d’amor!

 

 

 

SAN FRANCISCO, 1975

 

Quanto è Bella, Quanto è Cara-

ATTO PRIMO, SCENA PRIMA

 

Quanto è bella, quanto è cara!

Più la vedo, e più mi piace…

Ma in quel cor non son capace

Lieve affetto ad inspirar.

Essa legge, studia, impara…

Non vi ha cosa ad essa ignota…

Io son sempre un idiota,

Io non so che sospirar.

Chi la mente mi rischiara?

Chi m’insegna a farmi amar?

 

 

 

Trama

L’azione ha luogo in un villaggio dei paesi baschi alla fine del XVIII secolo.

 

  • ATTO I

La giovane Adina se ne sta in disparte, leggendo delle vicende di Tristano e Isotta, mentre i mietitori riposano all’ombra. Intanto, l’umile contadino Nemorino la osserva da lontano, esprimendo per lei tutto il suo amore e la sua ammirazione, dolendosi della propria incapacità di conquistarla. I contadini chieno ad Adina di renderli partecipi delle sue letture; lei comincia a leggere delle peripezie di Tristano e del filtro magico che lo ha aiutato a far innamorare di sè la regina Isotta.
Mentre Nemorino sogna di trovare questo magico elisir, arriva in paese il sergente Belcore, con lo scopo di arruolare nuove leve. Belcore – anch’egli innamorato di Adina – le chiede di sposarlo; lei evita una risposta e dice di volerci pensare un po’ su. Adina espone a Nemorino la sua teoria circa l’amore: l’amore fedele e costante proprio non fa per lei…in quel mentre arriva in paese il dottor Dulcamara; egli in realtà è un truffatore che, girando di paese in paese, vende i propri miracolosi preparati medicinali. Nemorino coglie la palla al balzo e gli chiede se abbia un elisir che faccia innamorare le persone. Il ciarlatano pesca dal mucchio una bottiglia di vino bordò e gliela vende, fornendo precise istruzioni: la pozione avrà effetto dopo ventiquattro ore (il tempo utile per permettergli di fuggire indisturbato dal paese…).Nemorino beve tutta l’ “elisir” e si ubriaca. Ciò lo fa diventare disinvolto, quel tanto che basta per mostrarsi indifferente nei confronti di Adina. La giovane contadina, abituata com’è a sentirsi desiderata, prova fastidio verso Nemorino. Per ripicca decide dunque di accettare la proposta di Belcore e sposarlo quel giorno stesso, prima che lui riparta. Nemorino crede fermamente nell’elisir da lui bevuto, cerca per questo di convincere Adina a spostare la data delle nozze per permettere all’elisir di fare effetto. Adina non lo ascolta e se ne va con il sergente Belcore.

 

 

  • ATTO II

Fervono i preparativi per le nozze. Adina vuole aspettare che venga sera per celebrare le nozze, perché vuole che assista anche Nemorino, per punirlo della sua indifferenza. Intanto Nemorino vorrebbe comprare un’altra bottiglia di elisir da Dulcamara, ma non ha i soldi. Decide quindi di arruolarsi per avere la paga. Il sergente Belcore riesce così ad allontanare lo scomodo rivale. Giannetta sparge in paese la notizia che Nemorino ha ottenuto una grande eredità da un parente recentemente deceduto. Questo non lo sanno né l’interessato, né Adina, né Dulcamara: la novità fa sì che le ragazze del paese corteggino Nemorino e questi pensi sia l’effetto dell’elisir. Dulcamara resta perplesso, Adina si ingelosisce. Quando Dulcamara racconta ad Adina di aver venduto l’elisir d’amore a Nemorino, lei capisce che di essere la sua amata. Una lacrima negli occhi di Adina tradisce i suoi sentimenti; Nemorino, vedendola, capisce di essere ricambiato ( UNA FURTIVA LACRIMA ). Adina entra in possesso del contratto di arruolamento di Nemorino e glielo rende, consigliandogli di rimanere in paese. Nemorino, dopo aver tanto penato, vorrebbe una dichiarazione d’amore da lei. Quando infine dichiara di volersene andare, Adina cede e dichiara il suo amore.La scena si conclude con Belcore che se ne va, convinto di trovare altre ragazze da corteggiare, e Dulcamara trionfante e incredulo per il successo ottenuto dal suo improbabile elisir.

 

 

( qualcosa )   SU GAETANO DONIZETTI

 

 

Portrait du compositeur italien Gaetano Donizetti. (Photo by API/Gamma-Rapho via Getty Images)

 

FOTO GETTY IMAGES

 

Gaetano Domenico Maria Donizetti (Bergamo29 novembre 1797 – Bergamo8 aprile 1848) e madre tessitrice.  Fu ammesso a frequentare (18041815) le “lezioni caritatevoli” di musica tenute da Giovanni Simone (Johann Simon) MayrFrancesco Salari e Antonio Gonzales, nella scuola caritatevole di musica – dalla quale deriva l’attuale Istituto Superiore di Studi Musicali “Gaetano Donizetti” (il conservatorio di Bergamo).
Dimostrò ben presto un talento notevole, riuscendo a rimediare alla modesta qualità della voce (era necessario svolgere egregiamente il servizio di cantore per potere proseguire i corsi gratuiti) con i progressi nello studio della musica. Conobbe Vincenzo Bellini e ne scrisse alla morte la messa da requiem, che venne eseguita per la prima volta solo nel 1870 nella basilica di Santa Maria Maggiore.

DA: WIKIPEhttps://it.wikipedia.org/wiki/Gaetano_Donizetti

 

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DANILO ZOLO ( Fiume, 1936 -Firenze, 2018 ) – SULLA PAURA. Fragilità, aggressività, potere – Feltrinelli, 2011 + Prefazione dell’autore ( trascritta ) +EMIDIO DIODATO, Danilo Zolo, un intellettuale «dalla parte del torto» – IL MANIFESTO 18 AGOSTO 2018

 

 

 

Sulla paura. Fragilità, aggressività, potere - Danilo Zolo - copertina

 

Sulla paura. Fragilità, aggressività, potere

 

Dalla ” Prefazione ” di Danilo Zolo, Sulla paura. Fragilità, aggressività, potere. Feltrinelli, 2011- pp. 11-13- il blog, togliendo solo qualche nome di autori.

 

Provo a spiegare in poche parole perché ho scritto questo libro, così lontano dalle mie presunte competenze culturali. L’ho scritto  perché mi sentivo come un granello di sabbia in balia del vento. Alla mia età, avevo paura di non resistere. Ma prima di cedere volevo capire perché spesso nella mia vita avevo avuto paura.

E volevo capire le ragioni non solo della mia paura, ma anche della paura degli altri. E avrei voluto sapere se la paura era un’emozione soltanto umana o se invece riguardava anche gli altri esseri viventi.  E desideravo infine comprendere perché così spesso la paura mi rendeva aggressivo e perché l’aggressività mia e la prepotenza degli altri erano strettamente intrecciate. Mi domandavo, in sostanza, qual era il rapporto fra la paura, l’aggressività e la violenza scatenata dai miei simili nel corso dei millenni.

Il senso di questo libro è racchiuso in queste semplici righe anche se  le sue pagine sono più di cento e molte sono le citazioni in nota. Frequenti sono soprattuto i riferimenti ad autori che hanno lasciato nella mia memoria una traccia  proofonda della loro saggezza. Penso, fra i molto altri, a Niccolò Machiavelli, Thomas Hobbes, Freidrich Nietzsche, arnold Gehlen, Albert Camus, Norberto Bobbio, René Girard, Tzvetan Todorv. Sono tutti autori europei come lo sono anch’io. Mi hanno aiutato a capire – molto più della letteratura specialistica – che senso può avere oggi, per noi europei  e occidentali, la parola ” paura ”
( Angst, fear, peur, miedo ). E credo di aver capito in qualche modo perché uso sempre più spesso questa parola e perché altrettanto fanno i miei vicini di casa, anche se si tratta, non posso negarlo, di una parola difficilissima da capire.

Forse sono riuscito a cogliere la ragione per cui vocaboli semanticamente affini – timore, insicurezza, angoscia, terrore – ricorrono sempre di più non solo nei miei discorsi, ma anche in quelli degli altri. E forse sono riuscito a intuire perché nel vocabolario della mia vita la paura è crudelmente associata  a parole come malinconia, tristezza, infelictà, solitudine e perché tutto questo non succede solo a me.

Mi pare soprattutto  di aver capito perché è scomparsa nel silenzio la parola che ormai in Occidente quasi nessuno usa più: la morte, la nostra morte. Geheln ha scritto: ” Con grande abilità  abbiamo sospinto la morte al di fuori del nostro campo visivo. La morte gioca dietro porte laccate di bianco “. La sentenza di Gehlen è lucidissima se riferita a noi occidentali. Ma ame sembra che la percezione acuta e dolorosa della morte sia un privilegio che noi occidentali abbiamo concesso ai poveri e ai poverissimi che vivono nei deserti del mondo, dove nessuna porta è laccata di bianco.

Non ci resta dunque che obbedire all’inflessibile matematica che regola il tempo della nostra vita? Dobbiamo avviarci in silenzio verso il nostro destino ? Il nichilismo non è la mia scelta filosofica e morale. Anche un granello di sabbia sollevato dal vento, ha scritto Bobbio, potrebbe bloccare il motore di una macchina, sia pure per una contingenza del tutto fortuita. Un granello di sabbia potrebbe dunque arrestare anche la macchina infernale che produce terremoti, uragani, guerra, terrorismo, stragi di innocenti, malattie letali, la morte per fame, la discriminazione spietata fra ricchi e poveri, tra potenti e deboli, fra noi e gli ” altri “.

E’ dunque probabile che valga la pena di lottare in extremis, di tentare la rivolta, di sfidare il destino. ”

 

 

 

 

La casa editrice  ( Presentazione )

Danilo Zolo per capire dove e quando nasce la paura, se la lotta per l’esistenza comporta sempre e comunque scontro e conflittualità, qual è il posto occupato dalla politica nella gestione della paura e dell’insicurezza degli uomini, e infine il ruolo della paura nel mondo globalizzato, con le sue guerre e la diffusione in ogni angolo della terra di una crescente precarietà e della sopraffazione dei ricchi e potenti sui poveri e deboli. Ma lo sguardo di Zolo non è di rassegnazione, di resa, bensì di “pessimismo attivo”: ci insegna che fino all’ultimo non bisogna rinunciare a lottare contro l’universo sconfinato della follia umana.

 

 

 

 

Addio a Danilo Zolo • Diritti Globali

Danilo Zolo (Fiume20 gennaio 1936 – Firenze15 agosto 2018) è stato un giurista e filosofo del diritto italiano.

 

Danilo Zolo ha insegnato Filosofia del diritto e Filosofia del diritto internazionale nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze. È stato Visiting Fellow in numerose università inglesi e statunitensi e nel 1993 gli è stata assegnata la Jemolo Fellowship presso il Nuffield College di Oxford. Ha tenuto corsi di lezioni in Argentina, Brasile, Messico e Colombia. Nel 2001 ha fondato la rivista elettronica internazionale “Jura Gentium”. Fra i suoi scritti: Reflexive Epistemology (Kluwer, 1989); Democracy and Complexity (Polity Press, 1992); I signori della pace (Carocci, 1998); Invoking Humanity: War, Law and Global Order (Continuum, 2002); Globalizzazione. Una mappa dei problemi (Laterza,); La giustizia dei vincitori (Laterza, 2006). Per Feltrinelli ha pubblicato: Scienza e politica in Otto Neurath (1986); Il principato democratico (1992); Cosmopolis (1995); Lo Stato di diritto (con Pietro Costa; 2002); L’alternativa mediterranea (con Franco Cassano; 2007); L’alito della libertà. Su Bobbio (2008) e Sulla paura (2011).
Fonte immagine: sito editore Feltrinelli.

 

 

 

IL MANIFESTO 18 AGOSTO 2018
https://ilmanifesto.it/danilo-zolo-un-intellettuale-dalla-parte-del-torto

 

Danilo Zolo, un intellettuale «dalla parte del torto»

 

ADII. Addio all’autore di «Il principato democtatico», e altri libri fondamentali per comprendere il presente della politica. Affrontava la realtà girandoci intorno, con l’obiettivo di coglierne la contraddizione

 

Danilo Zolo, un intellettuale «dalla parte del torto»

«L’irruption de la Justice dans les causes imaginaires. Le procès de Satan et de la reine Ratio» (Bibliothèque de l’Arsenal)

prof. di Scienca politica e Politica internazionale presso l’Università per Stranieri di Perugia, dove coordina il progetto “Italy. Il contributo dell’Italia al patrimonio dell’umanità” (www.unistrapg.it/didattica/italy).

 

 

Danilo Zolo è stato uno dei più grandi intellettuali italiani del secondo Novecento. Ha scritto il più importante libro sulla democrazia ancora oggi in circolazione in Italia. Ha inoltre avviato una riflessione critica sulla politica internazionale e il cosiddetto pacifismo giuridico. Senza sbiadire in nulla, la sua analisi continua a porsi autorevolmente all’origine dell’attuale critica internazionale dell’ordine liberale post-Guerra fredda. Un giorno gli dissi che Hardt e Negri in Empire avevano seguito le sue indicazioni. Tacque, come quando dieci anni prima gli avevo detto che mi aveva fatto capire che Kelsen occorreva leggerlo a confronto con Carl Schmitt. Un sorriso compiacente, non compiaciuto. Di chi ti spinge a ricordare, anzitutto, la figura di uomo generoso e affettuoso. «Un affettuoso saluto, Danilo» era la firma della sua email. Sapeva anche irrigidirsi.

 

IN UNA INTERVISTA a Paolo Ermini del Corriere della Sera, Matteo Renzi ha imputato al correlatore prof. Danilo Zolo il suo 109 quale voto di laurea, «per la sua analisi ideologica di La Pira che io contestai». Sembra di vederlo Zolo, sorridente, uno che aveva scelto una vita ascetica con i giovani cattolici della Firenze pacifista, ribellarsi sotto la barba. Lui che del consiglio comunale di Firenze aveva fatto esperienza alla metà degli anni Novanta, maturando lì la convinzione che la democrazia aveva smarrito la capacità di ascolto.
Quando muore un intellettuale corre l’obbligo di collocarlo? Chi è Danilo Zolo, acerrimo nemico scientifico e accademico di Giovanni Sartori, e autore di un libro in ricordo dell’amico e mentore Norberto Bobbio? Storico collaboratore del manifesto, chi è l’autore di Il principato democraticoCosmopolis, ma anche di Scienza e politica in Otto Neurath? Zolo si definiva un realista, ma il suo realismo era quello dell’intellettuale che affronta la realtà girandoci intorno, con l’obiettivo di cogliere qualche elemento di contraddizione, e metterla in scacco. Non solo non c’era alcun compiacente conservatorismo nella sua scelta epistemologica. Soprattutto Zolo si oppose agli incipienti discorsi che, nei primi anni Novanta, iniziarono a stravolgere la realtà in nome della libertà di interpretazione. Zolo detestava chi urlava in televisione, così come oggi detesterebbe coloro che sentenziano sui social.

