ZARA – ZADAR — CROAZIA — + SPALATO — PALAZZO DIOCLEZIANO + altro

 

 

 

 

Listen der Top-Ziele, zu denen Zadar und Umgebung gehören

 

Zara (AFI: /ˈʣara/; in croato Zadar; in serbo: Задар?, traslitterato Zadar; in ungherese Zára; in dalmatico: Jadera) è una città della Croazia che si trova nella Dalmazia centrale lungo il Medio Adriatico. Si affaccia sulle isole di Ugliano e Pasmano, dalle quali è separata dallo stretto di Zara. Capitale storica della Dalmazia, pur essendo stata da tempo superata da Spalato per numero di residenti, conta 75 082 abitanti ( DATI 2011 )

 

 

 

Mappa MICHELIN Zara - Pinatina di Zara ViaMichelin

ZADAR — ZARA

 

 

 

CROAZIA -MAPPA DELLE REGIONI
– ZADAR — in viola
https://it.croatiamap360.com/mappa-della-regione-croazia

 

 

 

 

MAPPA POLITICA DEELLA CROAZIA CON LE CITTA’- LA CAPITALE E’ ZAGABRIA- ZAGREB NEL NORD DEL PAESE.
https://it.croatiamap360.com/mappa-della-regione-croazia

 

 

 

SPALATO — PALAZZO DI DIOCLEAZIANO

 

 

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Ricostruzione del palazzo imperiale di Diocleziano a Spalato al momento del suo completamento nel 305
Ernest Hébrard (recoloured by DIREKTOR)

SPALATO — SPLIT IN CROATO

 

 

Basement Halls of Diocletian's Palace Museum, Split, Croatia

 

 

 

Palace of Roman emperor Diocletian in Split Croatia

 

 

 

 

Croatia, Split, Diocletian's Palace, Cathedral Of St.

IL PALAZZO DI DIOCLEZIANO E LA CATTEDRALE DI SAN DOIMO, ORIGINARIAMENTE ERA IL MAUSOLEO DI DIOCLEAZIANO FACENTE PARTE DEL PALAZZO

 

 

 

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Falk2 – Opera propria

 

 

 

 

Split, Croazia

TURISTI PASSEGGIANO SUL PERISTILIO DEL PALAZZO DI DIOCLEAZIANO

 

 

 

 

Vestibule Of Diocletian Palace, Split, Split-Dalmatia, Croatia

VESTIBOLO DEL PALAZZO DI DIOCLEZIANO

 

 

 

Silver Gate, Diocletian's Place, Split, Croatia.

PORTA ARGENTEA DEL PALAZZO DI DIOCLEZIANO

 

 

 

TORNIAMO A ZARA —

 

 

Fondata nel IX secolo a.C. dai Liburni, una tribù illirica, divenne prima municipio romano con il nome Iadera e poi colonia romana probabilmente già sotto Cesare. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente e la distruzione di Salona, agli inizi del VII secolo Zara diventa la capitale della provincia bizantina della Dalmazia, poi Ducato di Dalmazia. Il controllo bizantino fu conteso sino al X secolo da Goti, Franchi e in seguito dai Croati.

 

Per secoli Zara fu una delle città più importanti della Repubblica di Venezia, di cui fece parte dall’anno mille fino alla sua caduta, che avvenne nel 1797. Dopo una breve parentesi napoleonica fu dominata dagli austriaci fino ai primi del Novecento, divenendo capitale del Regno di Dalmazia. In seguito alla prima guerra mondiale la città divenne un’exclave italiana, capoluogo della provincia di Zara, circondata dalla Dalmazia jugoslava.

 

 

 

Mappa MICHELIN Zadarska županija - Pinatina di Zadarska županija ViaMichelin

ZADAR

 

 

Nel corso della seconda guerra mondiale fu gravemente colpita dai bombardamenti aerei e, in seguito al trattato di pace del 1947, fu ufficialmente annessa alla Jugoslavia. Dal 1991, dissoltasi la repubblica jugoslava, fa parte della Croazia ed è oggi il capoluogo della regione zaratina, sede universitaria e arcivescovile.

Zara fino alla dissoluzione della Jugoslavia era una delle città economicamente più sviluppate della costa dalmata, primato che tuttora conserva, vista la presenza di fabbriche di svariati rami industriali. Questa versatilità ha consentito a Zara di riprendersi relativamente rapidamente dopo la guerra d’indipendenza croata. Il porto di Zara, che è adibito sia al traffico turistico sia a quello merci, è diventato uno dei porti più trafficati della Croazia con una costante tendenza di crescita visto che offre un collegamento diretto tra l’Italia, la Croazia e il resto dell’Europa centrale.

 

 

 

 

ZARA — DA PINTEREST

 

 

 

Fino al 1947 la componente di lingua e cultura italiana costituiva la maggioranza della popolazione, ma la gran parte di essa abbandonò la città in seguito ai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale e successivamente per la persecuzione etnica e politica. Oggi sopravvive in città solo una piccola minoranza italofona di dalmati italiani, riunita nella locale Comunità degli Italiani.

Le fortificazioni risalenti all’epoca della Repubblica di Venezia presenti a Zara sono state inserite nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO nel circuito storico e culturale delle opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra-Stato da Mar occidentale

 

 

 

Aerial view of the famous Nin lagoon and medieval in Croatia

L’arcipelago di Zara offre ai visitatori la possibilità di scoprire una delle zone più belle della Dalmazia lontano dalla parte più turistica della regione. E’ popolare tra gli appassionati di pesca, ma ci sono molte attività per tutti i gusti come lo snorkeling, l’esplorazione delle grotte e il salto dalla scogliera.

 

 

 

 

ANTICO FORO ROMANO
AnatolyPm – Opera propria

 

 

 

 

Church of St Donatus and Bell Tower

CHIESA DI SAN DONATO E LA TORRE DELLA CATTEDRALE DI ZARA

 

 

 

 

 

Particolare del muro perimetrale della chiesa di San Donato, dove si possono notare pietre, in questo caso tronconi di colonne, del Foro Romano di Zara, che sono state utilizzate per edificare l’edificio sacro zaratino

Joadl – Opera propria

 

 

 

 

St Dominic's Church

CHIESA DI SAN DOMENICO
Thomas Au

 

 

 

 

 

Roman Forum in Zadar

FORO ROMANO
Maestralno – Opera propria

 

 

 

 

 

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INTERNO DELLA CHIESA DI SAN DONATO
Joan – Opera propria

 

 

La chiesa di San Donato (in croato Sv. Donat) è una chiesa di Zara. Eretta nel IX secolo, costituisce uno dei più importanti monumenti della città, e uno tra i maggiori esempi di architettura bizantina nell’intera Dalmazia.
È una chiesa a pianta centrale, che nella struttura ricorda San Vitale a Ravenna (che servì probabilmente da modello) e la Cappella Palatina di Aquisgrana.
L’interno è strutturato intorno ad uno spazio centrale, che termina con una cupola alta 27 metri; intorno ad esso è posto un deambulatorio circolare, e sopra questo il matroneo. Sul lato est si aprono tre piccole absidi, secondo un motivo tipico dell’architettura bizantina.
Molte parti della chiesa sono costruite riutilizzando materiale di recupero dell’epoca romana, e pertanto l’edificio riveste anche un notevole interesse archeologico.

 

 

 

Inside Saint Donatus Church of Zadar, Croatia

 

 

 

 

 

UNA BELLA FOTO DELLA CHIESA DI SAN DONATO CON LO SFONDO DEL MARE
dronepicr

 

 

 

 

AL TRAMONTO
Alexander Migl – Opera propria

 

 

 

 

 

UNA MASCHERA ROMANA SCOLPITA SU UNA PARETE  ESTERNA DELLA CHIESA DI SAN DONATO
Adam Jones Adam63 – Opera propria

 

 

 

 

 

 

UN’ALTRA FUORI DALLA CHIESA DI SAN DONATO
Adam Jones Adam63 – Opera propria

 

 

 

 

 

 

Zadar, Croatia.
Photograph by Mike Peel (www.mikepeel.net).

 

 

 

SAN DONATO
Photograph by Mike Peel (www.mikepeel.net).

 

 

 

 

 

VitVit – Opera propria

 

 

 

 

 

 

Zara dipinta da Conrad Grünenberg nel 1487

 

 

 

 

KONRAD GRUNENBERG
I CROCIATI SI IMBARCANO, IV CROCIATA. 1202

 

 

 

L’assedio di Zara (10-23 novembre 1202) fu la prima azione della quarta Crociata e il primo attacco contro una città cattolica da parte di crociati.

 

 

 

Jacopo Tintoretto - Conquest of Zara - WGA22631.jpg

TINTORETTO, LA CONQUISTA DI ZARA DEL 1345- ’46, DIPINTO  DEL 1548

 

 

 

Assedio della città nel 1202

GUSTAVE DORE’

 

 

 

 

La Resa di Zara, Domenico Tintoretto

 

 

 

 

Port of Zadar

RIFLESSO NELLE ACQUE  DI EDIFICI  DI UNA STRADA DI  ZARA

 

 

 

Restaurants, Zadar, CroatiaUN BEL RISTORANTE ALL’APERTO, ASSAI COLORANTO, A ZARA

 

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video, 1h ca — repubblica.it — metropolis – 15 aprile 2024 -Metropolis/540 – Attacco d’Iran. Con Caridi, Di Feo, Dipollina, Paragone, Piccolotti ( Sinistra Italiana ), Ruotolo e Visetti (integrale)

 

 

subito – parla CARACCIOLO

12° min– parla  PAOLA CARIDI

in seguito riparla – – CARACCIOLO

in seguito parla  PICCOLOTTI — ” Il ruolo dell’Italia ”

 

 

video. repubblica.it — metropolis – 15 aprile 2024
https://video.repubblica.it/metropolis/metropolis540-attacco-d-iran-con-caridi-di-feo-dipollina-paragone-piccolotti-ruotolo-e-visetti-integrale/467017/467974?ref=vd-top-d-

 

 

La guerra tra Israele e Hamas vista dalla Giordania. - Osservatorio Analitico

ISRAELE E GIORDANIA

 

 

 

Metropolis è in streaming alle 18 dal lunedì al venerdì sulle piattaforme Gedi e on demand sul sito di Repubblica 

 

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ANSA.IT/ PECHINO — 16 APRILE 2024 – 10.33 :: Xi presenta a Scholz i 4 principi sulla crisi Ucraina. ‘Per evitare che la situazione degeneri e ripristinare la pace’

 

 

ANSA.IT/ PECHINO — 16 APRILE 2024 – 10.33
https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/04/16/xi-presenta-a-scholz-i-4-principi-sulla-crisi-ucraina_38940096-3e7a-43ae-8cf4-9c3d1f76673b.html

 

Xi presenta a Scholz i 4 principi sulla crisi Ucraina.