 

IL SILENZIO sta accompagnando la sua morte, e non c’è dubbio che questa è stata anche la sua scelta. È andato via senza dircelo. Come mi ha scritto un amico dal Brasile, tuttavia, fa male che della sua morte non s’interessi neppure la cronaca cittadina. È forse questo lo specchio fedele di una situazione che dobbiamo dare per definita e a cui occorre solo rassegnarsi? L’assenza di una opinione pubblica e di una passione politica?
In uno dei nostri incontri mi disse che più approfondiva i suoi studi e più smarriva un punto di riferimento. Questo non sembrava turbarlo affatto, al contrario lo divertiva. In quella stessa occasione mi fece un collegamento, ostentatamente buffo e paradossale, tra gli àscari, i soldati eritrei dell’Africa Orientale Italiana, e gli acari della polvere, una sottoclasse di parassiti che in quegli anni stavano favorendo ampiamente la vendita di biancheria anallergica. Capii solo in seguito che stava affrontando un tema nuovo, serissimo, che fu poi anche l’ultimo: quello della paura. E del terrorismo. Zolo era rivolto al Mediterraneo, che a volte osservava come se fosse nel rifugio elbano. Il suo interesse per la causa palestinese lo ha spinto verso dolcissimi tratti di romantica passione. Era di quelli che non hanno paura di «stare sempre dalla parte del torto». La prima volta che lo incontrai mi regalò gli appunti del suo corso in Filosofia del diritto, riprodotti in ciclostile. In copertina c’era l’immagine di un tronco storto, a cui, con robuste funi, si cercava di imporre il diritto. Il suo impegno per l’istruzione nelle carceri era sincero, una responsabilità da vero radicale.
Con la scomparsa di Danilo Zolo si chiude una stagione di impegno per la politica, non solo per la prassi ma anche per la teoria politica. Chi ha creduto che Zolo abbia perso le sue battaglie sulla scienza politica, dovrà tuttavia ricredersi.

 

 

 

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Roberta Rododendro oggi è giorno di gnocchi ! che festa il 25 aprile per tutta la famiglia ! anche se…è il 25 di dieci anni fa — è bello uguale, ciao cara

 

25 all’insegna degli gnocchiiii per todo familia e nn siamo neanche numerosi..azzzz 🙂

p.s attenzione sotto gli asciugamanini ce ne sono altri!

 

 

 

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Facebook di Roberta Rododendro, 2014

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10203537735821430&set=pcb.10203537741341568

 

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Roberta Rododendro, grazie per il ricordo della canzone perfetta per ” questo ” 25 aprile, in cui si parla di guerre e guerre e armamenti da aumentare, ciao cara

 

Potrebbe essere un disegno raffigurante il seguente testo "IL MONDO DOVREBBE ESSERE COSì: CHI Ha BISOGNO VA AIUTATO Giho Strada-"

ERNESTO ANDERLE
https://www.instagram.com/p/CShdg8oMgDB/

 

 

FACEBOOK ROBERTA RODODENDRO
https://www.facebook.com/roberta.rododendro

 

 

 

 

 

 

Dormi sepolto in un campo di grano

Non è la rosa, non è il tulipano

Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi

Ma son mille papaveri rossi

Lungo le sponde del mio torrente

Voglio che scendano i lucci argentati

Non più i cadaveri dei soldati

Portati in braccio dalla corrente

Così dicevi ed era d’inverno

E come gli altri verso l’inferno

Te ne vai triste come chi deve

Il vento ti sputa in faccia la neve

Fermati Piero, fermati adesso

Lascia che il vento ti passi un po’ addosso

Dei morti in battaglia ti porti la voce

Chi diede la vita ebbe in cambio una croce

Ma tu no lo udisti e il tempo passava

Con le stagioni a passo di giava

Ed arrivasti a passar la frontiera

In un bel giorno di primavera

E mentre marciavi con l’anima in spalle

Vedesti un uomo in fondo alla valle

Che aveva il tuo stesso identico umore

Ma la divisa di un altro colore

Sparagli Piero, sparagli ora

E dopo un colpo sparagli ancora

Fino a che tu non lo vedrai esangue

Cadere in terra a coprire il suo sangue

E se gli sparo in fronte o nel cuore

Soltanto il tempo avrà per morire

Ma il tempo a me resterà per vedere

Vedere gli occhi di un uomo che muore

E mentre gli usi questa premura

Quello si volta, ti vede e ha paura

Ed imbracciata l’artiglieria

Non ti ricambia la cortesia

Cadesti in terra senza un lamento

E ti accorgesti in un solo momento

Che il tempo non ti sarebbe bastato

A chiedere perdono per ogni peccato

Cadesti a terra senza un lamento

E ti accorgesti in un solo momento

Che la tua vita finiva quel giorno

E non ci sarebbe stato un ritorno

Ninetta mia, a crepare di maggio

Ci vuole tanto, troppo coraggio

Ninetta bella, dritto all’inferno

Avrei preferito andarci in inverno

E mentre il grano ti stava a sentire

Dentro alle mani stringevi il fucile

Dentro alla bocca stringevi parole

Troppo gelate per sciogliersi al sole

Dormi sepolto in un campo di grano

Non è la rosa, non è il tulipano

Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi

Ma sono mille papaveri rossi

Fabrizio De André

Buon 25 aprile

 

 

 

 

 

 

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tiziana campodoni @tizianacampodon – 20.50 — 24 aprile 2024 – grazie carissima Tiziana !

 

 

notte Genova,

spianata Castelletto

 

Immagine

 

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MILANO TODAY –22 APRILE 2024 ::: 25 aprile, l’Anpi Milano: “Pezzi del governo non lo riconoscono. Spieghino il significato della fiamma”– Primo Minelli, segretario provinciale dell’Anpi, risponde al ministro Lollobrigida + ALESSANDRO BRAGA, PRIMO MINELLI, IL MANIFESTO 23 APRILE 2024

 

 

MILANO TODAY –22 APRILE 2024
https://www.milanotoday.it/politica/manifestazione-25-aprile-antifascismo-governo.html

 

 

25 aprile, l’Anpi Milano: “Pezzi del governo non lo riconoscono. Spieghino il significato della fiamma”

 

 

 

 

La polemica di Primo Minelli, segretario provinciale dell’Anpi, rispondendo al ministro Lollobrigida secondo cui “l’antifascismo è violenza”

 

 

 

 

Primo Minelli (foto MT)

 

Un pezzo “significativo” del governo “non riconosce il 25 aprile”. Lo ha detto Primo Minelli, presidente provinciale milanese dell’Anpi, presentando in conferenza stampa il corteo del 25 aprile, la cui centralità sarà lo slogan “viva la Repubblica antifascista”. “Immaginano l’antifascismo degli anni ’70, ma ha radici molto più lontane”, ha aggiunto citando il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, secondo cui l’antifascismo sarebbe violenza: “Sì, e si chiama Matteotti, Gramsci, Fratelli Rosselli e don Minzoni. Si chiama come tutte le violenze che il fascismo ha prodotto nella sua storia”. E poi: “Bisognerebbe che qualcuno spiegasse agli italiani il significato di quella fiamma che si trova dentro il simbolo di un partito. Per onestà intellettuale si dovrebbe spiegare agli italiani cosa significa il simbolo della fiamma che arde sulla tomba di Mussolini”.

 

Le stesse critiche al vice presidente del consiglio Matteo Salvini, della Lega, che ha scelto proprio la data del 25 aprile per presentare un libro a Milano: “Vuol dire che non si riconosce nel 25 aprile”, ha chiarito Minelli: “Però va detto che molti amministratori locali della coalizione di Salvini, invece, lo riconoscono”.

 

Antifascismo, dunque, come “discrimine”, per il corteo (a cui sono attese almeno 70mila persone). “La parola antifascista non è antica, purtroppo ha un valore attuale”, ha detto Minelli: “Non potevamo però immaginare una manifestazione fuori dal contesto attuale, delle tensioni internazionali, con il pericolo dell’estensione dei conflitti. L’Anpi, su questo, è sempre stata esplicita. Abbiamo condannato l’attacco del 7 ottobre, la sproporzione della reazione che ha prodotto 30mila morti, l’invasione russa all’Ucraina e, due mesi fa in Duomo, abbiamo manifestato in difesa delle donne iraniane”.

 

Ma la centralità, come si diceva, “rimane la Repubblica antifascista, che vuole dire difesa della Carta costituzionale figlia di quella lotta di Liberazione. Per questo, anche nel manifesto, critichiamo le politiche del governo che puntano a modificarla radicalmente. Qualche anno fa lo abbiamo fatto col governo Renzi, ora lo facciamo col governo Meloni”.

 

 

Polemiche con la comunità ebraica

 

L’unità della manifestazione, come quella del Cnl, “non azzera le opinioni dei singoli e dei gruppi, che decidono in modo autonomo la partecipazione al corteo”. Raramente il 25 aprile è stato preceduto da polemiche come nel 2024, a Milano. La Brigata ebraica, erede di una delle brigate che fecero la Liberazione, ci sarà (“è un fatto importante”, ha detto Minelli), ma non sarà ufficialmente presente, col proprio gonfalone, la comunità ebraica, e il suo presidente Walker Meghnagi ha già fatto sapere che non verrà al corteo. Dall’Anpi minimizzano: Minelli ha parlato di “scelta personale, se qualcuno non vuole venire non lo si può obbligare”. Mentre dal palco di piazza del Duomo sarà letto il testo di Antonio Scurati, che ha suscitato molte polemiche in questi giorni. Possibile, ma ancora da definire, la presenza dello stesso scrittore.

 

 

“Cessate il fuoco ovunque” e la pace

 

Riguardo al dibattito su uno degli striscioni (“Cessate il fuoco ovunque”, a cui non si è voluta aggiungere la parola democrazia), Minelli ha spiegato che “sugli ostaggi abbiamo condannato l’assalto barbaro del 7 ottobre dicendo che non bisogna usarli a fini di guerra. Sarebbe ben strano che, in una manifestazione antifascista, non si esaltasse il sistema democratico”. La Brigata ebraica parteciperà con il suo striscione “Ora e sempre la democrazia si difende”. Minelli: “Lo prendiamo positivamente, ma è curioso che scrivere ‘Cessate il fuoco ovunque’ sia oggetto di discussione polemica. La pace è un valore assoluto, a maggior ragione più passa il tempo. Ci sono dichiarazioni di una disinvoltura clamorosa, ci sono ministri russi che parlano di uso dell’atomica”.

La questione aveva generato imbarazzi anche nella comunità ucraina, che alla fine ha deciso di partecipare al corteo (nello spezzone della Brigata ebraica) pur non ufficialmente con le proprie associazioni, prima tra tutte UaMi, che organizza i presidi in piazza Duomo. Per gli ucraini “Cessate il fuoco ovunque” non equivale alla “pace”, perché, come è stato spiegato, anche l’occupazione che deriverebbe dal cessate il fuoco è “una forma di guerra”.

 

Non particolare allarme

 

E i rischi di disordini? Secondo Minelli non vi sarebbe un particolare allarme, almeno dal comitato per l’ordine e la sicurezza, ma ovviamente saranno prese tutte le precauzioni del caso, sia da parte delle forze dell’ordine sia da parte dei vari servizi d’ordine dei partiti, delle organizzazioni e dell’Anpi (i City Angels ‘proteggeranno’ la Brigata ebraica). E si cercherà di far partire fisicamente il corteo un po’ prima del solito per non creare assembramenti eccessivi alle spalle della ‘testa’.

Infine, il punto sulle bandiere: “Abbiamo chiesto di portare quelle nazionali e basta”, ha detto Minelli, secondo cui non ci saranno vessilli inneggianti a Hamas. “Poi, se uno porta la bandiera della Nato, non fateci sopra un intero articolo, rispetto a 100mila partecipanti”.

 

 

 

 

 

 

IL MANIFESTO 23 APRILE 2024


https://ilmanifesto.it/il-presidente-dellanpi-milanese-alcuni-ministri-ignorano-il-valore-della-liberazione

 

 

Il presidente dell’Anpi milanese: «Alcuni ministri ignorano il valore della Liberazione»

 

25 APRILE. È un Primo Minelli deciso e puntuale quello che ieri ha presentato, alla Casa della Memoria di Milano, il corteo del 25 aprile. Ne ha per tutti il presidente dell’Anpi […]

A Milano il corteo nazionale per il 25 aprile — Il Globo

 

 

È un Primo Minelli deciso e puntuale quello che ieri ha presentato, alla Casa della Memoria di Milano, il corteo del 25 aprile. Ne ha per tutti il presidente dell’Anpi provinciale milanese, che presiede anche il comitato permanente antifascista che organizza la festa della Liberazione. In apertura della conferenza stampa, manda un saluto ai partigiani e alle partigiane, a chi non c’è più e a chi, per motivi d’età o di salute, purtroppo giovedì non potrà partecipare alla manifestazione: «È grazie a uomini e donne coraggiosi che noi possiamo essere liberi, a loro andrà sempre il nostro immenso ringraziamento». Poi entra diretto coi piedi nel piatto delle questioni che circondano questo 25 aprile, senza nascondersi dietro a parole di circostanza. E lancia pure una frecciatina al governo: «Un pezzo significativo di questo governo non riconosce il valore del 25 aprile, è evidente dal fatto che la presidente del consiglio Giorgia Meloni non riesca a dirsi antifascista», dice. Ma, ironicamente, se ne fa una ragione: «Non posso mica torturarla per farglielo dire», sorride.

 

Di più, qualcuno dovrebbe spiegare agli italiani il significato di quella fiamma che c’è dentro il simbolo di un partito, ovvero la fiamma che arde sulla tomba di Mussolini. Ne ha anche per il cognato d’Italia Francesco Lollobrigida. «Sostiene che l’antifascismo è violenza? Sì lo è, e si chiama Matteotti, Gramsci, fratelli Rosselli e don Minzoni. Tutti uomini caduti a causa della violenza del regime mussoliniano». E ancora, a chi gli chiede della scelta del ministro Salvini di presentare il suo libro in concomitanza con il corteo della Liberazione: «È il non riconoscimento del 25 aprile». Alla fine, per Minelli, c’è un problema di nostalgia nel nostro paese. Nostalgia di un passato fatto di repressione e violazione dei diritti di tutti, di violenza e sopraffazione. In pratica, di fascismo. Di chi non riesce a riconoscere il 25 aprile come cemento unitario del nostro paese. Ecco perché la parola antifascismo, che molti nell’esecutivo fanno fatica a nominare, è «purtroppo ancora attuale, non è una parola antica, ma ha un valore nel qui ed ora».

 

Il cemento unitario del valore dell’antifascismo per Minelli è quello che deve guidare il corteo di giovedì, unito e pacifico. Ma sotto il grande vessillo dell’antifascismo ognuno può declinare come meglio crede la sua partecipazione, specifica Minelli. Ecco perché si dice felice della presenza della brigata ebraica, e si dispiace dell’assenza di altri della comunità, con chiaro riferimento al presidente milanese Walker Meghnagi, la cui scelta viene liquidata come «personale». Del resto, chiosa il presidente dell’Anpi milanese, anche nel Cln convivevano monarchici e comunisti. Ecco perché nel corteo ci saranno palestinesi ed ebrei, dice, ognuno con le proprie peculiarità e le proprie bandiere. E con lo striscione dell’Anpi che chiede il cessate il fuoco ovunque. «Scelta curiosa – conclude Minelli – quella di polemizzare su una posizione che viene fatta propria da moltissime persone». Alla fine dà appuntamento a giovedì. E ci sarà pure il sole, chiosa ottimista.

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ANSA.IT — 25 APRILE 2024 — 17.00 — ANPI MILANO :: CENTOMILA PERSONE !

 

 

 

25 Aprile: Anpi, a Milano oltre 100mila persone

 

 

 

ANSA.IT — 25 APRILE 2024 — 17.00
https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/04/25/il-25-aprile-a-milano.-palestinesi-contestano-il-corteo-in-piazza-duomo_e8b2fe69-0e58-4dec-85fb-fb75c5295c73.html

 

 

 

Il 25 aprile a Milano. Oltre 100mila al corteo. L’Anpi: ‘Le contestazioni non sporcheranno questa festa’

 

 

“Fuori i sionisti dal corteo” e “Palestina libera” sono gli slogan che stanno scandendo

 

 Corteo 25 aprile Milano contestato in Duomo – 

 

“Abbiamo stimato un numero sopra i 100 mila”, ha detto dal palco della manifestazione del 25 aprile il presidente di Anpi Milano Primo Minelli.

“Non sporcheranno le contestazioni questa festa della Liberazione – ha aggiunto – . Siamo davvero tantissimi oltre quanto abbiamo immaginato tanto che alcuni spezzoni del corteo devono ancora partire”.