‘Per evitare che la situazione degeneri e ripristinare la pace’

ANSACheck

 

PECHINO, IL PRESIDENTE XI JINPING E IL  CANCELLIERE TEDESCO SCHOLZ

 

 

Il presidente cinese Xi Jinping ha proposto quattro principi da seguire per evitare che la crisi ucraina sfugga al controllo e per ripristinare la pace in tempi brevi, nell’incontro avuto a Pechino con il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Il network statale Cctv ha riferito che Xi ha detto di dare priorità al mantenimento di pace e stabilità rispetto a “guadagni egoistici”; al raffreddamento della situazione evitando di aggiungere benzina sul fuoco; alla creazione di condizioni per riprIstinare la pace e lo stop all’inasprimento delle tensioni.

Infine, la riduzione ulteriore “dell’impatto negativo sull’economia mondiale”.

 

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I fiori rosa a primavera – i ciliegi giapponesi in fiore alla Venaria Reale – una visita speciale a Torino

 

 

All'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria Reale
All'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria Reale
All'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria RealeAll'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria RealeAll'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria Reale

All'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria RealeAll'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria RealeAll'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria RealeAll'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria Reale

- RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

All'ombra dei ciliegi in fiore | Eventi | La Venaria Reale

 

 

 

LA REGGIA DI VENARIA A TORINO– in piemontese :

ël Castel ëd la Venerìa–

 

 

 

 

 

 

La Reggia di Venaria Reale è un capolavoro dell’architettura e del paesaggio, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco ( 1997 )

La sua storia di residenza principesca sabauda inizia nel XVII Secolo e ancora oggi comprende oltre 80.000 metri quadri di edificio monumentale e 60 ettari di Giardini.

La sua sistemazione attuale è dovuta al grande architetto Filippo Juvara.

Lo stesso nome in lingua latina della reggia, Venatio Regia, viene fatto derivare dal termine reggia venatoria.

La scelta del sito, ai piedi delle Valli di Lanzo, fu favorita dalla vicinanza degli estesi boschi detti del Gran Paese, ricchissimi di selvaggina: un territorio che si estende per un centinaio di chilometri fino alle montagne alpine, giungendo a sud e a est in prossimità del capoluogo.

Ha un numero di visitatori all’anno che supera il milione

Il percorso di visita prevede gli spazi seicenteschi con la Sala di Diana, l’eleganza della Galleria Grande la cui visita viene accompagnata dalle musiche del compositore Brian Eno, la solennità della Cappella di Sant’Uberto, con le opere settecentesche di Filippo Juvarra, e il suggestivo allestimento sulla vita di corte di Peter Greenaway. Un percorso lungo quasi 2.000 metri, tra piano interrato e piano nobile.

 

DA :

https://www.aroundfamily.it/+ wikipedia+  Wikimedia Commons + altri link

 

 

 

 

IL SOLE 24 ORE

 

 

 

Giardini della Reggia di Venaria | GRANDI GIARDINI ITALIANI

GRANDI GIARDINI ITALIANI REGGIA DI VENARIA
60 ETTARI DI GIARDINI = 600.000 metri quadrati

 

 

 

 

Panorama della Reggia di Venaria
Mystère Martin – Opera propria

 

 

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Torre del Belvedere e padiglione Garove
User:Fredericks – Opera propria

 

 

 

Fiori davanti alla Fontana d’Ercole e all’Allea di Terrazza- Giardini alla francese
Georgius LXXXIX – Opera propria

 

 

 

il Giardino
Guilhem Vellut from Annecy, France –

 

 

 

 

 

Gio la Gamb

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

entrambe le foto — FrDr – Opera propria + 1

 

 

 

 

Il Roseto
adirricor

 

 

 

 

 

 

 

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La Galleria Grande
Viaggiolibera – https://pixabay.com/images/id-1220460/

 

 

 

FrDr – Opera propria

 

FrDr – Opera propria

 

 

 

 

FrDr – Opera propria

 

 

 

 

FrDr – Opera propria

 

 

 

 

 

Twice25 & Rinina25 – nostra immagine

 

 

 

 

Affresco
Zairon – Opera propria

 

 

 

DUE OPERE DEL  ‘ 600 CHE RIPRODUCONO LA REGGIA

 

 

 

La reggia di Venaria Reale in un antico dipinto – 1679
http://www.museotorino.it/images/86/5f/cc/de/865fccde2d9d484e8a59f7f4f0ec0315-1.jpg?VSCL=100

 

 

 

Romeyn de Hooghe (1645-1708)

 

 

ciliegi rosa — perez prado

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Elio Badalamenti – Verso il 25 aprile— –grazie ! — L’opera — vedi sotto + altre opere di Laika – tutte belle !

 

 

 

Potrebbe essere un contenuto artistico raffigurante 1 persona e il seguente testo "e ANTI ANTIFASCISTI ATT ASCISTI SEMPRE"

 

 

 

 

ELIO BADALAMENTI

LINK:

https://www.facebook.com/elio.badalamenti.3

 

 

 

segue da

ROMATODAY– 24 aprile 2023

redazione

https://www.romatoday.it/attualita/laika-opera-25-aprile-la-russa.html

 

GARBATELLA / PIAZZA BARTOLOMEO ROMANO

La nonna partigiana e Ignazio La Russa protagonisti dell’ultima opera di Laika

“2023, Mia nonna partigiana è ancora arrabbiata” è il titolo dell’ultima opera della street Artist Laika in occasione del 25 aprile. Raffigurato anche Ignazio La Russa

***

ROMATODAT — 13 LUGLIO 2023

https://www.romatoday.it/attualita/estate-italiana-il-poster-di-laika-contro-la-russa-e-santanche.html

 

 

 

ATTUALITÀ TRIESTE / VIA DI VILLA ADA

“Estate Italiana”: il poster di Laika contro La Russa e Santanchè

La street artist Laika è autrice di una nuova opera che mette nel mirino Ignazio La Russa e Daniela Santanchè protagonisti dei fatti politici delle ultime settimane

Nella notte fra l’11 e il 12 luglio un nuovo poster della street artist Laika è apparso nella Capitale  in via di Villa Ada, davanti alla sede del Ministero del Turismo

Filippo Giannitrapani

 

***

ROMA TODAYredazione  03 aprile 2023 

https://www.romatoday.it/attualita/dimissioni-murale-laika-via-rasella-la-russa.html

 

CASTRO PRETORIO / VIA RASELLA

“Dimissioni”: il murale di Laika in via Rasella contro Ignazio La Russa

 

Si intitola “Dimissioni” l’ultima opera di Laika che sorge in via Rasella e che ha come destinatario Ignazio La Russa, presidente del Senato

 

 

 

dimissioni braccio murale laika

dettaglio sulla manica

Le sue dichiarazioni di qualche giorno fa secondo cui l’azione dei partigiani a Via Rasella è stata “tra le meno gloriose della Resistenza perché in Via Rasella uccisero componenti “di una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS”.

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TOMASO MONTANARI, storico dell’arte — ” Dieci minuti per raccontare un maestro e un capolavoro ” – #FavoleFormeFigure

 

#FavoleFormeFigure

#LOFT: http://bit.ly/FavoleFormeFigure-LOFT

 

 

 

https://www.youtube.com/hashtag/favoleformefigure

 

video, 1 min.  BANSKY

 

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LISTA DELLE LEZIONI

 

Gian Lorenzo Bernini – Apollo e Dafne
Caravaggio – Le sette opere di Misericordia
Pietro da Cortona – Il Trionfo della Divina Provvidenza
Donatello – Monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXXIII
Giorgione – La Tempesta
Leonardo – La Gioconda
Lorenzo Lotto – L’Annunciazione
Michelangelo – complesso laurenziano Pantheon
Piero della Francesca – Resurrezione
Tiziano – L’amor sacro e amor profano
Velasquez – Ritratto di Innocenzo X

 

 

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DA DONATELLA –IL CANTO DI CACCIAGUIDA — PARADISO, XV – DANTE ALIGHIERI ( Firenze, 1265 – Ravenna, 1321 )

 

 

Dante Alighieri - Enciclopedia della storia del mondo

Dante Alighieri di Domenico di Michelino. La scena, dipinta nel 1465 d.C., mostra il poeta di fronte alla montagna del Purgatorio come descritto nella sua Divina Commedia, di cui tiene in mano una copia. Sulla destra si può vedere anche il Duomo di Firenze, dove risiede il dipinto.

 

 

IL CANTO XV 

 

Cacciaguida, progenitore di Dante, morto crociato in Terrasanta, ricorda che al tempo della “cerchia antica” (quando la città medievale era prevalentemente racchiusa entro il perimetro delle mura carolingie) la vita dei fiorentini era onorata e serena, scandita dai rintocchi delle campane della Chiesa di Badia, uno degli edifici più antichi della città (su cui questa lapide è murata). La lapide si trova in corrispondenza dell’entrata della Badia da via Dante Alighieri.

 

FIORENZA, DENTRO DALLA CERCHIA  ANTICA, OND’ ELLA TOGLIE ANCORA E TERZA E NONA, SI STAVA IN PACE SOBRIA E PUDICA ( vv. 97-99 )

 

https://www.feelflorence.it/it/node/43505

Testo

Benigna volontade in che si liqua
sempre l’amor che drittamente spira,
come cupidità fa ne la iniqua,

silenzio puose a quella dolce lira,
e fece quïetar le sante corde
che la destra del cielo allenta e tira.

Come saranno a’ giusti preghi sorde
quelle sustanze che, per darmi voglia
ch’io le pregassi, a tacer fur concorde?

Bene è che sanza termine si doglia
chi, per amor di cosa che non duri
etternalmente, quello amor si spoglia.

Quale per li seren tranquilli e puri
discorre ad ora ad or sùbito foco,
movendo li occhi che stavan sicuri,

e pare stella che tramuti loco,
se non che da la parte ond’ e’ s’accende
nulla sen perde, ed esso dura poco:

tale dal corno che ’n destro si stende
a piè di quella croce corse un astro
de la costellazion che lì resplende;

né si partì la gemma dal suo nastro,
ma per la lista radïal trascorse,
che parve foco dietro ad alabastro.

Sì pïa l’ombra d’Anchise si porse,
se fede merta nostra maggior musa,
quando in Eliso del figlio s’accorse.

«O sanguis meus, o superinfusa
gratïa Deï, sicut tibi cui
bis unquam celi ianüa reclusa?».

Così quel lume: ond’ io m’attesi a lui;
poscia rivolsi a la mia donna il viso,
e quinci e quindi stupefatto fui;

ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso
tal, ch’io pensai co’ miei toccar lo fondo
de la mia gloria e del mio paradiso.

Indi, a udire e a veder giocondo,
giunse lo spirto al suo principio cose,
ch’io non lo ’ntesi, sì parlò profondo;

né per elezïon mi si nascose,
ma per necessità, ché ’l suo concetto
al segno d’i mortal si soprapuose.

E quando l’arco de l’ardente affetto
fu sì sfogato, che ’l parlar discese
inver’ lo segno del nostro intelletto,

la prima cosa che per me s’intese,
«Benedetto sia tu», fu, «trino e uno,
che nel mio seme se’ tanto cortese!».

E seguì: «Grato e lontano digiuno,
tratto leggendo del magno volume
du’ non si muta mai bianco né bruno,

solvuto hai, figlio, dentro a questo lume
in ch’io ti parlo, mercé di colei
ch’a l’alto volo ti vestì le piume.

Tu credi che a me tuo pensier mei
da quel ch’è primo, così come raia
da l’un, se si conosce, il cinque e ’l sei;

e però ch’io mi sia e perch’ io paia
più gaudïoso a te, non mi domandi,
che alcun altro in questa turba gaia.

Tu credi ’l vero; ché i minori e ’ grandi
di questa vita miran ne lo speglio
in che, prima che pensi, il pensier pandi;

ma perché ’l sacro amore in che io veglio
con perpetüa vista e che m’asseta
di dolce disïar, s’adempia meglio,

la voce tua sicura, balda e lieta
suoni la volontà, suoni ’l disio,
a che la mia risposta è già decreta!».

Io mi volsi a Beatrice, e quella udio
pria ch’io parlassi, e arrisemi un cenno
che fece crescer l’ali al voler mio.

Poi cominciai così: «L’affetto e ’l senno,
come la prima equalità v’apparse,
d’un peso per ciascun di voi si fenno,

però che ’l sol che v’allumò e arse,
col caldo e con la luce è sì iguali,
che tutte simiglianze sono scarse.

Ma voglia e argomento ne’ mortali,
per la cagion ch’a voi è manifesta,
diversamente son pennuti in ali;

ond’ io, che son mortal, mi sento in questa
disagguaglianza, e però non ringrazio
se non col core a la paterna festa.

Ben supplico io a te, vivo topazio
che questa gioia prezïosa ingemmi,
perché mi facci del tuo nome sazio».

«O fronda mia in che io compiacemmi
pur aspettando, io fui la tua radice»:
cotal principio, rispondendo, femmi.

Poscia mi disse: «Quel da cui si dice
tua cognazione e che cent’ anni e piùe
girato ha ’l monte in la prima cornice,

mio figlio fu e tuo bisavol fue:
ben si convien che la lunga fatica
tu li raccorci con l’opere tue.

97-99
Fiorenza dentro da la cerchia antica,
ond’ ella toglie ancora e terza e nona,
si stava in pace, sobria e pudica.

Non avea catenella, non corona,
non gonne contigiate, non cintura
che fosse a veder più che la persona.

Non faceva, nascendo, ancor paura
la figlia al padre, ché ’l tempo e la dote
non fuggien quinci e quindi la misura.

Non avea case di famiglia vòte;
non v’era giunto ancor Sardanapalo
a mostrar ciò che ’n camera si puote.

Non era vinto ancora Montemalo
dal vostro Uccellatoio, che, com’ è vinto
nel montar sù, così sarà nel calo.

Bellincion Berti vid’ io andar cinto
di cuoio e d’osso, e venir da lo specchio
la donna sua sanza ’l viso dipinto;

e vidi quel d’i Nerli e quel del Vecchio
esser contenti a la pelle scoperta,
e le sue donne al fuso e al pennecchio.

Oh fortunate! ciascuna era certa
de la sua sepultura, e ancor nulla
era per Francia nel letto diserta.

L’una vegghiava a studio de la culla,
e, consolando, usava l’idïoma
che prima i padri e le madri trastulla;

l’altra, traendo a la rocca la chioma,
favoleggiava con la sua famiglia
d’i Troiani, di Fiesole e di Roma.

Saria tenuta allor tal maraviglia
una Cianghella, un Lapo Salterello,
qual or saria Cincinnato e Corniglia.

A così riposato, a così bello
viver di cittadini, a così fida
cittadinanza, a così dolce ostello,

Maria mi diè, chiamata in alte grida;
e ne l’antico vostro Batisteo
insieme fui cristiano e Cacciaguida.

Moronto fu mio frate ed Eliseo;
mia donna venne a me di val di Pado,
e quindi il sopranome tuo si feo.

Poi seguitai lo ’mperador Currado;
ed el mi cinse de la sua milizia,
tanto per bene ovrar li venni in grado.

Dietro li andai incontro a la nequizia
di quella legge il cui popolo usurpa,
per colpa d’i pastor, vostra giustizia.

Quivi fu’ io da quella gente turpa
disviluppato dal mondo fallace,
lo cui amor molt’ anime deturpa;

e venni dal martiro a questa pace».

 

 

 

Parafrasi

La voglia di far del bene in cui si scioglie
sempre quell’amore che ispira giustamente,
come la cupidità la fa ingiusta,

 

 fece tacere quel dolce strumento,
e riposare quelle sante corde
suonate dalla mano del cielo.

 

 Come possono esser sorde alle preghiere dei giusti
queste anime che, per spingermi
a pregarle, tacquero tutte insieme?

 

 È bene che soffra senza tregua
chi, per inseguire cose che non durano
eternamente, rifiuta l’amor divino.

 

 Come i cieli notturni e tersi
sono di tanto in tanto attraversati da luci improvvise,
attirando lo sguardo che prima era fermo,

 

 e sembra che una stella cambi posto,
ma in quella parte in cui prende fuoco
nessun astro scompare, e la fiamma è rapida:

 

 così dal braccio destro che si tende
fino alla base di quella croce scese una stella
dalla costellazione che in quel cielo splende;

 

 e la gemma non si separò dal suo nastro,
ma per tutto il suo raggio la percorse,
come una fiamma dietro l’alabastro.

 

 Come l’anima di Anchise si mostrò pietosa,
se si vuol dar fede al nostro più grande poeta,
quando s’accorse della presenza di Enea nei Campi Elisi.

 

 «O sangue mio, o abbondante
grazia di Dio, a chi altri come te
per due volte viene aperta la porta del cielo?»

 

 Così fece quell’anima, quando mi avvicinai a lei;
poi mi rivolsi a Beatrice,
e da una parte e dall’altra fui stupito;

 

 perché nei suoi occhi ardeva una letizia
tale, che io pensai di toccare con i miei il massimo
della mia gioia e del mio paradiso.

 

 Quindi, bello da ascoltare e vedere,
l’anima aggiunse al suo discorso delle cose,
che io non capii, tanto erano profonde;

 

 non me le nascose per scelta,
ma per necessità, poiché il suo discorso
oltrepassava quanto umanamente comprensibile.

 

 E quando l’arco di quell’ardore di carità
si fu sfogato, al punto che il suo parlare si abbassò
fino al livello dell’intelletto umano,

 

 la prima cosa che compresi fu,
«Che tu sia benedetto, uno e trino,
che nella mia discendenza sei stato così generoso!».

 

 E continuò: «Un gradito e atteso desiderio,
derivato dalla lettura del grande volume
in cui tutto è fisso,

 

 hai esaudito, figlio mio, in questa luce
dal quale io ti parlo, grazie a colei
che ti diede le ali per questo volo.

 

 Tu credi che i tuoi pensieri mi arrivino
da quello divino, così come s’irradi
dall’uno, se lo si conosce, il cinque e il sei;

 

 e perciò non mi chiedi chi io sia e
perché sembri più felice di vederti,
di qualunque altra tra queste anime felici.

 

 Ciò che credi è vero; sia le meno che le più
elevate tra le anime beate guardano in quello specchio
per cui, prima che tu lo pensi, manifesti il tuo pensiero;

 

 ma per far si che l’amore di carità che io guardo
in perpetua contemplazione e che mi asseta
di dolce desiderio, si compia meglio,

 

 con la tua voce sicura, ardita e lieta
esprima ciò che vuole e desidera,
perché a ciò la mia risposta è già pronta!».

 

 Guardai Beatrice, e lei mi udì
prima che io parlassi, e mi annuì con un sorriso
che fece volare il mio desiderio.

 

 Così cominciai a parlare:« Il sentimento e la ragione,
appena vi apparve l’uguaglianza perfetta,
sono per voi divenute la stessa cosa,

 

 poiché il sole che vi illuminò e scaldò,
ha una sapienza e un amore tanto simili,
che tutte le altre somiglianze sono inesatte.

 

 Ma la ragione e il sentimento nei mortali,
per ragioni che a voialtri sono ovvie,
hanno ali che non si assomigliano.

 

 E io, che sono mortale, soffro di
questa disuguaglianza, perciò posso ringraziare
solo con i sentimenti a questa festa paterna.

 

 Ora ti supplico, vivo topazio
che sei gemma di questa croce,
di dirmi il tuo nome».

 

 «Oh, mia discendenza di cui mi compiaccio
solo per l’attesa, io fui un tuo antenato»:
la sua risposta cominciò così.

 

 Poi mi disse: «Colui dal quale
prendi il tuo nome e che da più di cent’anni
gira per la prima cornice del Purgatorio,

 

 fu mio figlio e tuo bisnonno:
sarebbe doveroso che quella penitenza
tu gliela accorci con le tue preghiere.

 

97-99

Firenze nelle sue antiche mura,
da cui ancora sente suonare l’ora terza e la nona
stava in pace, sobria e pudica.

 

 Non indossava collane o corone,
non gonne ricamate, né cinture
che all’occhio fossero più appariscenti della persona.

 

 Ancora, quando nasceva, non faceva
paura la figlia al padre, poiché l’età e la dote
del matrimonio non erano spropositate.

 

 Non c’erano case con poche famiglie;
ancora non era arrivato Sardanapalo
a mostrare ciò che si può fare in camera da letto.

 

 Ancora non era stato battuto Montemario
dal vostro Uccellatoio, che così com’è vinto
nella fortuna, così lo sarà nella rovina.

 

 Vidi Bellincione Berti portare una cinta
di cuoio e d’osso, e sua moglie
allontanarsi dallo specchio senza trucco;

 

 e vidi membri della famiglia Nerli e dei Vecchietti
accontentarsi di vesti di pelle semplice,
e le loro donne cucire la lana.