Alcuni filopalestinesi sistemati nelle prime file davanti al palco sono riusciti a far cadere una parte delle balaustre. Il servizio d’ordine ha fatto da cordone e sono poi intervenute le forze dell’ordine in tenuta antisommossa.

I pro Palestina hanno fischiato anche l’inno d’Italia e il sindaco Giuseppe Sala.

 

 

Video ( 1. 25 min. ) 

25 aprile, Bergamo celebra la Festa della Liberazione

 

BERSANI E’ A BERGAMO

 

 

 

Applauso scrosciante per Antonio Scurati dopo la lettura del monologo dal palco di Milano, dove lo scrittore è intervenuto dopo aver partecipato al corteo. Scurati ha fatto una sola variazione rispetto alla versione originale quando ha detto che “temo che oramai nemmeno questo 25 aprile pronunci la parola antifascismo”. “Mentre vi parlo festeggiamo perché questa è la festa della Liberazione che è liberazione dal nazifascismo” ha aggiunto. Terminato il monologo è sceso dal palco e ha abbracciato la segretaria del Pd Elly Schlein prima di allontanarsi.

 

 

video, 1.21 

Salvini : ho sempre onorato il 25 aprile senza sbandierarlo

Salvini: ‘Ho sempre onorato il 25 Aprile senza sbandierarlo’– link

 

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IL MANIFESTO 25 APRILE 2024 — SI POTREBBE TORNARE A MILANO IL 25 APRILE — LE ADESIONI

 

IL MANIFESTO 25 APRILE 2024

https://ilmanifesto.it/quelli-che-si-potrebbe-il-25-aprile-a-milano

 

 

Le adesioni. Quelli che si potrebbe… il 25 aprile a Milano

 

 

Le adesioni. Quelli che si potrebbe… il 25 aprile a Milano

 

25 APRILE. Con la nostra copertina del 27 marzo abbiamo lanciato, così come nel 1994, la proposta di una grande manifestazione nazionale nel giorno della Liberazione. Le adesioni

Nicola Fratoianni, Verdi/Sinistra

In un paese in cui la destra al governo non perde occasione di sminuire il ruolo della Resistenza e dell’antifascismo e ignora sistematicamente gli episodi sempre più frequenti di razzismo e di intimidazione da parte delle organizzazioni neofasciste, in un paese cui la Costituzione rischia di essere stravolta con l’autonomia differenziata e il premierato, un appello come quello del manifesto per un grande 25 aprile non può che essere benvenuto. Tutti e tutte a Milano dunque per rinnovare il legame fra i valori e le ragioni dell’antifascismo e della Resistenza e il popolo italiano.

Beppe Giulietti, Articolo 21

Grazie, ancora una volta, al manifesto, per aver proposto di ritrovarci tutte e tutti a Milano il 25 aprile. Trenta anni dopo le ragioni per ritrovarsi sono aumentate, anche perché questa destra ha deciso di puntare sul presidenzialismo senza controllo mettendo sotto tiro, a colpi di manganelli e bavagli, giustizia, informazione, conflitto sociale, pensiero critico. Ne sanno qualcosa studentesse e studenti in lotta nelle scuole e nelle università. Ci auguriamo che quanti hanno ancora a cuore la Costituzione raccolgano l’appello. Articolo 21 ci sarà, come sempre.

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

Podríamos regresar a Milán el 25 de abril

 

Maurizio Acerbo, Rifondazione Prc
Care compagne e cari compagni, il 25 aprile a Milano ci saremo, come ogni anno, come 30 anni fa. La vostra proposta è un’ottima idea. Ci saremo con la convinzione che non si possa evocare «la sinistra» che si ritrovò allora fa perché è purtroppo morta, come scrisse Pintor alla fine di quel decennio. È morta sostituendo alla Costituzione i trattati europei e la sudditanza a Usa e Nato, approvando le riforme delle pensioni che non avevamo permesso a Berlusconi, derubando i lavoratori dei diritti, imponendo salari da fame, precarietà, emigrazione, abbandonando i migranti nelle prigioni libiche.

Beppe Sala, sindaco di Milano
Il 25 aprile quest’anno è più importante che mai, ma non tanto perché dobbiamo rievocare il passato ma quanto perché dobbiamo guardare avanti. Apprezzo in particolare l’appello del manifesto che è fatto nel modo giusto. Per cui io non posso che dire a tutti quelli che vorranno partecipare che il successo della manifestazione, essere uniti, oggi è importante. Se dovessimo rischiare di coprire il senso del 25 aprile perché il tema sono le polemiche con la brigata ebraica faremmo un autogol.

Coord. democrazia costituzionale
Condividiamo appieno il vostro appello di rendere ancora più grande la manifestazione del 25 aprile a Milano. Sono passati trent’anni da quel gigantesco corteo che vide la sinistra unita contro il nascente governo Berlusconi, nel nome di un antifascismo che le destre avrebbero voluto cancellare. Ora siamo di fronte a un governo delle destre più aggressivo che vuole dar vita ad un assetto istituzionale regressivo i cui caratteri sono esemplificati dai disegni incostituzionali dell’autonomia differenziata, del premierato e di una controriforma della giustizia.

Ass. rinnovamento della sinistra (Ars)
L’Associazione per il rinnovamento della sinistra aderisce con convinzione alla proposta de il manifesto di ritrovarci a Milano il 25 aprile, proprio come avvenne trent’anni fa. Milano, capitale della Resistenza, città in cui entrarono i partigiani al culmine della lotta di Liberazione, simbolo della nostra storia migliore e tuttora protagonista di un impegno antifascista importante, sarebbe infatti il teatro migliore per fornire un tangibile segnale di opposizione e rinascita civica, in contrasto con l’oscurantismo retrogrado di un Esecutivo che mette a repentaglio i capisaldi della nostra Costituzione.

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

Si potrebbe tornare a Milano il 25 aprile

 

 

Dall’Europa per un 25 aprile di lotta e memoria
Noi parlamentari europei aderiamo all’appello del quotidiano italiano de il manifesto per una grande manifestazione da tenere a Milano il 25 aprile 2024, giorno della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Settantanove anni dopo la fine dell’incubo dell’occupazione nazista e fascista è importante sostenere una manifestazione italiana ed europea contro i fascisti di allora e contro quelli contemporanei, contro il razzismo e l’autoritarismo, contro la guerra di ieri e di oggi. La democrazia europea si difende nel Parlamento e anche nelle piazze che ricordano gli uomini e le donne che animarono la Resistenza in tutta Europa.

Massimiliano Smeriglio (Alleanza Verdi e Sinistra), Pietro Bartolo (Partito Democratico), Tiziana Beghin (Movimento 5 Stelle), Brando Benifei (Partito Democratico), Andrea Cozzolino (Indipendente), Rosa D’Amato (Verdi/Alleanza libera europea), Maria Angela Danzi (Movimento 5 Stelle), Laura Ferrara (Movimento 5 Stelle), Manon Aubry (The Left – Francia), Marc Botenga (The Left – Belgio), Antoni Comin y Oliveres (Indipendente – Spagna/Catalogna), Ana Miranda Paz (Verdi/Alleanza libera europea – Spagna/Galizia), Sandra Pereira (The Left – Portogallo), Joao Pimenta Lopes (The Left – Portogallo), Manu Pineda (The Left – Spagna), Maria Eugenia Rodriguez Palop (The Left – Spagna), Martin Schirdewan (The Left – Germania), Helmut Scholz (The Left – Germania), Idoia Viallanueva Ruiz (The Left – Spagna), Nicolaj Villumsen (The Left – Danimarca)

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

Et si on se rendais tous à nouveau à Milan le 25 avril?

 

Gianfranco Pagliarulo, Anpi Nazionale
«Pieno sostegno all’appello del manifesto da ogni punto di vista». Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Associazione nazionale partigiani (Anpi), è in questi giorni in giro per l’Italia per le iniziative di avvicinamento al 25 aprile. «Hanno il bisogno di modificare il passato per parlare di epoche immaginarie omogenee alla linea politica corrente. La Liberazione ha avuto un costo di sacrifici e lutti inenarrabili ma fu anche una giornata di riscatto e di dignità del popolo italiano ed è quello che vogliamo ribadire il 25 aprile. Per usare le parole del manifesto: speriamo sorga il sole».

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

Un 25 aprile extralarge. Contro la repressione e per fermare le guerre

 

 

Walter Massa, Arci nazionale
Prendere una posizione è urgente. Ben venga la manifestazione del 25 aprile a Milano per rilanciare un progetto pacifista. Un paese come un passato come il nostro deve stare attento. La società civile democratica scenda in piazza massicciamente e unitariamente il 25 aprile per dimostrare che non ha paura. La manifestazione deve mettere in piedi un progetto alternativo di società e il manifestoci sta dando una grande opportunità per costruire un percorso di alternativa al neoliberismo degli ultimi 30 anni che non dobbiamo sprecare.

Gabriela Coronel, Giuliano Graziani, Comitato Possibile Terra e Libertà di Genova
Vorremmo un 25 aprile 2024 con un’alba di pace, ovunque. Saremo presenti. Iniziamo a organizzarci.

Lorenza Ghidini, direttrice di Radio Popolare
Oggi è tempo di barrage républicain, come fanno i francesi quando la Democrazia è in pericolo. In piazza a Milano il 25 aprile ci saranno tante bandiere: portiamole, senza nascondere le differenze, sappiamo che tanti e tante sfileranno col pensiero a Gaza o agli ostaggi che ancora sono nelle mani di Hamas. Queste guerre drammatiche alle porte dell’Europa occupano le menti e i cuori forse più del pericolo fascista alle elezioni europee. Ma non perdiamo di vista l’avversario comune e lo spirito unitario che fu del Cln: la bandiera che sventola più alta deve essere quella dell’antifascismo. Radio Popolare ha accolto e fatto suo l’appello del manifesto, perché quest’anno sfili una manifestazione più grande del solito. Con la pioggia, col sole. Con voi.

Franco Astengo, L’Associazione “Il Rosso non è il Nero” di Savona
Si deve tornare a Milano il 25 aprile: la proposta lanciata dal manifesto ha bisogno di essere accolta da un largo schieramento democratico, costituzionale, di sinistra e la manifestazione dovrà tener conto nei suoi contenuti della mutata situazione rispetto a 30 anni fa proprio sul piano del pericolo di un profondo spostamento politico – culturale verso destra avvenuto nel corso di questi anni.

La rivista «Il Ponte»
Si potrebbe, si può, si deve.

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

Come to Milan on April 25 for liberation in Europe

 

 

Infinitimondi, Bimestrale di pensieri di libertà
Aderiamo all’appello, giusto e necessario, lanciato da il manifesto per un grande 25 aprile a Milano. C’è bisogno di una nuova mobilitazione civile e democratica che abbia la Costituzione come riferimento e il bisogno di un profondo e giusto rinnovamento come orizzonte di lotta: c’è una protervia della destra, una voglia di regime e di irreggimentazione che non può non suscitare preoccupazione . Al tempo stesso dobbiamo sapere che questa destra è essa stessa contemporaneamente manifestazione e agente di quella crisi della democrazia che trent’anni dopo quella Milano possiamo vedere avere scavato in forme acutissime e sempre più accelerate. E allora che questo ritrovarci a Milano sia di monito a quanti vogliono portare altri colpi alla Costituzione ed espressione al tempo stesso di una rinnovata disponibilità ad una duratura stagione di mobilitazione popolare. E sappia capire, chi ha responsabilità nella politica delle forze democratiche, che solo cercando, suscitando, organizzando una attiva, larga e critica partecipazione popolare, da quella crisi democratica si potrà uscire e si potranno battere gli assalti alla Costituzione e al suo contenuto di libertà e, quindi, di antifascismo.

 

L’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico sarà a Milano il 25 aprile
L’AAMOD risponde con estrema convinzione alla proposta de il manifesto di manifestare il 25 aprile nella città simbolo della Resistenza antifascista, così come fu già trent’anni fa con un’iniziativa rimasta nella storia per una passione enorme che seppe resistere ad una pioggia torrenziale. Oggi come allora proprio il quotidiano, che affonda le sue radici nella migliore storia del comunismo italiano ibridandole con il portato del nuovo capitalismo delle piattaforme e delle soggettività post-moderne, offre l’opportunità di mobilitarci in modo ampio e unitario per difendere i valori della Costituzione italiana. L’Archivio è dedito nella sua attività a valorizzare la memoria storica, contro ogni forma di strumentale revisionismo. Ed eccoci, allora. Come nel 1994 fu decisivo opporsi al berlusconismo, ora è persino più importante frenare sul nascere la degenerazione autoritaria e populista cui sta portando l’Italia la destra al governo.

 

Associazione delle Ong italiane e Un Ponte Per

L’esecutivo nazionale di AOI (Associazione delle  Ong italiane) e il comitato nazionale di Un Ponte Per, in due distinte deliberazioni, hanno formalizzato la convinta adesione all’appello e alla manifestazione nazionale a Milano del 25 aprile 2024.
Alfio Nicotra, esecutivo nazionale di APOI e co-presidente nazionale di Un Ponte Per

Il 25 aprile per noi di “Un Ponte Per” non è mai stata una ricorrenza, ma il giorno in cui si rinnova l’idea stessa di una società non più basata sulla guerra, sui nazionalismi, le leggi razziali e l’ideologia e la pratica del colonialismo. La parola scelta dai costituenti il “ripudio” della guerra è forse il contributo più alto dato dalla lotta partigiana all’edificazione della nuova Italia ed al contempo un programma politico a cui si devono attenere tutti i governi del nostro Paese.
Ripudia non è un semplice rifiuto, perché si ripudia un marito o una moglie, un figlio o una figlia, insomma un qualcosa a cui si è uniti da un legame di sangue o rompendo quello che era considerato “l’ordine naturale delle cose”.
All’attuale deriva militarista della classe politica (e giornalistica) italiana ed europea che parla di armi come vaccini, di bond europei per finanziare il sistema bellico industriale, di mettere la spesa militare (e non quella per sanità ed istruzione) fuori dal patto di stabilità, di eserciti europei e atlantici come gendarmi del mondo, occorre contrapporre l’idea di una Europa solidale, dei diritti civili e sociali, una Europa insomma dei costruttori di pace. Per questo con convinzione abbiamo subito aderito alla proposta lanciata da “il manifesto” di manifestare tutti e tutte insieme il 25 aprile a Milano.
Ci saremo portando il nostro impegno pluridecennale al fianco dei popoli a cui, anche le nostre politiche militariste e coloniali, hanno inferto dolore e distruzione. Iraq, Siria, Libia, Afghanistan sono il monumento del fallimento delle politiche di guerra e dell’affidare le controversie internazionali alla legge della giungla delle armi. Ci saremo a Milano per dire che non vogliamo diventare l’Hiroshima di domani e portando con noi il grido che viene da Gaza. Per fermare il genocidio e riprendere la strada della convivenza tra i popoli.
Alfio Nicotra e Angelica Romano, Co-presidenti nazionali di Un Ponte Per

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

«Diritti, pace, lavoro. Il 25 manifestiamo per guardare avanti»

 

Brigate Garibaldi Sankt Pauli

Da alcuni anni a Sankt Pauli abbiamo costituito un gruppo di italiani che seguono le sorti sportive e politiche della Associazione Sportiva Sankt Pauli, la nostra agenzia stampa tuttostpauli.com scrive ed informa delle vicende del nord Europa. In questi anni abbiamo visto molta partecipazione ed oggi siamo oltre 250 soci mentre abbiamo qualche migliaio di sostenitori. La nostra agenzia viene seguita settimanalmente da tantissimi compagni. Sono loro che ci hanno detto di voler partecipare, dopo aver visto le grande risposta dei nostri soci nelle manifestazioni in Germania, di voler dare una forte scossa anche in Italia, quindi vi chiediamo di voler e poter essere al vs fianco nella ricorrenza della Liberazione, magari possa essere un inizio anche di una nuova Liberazione e risorgimento politico.

Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia e Rete Kurdistan

Aderiamo all’appello “Si potrebbe tornare a Milano il 25 Aprile”. Chiaramente per noi è particolarmente importante il tema dell’opposizione alla guerra nel suo complesso, coscienti dell’importanza di fermare l’escalation della terza guerra mondiale a pezzi. A questo proposito abbiamo notato i riferimenti diretti alle guerre in corso in Palestina e Ucraina in questo momento, nonché l’assenza di riferimenti alla questione curda, al conflitto in corso in Siria e Iraq e al ruolo della Turchia in questi.
La Turchia sta occupando militarmente parte della Siria e dell’Iraq, proprio in questi giorni sono in corso i preparativi per una nuova operazione su vasta scala nella regione del Kurdistan in Iraq, dove l’esercito turco è già presente con centinaia di basi militari. Sulla base di questo vi proponiamo di aggiungere alla piattaforma anche questa questione, che riteniamo centrale non solo per il popolo curdo.

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

25 Aprile a Milano, vengo anch’io, sì tu sì

 

 

Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino


Carissime, carissimi, esprimo tutto il sostegno all’iniziativa lanciata dal manifesto per una grande manifestazione a Milano il prossimo 25 aprile. Anche se non potrò essere fisicamente presente, essendo impegnato nelle celebrazioni della Liberazione nella mia città, credo che in questo tempo più che mai sia importante tornare a ritrovarsi in piazza in nome dei valori della Resistenza e dell’antifascismo su cui si basa la nostra Repubblica. Mentre la guerra bussa alle nostre porte e chiede a tutte e tutti noi di prendere una posizione, vanno sempre più normalizzandosi parole e pensieri carichi d’odio e di disprezzo per la convivenza democratica e la pace.

Giovanni Paglia – Coordinatore segreteria nazionale Sinistra Italiana


La ricorderò per sempre quella manifestazione grande e bagnata, perché per me e molti come me fu un battesimo laico. Avevo 16 anni, le idee chiarissime nella loro confusione, leggevo il manifesto perché era una delle poche cose comuniste rimaste, Milano non l’avevo mai vista come la maggior parte del mondo e non immaginavo potesse esistere una manifestazione tanto grande. Volle dire scoprirmi parte di una cosa vasta e viva, non solo di un sentimento scoperto sui libri e nei racconti. Il 25 aprile era, poteva essere e sarebbe stato ogni anno un richiamo alla responsabilità e alla rivolta collettiva contro tutto ciò che offendeva la dignità delle donne e degli uomini. È giusto ripartire da qui, oggi che l’Italia sperimenta il peggior Governo del dopoguerra, in un mondo che scivola ogni giorno di più nel dramma della guerra. Ci sarò.

Chiara Giunti – presidente di Firenze Città Aperta

L’Associazione Firenze Città Aperta aderisce alla proposta di tenere a Milano il prossimo 25 aprile una manifestazione di popolo più grande possibile, impegnandosi fin da ora a costruirne la partecipazione da Firenze.

Marco Caldiroli – presidente di Medicina Democratica


Negli ultimi mesi della Resistenza il CLN promosse una discussione sulla sanità postfascista e la proposta che venne definita era molto vicina all’idea di Servizio Sanitario Nazionale contenuta nella riforma sanitaria del 1978. Si voleva superare una situazione caotica e discriminante mantenuta e peggiorata durante il ventennio.
Anche questo è antifascismo: quello della affermazione dei diritti a partire da quello fondamentale della salute (art. 32 Costituzione della Repubblica) individuale e collettiva che, non da oggi ma oggi con una ulteriore accelerata, viene smontato, privatizzato e rigetta in pasto a mutue e assicurazioni (prossimamente … corporazioni) le persone con sempre più difficoltà di accesso ai servizi.
L’affermazione del diritto alla salute tramite la difesa e il miglioramento della sanità pubblica costituiscono concrete azioni antifasciste quotidiane.
Aderiamo alla rinnovata manifestazione del 25 aprile 2024.

Associazione Insieme a Sinistra

Che il 25 aprile 2024 a Milano sia quello che fu il 25 aprile del 1994: l’inizio del risveglio e della riscossa democratica del nostro Paese e, aggiungiamo, dell’Europa. Il premierato e l’autonomia differenziata sono un rischio reale di torsione autoritaria e di divisione del Paese. Anche in Europa proliferano pulsioni autoritarie e le destre estreme razziste e anti-democratiche guadagnano spazio. Il 25 aprile 2024 saremo nuovamente a Milano per contrastare la deriva di destra e proporre un modello di società aperta, libera e giusta. Quella della nostra Costituzione nata dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione.

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

Sala: «Siamo a un tornante della storia. Il 25 aprile sarà molto importante»

 

Voci ebraiche. Per la pace, mai indifferenti

Aderiamo all’appello del vostro giornale che invita a celebrare il 25 aprile con una grande manifestazione a Milano. Noi saremo presenti col nostro striscione: Mai indifferenti. Voci ebraiche per la pace.

Fabrizio Albert, Rachele Alberti, Marina Ascoli, Massimo Attias, David Calef, Valeria Camerino, Giorgio Canarutto, Lucio Damascelli, Beppe Damascelli, Enrico De Vito, Annapaola Formiggini, Saby Fresko, Paola Fresko, Bice Fubini, Nicoletta Gandus, Adriana Giussani, Bella Gubbay, Joan Haim, Cecilia Herskovitz, Francesca Incardona, Stefano Levi Della Torre, Annie Lerner, Gad Lerner, Stefano Liebman, Samuele Menasce, Raffaella Molena Tassetto, Bruno Montesano, Guido Ortona, Bice Parodi, Laura Pesaro, Simone Rossi del Monte, Renata Sarfati, Stefano Sarfati, Eva Schwarzwald, Gavriel Segre, Simona Sermoneta, Shmuel Sermoneta Gertel, Susanna Sinigaglia, Sergio Sinigaglia, Stefania Sinigaglia, Deborah Taub, Jardena Tedeschi, Mario Tedeschi, Massimo Gentili Tedeschi, Sara Tedeschi Falco, Fabrizia Termini, Alessandro Treves, Claudio Treves, Roberto Veneziani, Serena Veneziani, Marco Weiss.

 

Medicina democratica, Sanità pubblica è antifascismo

Negli ultimi mesi della Resistenza il Cln promosse una discussione sulla sanità postfascista e la proposta che venne definita era molto vicina all’idea di Servizio Sanitario Nazionale contenuta nella riforma sanitaria del 1978. Si voleva superare una situazione caotica e discriminante mantenuta e peggiorata durante il ventennio. Anche questo è antifascismo: quello della affermazione dei diritti a partire da quello fondamentale della salute (art. 32 della Costituzione) individuale e collettiva che, non da oggi ma oggi con una ulteriore accelerata, viene smontato, privatizzato e rigetta in pasto a mutue e assicurazioni le persone con sempre più difficoltà di accesso ai servizi. L’affermazione del diritto alla salute tramite la difesa e il miglioramento della sanità pubblica costituiscono concrete azioni antifasciste quotidiane. Aderiamo alla rinnovata manifestazione del 25 aprile 2024.

Consiglieri comunali e regionali. Nelle istituzioni e nelle piazze

Ci uniamo all’appello del manifesto per partecipare e sostenere la manifestazione che si terrà a Milano il 25 aprile 2024, giorno della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Vogliamo così rilanciare la mobilitazione per ribadire la nostra opposizione alle guerre passate e presenti, contro ogni tipo di razzismo e autoritarismo. È importante essere present* per sostenere, settantanove anni dopo la fine dell’incubo dell’occupazione, una mobilitazione italiana ed europea contro i fascismi di ieri e di oggi. Viviamo un tempo in cui la democrazia sembra essere sotto attacco continuo e valori come l’antifascismo sono costantemente messi in discussione. È nostro compito presidiare gli spazi di espressione del dissenso, contro la crescente repressione che colpisce soprattutto le giovani studenti e i giovani studenti, gli attivisti e le attiviste per la giustizia ambientale, le cittadine e i cittadini che hanno il coraggio di chiedere pace, che scendono in piazza per manifestare il proprio dissenso alle guerre. Per questo, la democrazia deve essere difesa non solo all’interno di tutte le sedi istituzionali, ma deve riaffermarsi come pratica collettiva di partecipazione, nelle piazze.

Francesco Agus, Cons. Regionale Sardegna, Rosario Andreozzi, Cons. Comunale Napoli, Luca Blasi, Assessore Municipio Roma III, Nando Bonessio, Cons. Comunale Roma, Selena Candia, Cons. Regionale Liguria, Amedeo Ciaccheri, Pres. Municipio Roma VIII, Michela Cicculli, Cons. Comunale Roma, Emily Clancy, Vicesindaca Bologna, Sergio D’Angelo, Cons. Comunale Napoli, Sara Diena, Cons. Comunale Torino, Francesca Ghio, Cons. Comunale Genova, Claudio Marotta, Cons. Regionale Lazio, Marta Nalin, Cons. Comunale Padova, Serena Pellegrino, Cons. Regionale FVG, Anita Pirovano, Pres. Municipio 9 Milano, Alice Ravinale, Cons. Comunale Torino, Jacopo Rosatelli, Assessore Comunale Torino, Onorio Rosati, Cons. Regionale Lombardia, Agnese Santarelli, Cons. Comunale Jesi, Gianfranco Satta, Cons. Regionale Sardegna.

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

Il 25 aprile noi ci saremo, per fermare la macchia nera

 

 

Arci Milano. Costruire il futuro, non arrendersi al presente

C’è stato il 25 aprile del 45, la liberazione dal nazifascismo. C’è stata, figlia di quella vittoria, la Costituzione italiana, indicata dai suoi estensori come un cammino da seguire per arrivare – un giorno – ad un Paese più giusto, più bello, più felice. Per qualche tempo, quella strada si è seguita, e si sono concretizzati parte di quei diritti che la costituzione ci diceva di conquistare. Poi c’è stata la controffensiva dei potenti, dei ricchi, dei padroni. E chi ci doveva rappresentare è scivolato sempre più a destra per inseguire le paure di un Paese smarrito lasciando che sul lavoro, sui diritti, sulla scuola, sulla differenza di genere e sull’immigrazione, di milioni di lavoratori, cittadini donne e uomini si tornasse indietro di decenni. Il 25 aprile sia quindi guida per una nuova stagione di lotte, di valori, di cultura. Perché oggi c’è l’impazzimento di un popolo che torna ad accettare la guerra come uno strumento inevitabile quando non utile o giusto per dirimere le controversie tra i popoli; che torna a delirare di patrie da difendere, di muri da erigere e trasforma il Mediterraneo in un campo di sterminio. Uno smarrimento che ci porta ad accettare che tra una donna e un uomo, così come tra un lavoratore straniero e uno che ha avuto solo la fortuna di nascere dall’altra parte del mare ci sia differenza di salario. E che sia accettabile e normale qui reprimere chi prova a rivoltarsi con la violenza e i manganelli. E altrove, come oggi a Gaza e in altre parti del mondo, sia accettabile sterminare un popolo intero.
La destra che ci governa, impregnata di fascismo, prova a espellere dalla gestione del potere chi vuole provare a cambiare lo stato di cose presenti, promettendo al popolo governi forti e una nuova costituzione che renderebbero ancora più difficile il cambiamento necessario. Ma arrendersi al presente è il modo peggiore per costruire il futuro, per questo ci vuole qualche cosa di più rispetto alla celebrazione di una vittoria. Per costruire il futuro dobbiamo esserci: in piazza e in lotta il 25 aprile e poi ogni altro giorno dell’anno. Ora e sempre.

 

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Diritti e valori, una lenta erosione che va fermata

 

 

Coordinamento Antifascista Torino


Resistere e reagire, insieme, il 25 aprile. Grazie a il manifesto per l’idea e per la promozione di un 25 aprile coerentemente partigiano e determinato. Come Coordinamento Antifascista Torino, che riunisce le sezioni territoriali di associazioni nazionali, come Anpi, Arci e Fiom, mondo del lavoro, associazioni culturali, centri sociali, aderiamo con entusiasmo.
Alessandra Algostino e Livio Pepino

Gaetano Azzariti

Oggi la difesa della Costituzione antifascista e il rilancio della democrazia pluralista devono essere considerati prioritari. È tornato il drammatico momento per promuovere la composizione di un ampio movimento politico e sociale che trovi i propri comuni punti di condivisione sui temi e le modalità di lotta politica e culturale contro gli stravolgimenti costituzionali in atto. È urgente attivarsi allo scopo di concorrere a costruire interlocuzioni e alleanze in difesa dei valori e dei principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana. Per questo l’appello del manifesto per un 25 aprile in nome della Costituzione che sia in grado di coinvolgere il più ampio numero di associazioni, movimenti, personalità diventa essenziale. Per contrastare il «senso comune» che si va propagandando, diceva Antonio Gramsci, è necessario promuovere quel «buon senso» che rende «possibile un progresso intellettuale di massa». Il buon senso di chi condivide i valori della democrazia e della Costituzione. Il 25 aprile è una data simbolo: quel giorno, nel 1945, mossero i primi passi coloro che hanno poi riconquistato il proprio futuro. Da qui possiamo ripartire per provare a ricostruire un futuro diverso e migliore.

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

25 aprile, il vostro appello è anche quello di Radio Popolare

 

 

Livio Pepino, Volere la Luna

Ci vuole coraggio a misurarsi con il 25 aprile del 1994. Eppure, se non lo facciamo abbiamo già perso. Grazie, dunque, al manifesto, che ha ritrovato, insieme al coraggio, fantasia e determinazione. Ci saremo, ovviamente, a Milano. Perché bisogna riprendersi cose che in questi anni abbiamo perduto. Due, soprattutto: il territorio e la voce. Il territorio lo abbiamo lasciato troppo spesso ad altri; eppure la piazza, le strade, i circoli, le associazioni, le bocciofile, lo stare insieme, il fare insieme sono l’abc della politica, la base per ogni progetto di rinnovamento. Nei territori non bisogna andarci, bisogna esserci. Riconquistare la piazza, una grande piazza è il modo per riprendere un percorso interrotto. E poi la voce. La manifestazione di Milano potrà essere il megafono per dire finalmente quel che vogliamo: una società – per usare parole di Gastone Cottino – in cui si persegua la partecipazione e non il culto del capo, in cui si metta al centro il pubblico e non gli interessi privati, che concentri i suoi sforzi sulla salute e sull’istruzione, che persegua l’uguaglianza e condizioni di vita accettabili per tutti e tutte «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (come vuole l’articolo 3 della Costituzione), che sappia accogliere i nuovi italiani e le nuove italiane dovunque siano nati e nate. E, oggi più che mai per dire no alla guerra e per esprimere la pace che vogliamo. Gridandolo forte e senza giocare sempre e solo di rimessa.

Pax Christi Italia

Aderiamo perché il 25 aprile fu per l’Italia la fine della guerra, la fine di quella che doveva essere l’ultima guerra, la disfatta di ogni nazionalismo guerrafondaio e razzista, la conclusione di un tempo che vide reprimere la libertà ed aumentare l’ingiustizia sociale. Anche noi vorremo ripetere a Milano insieme a tanti cittadini attivi e responsabili l’appello di Paolo VI all’Onu: «Mai più la guerra». Vogliamo resistere con voi nel dire a quanti ancora lo credano che la guerra non è mai la soluzione alle “controversie internazionali, la guerra produce morte e distruzione. Le persone, le relazioni, l’economia, l’ambiente ne escono sempre peggiorati. Vogliamo essere con voi per dire che la nostra Costituzione va rispettata in tutti i suoi principi e come c’insegna l’enciclica «Pacem in Terris» che ha compiuto 60 anni l’anno scorso: la pace si fa se insieme facciamo Verità, Libertà , Giustizia e insieme ci perdoniamo e viviamo come fratelli tutti, quali noi siamo.
Norberto Julini / Coordinatore nazionale Pax Christi

Casa delle Donne di Milano

Vi inoltriamo l’adesione come Casa delle Donne di Milano alla manifestazione del 25 aprile. In attesa di ulteriori vostre informazioni. Cordialmente,
Le Consigliere Direttive

Paolo Cattaneo, Presidente CNCA Lombardia

Il Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti (CNCA Lombardia) aderisce alla vostra iniziativa del 25 aprile. Come 31 anni fa ci saremo con convinzione a difesa della costituzione per la tutela dei diritti di cittadinanza.
Di seguito il post che invita alla partecipazione le nostre 41 organizzazioni lombarde: L’anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo è dietro l’angolo e il manifesto ha lanciato un appello per un evento straordinario: noi del CNCA Lombardia aderiamo. Crediamo sia il momento di riunire le nostre voci per difendere i valori fondamentali e contrastare la minaccia crescente delle destre estreme. In un momento in cui il neofascismo si fa sempre più forte è cruciale manifestare la nostra volontà di costruire una società più giusta e inclusiva, libera da oppressioni e discriminazioni. Milano sarà il centro di un’importante mobilitazione, un richiamo per tutta l’Europa: sarai con noi a fare la differenza?

Rete Pace e Disarmo

La Liberazione è stata la premessa alla carta costitutiva della Repubblica fondata sul lavoro e sul ripudio della guerra. Fu grazie al sacrifico di quelle donne e quegli uomini che si unirono nella Resistenza che si riuscì a scacciare l’esercito nazista dall’Italia e a sconfiggere il fascismo.Dopo ottant’anni, mai come ora, in Italia e nel Mondo il rischio di perdere tutto ciò che è stato conquistato (libertà, diritti, democrazia) è reale. L’Unione Europea sta perdendo l’orizzonte tracciato a Ventotene come costruttrice di Pace e tesa a superare ogni confine, inseguendo invece il riarmo, la costruzione di nuovi muri e l’esaltazione dei nazionalismi. Lo scontro tra potenze (nucleari) che ambiscono ad avere il controllo globale del pianeta e delle sorti dell’umanità è in atto. La scelta di rispondere con le armi e con l’escalation militare all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’incapacità di fermare il massacro in corso a Gaza, la crisi demografica, la crisi ambientale, le migrazioni imposte da povertà, fame, guerre e desertificazione, la crescita delle diseguaglianze, dei sovranismi, dei nazionalismi e del suprematismo razziale sono tutti segnali che avvisano dell’arrivo della tempesta perfetta. Non possiamo e non vogliamo far cadere il testimone di chi ci ha consegnato la Libertà e l’ideale di vivere in un mondo senza più guerre. Per questo aderiamo all’appello del manifesto: saremo a Milano il 25 Aprile con l’Anpi, così come l’Anpi è con noi nella costruzione della Pace. E lo facciamo proprio a 10 anni di distanza dall’Arena di Pace Disarmo di Verona che ha portato alla nascita della nostra Rete e al rilancio di tutte le sue campagne su riduzione delle spese militari, disarmo umanitario, controllo della diffusione delle armi, percorsi nonviolenti di costruzione della Pace

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

La nostra resistenza alla guerra contro l’umanità

 

Mediterranea Saving Humans

La diserzione dalla guerra civile globale, sia essa a «bassa» o «alta intensità», è forse oggi l’unica concreta possibilità per provare a disegnare un orizzonte di liberazione: in questo caso liberazione di donne, uomini e bambini dall’assurda violenza esercitata, prima, durante e dopo, dai confini, in mare come in terra.
Ed è per questo che il 25 aprile saremo in piazza a Milano accogliendo l’appello del manifesto, fisicamente e con un collegamento dalla nave Mare Jonio, in attesa di essere liberata e pronta a tornare là dove deve stare.
Laura Marmorale

Rete degli Studenti Medi

Il 25 aprile saremo in piazza — a Milano al fianco del manifesto, e in tutto il Paese, in tanti momenti di memoria e di lotta. Saremo in piazza come ogni anno, come studenti e studentesse antifasciste — per ricordare il sacrificio che delle truppe partigiane; per onorare il lascito della Costituzione repubblicana; ma saremo in piazza con una ragione in più — con le tante ragioni, per cui la lotta antifascista si fa ogni giorno più pregnante e più attuale.
Il 25 aprile del 1994 la Sinistra tutta, su chiamata di Luigi Pintor, si ritrovava a Milano per una giornata di mobilitazione che sarebbe passata alla Storia. Era il primo governo Berlusconi, e la Destra post-fascista viveva il suo primo vero moto di sdoganamento. In Aprile di Nanni Moretti, che racconta quegli anni, un giornalista francese definisce il paradosso italiano: una democrazia con il partito fascista al governo.
Trent’anni dopo la parabola della Destra, pur non priva di ritardi e contraddizioni, pare giunta alla sua conclusione più coerente, con il governo Meloni. Un governo che prova a evitare scivoloni identitari, ma che al contempo fa trasparire con chiarezza il suo carattere reazionario. Lo dimostrano provvedimenti economici che alimentano il cancro delle diseguaglianze sociali; lo dimostra l’ambiguo, colpevole silenzio con cui ha avvolto le manganellate di Pisa; lo dimostra il rifiuto stizzito di fronte alle domande che abbiamo posto a riguardo ai suoi ministri, Valditara in primis; lo dimostra l’assenza di alcuna posizione di dignità, di umanità, sui conflitti che sconvolgono l’Europa e il Medio Oriente. Su tutto questo, il governo può essere sfidato. E rivendicare il dettato della Costituzione antifascista significa combatterlo su questo terreno.
Trent’anni dopo, siamo chiamati ancora una volta a una risposta. Per onorare la memoria della Liberazione dal Nazifascismo; per dire basta alla repressione; per rivendicare un diverso modello di sviluppo e di società, che passi anche per la difesa dell’istruzione pubblica; per chiedere la fine di ogni conflitto e rivendicare un nuovo ruolo diplomatico dell’Europa tutta, nella cornice di un mondo multipolare. Per continuare a resistere, ci saremo.

 

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Meloni e la destra odiano e cancellano la Liberazione

 

La Rete NoBavaglio

Aderiamo convintamente all’iniziativa de il Manifesto. Tutti insieme a Milano per liberarci ancora e liberarci da tutte le guerre. Partigiani per la pace sempre.

Gender X

Mai come adesso è fondamentale rispondere alla chiamata del 25 aprile. Il Manifesto ci ha invitatə a Milano per urlare il dissenso della comunità transgender. Cosa che, anche se le forze armate sembrano averlo dimenticato, è nei nostri diritti fare. Le istituzioni che dovrebbero agire nell’interesse del popolo italiano, ogni giorno marginalizzano e ignorano le persone trans. L’opinione pubblica su di noi viene distorta da un’ignoranza ingiustificabile. L’accesso a terapie che ci salvano la vita viene ostacolato, nella speranza che ci scoraggeremo. Invece, la reazione a questi continui attacchi sarà instancabile protesta e lotta.
Perché il gesto più antifascista è proteggerci da solə

Jacobin Italia

L’invito delle compagne e dei compagni de il manifesto a tornare in piazza, a Milano, il 25 aprile, coglie un punto essenziale. C’è un fortissimo bisogno che l’opposizione sociale a questo governo, e in generale all’ondata di destra reazionaria che sta investendo l’Europa e il mondo, si manifesti. C’è bisogno di uscire dalle bolle social e riempire le piazze. Non possiamo permettere che il dibattito politico resti ostaggio delle guerre culturali propagandistiche con cui la destra manipola l’attenzione delle persone nascondendo la realtà dell’Italia di oggi, fatta di impoverimento, declino, sfruttamento. Opporre corpi e idee al conformismo asfissiante del dibattito pubblico.
Il 25 aprile è una data di primavera e di riscossa. Il giorno giusto per dare sostanza e attualità all’antifascismo. La lotta della GKN ce l’ha insegnato: all’arroganza del potere si risponde, come partigiani e partigiane, “insorgiamo”. Senza settarismi né frontismi, ma mettendo al centro i temi che già animano i movimenti e la società italiana, dal clima alla questione di genere, dalla lotta al carovita alla solidarietà con la Palestina, dal no alla guerra all’intervento pubblico in economia. Come abbiamo scritto nel nostro numero 20, lo scorso autunno: “Resistere serve sempre”.

Associazione Sulla Strada

È una liberazione continua quella che cerchiamo di operare giorno per giorno, ciascuno nel proprio campo, è una lotta continua perché le resistenze e le opposizioni sono innumerevoli, è un atto di fede vero e proprio, è uno stile, è una scelta, è la nostra vita e non ne vogliano un’altra.
Ci siamo anche noi, dunque. Parliamone. Un abbraccio forte per darci forza, perché insieme, solo insieme, solo uniti, pur con tanti punti di vista diversi, siamo una grande forza.

Il CdR de La Repubblica

Il comitato di redazione di Repubblica aderisce con profonda convinzione alla proposta di una larga e partecipazione manifestazione antifascista a Milano, per il 25 aprile, lanciata dal manifesto.

 

GiULiA Giornaliste

Buongiorno, anche l’associazione GiULiA Giornaliste aderisce, per decisione del Direttivo e della presidente Serena Bersani. Un cordiale saluto.
Alessandra Mancuso (past president)

 

Lega Obiettori di Coscienza (LOC)

La Lega Obiettori di Coscienza (LOC), costitutiva dei Disarmisti esigenti, aderendo alla manifestazione del 25 aprile a Milano, promossa dal quotidiano “Il Manifesto”, lancia il suo invito a obiettare e disertare alle guerre quale urgente e prioritaria resistenza odierna che si richiama alla resistenza storica. Nell’occasione riproponiamo il nostro impegno, anche come obiezione preventiva alla mini-naja incombente in Italia.

Andrea Orlando (Pd)

Tornare a Milano, tornare alla Capitale della Resistenza è oggi una scelta assolutamente giusta e necessaria. Per questo motivo aderisco all’appello del quotidiano il manifesto per una grande manifestazione a Milano il 25 Aprile. Mentre si rischia un’involuzione della nostra democrazia, una ulteriore marginalizzazione del lavoro, mentre crescono le diseguaglianze ha davvero senso tornare laddove tutto è cominciato nel 25 Aprile del 1945. E ha senso ricordare che tra le radici della Repubblica, nata dalla lotta partigiana, c’è la ricerca della Pace. «Combattemmo quella guerra perché fosse l’ultima» ci hanno detto tante volte le donne e gli uomini della Resistenza.
Purtroppo questo loro sogno è stato largamente infranto.
Dobbiamo però almeno evitare che si compia un totale rovesciamento di prospettiva su questo tema. Abbiamo assistito in questi mesi alla criminalizzazione e alla marginalizzazione di chiunque si esprimesse per una via alternativa a quella della guerra. Il dibattito si è fatto sempre più angusto. Il pluralismo, che è una delle condizioni per superare la polarizzazione amico-nemico, si è ristretto, le ragioni del dialogo sono state identificate con quelle della resa. Tornare alle fonti allora, anche per questo, ha davvero senso.

Memoria in Movimento

Il 25 aprile 1994 una manifestazione enorme riempì Milano, sotto la pioggia battente. A lanciare l’idea un po’ folle era stato “Il Manifesto” Fu una festa e un trionfo di popolo. La minaccia neofascista era forte trent’anni fa, quando erano al governo per la prima volta Berlusconi e Fini, ed è fortissima oggi. A distanza di 30 anni “il Manifesto” rilancia l’idea di una grande manifestazione contro questa destra aggressiva, che ha le sue radici nel ventennio fascista e nelle sue nostalgie, in tutto quello che il 25 Aprile è stato sconfitto. Memoria in Movimento aderisce alla manifestazione per un cessate il fuoco ovunque, per impedire qualsiasi attacco alla democrazia, contro gli attacchi alla Costituzione che l’attuale governo di estrema destra sta attuando attraverso l’introduzione del premierato e dell’autonomia differenziata. Per ribadire il diritto a riunirsi, come sancito dalla Costituzione e il diritto a manifestare il dissenso, definito dalla Corte Costituzionale “pietra angolare dell’ordine democratico”.
Dopo 79 anni è necessario difendere quella storia e quei valori perché di straordinaria attualità ed è necessario combattere per la sua piena applicazione, per far emergere la dignità del lavoro, l’importanza di sanità e scuola pubblica, contrastando la solitudine sociale che sempre più si sta diffondendo.Memoria in Movimento invita tutti a partecipare per costruire un momento di lotta straordinario per impedire qualsiasi attacco alla nostra democrazia, per fermare i massacri delle popolazioni civili, evitare la crescente militarizzazione e la crescita esponenziale dei conflitti.

Il consiglio direttivo di Naga odv

L’associazione Naga OdV di Milano condivide il vostro appello a rendere ancora più grande la manifestazione del 25 aprile a Milano. Oggi più che mai è necessario riaffermare la difesa della memoria della Resistenza e dei valori antifascisti e democratici su cui si fonda la Repubblica. Sottoscriviamo in particolare l’invito a farsi costruttori di pace ed ad allontanare gli scenari bellici in Europa e nel mondo di cui viviamo anche i tragici effetti anche nella nostra diretta esperienza con le persone migranti e rifugiate anche di terre devastate dall’orrore della guerra.

Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (Anppia)

Cari Amici, l’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (Anppia) fondata da Pertini a Terracini aderisce all’appello per una grande manifestazione unitaria il 25 aprile.

 

Quotidiano “nd” di Berlino, redazione e casa editrice

I pericoli posti dalle forze estremiste di destra e fasciste in Europa sono più grandi che mai dalla fine della Seconda guerra mondiale. Come sinistra progressista, dobbiamo armarci per opporci risolutamente al razzismo, all’autoritarismo, alla discriminazione e alla disumanizzazione  – qui e ora. Sosteniamo quindi l’appello del manifesto a dichiarare la giornata della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, il 25 aprile a Milano, una manifestazione di portata europea. Come i colleghi del manifesto, anche i giornalisti di nd scrivono contro la guerra e a favore di una società solidale, nella convinzione che questo compito sia essenziale per la libertà e lo spirito antifascista.

 

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Fascio-nazismo————————————–bardelli

 

 

 

bardelli, a volte ritornano, 2024, computer graphics

 

 

FASCIO-NAZISMO

Con l’eccezione di quei pochi che si ricoprono di svastiche tatuate e che partecipano a improbabili Giornate dell’Orgoglio, dove l’orgoglio sta nel fatto che i nonni hanno combattuto insieme alle SS, a parte questi agitati non c’è chi non dichiari (dichiari) la propria condanna totale e assoluta del nazismo.

Con il fascismo la musica cambia. Si dice persino che Mussolini qualche cosa buona l’ha fatta. Come se fra nazismo e fascismo ci fosse un abisso. Per la verità l’abisso c’era, e italiani e tedeschi ci sono caduti dentro. Ma non era un abisso di diversità.

Sospetto che Scurati, e anche il professor Canfora, siano al corrente delle differenze storiche fra fascismo e nazismo. Ma sono le coincidenze che saltano agli occhi.

Scurati sottolinea giustamente che la contiguità fra i due movimenti si manifesta nella maniera più odiosa, se possibile. Ovvero nella complicità attiva negli aspetti più criminali : la persecuzione razziale, i rastrellamenti, le stragi, i crimini di guerra.

Era ora ( ed è sempre l’ora) che queste cose si dicano e si ripetano. Sopratutto per tutti quelli che:

1) “Io non c’ero”. Ma informarsi ?

2) “C’era gente in buona fede”. Peggio. Bisogna vedere se la fede era buona. Fucilare in buona fede chi si opponeva alla dittatura ? Fornire in buona fede alle SS le liste dei “ cittadini italiiani di razza semitica “, delle vittime per le rappresaglie?