 

 Donne fortunate! Ciascuna sicura
d’esser sepolta nella sua città, e ancora nessuna
era stata abbandonata per i commerci in Francia.

 

 Una vegliava con cura sulla culla,
consolando il bimbo con quell’idioma infantile
che per primi diverte i padri e le madri;

 

 l’altra, lavorando al telaio,
raccontava alla sua famiglia le storie
dei Troiani, di Fiesole e di Roma.

 

 Sarebbe al tempo risultato uno scandalo
una Cianghella, un Lapo Salterello,
come ora lo sarebbero un Cincinnato o una Cornelia.

 

 In un così pacifica, così civile
vita cittadina, in una così concorde
cittadinanza, in una così dolce dimora,

 

 mi fece nascere Maria, gridando ad alta voce;
e nel vostro antico Battistero
fui allo stesso tempo cristiano e Cacciaguida.

 

 Moronto ed Eliseo furono miei fratelli;
mia moglie venne dalla Val Padana,
e il suo cognome divenne il tuo.

 

 Poi seguii l’imperator Corrado;
che mi fece uno dei suoi cavalieri,
tanto gli piacque il mio operare.

 

 Lo seguii per combattere l’ingiustizia
di quella legge osservata da quella gente che usurpa,
per colpa dei papi, ciò che è vostro di diritto.

 

 E lì io, da quel popolo infedele,
fui liberato dal mondo materiale,
l’amore per cui travia molte anime;

 

 e dal martirio venni a questo luogo di pace».

 

 

 

 

 

BADIA FIORENTINA

 

 

 

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© Marie-Lan Nguyen / Wikimedia Commons

La Torre della Badia Fiorentina vista da Palazzo Vecchio

 

“Badia” è una contrazione popolare della parola abbazia. A Firenze e dintorni sono esistite cinque abbazie benedettine, situate come ai punti cardinali della città: a nord la Badia Fiesolana, a ovest la Badia a Settimo, a sud l’abbazia di San Miniato, a est la Badia a Ripoli e al centro la Badia fiorentina.
Antichissima esisteva in questo luogo la chiesa di Santo Stefano detta “del popolo”, che è ricordata già nel 960. L’abbazia fu fondata invece nel 978.
Grazie ad altre ingenti donazioni e anche ai privilegi concessi da papi e imperatori, l’abbazia acquistò o ereditò varie proprietà ad essa circostanti, ove poi aprirono le loro attività cartolai, miniatori, legatori, librai, che connotarono la zona con una produzione legata alla realizzazione di libri e pergamene.
Nel 1071 fu annesso un ospedale al monastero. Fra le attività dei monaci c’era anche la viticoltura, come suggeritoci anche dal nome della vicina via della Vigna Vecchia.

 

 

 

dal Codece Rustici ( manoscritto illustrato )
 Marco di Bartolomeo Rustici – Opera propria– 1450

 

 

 

Abbazia di Santa Maria e il Palazzo del Bargello
Chabe01 – Opera propria

 

 

Abbazia di Santa Maria
Chabe01 – Opera propria

 

 

 

Entrata della Badia di Firenze e il Portale di Benedetto da Rovezzano
Sailko – Opera propria

 

 

 

 

Portale
I, Sailko

 

 

 

Citazione di Dante, Paradiso, XV- vv. 97-99

 

 

 

Sailko – Opera propria

 

Antonello Ruberto

https://www.studenti.it/canto-xv-del-paradiso-testo-parafrasi-commento-e-figure-retoriche.html

 

 

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Il Chiostro degli Aranci
Sailko – Opera propria

 

 

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Chiostro degli Aranci
Sailko – Opera propria

 

 

 

 

Nel Chiostro si sono ritrovati affreschi di Monaci Benedettini: ” Storie di San Benedetto “

 

Tondo con un monaco benedettino

Tondo con un monaco benedettino§
Sailko – Opera propria

 

 

 

Storie di San Benedetto

Storie di san Benedetto
Sailko – Opera propria

 

 

Storie di San Benedetto

Storie di San Benedetto  — stupendo —
Sailko – Opera propria

 

 

ALTRE FOTO :

 

Badia fiorentina, stemma pandolfini nel loggiato vicino 

 

 

Badia fiorentina, stemma Ugo di Toscana
I, Sailko

 

Firenze
I, Sailko

 

Codice Rustici

 

 

 

Statua di Dante alla Badia Fiorentina
Cjareda – Opera propria

 

 

 

 

 

 

 

Sailko – Opera propria

 

 

Sailko – Opera propria

 

 

è bellissimo —
Sailko – Opera propria

 

da : https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Badia_fiorentina?uselang=it

 

 

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DAVIDE MARIA TUROLDO -poeta con forte impegno religioso che lo aiutò nella sua evoluione artistica.

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "A TERZA A me un paese di sole una casa leggera, un canto di fontana giù nel cortile. E un sedile di pietra. E schiamazzo di bimbi. Un po' di noci in solaio, un orticello e giorni senza nome e la certezza di vivere."

 

 

 

Era nato a Coderno, in Friuli, il 22 novembre 1916 in una famiglia contadina poverissima e il Friuli lo portò sempre nel cuore. “Sono un pellegrino, un vagabondo”, diceva di se stesso, “ma il posto di partenza e di arrivo è sempre il Friuli dal punto di vista dell’emozione e del sentimento”. Fu davvero un vagabondo, portato in giro in Europa, negli Stati Uniti, in Canada, Messico, Sud-Africa dall’impeto di una predicazione vigorosa del Vangelo, ma anche dalla sollecitazione delle autorità ecclesiastiche timorose delle sue prese di posizione e delle sue critiche ad una Chiesa che amava con passione ma che, in tempi pre-conciliari, voleva rinnovata, più vicina ai poveri e più aperta al dialogo con tutti, anche i non credenti. “Una vita da rivoluzionario tradizionalista” la sua esistenza, secondo i confratelli.

 

 

 

 

La fede pregata e cantata nei versi poetici

 

“Anche il grano attende / anche l’albero attende / attendono anche le pietre / tutta la creazione attende. VIENI VIENI VIENI, Signore / vieni da qualunque parte del cielo / o degli abissi della terra / o dalle profondità di noi stessi / (ciò non importa) ma vieni, / urlassimo solo: VIENI. (da “Ballata della speranza”

 

 

 

 

segue nel  link:

 

https://www.google.com/search?q=padre+maria+turodo&oq=padre+maria+turodo&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUyBggAEEUYOTIJCAEQLhgNGIAEMgkIAhAAGA0YgAQyCQgDEAAYDRiABDIKCAQQABgFGA0YHjIKCAUQABgIGA0YHjIKCAYQABgIGA0YHtIBCDc2OTVqMGo3qAIAsAIA&sourceid=chrome&ie=UTF-8#ip=1

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anna maria moscarell @annamariamoscar – 20.18 — 14 aprile 2024 — simpaticissimi, e così graziosi, mi fanno aver fiducia -un pochino – nell’ ” essere vivente “

Grazie  cara Maria !

 

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Los Calchakis – gruppo di musica folklorica dell’Argentina ma cantano musica di tutta l’America latina– questo disco va fino al n. 91 — siate forti ! Loro sono molto bravi —

 

Los Calchakis, un gruppo di musica folk creato in Argentina nel 1961 da Héctor Miranda  assieme alla moglie Ana María Miranda, Los Calchakis sono considerati uno dei più importanti interpreti del folclore musicale latinoamericano.

Nel 1966 il gruppo viene presentato da Violeta Parra alla casa discografica Arion, etichetta con la quale avrebbero poi pubblicato i loro dischi. Nel 1972 interpretano la colonna sonora del film L’Amerikano di Costa Gavras, composta da Mikīs Theodōrakis.

Attivi da più di 35 anni, Los Calchakis hanno portato la musica latinoamericana sui palchi di numerosi teatri dell’Europa e del Nord America: dal Teatro Olympia di Parigi al Palacio de Bellas Artes di Città del Messico; dalla Victoria Hall di Ginevra al Lisner Auditorium di Washington; dai Giardini di Tivoli di Copenaghen al Teatro Monumental di Madrid.

 

 

 

 

1

2:33

Los Calchakis – Amanecer Andino

Purpurwich

4:22

Los Calchakis. La vasija de barro

pichiriloromo
3

3:09

LOS CALCHAKIS – “QUIAQUEÑITA”

sindeiran
4

4:06

LOS CALCHAKIS – “ESTUDIO PARA CHARANGO”

sindeiran
5

2:54

Los Calchakis – Estado de Sitio

kenista
6

3:01

Los Calchakis – Fantasía Para Kenas

Purpurwich
7

2:34

LOS CALCHAKIS – CHARANGUITO

kenista
8

3:15

Los Calchakis – El Condor pasa

Julia Davila
9

2:19

La peregrinación – Los Calchakis

Tochtli04
10

3:15

LOS CALCHAKIS – “QUIERO CONTARTE” / “WAYAYAY”

sindeiran
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3:18

Los Calchakis – Llama del Altiplano

Purpurwich
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2:15

Los Calchakis – La Pastora

Purpurwich
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2:17

Los Calchakis – El Toro rabón (México)

musicalatina44
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3:37

LOS CALCHAKIS – “COPLAS DE MARZO”

sindeiran
15

1:54

Los Calchakis – El Centinela

Purpurwich
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3:28

Los Calchakis – Pizarro y el Inca

Purpurwich
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2:36

Los Calchakis – San Benito

Julia Davila
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2:39

Los Calchakis – Presencia Lejana

Purpurwich
19

3:11

LOS CALCHAKIS – “EL CANTO DEL CUCULI”

sindeiran
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Los Calchakis – Cae La Noche, Sopla El Viento

Purpurwich
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2:29

Los Calchakis – Kapullay

Purpurwich
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2:21

Destino de sombras – los calchakis

kundixin
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Salida al mar Los calchakis

Tochtli04
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2:42

Los Calchakis – La Rielera

Purpurwich
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Los Calchakis – Cerros Salteños

Purpurwich
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2:40

Recuerdo azul Los calchakis

Tochtli04
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1:45

Los Calchakis – Mis recuerdos

kalchakisubida
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Los Calchakis – Lima Morena

Purpurwich
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Los Calchakis – Diablo Bailarin (Bolivia)

sssaaabbbiii88
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3:10

LOS CALCHAKIS – “PARA CUBA”

sindeiran
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2:59

Los Reyes Magos (Los Calchakis)

Gretchen Göttin
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3:21

cancion con todos – los calchakis

kundixin
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Los Calchakis – La Zandunga (México)

musicalatina44
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2:07

Los Calchakis – Aires de mi tierra (Ecuador)

sssaaabbbiii88
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2:40

LOS CALCHAKIS – “LA PIRAGUA”

sindeiran
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2:27

Los Calchakis – Joropeando (Venezuela)

musicalatina44
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2:15

Los Calchakis – Kurikinga

Purpurwich
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2:02

Los Calchakis “Luz De Amanecer”?