3) “ Pensiamo alla riconciliazione nazionale” E chi vuole fucilare o semplicemente processare qualcuno ? Alcuni criminali sono stati giustiziati alla Liberazione. Gli altri che sono sfuggiti alla giustizia per vari e noti motivi ormai sono morti per cause naturali. Basta che non gli si dedichino monumenti ( con i nostri soldi !), nomi di vie, piazze, parchi.

4) “Gli italiani hanno altri problemi” Purtroppo. Ma nascondere alcuni problemi non aiuta a risolverne altri

Ma forse io non ho capito.

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La Vasija de Barro- il vaso d’argilla — Los Calchakis –vol. 7 ” Sur les ailes du condor “- 1988 + la storia della canzone ” Vaso di argilla ” — + qualcosa sul pittore Oswaldo Guayasamín

 

 

.

 

Il vaso d’argilla è una composizione musicale dal tono danzante, conosciuta come “l’inno non ufficiale dell’Ecuador “ . I testi si riferiscono ai rituali mortuari ancestrali del paese come simbolo del desiderio di tornare alla Madre Terra e furono scritti nel 1950 dai poeti Jorge Carrera Andrade , Jorge Enrique Adoum , Hugo Alemán e dal pittore Jaime Valencia. La melodia della canzone è stata creata da Gonzalo Benítez.

 

La canzone fu composta la notte del 7 novembre 1950, a casa del pittore Oswaldo Guayasamín Durante la serata, il poeta Jorge Carrera Andrade è rimasto stupito dal dipinto L’Origine, di Guayasamín​ recentemente completato, il quale gli ha spiegato che raffigurava il rituale funerario degli Inca in cui seppellivano i loro morti in vasi di argilla. Carrera Andrade si recò poi nella biblioteca della casa e prese una copia di Swann’s Way  ( Dalla Parte di Swann ) , la prima parte di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust . Poi cominciò a scrivere sul retro della copertina del libro quella che sarebbe stata la prima strofa di Vasija de cla.

Le altre persone presenti hanno deciso di partecipare e scrivere ulteriori strofe. Il resto del testo della canzone è stato scritto da Hugo Alemán , Jaime Valencia e Jorge Enrique Adoum , che hanno scritto il verso che inizia con i versi: “Sono nato da te e torno a te / argilla vetro di argilla”. 

Dopo la sua morte nel 2009, Adoum fu sepolto accanto a Guayasamín in un vaso di terracotta, secondo la sua volontà.

testo da:

https://es.wikipedia.org/wiki/Vasija_de_barro

 

 

 

Osvaldo Guayasamín. El origen.

Óleo sobre madera, 1951

da : www.redalyc.org

 

 

 

 

Qualcosa sul pittore  :  Osvaldo Guayasamín.

 

 

OSWALDO GUAYASAMIN ( QUITO, ECUADOR, 1919 – 1999 ) — un grandissimo artista, pittore e scultore e un po’ anche architetto

 

 

 

 

 

 

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Mauro Biani @maurobiani — 7.08 –24 aprile 2024 — grazie caro Mauro, lo hai conosciuto bene ! *** Il video è straordinario. + notizie Ansa, 21 aprile

 

 

#VincenzoAgostino #Mafia #Stato #VeritàeGiustizia
La Resistenza di Vincenzo.

Oggi su  @repubblica

Consiglio questo racconto-intervista di Vincenzo Agostino. Tra Tiresia e Omero. youtube.com/watch?v=BBGqwn

 

 

 

 

 

 

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CONSIGLIO DI MAURO BIANI–

INTERVISTA A VINCENZO AGOSTINO– UN UOMO BELLISSIMO IN TUTTO  A PARTIRE DAGLI OCCHI E DALLO SGUARDO– e da ogni parola che dice e come la dice. 

 

video, 40 min. ca

 

 

BRANI DA :

 

ANSA.IT / PALERMO — 21 APRILE 2024   – La morte di Vincenzo Agostino a 87 anni con ancora la barba intatta in attesa  della fine del processo con rito ordinario.

 

E il 6 ottobre di un anno fa, dopo che la corte d’appello confermò l’ergastolo per il boss di Resuttana Nino Madonia, disse: “Sono soddisfatto perché hanno condannato il macellaio di mio figlio e di mia nuora. Soddisfatto anche per mia moglie, desideravo tanto che ci fosse anche lei accanto a me. Ora toglierò la scritta sulla sua lapide, ‘morta in attesa di verità e giustizia’”. La moglie, Augusta Sicherà, era morta nel febbraio di cinque anni fa, Vincenzo Agostino è deceduto oggi, aveva 87 anni. E’ morto con la barba lunga, aspettava la fine dell’altro processo, quello con rito ordinario, per avere completa giustizia.

Per 35 anni Vincenzo Agostino non ha mai smesso di lottare per ottenere verità e giustizia portando il suo impegno sociale nelle scuole con quella sua lunga barba bianca che imponeva rispetto e scuoteva le anime. Ha continuato senza sosta la sua battaglia fino all’ultimo, chiedendo che venisse fatta luce in particolare sui depistaggi nelle indagini sul duplice omicidio. Una prima verità è arrivata proprio quando è stato condannato Madonia. Agostino aveva assistito a tutte le udienze sia del processo in abbreviato a Madonia sia a quelle col rito ordinario a carico di Gaetano Scotto e Francesco Paolo Rizzuto.

“Si sta avvicinando il giorno in cui potrei tagliare la barba perché si avvia a conclusione anche il procedimento ordinario. In caso di condanna, quel giorno potrò mantenere la promessa che ho fatto sulla tomba di mio figlio – diceva – Intanto, Madonia resta in carcere, io spero che adesso decida di pentirsi e di raccontare tutto quello che sa”. Quel giorno non era arrivato. La corte d’assise si deve ancora pronunciare sulle responsabilità del boss Gaetano Scotto. Agostino ha passato la sua vita incontrando gli studenti e raccontando la storia di suo figlio assassinato a Villagrazia di Carini nella casa di villeggiatura dei genitori. Qualcuno in quelle stesse ore portò via dall’abitazione di Nino Agostino, in via Altofonte, degli appunti che si trovavano nell’armadio. E citando proprio quest’episodio, Vincenzo Agostino ripeteva agli studenti: “La verità della morte di Nino e Ida è dentro lo Stato”.

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video, 3 h ca– orari con argomento fino quasi a 2 h — — LA 7 — DI MARTEDI’  — 23 APRILE 2024 -.- GIOVANNI FLORIS E GLI OSPITI ( subito sotto )

 

 

Giovanni Floris con Luca e Paolo, Pierluigi Bersani, Roberto Saviano, Maurizio Landini, Francesco Storace, Pietro Senaldi, Eliana Como, Marco Furfaro, Mariella Stella, Aldo Cazzullo, Alessandro Barbero, Alessandro Di Battista, Italo Bocchino, Massimo Magliaro, Elisabetta Piccolotti, Alessandro De Angelis, Carolina Capria, Ascanio Celestini, Stefano Zurlo, Vinicio Capossela, Piero Dorfles, Flavio Fusi, Achille Totaro, Chiara Giannini, Francesco Giubilei, Mariella Stella, Bruno Tabacci, Paolo Di Paolo, Marta Collot

 

LA 7 — DI MARTEDI’  — 23 APRILE 2024 -.-

APRI QUI 

https://www.la7.it/dimartedi/rivedila7/dimartedi-puntata-del-2342024-24-04-2024-539003

 

 

— inizia con Luca  e Paolo

min. 14 — PIERLUIGI BERSANI

min. 38 — ROBERTO SAVIANO ( *** Video della Meloni )

— 1h 20 min. ca –– Paulo ( di Luca e Paulo ) fa ARIANNA MELONI

***  1h 25 min.  — ALDO CAZZULLO—  chi è Pino Romualdi– Italo Balbo- Rodolfo Graziani ( Mausoleo )- Enrichetta Alfieri ( beata ) — Comunismo e Fascismo–

1h 37 min. riparla  —  BERSANI

1h 39 min.   —  domanda ad ALESSANDRO BARBERO : ” c’era una parte giusta e una parte sbagliata, non è mai stato più chiaro come qui “.

SEGUE UNA DOMANDA A BARBERO E UN’ALTRA BERSANI

Barbero :  una cosa è la memoria e ognuna ha la sua, un’altra la storia

— Bersani — dopo la Costituzione, un gran bisogno dell’antifascismo perché siamo il paese delle trame nere ecc.

1h 54 — Stefano Zurlo

 

 

***

 

UNO STRALCIO DAL PROGRAMMA — VINICIO CAPOSSELA

 

25 aprile, per Dimartedì Vinicio Capossela e la sua versione di “Bella Ciao”

https://www.la7.it/dimartedi/video/25-aprile-per-dimartedi-vinicio-capossela-e-la-sua-versione-di-bella-ciao-24-04-2024-539164

 

** con Mara Redeghieri  ( Verbania, 1961 )–  cantautrice — con il gruppo Üstmamò fino al 2003

 

23 aprile Di Martedì — Vinicio Capossela nell ‘ultimo Album :

STAFFETTE IN BICICLETTA

https://www.la7.it/dimartedi/video/capossela-canta-staffette-in-bicicletta-tratto-dal-suo-ultimo-album-24-04-2024-538986

 

Testo

Vanda, Gina, Rina, RosinaBruna, Antonia, ElisabettaLa staffetta in biciclettaPompa cuore il sangue ancoraBatti cuore, batti nel cuoreLa staffetta in biciclettaSerafina, Alice, AnitaPassa il ferro, l’arma, la vitaPassa il testimoneChe arrivi fino a noi

Come il vento di primavera non si ingabbia nella reteCome i vostri capelli, come i sorrisiCome l’aria quando corre in biciclettaQuesta è la libertà, azione e responsabilità

Guardo i vostri nomi che sanno di bucatoChe sanno di un altro paeseDi aspirazioni migliori in cui è venuto naturalePrendere parte e da che parte stare

Iside, Nelda, NatalinaAdriana, Stella, Ada, ArminaLa staffetta in biciclettaEmma, Zaira, Alma, CorinaVincenzina, Desdemona, LinaLa staffetta in biciclettaBaluardo di civiltàTestimoni di umanità

Fiori sulle sepolture e cure, curePer fare Guerra alla guerraDispacci nascosti nei bigodiniE poi guanti e maglioni filati e calziniE nomi di martiri in corniciArrotolati nelle canne delle bici

Ada, Gina, Agnese, ArmidaChe scrivete una storia minoreDi partecipazioneUn litro di latte, un pezzo di paneUn chilo di carbone tolto al nemicoÈ fermare l’occupazioneResistenza, latitanzaCorrimi dietro, corri veloceE non dire parole, non dire parole, non dire paroleE non dire parole

Voi che passate il testimonePerché arrivi più avanti, perché arrivi fino a noiChe ancora abbiamo da resistereAl mostro e le sue fauci sepolte ai nostri piediPer fermare la guerraPer fermare ogni guerra, insegnateciVoi madri, figlieSorelle, compagne dell’umanità ricordateci

Come il vento di primavera non si ingabbia nella reteCome i vostri capelli, come i sorrisiCome l’aria quando corre in bicicletta

Questa è la libertà, azione e responsabilitàVoi che di voi dite cheNon vi sembra d’aver fatto granché

Fonte: LyricFind
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LA 7  OTTO E MEZZO — 23 APRILE 2024  :: L’Italia e la ‘deriva fascistoide — Ospiti di Lilli Gruber: *** Rosy Bindi, Marco Travaglio, Francesco Specchia

 

 

LA 7  OTTO E MEZZO — 23 APRILE 2024 

https://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/litalia-e-la-deriva-fascistoide-otto-e-mezzo-puntata-del-2342024-23-04-2024-538908

 

 

 

 

 

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TANZANIA, IN AFRICA ORIENTALE — IL PARCO NAZIONALE DEI SERENGETI è per la quinta volta consecutica il MIGLIOR PARCO NATURALE DELL’AFRICA + altro + Zanzibar

 

 

WIKIPEDIA .ORG — PARCO NAZIONALE DEI SERENGETI
https://it.wikipedia.org/wiki/Parco_nazionale_del_
Serengeti#/media/File:Serengeti_Lion_Running_saturated.jpg

 

 

- RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

ANSA.IT — 16 OTTOBRE 2023  – 18.23
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/africa/2023/10/16/il-serengeti-in-tanzania-eletto-migliore-parco-africano_f578c0ec-c3ab-4f4f-9648-ff1b858bcfa5.html

 

 

Il Serengeti in Tanzania eletto migliore parco africano

Quinta vittoria annuale consecutiva ai World Travel Awards (Wta)

 

ANSACheck

Il Parco Nazionale del Serengeti in Tanzania è stato eletto come il migliore dell’Africa per la quinta volta consecutiva, battendo altri sei parchi del continente ai World Travel Awards (Wta) di quest’anno: lo annuncia la Bbc.

Il Serengeti è famoso per la migrazione degli gnu e vince il riconoscimento annuale dal 2019.
L’Autorità dei parchi nazionali della Tanzania (Tanapa) ha celebrato la “straordinaria vittoria per cinque volte” del Serengeti.

Tra gli altri contendenti africani c’erano:

la Riserva faunistica del Kalahari centrale del Botswana,
il Parco nazionale Etosha della Namibia,
il Parco nazionale della valle di Kidepo dell’Uganda,
il Parco nazionale Kruger del Sudafrica e
la Riserva nazionale di Masai Mara del Kenya.

 

 

 

MAPPA DEI PARCHI IN TANZANIA —

IL PARCO SERENGETI SI TROVA A NORD SUBITO SOTTO IL LAGO VITTORIA

 

 

Il Parco nazionale del Serengeti (in inglese Serengeti National Park, dalla lingua delle popolazioni masai locali, “pianura sconfinata”) è una delle più importanti aree naturali protette dell’Africa orientale. Con una superficie di 14.763 km², si trova nel nord della Tanzania, nella pianura omonima, tra il lago Vittoria e il confine con il Kenya (1.30′-3.20′ S, 34.00′-35.15′ E), adiacente al parco keniota di Masai Mara, alla riserva naturale di Ngorongoro e ad altre importanti riserve faunistiche.

Dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1981, rappresenta una delle principali attrazioni turistiche della Tanzania ed è la più importante di un sistema di quattro aree naturali protette detto “Northern Safari Circuit”, che include anche il Parco nazionale del lago Manyara, il parco nazionale del Tarangire, il parco nazionale di Arusha e la riserva naturale di Ngorongoro.

 

Prima dell’arrivo degli Europei, la pianura del Serengeti era abitata principalmente dai Masaiallevatori e semi-nomadi.

 

 

 

 

ALCUNE IMMAGINI DEL PARCO ::

 

 

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Alberi di Acacia tortilis nella savana
Charles J Sharp – Canon EOS 300D

 

 

Agama comune

Agama comune
Gaurav Pandit – Opera propria

 

 

 

 

Tessitore di Speke
Charles J Sharp – Opera propria, from Sharp Photography, sharpphotography

 

 

 

Bufalo nel Serengeti
Ikiwaner – Opera propria

 

 

 

 

Poiana augurale nordafricana in fase di volo
Tobi 87 – Opera propria

 

 

 

Topi in corsa

Topi in corsa
Ikiwaner – Opera propria

 

 

 

 

 

Elefanti nel Serengeti
Ikiwaner – Opera propria

 

 

 

Iena ridens durante il pasto

Iena ridens durante il pasto
appenz – Hyena Serengeti Uploaded by Mariomassone

 

 

 

 

 

 

Coccodrillo
Wolves201 – Opera propria

 

 

Irace delle rocce

Irace delle rocce
Opera propria – Opera propria

 

 

 

 

 

 

Mandria di zebre
Self – Opera propria

 

 

 

Mangusta (Helogale parvula)

Mangusta (Helogale parvula)
Taken by Schuyler Shepherd (Unununium272) Canon 350D, 100-400mm f/4.5-5.6 L IS. – Opera propria

 

 

Serval

Serval
Nessun autore leggibile automaticamente. Unununium272 presunto

 

 

 

 

Caracal
Inkbacker~commonswiki presunto

 

 

 

 

Ghepardo
Schuyler Shepherd (Unununium272) –

 

 

 

 

Leone in corsa

Leone in corsa
Taken by Schuyler Shepherd (Unununium272).