N e g r oC u r u c h o
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2:08

Los Calchakis – Zumampa

Purpurwich
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3:01

Los Calchakis – Poncho Verde

Purpurwich
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3:10

Los Calchakis – El Aguilucho

Purpurwich
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Los Calchakis – “Adelante” – Almafuerte

Raùl Màrquez
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Los Calchakis – Loncomeo

Purpurwich
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2:17

Los Calchakis – La Telesita-La Vieja

Purpurwich
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Los Calchakis – Bailecito Triple

Purpurwich
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Amankay – Los calchakis

Tochtli04
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Los Calchakis – Dos Sikuris

Purpurwich
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Los Calchakis – Linda Cambita

Purpurwich
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Los Calchakis – Campanas a M. Nuñez

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Los Calchakis – Concierto en la Llanura

Purpurwich
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Los Calchakis – Hombre de Maíz

Purpurwich
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Los Calchakis – Urpillay

Purpurwich
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2:01

Los Calchakis – Sol de Vilcabamba

Purpurwich
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Los Calchakis – Milonga Rioplatense

Purpurwich
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Los Calchakis – Palomita Torcacita

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Los Calchakis – Camiri

Purpurwich
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2:07

Los Calchakis – Misterio de los Andes

Purpurwich
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Los Calchakis – Noches

Purpurwich
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3:15

Los Calchakis – Para un presidente muerto

Purpurwich
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2:56

Los Calchakis – Hilanderita

Purpurwich
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3:03

LOS CALCHAKIS – “QUE NADIE SEPA MI SUFRIR”

sindeiran
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2:33

Los Calchakis – Lejana Purmamarca

Purpurwich
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2:41

Los Calchakis, “Después del silencio”

alittlelightmusic
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2:13

Los Calchakis – Imanaska

Purpurwich
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2:02

Los Calchakis Arriba Quemando El Sol

Lalo Lima
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2:37

Los Calchakis – Perdí mi ruta

Purpurwich
67

3:00

Los Calchakis – Cotopaxi

Purpurwich
68

3:06

Los Calchakis – El Aguaceral

Purpurwich
69

1:46

Los Calchakis – Bailecito de Manzanares

Purpurwich
70

3:01

Los Calchakis – Sonkoy

Tochtli04
71

2:22

Los Calchakis – Rostro de Cobre

Purpurwich
72

2:43

Los Calchakis – Chimborazo

Purpurwich
73

1:39

testamento de isla negra – los calchakis

kundixin
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2:37

Los Calchakis – Volcan Osorno

Purpurwich
75

1:59

Los Calchakis – Uskil

Purpurwich
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2:39

Los Calchakis – Lunarcito

Purpurwich
77

3:04

Los Calchakis Gracias A La Vida

Lalo Lima
78

2:52

Los Calchakis – Carta a Buenos Aires

Purpurwich
79

2:59

Aurora de Paz LOS CALCHAKIS

corvettezr11995
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1:58

Los Calchakis – Chiquita Huambrita

Purpurwich
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3:08

Los Calchakis – Imágenes Argentinas

Purpurwich
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2:05

Los Calchakis – Triste Tondero

Purpurwich
83

3:47

Los Calchakis – Crepúsculo Costeño

Purpurwich
84

seguono fino alla canzone n. 91

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urbana @percontomio70 — 7.24 — 14 aprile 2024 — grazie ! CAPITELLO DEL CHIOSTRO DEL DUOMO DI MONREALE IN SICILIA + altro

 

 

 

Capitello Arabo Normanno,
particolare.
Chiostro di Monreale.

 

 

Immagine

 

 

 

nota :

Monreale (Muṛṛiàli in siciliano) è un comune italiano di 38 636 abitanti ( dati del giugno 2023 ) della città metropolitana di Palermo in Sicilia.

Il sito Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale nel 2015 è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Monreale sorge all’interno della Conca d’Oro ad un’altitudine di circa 310 metri sul livello del mare, ai piedi del Monte Caputo (765 metri). Il suo territorio risulta essere in prevalenza collinare. Dista circa 4 chilometri da Palermo, ed è il comune della città metropolitana di Palermo a possedere più frazioni.

La città di Monreale nacque con i Normanni nel XII secolo. Distante dalla città normanna sorgeva un antico villaggio arabo Balharā,  situato alle pendici del Monte Caputo a 310 m sul livello del mare.

 

 

Monreale – Mappa

Posizione del comune di Monreale all’interno della provincia di Palermo
Vonvikken – Opera propria

 

 

 

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Componenti del sito patrimonio mondiale Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale
Pro Regnum Siciliæ –

 

 

da :
https://it.wikipedia.org/wiki/Monreale

 

 

 

 

 

ALTRI CAPITELLI DEL CHIOSTRO — DUOMO MONREALE   – link al fondo

 

 

 

 

 

L’arciere

 

 

 

 

Il capitello

 

 

 

 

I re magi

I RE MAGI

 

 

 

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LE COLONNE

 

 

 

 

 

mosaico delle colonne (particolare)

PARTICOLARE DEL MOSAICO DELLE COLONNE

 

 

 

 

 

WhatsApp Image 2021-09-19 at 07.53.17

 

 

 

 

Colonne con mosaici a zig zag e colonne di marmo incise con disegni arabescue

COLONNE CON DISEGNI A ZIG ZAG E COLONNE DI MARMO INCISE CON DISEGNI ARABESCUE

 

 

 

LA FONTANA DEL RE

 

 

 

WhatsApp Image 2021-09-19 at 07.50.51

IL CHIOSTRO

 

 

LE IMMAGINE DEL CHIOSTRO DEL DUOMO DI MONREALE SONO DI :

 

Filodiretto Monreale

 

 

 

WhatsApp Image 2021-09-19 at 07.50.59

 

 

 

 

 

{{de|Italien, Sizilien, Monreale, Kathedrale Santa Maria Nuova }} {{en|Italy, Sicily, Monreale, Cathedral}}

 

CATTEDRALE DI  MONREALE
Berthold Werner – Opera propria

 

 

 

 

 

LA FACCIATA
pjt56 – Opera propria

 

 

Esterno dell'abside centrale

ABSIDE CENTRALE
Berthold Werner – Opera propria

 

 

 

 

LA NAVATA CENTRALE
© José Luiz Bernardes Ribeiro

 

 

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DETTAGLIO DEL SOFFITTO LIGNEO
ru:user:Sibeaster – from ru.wiki

 

 

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PORTALE
Effems – Opera propria

 

 

 

 

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CREAZIONE DELLA LUNA – DETTAGLIO DEL MOSAICO
from book Monreale, die Kathedrale und der Kreuzgang“, Sizilia, 1976

 

 

 

Mosaici della crociera e del transetto

Mosaici della crociera e del transetto
Bjs –

*** I mosaici bizantini coprono interamente le pareti

 

 

 

I CAPITELLI DELLA CATTEDRALE
Holger Uwe Schmitt – Opera propria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL CHIOSTRO
Berthold Werner – Opera propria

 

 

 

 

 

 

 

IL PRATO CENTRALE DEL CHIOSTRO
User:Matthias Süßen – Opera propria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Colonnine e archi

Urban – Opera propria

 

 

 

 

 

 

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Nucci Pollarolo @NucciPollarolo — 13.07 — 14 aprile 2024 — grazie ! — Attribuita a Francesco di Lorenzo Rosselli

 

 

Fiorenza dentro
da la cerchia antica,
ond’ella toglie ancora
e terza e nona,
si stava in pace,
sobria e pudica.

Dante. Paradiso XV 97-135

 

Attribuita a Francesco di Lorenzo Rosselli, raffigurazione di una veduta di Firenze del XV secolo (1489-1495 circa)

 

 

 

 

 

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Ugo Ramella @RamellaUgo — 17.21 — 14 aprile 2024 — grazie !

 

 

Felix Vallotton Svizzera 1865 1925

 

Immagine

 

 

 

 

 

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qualcosa su — HAROLD FEINSTEIN ( Coney Island, 1931 – 2015 ) – — grandissimo fotografo

 

 

 

Chi era Harold Feinstein - FOTO Cult

Harold Feinstein
FOTO Cult

 

 

 

Lavavetri

 

lascio anche questa …

New York è a Parigi, bella come non l'avete mai vista (grazie alle foto di Harold Feinstein)

 

foto da ELLE

 

 

 

 

segue testo e foto da : 

THE TELEGRAPH – 17 LUGLIO 2015

https://www.telegraph.co.uk/news/obituaries/11746914/Harold-Feinstein-photographer-obituary.html

 

 

 

 

 

A composite image of people on the boardwalk, arranged to look like sheet music, New York, 1952.

 

 

 

Bio - Harold Feinstein Archive

Montaggio di Coney Island di Harold Feinstein – Spartito musicale fatto di gente-  1952

 

 

 

 

Harold Feinstein nel 2001

Harold Feinstein, fotografo – 1931 / 2015

 

Harold Feinstein è nato a Coney Island, New York, nel 1931 da genitori immigrati ebrei. Quando aveva 15 anni, prese in prestito una Rolleiflex da un vicino e iniziò a fotografare Coney Island e le strade di Brooklyn. Non si è mai fermato.
A 16 anni abbandonò la scuola, prese una stanza all’YMCA e iniziò a dedicarsi a tempo pieno alla fotografia.

 

 

 

Negative _CI23_CI-28_F?
Printed #1-10 8/10/2009

 

 

lascio..

Coney Island Teenagers, 1949 - Harold Feinstein Archive

Adolescenti a Coney Island – 1949 — una foto che ha colto le aspirazioni della gioventù americana del dopoguerra ed è diventata un’icona

 

 

 

Nel 1952, Feinstein fu arruolato per prestare servizio nella guerra di Corea come fante dell’esercito e continuò a documentare la vita quotidiana con i suoi compagni soldati. Al ritorno a New York tenne la sua prima mostra nel 1954 come parte di una mostra collettiva al Whitney Museum, seguita da una mostra collettiva al Museum of Modern Art di New York e successivamente da mostre personali alla George Eastman House (1957). e la galleria Limelight di Helen Gee (1958): nel recensire la mostra alla Galleria Limelight,  il fotografo del New York Times, Jacob Deschin, ha definito il suo lavoro “ il nuovo pittorialismo, la raffinatezza dell’artigianato come linguaggio tecnicamente perfezionato.”

 

 

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Harold a Brooklyn, 1955

 

 

 

Per tutti gli anni ’50, Feinstein fece parte del fermento bohémien della scena artistica di New York. Dopo essere tornato dalla guerra di Corea nel 1954, divenne uno dei primi abitanti del leggendario Jazz Loft di New York . Durante quel periodo disegnò copertine per l’etichetta jazz Blue Note Records insieme ad Andy Warhol e Reid Miles. Nel 1957 fu invitato ad unirsi a Jean Paul Sartre e Samuel Beckett nel lancio del primo numero della controversa rivista letteraria, Evergreen Review.

 

 

 

Index 1957 – 1967 – Evergreen Review

 

 

“La mia fonte di ispirazione sono sempre stati i miei studenti. Io tiro fuori il meglio di loro e loro tirano fuori il meglio di me. È come rivedere l’estate dopo un lungo inverno. Lezione dopo lezione, anno dopo anno, senza cinismo. È un miracolo e lo adoro”. Harold Feinstein, 1973, Windham College, fotografo sconosciuto

 

 

 

 

Kids ride the whip, 1950. (Harold Feinstein, Per gentile concessione della galleria Thierry Bigaignon)- – L’Internazionale

 

 

 

Harold Feinstein — Bigaignon

Bigaignon

 

 

 

 

Feinstein ha accumulato un’enorme mole di lavoro nel corso dei suoi quasi 70 anni di carriera. È noto soprattutto per la sua storia d’amore di sessant’anni con la sua terra natale, Coney Island. Una recensione della sua mostra, A Coney Island of the Heart , presso l’International Center for Photography nel 1990, diceva:

“Ecco la migliore scuola di fotografia di New York; umanistico, coinvolgente, quasi invadente… [T]questo è il lavoro di un uomo che ama le persone, prova un piacere puro nel vederle divertirsi, ama avvicinarsi a loro – e, rendendo la loro fisicità in stampe tattili e sfumate, inviluppa lo spettatore nel mondo sensuale e materiale che occupano i suoi “soggetti”.

 

 

 

 

Sightseeing bus, New York, 1956. (Harold Feinstein, Per gentile concessione della galleria Thierry Bigaignon) –Internazionale

 

 

 

 

Two men and a boy contemplate, 1950. (Harold Feinstein, Per gentile concessione della galleria Thierry Bigaignon) -Internazionale

 

 

 

Army Draftee / Korean War - Harold Feinstein Archive

1953 – Corea

 

 

 

They were all missing someone": Harold Feinstein's Korean photographs, Veteran's Day 2019 - Harold Feinstein Archive

1953

 

 

 

One of the True Greats | What Will You Remember

1953

 

 

 

Army Draftee / Korean War - Harold Feinstein Archive

1953

 

 

 

 

Harold Feinstein | Soldiers, Ice and Fog (1952) | Artsy

Soldati che sfilano, 1953 -Corea

 

 

 

 

Army Draftee / Korean War - Harold Feinstein Archive

1953 – Corea

 

 

 

Pin on Harold Feinstein

1953 –

 

 

 

 

 

SOUTH KOREA-1953: Two unidentified draftees look out the train window side by side in South Korea, 1953.

 

 

 

 

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Harold Feinstein Archive

1953

 

 

Sebbene il suo lavoro a Coney Island sia stato molto celebrato, la sua portata è molto maggiore. La sua opera comprende un’ampia collezione di classici della fotografia di strada, nudi, ritratti, natura e natura morta. Le sue fotografie della guerra di Corea offrono uno sguardo intimo sulla vita quotidiana dei soldati di leva, dall’addestramento di base alla prima linea.

 

 

 

 

nota :

Coney Island è una penisola e un quartiere situato nella zona meridionale della circoscrizione (borough) di Brooklyn a New York City.

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La piccola penisola di Coney Island a est di Manhattan
Psychocadet – Opera propria

 

 

Il nome Coney deriva dalla lingua olandese Konjn ovvero coniglio. Infatti, quando nell’anno 1654 fu barattata dai primi coloni olandesi in cambio di fucili e munizioni, l’isola vedeva una grande popolazione di conigli. A Coney Island, attorno al 1870, fu inventato l’hot dog. Il 1903 fu un anno importante nella storia di Coney, venne infatti aperto il primo parco dei divertimenti, denominato Luna Park, da cui è derivato l’uso comune del termine. Vennero in seguito costruiti ippodromi, saloon, alberghi e casinò, oltre che lo straordinario Dreamland (altro parco tematico analogo al Luna). Il 15 aprile 1931, in un ristorante della zona, Bugsy SiegelVito GenoveseJoe Adonis e Albert Anastasia uccisero su ordine di Lucky Luciano il potente boss Joe Masseria, mettendo così fine alla cosiddetta «Guerra castellammarese». Ma con la grande depressione e il devastante incendio del 1932, le grandi masse di cittadini newyorkesi abbandonarono Coney Island e, di conseguenza, tutte le strutture turistiche chiusero i battenti l’una dopo l’altra.

 

Tale processo di lento degrado è giunto fino ai giorni nostri: il territorio di Coney Island porta le tracce degli splendori del passato, ma sull’isola sono presenti soprattutto centinaia di venditori di souvenir e di piccoli stabilimenti stagionali atti all’intrattenimento. L’importanza architettonica che Coney Island ha avuto per il territorio newyorkese è elevatissima, essa è stata infatti piattaforma di sperimentazione urbanistica di quelli che sono stati poi i piani di crescita di Manhattan. Un esempio è la Passerella Riegelmann, che collega alcune delle maggiori attrazioni del posto.

 

Lo skyline di Coney Island è entrato nell’immaginario collettivo grazie alla ruota panoramica Wonder Wheel e all’ottovolante Cyclone, e sul suo territorio sono ancora nel ventunesimo secolo visibili alcuni degli edifici di più antica costruzione dell’intero Stato di New York. Non a caso alla storia di Coney Island è dedicato un capitolo del saggio di architettura Delirious New York dell’archistar Rem Koolhaas ( Mondadori Electa, 2013). Un aspetto peculiare della vita sociale di Coney Island è la pallacanestro, soprattutto quella giocata nei campetti all’aperto (playground). Da Coney Island provengono i cestisti Stephon Marbury e Sebastian Telfair.

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Oh Susanna ( 1848 ) di Stephen Foster — cantato dal gruppo folk tedesco DIE FEUERSTEINS + 3 CANZONI DI PETE SEEGER ( New York, 1919 – 2014 ) – al fondo link wikipedia

 

Oh! Susanna è un brano musicale scritto da Stephen Foster e pubblicato nel 1848.
Il pezzo venne ripreso quasi come un inno durante la corsa all’oro californiana

I testi sono in gran parte senza senso, come si vede in versi come “Ha piovuto tutta la notte il giorno che sono partito, Il clima era secco, Il sole così caldo, che sono morto di freddo…” (primo verso) e “Ho chiuso gli occhi per trattenere il respiro…” (secondo verso)

 

 

Carla Feuerstein — voc, git, bodhran

Emily Feuerstein — voc, wurlitzer, autoharp

Guntmar Feuerstein — voc, git, mand, banjo

Thomas Hecking — acc, whistles, spoons

 

 

PETE SEEGER —

 

 

 

PETE SEEGER — CLEMENTINE

 

 

 

PETE SEEGER — LITTLE BOXES

 

 

 

Pete Seeger in concerto (1986)

se vuoi :

https://it.wikipedia.org/wiki/Pete_Seeger

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Josef SCHWARZ – Opera propria

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ULTIME NEWS IRAN/ ISRAELE –ANSA.IT — 14 APRILE 2024– 8.42 :: L’attacco iraniano verso Israele – I VIDEO. Le sirene a Gerusalemme e le esplosioni per i droni intercettati visti fino in Cisgiordania; ALLE 15 Gabinetto di guerra ( Israele ); Iran per noi questione è conclusa

 

 

 

ANSA.IT — 14 APRILE 2024– 8.42
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/04/14/lattacco-iraniano-verso-israele-i-video_bb6da94b-4af3-4f6d-a5c3-a446d9fa8ae9.html

 

 

L’attacco iraniano verso Israele – I VIDEO.

Le sirene a Gerusalemme e le esplosioni per i droni intercettati visti fino in Cisgiordania

 

 

 

 

Le sirene a Gerusalemme, le esplosioni per i droni intercettati visti fino in Cisgiordania e il premier Netanyahu che parla agli israeliani

 

 

 

 

VideoNetanyahu: ‘Siamo pronti per qualsiasi scenario’

 

 

 

 

VideoDroni intercettati visti dalla Cisgiordania

 

 

 

 

 

ANSA.IT — 14 APRILE 2024 –7.13

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/04/14/idf-intercettato-il-99-dei-proiettili-lanciati-dalliran_ac592e22-4f9a-44f9-acae-5c4577b81aff.html

 

Idf, intercettato il 99% dei proiettili lanciati dall’Iran.

Lo afferma il portavoce dell’esercito israeliano

ANSACheck

Il 99 per cento dei circa 300 proiettili lanciati dall’Iran contro Israele durante la notte è stato intercettato dalle difese aeree.

Lo afferma il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari.    Hagari ha poi detto che “l’Iran ha lanciato 170 droni contro Israele, e nessuno è entrato nello spazio aereo israeliano.

Sono stati tutti abbattuti fuori dai confini del Paese da Israele e dai suoi alleati”. Dei 30 missili da crociera lanciati – ha proseguito – “nessuno è entrato nello spazio aereo israeliano e 25 sono stati abbattuti”.

 

 

 

ANSA.IT  14 APRILE 2024 –7.51

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/04/14/fonte-israele-finora-nessuna-decisione-su-risposta-a-iran_29549f9e-5661-453a-a995-e8885a7e6f15.html

 

Fonte Israele, ‘finora nessuna decisione su risposta a Iran

‘Sarà discussa nel Gabinetto di guerra del primo pomeriggio’

 

 

 

ANSACheck

 

“Nessuna decisione” è stata presa per ora su una riposta israeliana all’attacco dell’Iran.

Lo ha detto una fonte ufficiale al Times of Israel.

Una eventuale riposta – ha aggiunto – “sarà discussa nel Gabinetto di guerra previsto per le 15.00” (le 14 in Italia).