 

 

TANZANIA

 

Cartina della Tanzania

DAR ES SALAM, si trova proprio di Zanzibar ed è la capitale
del piccolo stato omonimo. Fino al 1974 era la capitale del paese.

La Capitale della Tanzania è DODOMA  SCELTA DAL 1974.

 

 

DUE SOLE IMMAGINI DI DAR EL SALAAM .. DUE.

 

 

 

Dar Es Salaam

 

 

 

Pedestrians, St. Joseph's Cathedral, And Twin Buildings Against A Blue Sky; Dar Es Salaam, Tanzania

 

 

At the water vendor

 

 

Woman with buckets

 

 

 

Dar Es Salaam

 

 

 

Africa, Tanzania, Cityscape View Of Dar Es Salaam Port (Year 2009)

PORTO — foto 2009

 

 

 

Palm trees on the beach

 

 

 

tanzania, boat in the harbour - dar es salaam foto e immagini stock

 

 

 

Africa, Tanzania, Dar Es Salaam, 2000: View Of African Taxi

 

 

 

 

PORT DE DAR ES SALAAM, TANZANIE

 

 

 

 

Everton FC supporters cheer prior to a friendly football match between Everton and Kenya's Gor Mahia, at the Dar-es-Salaam stadium, on July 13, 2017....

 

 

 

 

TANZANIA-FLOOD-DISASTER

 

 

 

 

Group of fishermen on a beach near Dar Es Salaam, Tanzania, 2000.

 

 

 

 

Fish Market In Dar Es Salaam, Tanzania -

 

 

 

 

Scena del fine settimana sulla spiaggia di Dar es Salaam

 

 

 

Veduta di Dar-es-Salaam

 

 

 

 

 

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Zanzibar
Ppong.it

 

 

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Una donna zanzibari vestita con il kanga
Petr Berka (Petrberka) – Fotografia autoprodotta

DODOMA LA NUOVA CAPITALE DELLA TANZANIA

 

DODOMA AL TRAMONTO

 

 

 

ENTRAMBE LE IMMAGINI SONO DI:
Rasheedhrasheed – Opera propria

 

 

 

NEGOZI TIPICI
Victor Mikheev – Opera propria

 

 

STAZIONE DEI TRENI
Victor Mikheev – Opera propria

 

 

LA REGIONE INTORNO A DODOMA
Mangapwani – Opera propria

 

 

 

 

 

STATI EX COLONIALI HANNO TRASFERITO PER RAGIONI VARIE, MA SIMILI, LA LORO CAPITALE- ESEMPIO DELLA TANZANIA

 

La Tanzania ha designato Dodoma come nuova capitale al posto della città costiera di Dar es Salaam in seguito a un referendum tenutosi 50 anni fa (1973). Il percorso di trasferimento della capitale è durato 50 anni ed è culminato il 20 maggio 2023 con l’apertura del nuovo edificio della State House e l’inaugurazione dei nuovi uffici presidenziali a Dodoma.

Vari studiosi hanno osservato che molte città africane sono eredità delle influenze coloniali. Ciò si può notare nella progettazione di molte capitali create lungo le coste come centri di esportazione di materie prime in cambio di prodotti manifatturieri, secondo una logica tipicamente coloniale.
Dopo l’indipendenza, negli anni ’60, alcuni Paesi africani si resero conto della necessità di stabilire o trasferire le loro capitali in base alle loro esigenze, e la Tanzania è stato uno di questi.

Dar es Salaam avrebbe continuato ad essere il principale porto e la capitale commerciale della nazione, ma la capitale amminuistrativa sarebbe stata un’altra. Questa scelta rappresentò una difficile sfida per lo sviluppo. I servizi e le risorse governative dovevano essere trasferiti e le infrastrutture dovevano essere costruite. A Dodoma era necessaria una serie completa di funzioni amministrative».

Per quanto riguarda le ragioni del trasferimento, il Governo cita il sovraffollamento e la pressione sulle infrastrutture: Dar es Salaam ha una popolazione di 5.383.728 abitanti e soffre di sovraffollamento e di stress infrastrutturale. Lo spostamento della capitale mira a ridistribuire parte della popolazione e ad alleggerire la pressione sulle risorse e sui servizi pubblici di Dar es Salaam. Infatti, il tasso di crescita della popolazione nella regione di Dar es Salaam è diminuito dal 5,6% del 2012 al 2,1% del 2022.
La mossa mira a stimolare l’attività economica nelle regioni precedentemente trascurate.

 

 

DA : 

 

La Tanzania ha una nuova capitale: Dodoma

 

 

 

QUALCHE NOTIZIA SU ZANZIBAR — TANZANIA

 

Qualche immagini /notizia della CITTA’ DI PIETRA ( STONE TOWN ), L’ANTICA CITTA’ NELL’ISOLA DI UNGUJA, LA PRINCIPALE DELLE 70 ISOLE CHE COSTITUISCONO L’ARCIPELAGO DI ZANZIBAR CHE APPARTIENE ALLA TANZANIA

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ANDREA PURGATORI, 9 DICEMBRE 2020 — ATLANDIDE SULL’ORIGINE DEL FASCISMO — dal libro di Antonio Scurati, con Sabrina Ferilli, Andrea Mastandrea, Massimo Popolizio– attori– , e gli storici Antonio Scurati e Luciano Canfora

 

 

 

 

 

 

 

M. Il figlio del secolo

2018

 

 

M. Il figlio del secolo

Antonio Scurati

 

 

Antonio Scurati

Antonio Scurati è docente all’Università IULM, editorialista di Repubblica, ha vinto i principali premi letterari italiani ed è tradotto in tutto il mondo. Esordisce nel 2002 con Il rumore sordo della battaglia, poi pubblica nel 2005 Il sopravvissuto (Premio Campiello) e negli anni seguenti Una storia romantica (Premio SuperMondello), Il bambino che sognava la fine del mondo (2009), La seconda mezzanotte (2011), Il padre infedele (2013), Il tempo migliore della nostra vita (Premio Viareggio-Rèpaci e Premio Selezione Campiello). Del 2006 è il saggio La letteratura dell’inesperienza, seguito da altri studi, tra cui la monografia Guerra. Il grande racconto delle armi da Omero ai giorni nostri. Del 2018 è M. Il figlio del secolo, primo romanzo dedicato al fascismo e a Benito Mussolini: in vetta alle classifiche per due anni consecutivi, vincitore del Premio Strega 2019, è in corso di traduzione in quaranta paesi e diventerà una serie televisiva. Del 2020 è M. L’uomo della provvidenza (Prix du livre européen) e del 2022 M. Gli ultimi giorni dell’Europa.

 

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Luca 🐦 @Carioca80930840 – 13.33 — 23 aprile 2024 — grazie caro, anch’io ti ho copiato, ciao, ch. / ho cercato, cercato, ma forse è qualcosa costruito —

 

 

Fiore del gattino di Arixi (Sardegna)

Sboccia una volta ogni 20 anni.

Certe volte la natura è proprio sorprendente!

(Geo&Fia)

 

 

Immagine

 

 

 

 

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Mauro Biani @maurobiani – 17.25 — 23 aprile 2024 – grazie, caro Mauro che ci sei tu a diffondere le informazioni di base, ciao, ch. — + Sabato Angieri, Il mondo si arma – IL MANIFESTO 23 APRILE 2024

 

 

#guerre #armi #stragi

Le spese militari hanno raggiunto un valore di 2.443 miliardi di dollari a livello globale nel 2023. Aumento del 6,8% rispetto al 2022 (Rapporto Sipri).

Oggi su @repubblica

 

 

 

 

 

 

IL MANIFESTO- LINK  — 23  aprile

 

Il mondo si arma: le spese militari crescono del 7% ( 6.8 )

RIARMO. Il nuovo rapporto Sipri: 2.443 miliardi di dollari spesi tra il 2022 e il 2023 per le armi. Al primo posto restano gli Stati uniti, ma salgono Ucraina ed Europa

 

Il mondo si arma: le spese militari crescono del 7%

 

Armi Usa durante un’esercitazione militare a Taiwan – Ap

IL MANIFESTO 23 APRILE 2024

https://ilmanifesto.it/il-mondo-si-arma-le-spese-militari-crescono-del-7

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Enzo Gragnaniello e Raiz degli Almamegretta – ‘O razzism’ — ” È ‘na forma ‘e pensiero sbagliat’, nun solo è distorta, ma è pure malata/ Nun esistono cure e dutture pe’ chi tene troppa paura d’ ‘o sole”

 

 

 

 

È ‘na forma ‘e pensiero sbagliat’, nun solo è distorta, ma è pure malata/ Nun esistono cure e dutture pe’ chi tene troppa paura d’ ‘o sole”

 

Enzo Gragnaniello (Napoli20 ottobre 1954) è un cantautore e chitarrista italiano.

Durante la sua carriera, per i suoi album, ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui 4 Targhe Tenco[1] come miglior album in dialetto[2][3]. Ha composto musica anche per altri artisti tra cui Andrea BocelliMia MartiniRoberto MuroloOrnella VanoniAdriano Celentano.

 

 

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Enzo Gragnaniello (a destra) e Pino Daniele (a sinistra) in una foto scolastica alle elementari del 1963
sconosciuto

 

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ANSA.IT — 23 APRILE 2024 – 17.01 :: Nordio, festeggiamo il 25 aprile ma abbiamo ancora un codice fascista

 

 

ANSA.IT — 23 APRILE 2024 – 17.01
https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/04/23/nordio-festeggiamo-il-25-aprile-ma-abbiamo-ancora-un-codice-fascista_22016517-2daa-4b37-964d-b6ebc59e1918.html

 

 

 

Nordio, festeggiamo il 25 aprile ma abbiamo ancora un codice fascista

 

 

‘Il nostro codice penale, benché in parte riformato, è quello firmato da Benito Mussolini e Vittorio Emanuele III, mentre quello Vassalli è stato demolito e mal interpretato’ precisa il ministro

IL MAGISTRATO CARLO NORDIO, MIN. DELLA GIUSTIZIA ATTUALE

“Vorrei ricordare che il nostro codice penale, benché in parte riformato, è quello firmato da Benito Mussolini e Vittorio Emanuele III. È un codice tra virgolette fascista, sia pure scritto molto bene.

A breve si festeggerà la festa di Liberazione, una festa che celebra l’antifascismo ma dobbiamo ricordare che abbiamo ancora un codice firmato da Mussolini e Vittorio Emanuele III che tra l’altro gode di buona salute, mentre un codice intitolato a un eroe della Resistenza come Vassalli è stato demolito e mal interpretato, un altro paradosso del nostro Stato”.

Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante un convegno organizzato nella capitale all’università di Roma Tre.

 

 

 

 

 

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Nature is Amazing ☘️ @AMAZlNGNATURE – 12.45 — 23 aprile 2024 — sono stupende, ma non c’erano due biberon ?

 

Due scimmiette salvate dall’alluvione L’altro si succhia il pollice mentre aspetta il suo turno per mangiare, proprio come fanno i bambini.

 

 

 

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GABRIELLA COLARUSSO, Chi sono gli sciiti di Kataib Hezbollah, la milizia filo-Iran che vuole cacciare gli americani dall’Iraq -REPUBBLICA  22 APRILE 2024

 

Gli Usa operano in Iraq e Siria dal 2014 – all’ombra della coalizione internazionale di cui fa parte anche l’Italia – ufficialmente per combattere l’Isis, dichiarato sconfitto militarmente nel 2017 in Iraq e nel 2019 in Siria.

Alla luce delle ripercussioni in Iraq e in tutto il Medio Oriente della guerra tra Hamas e Israele, negli ultimi due mesi si sono intensificati gli scambi di fuoco tra forze irachene filo-iraniane e forze statunitensi. Il 4 gennaio scorso, per la prima volta dopo 4 anni, gli Stati Uniti hanno bombardato la capitale Baghdad uccidendo un leader di un gruppo armato filo-governativo iracheno sostenuto dall’Iran.

DA :

ANSA.IT — 10 GENNAIO 2024
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/01/10/iraq-premier-sudani-chiede-ritiro-delle-forze-usa_3079e0a9-06e0-4ada-9b5b-386f5972f471.html

 

 

 

REPUBBLICA  22 APRILE 2024
https://www.repubblica.it/esteri/2024/04/22/news/kataib_hezbollah_iraq_milizia_chi_sono-422697259/

 

Chi sono gli sciiti di Kataib Hezbollah, la milizia filo-Iran che vuole cacciare gli americani dall’Iraq

 

 

 

Iraq - Wikipedia

IRAQ

1È uno dei 51 Stati che hanno dato vita all’ONU nel 1945

 

 

 

 

 

AFP or licensors
AFP or licensors   DA SINISTRA  SOLEIMANI E IN SEGUITO  AL-MUHANDIS

 

Fondata da Abu Mahdi al-Muhandis, braccio destro di Soleimani, ha combattuto contro l’Isis e a fianco di Assad in Siria e fa parte della coalizione di gruppi che dal 7 ottobre ha preso di mira le basi Usa in Siria e in Iraq.

Nella notte tra domenica e lunedì le forze della coalizione internazionale in Siria sono tornate nel mirino dei gruppi iracheni filoiraniani: diversi razzi sparati dalla provincia di Ninive ( NINAWA — sotto Mosul, a sin. di Arbil ) )  sono caduto nei pressi della base di Kharab al-Jir, nel Nordest del Paese, e del campo petrolifero di al Omar nell’Est dove stazionano le truppe Usa. “Nessun membro del personale americano è rimasto ferito”, ha confermato il direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahmane, un’organizzazione con base a Londra che ha buone fonti in tutta la Siria. Almeno un razzo è caduto dentro il compound di Kharab al-Jir, secondo Rahmane, che attribuisce la responsabilità dell’attacco alla “Resistenza islamica in Iraq”, una nebulosa di gruppi armati filo-iraniani che tiene sotto scacco anche le autorità elette del Paese.


 

È la stessa rete che ha compiuto la maggior parte degli attacchi contro i soldati americani della coalizione tra metà ottobre e inizio febbraio in Iraq e Siria. In un raid con i droni a gennaio hanno ucciso tre soldati americani nel mezzo del deserto giordano, al confine con la Siria spingendo Washington a colpire diverse posizioni filo-iraniane tra la Siria e l’Iraq. Un dialogo indiretto con Teheran ha messo fine agli attacchi, ma la tregua è stata rotta domenica notte.

2003 — invasione americana / inglese

Il principale gruppo della Resistenza islamica in Iraq è Kataib Hezbollah, milizia sciita radicale nata in seguito all’invasione americana del Paese nel 2003 e fedele all’Iran. Il suo fondatore, l’iraniano-iracheno Jamal Jafaar al-Ibrahim, conosciuto come Abu Mahdi al-Muhandis, era il braccio destro del generale iraniano Qassem Soleimani, l’ex capo della forza Quds, la branca estera dei Pasdaran, considerato l’architetto della rete di milizie filorianiane nella regione, dal Libano a Gaza. Al-Muhandis fu ucciso con Soleimani all’aeroporto di Baghdad a gennaio 2020 in uno strike americano ordinato dall’allora presidente Usa Donald Trump.

Kataib Hezbollah, che riceve armi e addestramento dalla casamadre attraverso i libanesi di Hezbollah, si è conquistata consensi e adepti prima con la guerriglia antiamericana e poi nella battaglia contro i sunniti dell’Isis, e si è schierata durante la guerra civile siriana a fianco dell’autocrate Bashar al Assad.