 

 

 

 

ANSA.IT — 14 APRILE 2024 -7.54

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/04/14/iran-allonu-col-nostro-attacco-la-questione-e-conclusa_856655c7-6f75-4f0d-869e-81bf5a1734f5.html

 

Iran all’Onu, ‘col nostro attacco la questione è conclusa’

‘Ma se Israele fa un nuovo errore, la risposta sarà più dura’

 

 

L’Iran ha fatto appello a Israele perché non reagisca al suo attacco diretto di droni e missili, definito giustificato e risposta obbligata al raid contro il consolato di Damasco .

“La questione può considerarsi chiusa così”, ha detto la rappresentanza iraniana all’Onu.

“Ma se il regime israeliano commetterà un nuovo errore, la risposta sarà considerevolmente più dura”, ha dichiarato l’ambasciatore Saed Iravani, che ha inviato una lettera alla presidenza del Consiglio di sicurezza Onu e al segretario generale Antonio Guterres affermando che l’attacco contro Israele “rientra nell’esercizio del diritto di Teheran all’autodifesa”.

 

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+++ video, 17.42 — LUCIO CARACCIOLO E ALFONSO DESIDERIO –Mal d’America. Gli Stati Uniti non si piacciono più. Il peso dell’impero mina la repubblica .- 3 APRILE 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GILBERT GARCIN ( LA CIOTAT, 1929 –2020 ) — un fotografo autodidatta che inizia a oltre sessant’anni — sembra “ricordare a volte il teatro dell’assurdo di Ionesco ” o certi quadri di Magritte — come di altri surrealisti

 

scoperto da tiziana campodoni  @tizianacampodon- 9.28 – 12 aprile 24

 

 

Nato a La Ciotat, in Francia, nel 1929. Dopo aver trascorso gran parte della sua vita gestendo una fabbrica di lampade, si ritira dall’attività nel 1993 e scopre, da autodidatta, la forte passione per la fotografia. Dopo uno stage ad Arles, inizia a utilizzare il fotomontaggio attraverso il quale rappresenta le più disparate situazioni e paesaggi surreali. Dopo uno stage ad Arles, inizia a utilizzare il fotomontaggio attraverso il quale rappresenta le più disparate situazioni e paesaggi surreali. Il suo stile è singolare: le sue piccole messe in scena teatrali hanno in comune la derisione, l’assurdità e un umorismo umanoide che talvolta ricorda il teatro dell’assurdo di Eugène Ionesco. Le sue opere sono state esposte in Europa e nel mondo in numerose mostre, fiere e festival di fotografia. In occasione del suo ottantesimo compleanno Postcart e Filigranes hanno pubblicato una retrospettiva del suo lavoro nel libro fotografico Mister G.

 

 

 

 

     

 

DA:

https://www.postcart.com/catalogo/autore/19/gilbert-garcin

 

 

 

Gilbert Garcin

 

 

 

 

Le immagini meditative di Gilbert Garcin colpiscono per il loro potere simbolico e la loro sapiente miscela di umorismo e gravità.

 

 

 

Gilbert Garcin, Upward, 2012, stampato nel 2013, fotografia alla gelatina d’argento

 

 

 

Attraverso le scene poetiche e filosofiche di Garcin , ci permette di diventare migliori osservatori della nostra condizione umana; parla di tutti mentre racconta di sé. Considerando il lato nascosto della vita e sollevando domande su aspetti della vita, come la transitorietà della nostra esistenza o la tenacia necessaria per andare avanti, Garcin si propone come modello dell’uomo comune per offrire una risorsa per la meditazione sulle piccole cose della vita. assurdità e il significato della condizione umana.

 

 

 

 

 

Queste composizioni profonde e magistrali provengono da un venditore di luci marsigliese che si è avvicinato per la prima volta all’arte fotografica alla tarda età di 65 anni. Ora, all’età di 83 anni, Garcin continua a produrre arrangiamenti semplici e minimalisti senza l’ausilio di alcuna tecnologia digitale.

 

 

 

Diogene o della lucidità

2005, stampato nel 2013
Fotografia alla gelatina d’argento

 

Il suo lavoro è incluso nelle collezioni del Fonds National pour l’Art Contemporain di Parigi, della Maison Européenne de la Photographie di Parigi e del Fonds Communal pour l’art Contemporain di Marsiglia, tra gli altri. Scatenando sempre una serie di emozioni, gli autoritratti di Garcin di un uomo comune alle prese con una varietà di situazioni kafkiane parlano di verità che riguardano tutti noi.

 

 

 

 

La rottura

2009, stampato nel 2010
Fotografia alla gelatina d’argento

L’heure Exquise (L’ora squisita)

2006, stampato nel 2013

Fotografia alla gelatina d’argento

Guardando la pittura contemporanea

2005, stampato nel 2013

Fotografia alla gelatina d’argento

Niente è perfetto

2007, stampato nel 2013

Fotografia alla gelatina d’argento

 Girare una nuova pagina

2004, stampato nel 2010
Fotografia alla gelatina d’argento
Mappa MICHELIN La Ciotat - Pinatina di La Ciotat ViaMichelin

LA CIOTAT  – si trova a mezz’ora da Marsiglia- nel cui dipartimento si trova

ViaMichelin

 

 

 

cosmopolitan-views

 

 

 

4net

 

 

 

Il porto vecchio
Kartiste – Opera propria

 

 

 

Calanque – La Ciotat
Ewft – Imported from 500px (archived version)
by the Archive Team. (detail page)

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Certamente non lo conoscete, avevo 52 anni e si chiamava Carlo Fava –ma una persona così ti fa sembrava la vita più dolce : ” un uomo allegro e con il suo sorriso aperto sapeva sempre portare una ventata di gioia e serenità anche in una giornata grigia “– Basta guardare la foto !

 

 

PRIMA BERGAMO- PONTE SAN PIETRO – 13 APRILE 2024

https://primabergamo.it/persone/il-ricordo-di-ponte-san-pietro-carlo-fava-riempiva-gli-spazi-ti-aggiustava-la-vita/

 

 

LA SCOMPARSA

Il ricordo di Ponte San Pietro: «Carlo Fava riempiva gli spazi, ti aggiustava la vita»

 

Aveva solo 52 anni, il suo cuore ha smesso di battere all’improvviso. Amava la bici, le moto, era solare e sempre disponibile

 

 

Il ricordo di Ponte San Pietro: «Carlo Fava riempiva gli spazi, ti aggiustava la vita»

 

di Laura Ceresoli

 

Carlo Fava, di Ponte San Pietro, se n’è andato troppo presto. Aveva solo 52 anni e non ha neppure dato il tempo ai suoi cari di dargli l’ultimo saluto. Il suo cuore ha smesso di battere all’improvviso, lasciando nel dolore tutti coloro che lo hanno conosciuto.

Già, perché Carlo era un uomo allegro e con il suo sorriso aperto sapeva sempre portare una ventata di gioia e serenità anche in una giornata grigia. Nato a Sanremo il 10 agosto 1971, viveva da anni a Ponte San Pietro e ha lavorato alla Dhl, prima a Orio al Serio e poi a Montichiari.

«Con lui abbiamo condiviso tantissime cose dentro e fuori dal lavoro – scrivono i colleghi in una lettera di addio a lui dedicata -. Persona dall’animo gentile e dal cuore grande, sempre attivo su mille fronti e sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei lavoratori. È stato un piacere condividere un così lungo percorso con te fatto di spensieratezza e avventure. Mentre noi proseguiamo quel percorso tu intraprendi il viaggio più lungo e insieme a Bruno, ne siamo certi, continuerai a pedalare per sempre. Come diceva Charles Bukowski “L’amore di un solitario è il più autentico che ci possa essere. Ti ama per scelta, non per compagnia”».

Aggiunge il collega Fabio Mazzoleni: «Carlo era attivo, pieno di interessi, stimoli, energie, passioni. Amava le bici, era un attivista delle Ciclofficine, di Pedalopolis, possedeva motociclette di diversi modelli e aveva partecipato qualche anno fa a gite motociclistiche estreme tra Austria e Germania riadattando le sue moto con una serie di correttivi progettati da lui. Era molto creativo. Aveva un carattere solare, sempre disponibile con tutti. Allo stesso tempo era determinato nel perseguire i suoi obiettivi, ma con toni sempre pacati, anche quando si trattava di difendere i diritti dei lavoratori nell’ambito dell’attività sindacale (…)

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Mauro Biani @maurobiani – 17.14 — 13 aprile 24 — — assai bella, come sempre grazie ! + 2 note del blog

 

 

#media #governo #minculpop
Ministero della cultura popolare.
Sorridi. E se sei un giornalista triste, in galera.
Oggi su
@repubblica

 

 

 

 

 

 

 

nota 1

MINICULPOP = Ministero della Cultura popolare

 

 

Nell’Italia fascista, dicastero istituito nel 1937, quando il ministero della Stampa e della propaganda cambiò denominazione per assumere quella di m. della C.p., più adeguata alle ambizioni totalitarie del fascismo nella seconda metà degli anni Trenta. La sua origine è legata a un biennio cruciale della storia del fascismo, tra il 1934 e il 1936, ed è ispirata dall’esperienza dell’organizzazione della cultura nella Germania nazista, dove J. Göbbels aveva fondato il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda. Le esigenze crescenti di organizzazione e direzione dell’opinione pubblica, la preparazione della guerra d’Etiopia e la proclamazione dell’impero spinsero l’apparato propagandistico del regime in direzione di una forte centralizzazione del controllo nel campo della comunicazione. L’antico ufficio stampa del presidente del Consiglio venne così elevato al rango prima di sottosegretariato per la stampa e la propaganda e poi di ministero, fino a questa nuova denominazione. Capo dell’ufficio stampa era stato fin dal 1933 G. Ciano, genero di Mussolini e uomo di primo piano del regime fascista. Nel 1937, il primo ministro della Cultura popolare fu D. Alfieri, già viceministro di Ciano alla Stampa e propaganda. Durante la Seconda guerra mondiale, il ministero esercitò il suo ferreo controllo sull’informazione e, più in generale, sul sistema della comunicazione culturale, a stretto contatto con le autorità tedesche in Italia. Fu soppresso il 3 luglio del 1944 dal governo Badoglio.

 

 

 

 

nota 2

articolo 21 della Costituzione

 

L’articolo 21 della nostra Costituzione sancisce la libertà di parola e di stampa, questo significa che nessun cittadino italiano può essere perseguitato per aver reso pubbliche le proprie idee. Infatti in una società democratica non basta la libertà di parola, è indispensabile la possibilità di manifestare il proprio pensiero.