 

La milizia è legata al fronte di Mobilitazione Popolare, l’ombrello che raggruppa tra le 60 e 70 milizie sciite integrate nell’esercito regolare iracheno e che hanno anche una loro proiezione politica in Parlamento.

 

© ANSA/EPA

NOTA :
Mohammed Shia’ Sabbar Al Sudani (in arabo محمد شياع السوداني?Baghdad1970) è un politico iracheno.
Di etnia araba, laureato in Scienze agrarie presso l’Università di Baghdad, nella sua carriera politica ha ricoperto molte cariche istituzionali: sindaco di Amara, governatore della provincia di Maysan, dal 2010 al 2014 ha ricoperto la carica di ministro dei diritti umani nell’esecutivo di Nuri al-Maliki. Nell’ottobre 2022 è stato nominato premier del Paese dal neoeletto presidente del Paese Abdul Latif Rashid.

segue il testo :

Dal 7 ottobre Kataib si è schierata a fianco di Hamas e della Jihad islamica, ma il suo obiettivo politico principale è la cacciata degli americani dall’Iraq, una ipotesi su cui il premier iracheno al Sudani ha intavolato un lungo negoziato con Washington, che però per ora si è concluso in un nulla di fatto. Subito dopo l’attacco di domenica notte si era diffusa la notizia che Kataib Hezbollah aveva annunciato la ripresa delle incursioni contro le basi americane, ma il gruppo ha poi smentito.

 

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Dania @DaniaFalzolgher — 22.43 –22 aprile 2024 — grazie e mille di ricordarcelo ! + altro su Pino Bertelli, fotografo di strada

 

 

“Il cuore è piccolo come un pugno

ma se uno vuole

può metterci dentro

tutta la gente del mondo

e rimane ancora posto…”

 

(Gianni #Rodari)

#RestiamoUmani

 

 

Immagine

AZIZPRIMA DI MORIRE DI FAME E DI SETE (BURKINA FASO; 2012)

foto di Pino Bertelli, dalla mostra e dal libro : ” L’infanzia rubata ”

 

 

Pino Bertelli. L'infanzia rubata. La guerra negli occhi. Ediz. illustrata

 

Locandina Mostra

Contro la guerra. Ritratti dall’infanzia negata: mostra fotografica di Pino Bertelli

PINO BERTELLI

Il libro fotografico “Contro la guerra. Ritratti dall’infanzia negata” di Pino Bertelli, a sostegno di padre Alex Zanotelli per aiutare la realizzazione dell’“Albergo dei poveri” a Napoli e a Pierluigi Di Piazza per il “Centro Ernesto Balducci”, che dà ospitalità a profughi, migranti e rifugiati politici.

 

 

 

 

NOSTRA BAMBINA DELLE LACRIME (BURKINA FASO; 2010)

 

 

ORFANI NELLA DISCARICA DI KOROGOCHO (NAIROBIKENYA; 2014)

 

 

AVETE FATTO UN DESERTO DI MORTI, E L’AVETE CHIAMATO PACE! (BAGHDAD; 2003)

 

 

 

… E POI MI ABBRACCIÒ FORTE E MI DONÒ UN FIORE ROSSO (CONGO; 2014)

 

 

 

da :

STILE LIBERO

Contro la guerra. Ritratti dall’infanzia negata

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ELIO BADALAMENTI – UN BEL MANIFESTO — — – per i nostri Donatelli —

 

FACEBOOK — ELIO BADALAMENTI —

15 APRILE — 18.35

https://www.facebook.com/elio.badalamenti.3

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "hanno Quelli che capito che la vita è una cosa seria li riconosci ridono. subito:"

 

 

 

 

 

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Incontro Internazionale dei ” Cervi volanti ” — gli aquiloni — a Berck -sur – mer dal 20 al 28 aprile 2024 — La città si trova nel dipartimento dell’Alta Francia, ai confini con il Belgio, la cui capitale è Lille-

 

 

Festival de Cerfs volants Berck sur Mer 2024

 

 

 

l'image du jour. Berck-sur-Mer capitale du cerf-volant

foto Le Progrès

 

 

 

Cerf-volant à caisses d'André Cassagnes

 

 

 

Cerf-volant ?Cellulaire? à Berck

 

 

 

 

Fabrication de cerf-volant au Japon

Gli aquiloni fabbricati in Giappone

 

 

 

Cerfs-Volants de Berck - galeriedesdunes.com

 

 

 

anzin.fr - Sortie à Berck<span>Rencontres internationales de cerfs-volants</span>ville – anzin.fr

 

 

 

À Berck : cerf-volant fait le printemps

Nord Littoral

 

 

 

Berck

 

Berck (spesso anche Berck-sur-Mer) è un comune francese di 16.001 abitanti (ges situato nel dipartimento del Passo di Calais nella regione dell’Alta Francia.

 

Spiagge Berck - Francia | Foto, Pareri, Mappa- Plages.tv

Plages.tv

 

 

Vedere le Foche come a Berck Plage (Francia) nel loro habitat naturale è sempre una grande emozione anche se noi le avevamo già viste altre volte.

.

apri sotto su Facebook 

Camperviaggiare Insieme

https://www.facebook.com/watch/?v=2602682929775764

 

 

 

DOVE SI TROVA LA REGIONE CHIAMATA ” ALTA FRANCIA ”

 

 

Lilla (in francese LilleAFI/lil/; in piccardo Lile) è una città della Francia settentrionale di 233 098 abitanti. Situata a pochi chilometri dal Belgio, Lilla è capoluogo sia del dipartimento del Nord che della regione dell’Alta Francia.

L’esonimo olandese ( nome della città in un’altra lingua – Parigi è l’esonimo di Paris ) di Lilla è Rijsel (AFI/ˈrɛɪ̯səɫ/) mentre quello in fiammingo è Rysel, che significa “isola”.

 

 

Esperienza Erasmus di Lucie a Lilla, Francia | Esperienza Erasmus Lilla

Lille –

 

 

Buonjour! I miei consigli su Lilla, Francia. | Esperienza Erasmus Lilla

 

Entrambe le foto :: Erasmusu.com

 

 

 

Cosa-fare-a-Lilla

 

 

 

La-Cittadella-di-Lilla

La cittadella fu fatta costruire da re Luigi XIV per proteggere il nord della Francia da nuove invasioni. Oggi, la Cittadella di Lilla, che  ha conservato la sua forma di stella, è un parco dove ti consigliamo di andare a passeggiare. L’area è sempre molto curata dato che la città investe tempo e denaro per mantenerla rigogliosa, pulita e in ordine.

 

 

 

Il-LAM

Il LAM è uno dei più importanti musei d’arte moderna e contemporanea del Nord Europa. Si trova a Villeneuve d’Ascq, una città confinante con Lilla. Questo museo è una delle attrazioni di punta della regione.

Con un patrimonio artistico composto da oltre 7.000 opere, il LAM vanta una delle migliori collezioni di art brut di Francia. Una vera gemma per gli amanti dell’arte. Inoltre, si possono trovare opere di artisti famosi come Fernand Léger, Pablo Picasso, Modigliani, Mirò…

L’atmosfera al LAM è eccezionale. La tranquillità dei suoi corridoi e l’ambiente quasi ovattato nelle sale espositive fa sentire i visitatori avvolti nella propria bolla, l’ideale per per sfruttare al massimo la visita.

Il LAM è aperto tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 10 alle 18 e i biglietti d’ingresso costano tra i 5 e i 10 euro a seconda della fascia d’età.

 

 

le tre foto sopra e le informazioni sono di :
https://www.editionsnomades.com/it/cosa-vedere-a-lilla/

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Il delfino rosa della foresta amazzonica nel nord del Brasile lungo il fiume Rio Negro nel Parque Nacional do Jaú, ci ha accompagnato per la festa della terra

 

 

*** per la festa della terra, abbiamo passato la giornata _ in compagnia di un bellissimo delfino rosa —  scoprendo una delle zone
del pianeta ( ce ne sono altre, messe in rilievo dal Doodles di oggi di Google )-

“conosciuta per essere un buon esempio di conservazione di una foresta pluviale tropicale nella regione dell’Amazzonia, con un altissimo tasso di biodiversità. ” ( wiki )

 

Nelle foreste tropicali dell’America si trova una maggiore biodiversità rispetto alle corrispondenti foreste in Africa e in Asia, rendendo l’area Amazzonica di valore biologico inestimabile.

 

 

 

 

 

 

IL DELFINO ROSA —

 

Pink River Dolphin or Boto (Inia geoffrensis)

 

 

 

 

 

 

Pink River Dolphin or Boto (Inia geoffrensis)

 

 

 

 

 

 

Pink River Dolphin or Boto (Inia geoffrensis)

 

 

 

 

 

 

ALBA NEL PARCO NAZIONALE DI JAU’
Artur Warchavchik – Opera propria

 

 

 

 

Artur Warchavchik – Opera propria

 

 

 

 

PARCO DI JAU’ VISTO DA SOPRA
marco antonio pereira de freitas junior – Opera propria

 

 

 

 

 

Pink River Dolphin or Boto (Inia geoffrensis)

 

 

 

 

 

 

 

Amazonas (Brasile) - Wikipedia

LO STATO DELL’AMAZONAS – NORD-OVEST BRASILE

 

 

 

 

Dal 2000 è inserito nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

È conosciuto in particolare per essere un buon esempio di conservazione di una foresta pluviale tropicale nella regione dell’Amazzonia, con un altissimo tasso di biodiversità: in esso si possono trovare, fra le altre, specie in pericolo d’estinzione come il pirarucù, il lamantino dell’Amazzonia, il caimano nero e due specie di delfino di fiume.

 

 

Confina  con il PerùColombia (Dipartimento di Amazonas) e Venezuela (stato di Amazonas). Non confina invece con l’omonima regione peruviana ( Amazonas Peruviana )

 

 

 

America meridionale - Wikipedia

 

 

MAPPA DELLA FORESTA AMAZZONICA

 

 

 

 

 

L’Amazzonia è una vasta regione geografica del sud-America caratterizzata da una foresta pluviale, detta foresta amazzonica, che copre gran parte dell’omonimo bacino amazzonico, estendendosi su una superficie di sei milioni di chilometri quadrati suddivisi in nove Paesi; la maggioranza della foresta (circa il 60%) si trova in Brasile; un altro 13% si trova in Perù, il 10% in Colombia e parti più piccole in VenezuelaEcuadorBoliviaGuyanaSuriname e Guyana francese: stati e unità amministrative di quattro di questi paesi sono appunto denominati “Amazonas”.

 

 

 

VISTA DALL’AEREO DELLA FORESTA AMAZZONICA: Il fiume Solimoes, un enorme serpente ( Cobra ) come lo chiamano i popoli indigeni
lubasi – Catedral Verde – Floresta Amazonica

 

 

Nei pressi di Manaus, il Rio Negro si unisce al Rio Solimoes ma per una mezza dozzina di kilometri i due corsi d’acqua – diversi per temperatura, densità e velocità di scorrimento – viaggiano paralleli senza fondersi uno nell’altro.  Dove si uniscono è il punto in cui si definisce iniziare il Rio delle Amazzoni.

 

 

 

 

Mappa del fiume

 

mappa del fiume
Hallel

 

 

 

 

immagine satellitare della foce del fiune delle Amazzoni
NASA –

 

 

 

 

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Il Rio delle Amazzoni nasce da una parete rocciosa sul Nevado Mismi ( in Perù ) a 5.179 m s.l.m., e la sorgente è contrassegnata da una croce sul terreno.
Jialiang Gao www.peace-on-earth.org – Original Photograph

 

 

 

 

 

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Una tipica nave per il trasporto regionale di merci e passeggeri sul Rio delle Amazzoni
user:Pontanegra – Opera propria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

rio jau visto por cima
marco antonio pereira de freitas junior – Opera propria

 

 

 

L’ALBERO DI CASTAGNO CON LE CORDE PER ARRAMPICARSI– ( per turisti )
Artur Warchavchik – Opera propria

 

 

 

 

Artur Warchavchik – Opera propria

 

 

 

 

 

Ecotourism in Amazon rain forest - Tourists feeding the...

 

 

 

 

Reflexo das nuvens no Rio Negro.
Artur Warchavchik – Opera propria

 

 

 

 

 

 

 

Pink River Dolphin or Boto (Inia geoffrensis)

 

 

 

 

 

O parque nacional Jau faz parte do complexo de conservaçao da amazonia central
Diego Lezama – Opera propria

 

 

 

 

 

Pink River Dolphin or Boto (Inia geoffrensis)

 

 

 

 

 

Espécie de Mico entre galhos no Parque Nacional do Jaú, Amazonas.
Artur Warchavchik – Opera propria

 

 

 

 

 

Pink River Dolphin or Boto (Inia geoffrensis)

 

 

 

 

 

una grandinata nel mezzo della foresta– come viene va via —

 

 

 

 

Sooty Copper, Lycaena tityrus, Male, Boto, Denmark

 

 

 

 

 

Hunting Amazon River Dolphin or Pink Amazon Dolphin (Inia geoffrensis), Rio Negro, Manaus, Amazonia State, Brazil

 

 

 

 

 

 

 

Altamira – Rio Xingu (Pará)
Larissa Saud – Altamira – Rio Xingu (Pará)

 

 

 

 

 

 

Larissa Saud – DSC_0040

 

 

 

 

PINK DOLPHIN

 

 

 

 

 

 

Larissa Saud – DSC_0141mod

 

 

 

 

 

Amazon river dolphins

 

 

 

 

 

 

 

 

Larissa Saud – DSC_0192

 

 

 

 

 

PINK DOLPHIN

 

 

 

 

 

Larissa Saud – DSC_0283

 

 

 

 

 

 

Amazon river dolphin

 

 

 

 

 

 

Larissa Saud – DSC_0464mod

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marcelo Ramos AMAZON BRAZIL – Opera propria

 

 

 

 

 

commons.wikimedia.org./wiki /
https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Amazonas_(Brazil)?uselang=it

 

 

 

 

 

Amerique du Sud,Bresil, etat d'Amazonas, bassin du fleuve Amazone, le long du Rio Negro, Dauphin de l'Amazone, ou boto ou dauphin rose de l'Amazone...

 

 

 

 

 

 

Bresil, Dauphin rose de l'Amazone

 

 

 

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22 Aprile — Giornata della terra————————————bardelli

 

 

 

 

 

 

 

                            bardelli, giornata della terra, 2024, computer graphics

 

 

 

 

 

 

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Roberto Tenio- Link Facebook sotto — + Rino Di Girolamo – pubblicano una bellissima foto di tre donne famose-e noi li ringraziamo – ma nasce un dubbio–

 

 

ROBERTO TENIO — FACEBOOK 

https://www.facebook.com/robytenio

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone

Rosa Luxemburg, Simone de Beauvoir, and Emma Goldman on the beach, smoking pipes (1930’s.)

 

 

pubblica da:

Rino Di Girolamo

12 aprile 2024

https://www.facebook.com/erredigi

 

 

 

nota maligna — un’enigma

 

 

qualcuno ha fatto osservare che la Luxemburg muore nel gennaio 1919– negli anni Trenta ? E il viso ?

 

 

france january 02 the french writer simone de beauvoir seated, reading at her desk in 1953 photo by keystone francegamma keystone via getty images

Simone de Beauvoir — giovane

la faccia è straordinariamente diversa —

https://www.harpersbazaar.com/it/cultura/a43372576/simone-de-beauvoir-biografia/

 

 

 

Emma Goldman, l’inaggirabile esperienza politica di una rivoluzionaria

Emma Goldman – qui è giovane, ma essendo nata nel 1869 — e morta nel 1940– negli anni Trenta ha almeno 60 anni

da : https://ilmanifesto.it/emma-goldman-linaggirabile-esperienza-politica-di-una-rivoluzionaria

 

31 dicembre 1919.

https://fr.wikipedia.org/wiki/Emma_Goldman

 

 

ALLORA  : CHI SARANNO QUELLE TRE PERSONE SULLA SPIAGGIA ?

 

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