Il dibattito culturale, etico e politico non deve trovare limitazioni: il modo più semplice per avere la meglio su un avversario politico è proprio quello di impedirgli di parlare e far conoscere le proprie idee e quindi di far credere ciò che conviene: in un paese non democratico chi ha potere potrebbe facilmente annientare l’altro quindi.

Non c’è democrazia senza libertà di manifestare le proprie opinioni ma prima è necessario avere la possibilità di creare queste opinioni. Dato che ciò avviene soprattutto attraverso i mezzi di informazione è essenziale che essi non siano concentrati in poche mani.

Nel momento in cui la Costituzione è stata scritta e approvata (emanata il 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948) i mezzi di comunicazione di massa erano principalmente i giornali (quotidiani e periodici) e la radio. Dagli anni Cinquanta a essi si è aggiunta la televisione e a partire degli anni Novanta Internet. Nonostante ciascuno di questi media abbia caratteristiche proprie, completamente differenti le une dalle altre, i principi sanciti dalla Costituzione possono in tutti i casi trovare applicazione senza la necessità di istituire nuove regole. Nel primo comma (tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione) si nota la lungimiranza dei padri costituenti: si fa riferimento a ogni mezzo di diffusione del pensiero, precisazione essenziale, se pensiamo che oggigiorno viviamo nell’era dei social network e che la democrazia è fortemente condizionata dal loro assetto più o meno libero e pluralistico.

L’articolo 21 si preoccupa in particolare di garantire la libertà di stampa, abolendo i controlli polizieschi di epoca fascista. Essa consiste nella libertà di diffondere notizie, giudizi, opinioni per mezzo di libri e giornali o di altri organi di informazione quali, come citato precedentemente, radio, televisione e Internet.

 

volendo, segue nel link:

https://www.liceoclassicovarrone.edu.it/index.php/saggistica/201-articolo-21-della-costituzione-italiana

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video, 50 min. ca — UMBERTO GALIMBERTI, IL DISAGIO GIOVANILE NELL’ETA’ DEL NICHILISMO — ++video, 13 min. ca sul ” L’epoca delle passioni tristi ” di Miguel Benasayag, Gérard Schmit- Feltrinelli, 2003

 

 

 

 

“La parola ai giovani”, Feltrinelli Editore.- 2018

 

 

 

 

 

Nel 2007 Umberto Galimberti ha pubblicato un libro, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, in cui descriveva il disagio giovanile da imputare, a suo parere, non tanto alle crisi psicologiche a sfondo esistenziale che caratterizzano l’adolescenza e la giovinezza, quanto a una crisi da lui definita “culturale”, perché il futuro che la cultura di allora prospettava ai giovani non era una promessa, ma qualcosa di imprevedibile, incapace di retroagire come motivazione a sostegno del proprio impegno nella vita.

A distanza di anni cos’è cambiato di quell’atmosfera che Galimberti aveva definito “nichilista”? Non granché, fatta eccezione per una percentuale forse non piccola di giovani che sono passati dal nichilismo passivo della rassegnazione al nichilismo attivo di chi non misconosce e non rimuove l’atmosfera pesante del nichilismo senza scopo e senza perché, ma non si rassegna. E dopo un confronto serrato con la realtà, si promuove in tutte le direzioni, nel tentativo molto determinato di non spegnere i propri sogni.

La parola ai giovani raccoglie la voce di questi giovani, che hanno un gran bisogno di essere ascoltati per poter dire quelle cose che tacciono ai genitori e agli insegnanti, perché temono di conoscere già le risposte, che avvertono lontane dalle loro inquietudini, dalle loro ansie e dai loro problemi. E allora si affidano a un ascoltatore lontano, che prende a dialogare con loro, non per risolvere i loro problemi, ma per offrire un altro punto di vista che li faccia apparire meno drammatici e insolubili.

“Al nichilismo passivo della rassegnazione, non sono pochi i giovani che sostituiscono il nichilismo attivo di chi, prendendo le mosse proprio da quel desolante scenario, e non da consolanti speranze o inutili attese, inventa il proprio futuro.”

 

 

 

 

 

video, 13.00 min.  UMBERTO GALIMBERTI, L’EPOCA DELLE PASSIONI TRISTI

 

 

 

 

 

 

 

Gli autori di questo libro sono due psichiatri che operano nel campo dell’infanzia e dell’adolescenza. Preoccupati dalla richiesta crescente di aiuto rivolta loro, hanno voluto interrogarsi sulla reale entità e sulle cause di un apparente massiccio diffondersi delle patologie psichiatriche tra i giovani. Un viaggio che li ha condotti alla scoperta di un malessere diffuso, di una tristezza che attraversa tutte le fasce sociali. Viviamo in un’epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le ‟passioni tristi”: un senso pervasivo di impotenza e incertezza che ci porta a rinchiuderci in noi stessi, a vivere il mondo come una minaccia, alla quale bisogna rispondere ‟armando” i nostri figli. I problemi dei più giovani sono il segno visibile della crisi della cultura moderna occidentale fondata sulla promessa del futuro come redenzione laica. Si continua a educarli come se questa crisi non esistesse, ma la fede nel progresso è stata ormai sostituita dal futuro cupo, dalla brutalità che identifica la libertà con il dominio di sé, del proprio ambiente, degli altri. Tutto deve servire a qualcosa e questo utilitarismo si riverbera sui più giovani e li plasma. Per uscire da questo vicolo cieco occorre riscoprire la gioia del fare disinteressato, dell’utilità dell’inutile, del piacere di coltivare i propri talenti senza fini immediati. È un invito rivolto a tutti, ma che assume preciso valore terapeutico per quanti, professionalmente, siano chiamati a rispondere al disagio giovanile: un invito ad aprire nuove piste per nuove pratiche cliniche.

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+++ MERON RAPOPORT ( notizie al fondo ), Perché gli israeliani hanno paura del cessate il fuoco – IL MANIFESTO  13 APRILE 2024

 

 

IL MANIFESTO  13 APRILE 2024
https://ilmanifesto.it/perche-gli-israeliani-hanno-paura-del-cessate-il-fuoco

 

Perché gli israeliani hanno paura del cessate il fuoco

 

VERSO RAFAH. Anche gli oppositori di Netanyahu, politici e cittadini, sono convinti della necessità di proseguire la guerra. Oltre al trauma del 7 ottobre c’è un’altra spiegazione: l’incapacità di accettare che il solo modo per gli ebrei di vivere in sicurezza è attraverso un compromesso politico che rispetti i diritti dei palestinesi

 

Gerusalemme, alla Marcia per la vittoria dell’8 febbraio scorso

Gerusalemme, alla Marcia per la vittoria dell’8 febbraio scorso

 

La decisione statunitense di non porre il veto alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che chiede un cessate il fuoco immediato a Gaza – la prima volta dall’inizio della guerra, permettendo a una simile risoluzione di passare – ha prodotto ondate di choc in Israele.

La conseguente cancellazione da parte di Benyamin Netanyahu dell’incontro pianificato con l’amministrazione Biden a Washington non ha fatto che amplificare l’impressione che Israele sia stato isolato nell’area internazionale e che il primo ministro abbia messo a repentaglio il più importante asset del paese: la sua alleanza con gli Stati uniti.

 

 

EPPURE, sebbene sia diffusa la critica al modo in cui Netanyahu ha gestito un tema tanto delicato, anche i suoi oppositori – sia del campo “liberale” sia della destra moderata – hanno rigettato all’unanimità il voto all’Onu. Yair Lapid, leader del partito di opposizione Yesh Atid, ha detto che la risoluzione è «pericolosa, ingiusta e Israele non l’accetterà».

Il ministro Hili Tropper, stretto alleato del rivale di Netanyahu, Benny Gantz – che secondo i sondaggi vincerebbe senza sforzo se le elezioni si tenessero oggi – ha detto: «La guerra non deve finire». Tali commenti non si sono granché differenziati dalle reazioni furiose dei leader dell’estrema destra come Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir.

Il rigetto pressoché unanime del cessate il fuoco rispecchia il sostegno trans-partitico all’invasione della città di Rafah, nel sud di Gaza, anche se Netanyahu non dice che l’operazione permetterà di conseguire la tanto attesa «vittoria totale» che ha promesso.

L’opposizione a un cessate il fuoco potrebbe apparire strana. Molti israeliani condividono l’opinione che Netanyahu continui la guerra per interessi politici e personali. Le famiglie degli ostaggi israeliani, ad esempio, sono sempre più critiche del modo in cui Netanyahu trascina il conflitto e amplificano la richiesta di un «accordo subito». Anche dentro il sistema di sicurezza israeliano, sempre più persone dicono apertamente che «eliminare Hamas» non è un obiettivo raggiungibile.

«Dire che un giorno ci sarà una vittoria completa a Gaza è una bugia – ha di recente detto l’ex portavoce dell’esercito israeliano . Israele non può eliminare del tutto Hamas in un’operazione di qualche mese».

Dunque, se l’idea che Netanyahu prosegua nella guerra per calcoli personali sta montando; se la futilità del continuarla è sempre più palese, sia riguardo alla sconfitta di Hamas che alla liberazione degli ostaggi; se sta diventando ovvio che andare avanti con la guerra danneggerà i rapporti con gli Stati uniti, come si può spiegare il consenso in Israele rispetto al «pericolo» del cessate il fuoco?

Una spiegazione è il trauma inflitto dal massacro di Hamas del 7 ottobre. Molti israeliani si dicono che, finché Hamas esisterà e godrà di sostegno popolare, non ci saranno alternative alla guerra.

 

UNA SECONDA spiegazione è legata all’innegabile talento retorico di Netanyahu che, nonostante la sua debolezza politica, è riuscito a instillare l’idea di una «vittoria totale» anche tra chi non crede a una parola di quello che il premier dice e tra chi capisce, più o meno consapevolmente, che quella vittoria non è possibile.

Ma c’è anche un’altra spiegazione. Fino al 6 ottobre, l’opinione pubblica ebraico-israeliana era concorde sul fatto che la «questione palestinese» non avrebbe dovuto essere fonte di preoccupazione. Il 7 ottobre ha mandato in frantumi questo mito. La questione palestinese è tornata, con piena e sanguinosa forza, nell’agenda.

C’erano due risposte possibili alla distruzione di quello status quo: un accordo politico che riconoscesse davvero la presenza di un altro popolo su questa terra e il suo diritto a una vita di dignità e libertà; o una guerra di estinzione contro il nemico oltre il muro. L’opinione pubblica ebraica, che non ha mai davvero interiorizzato la prima opzione, ha scelto la seconda. Alla luce di ciò, la sola idea di un cessate il fuoco appare una minaccia.

Costringerebbe l’opinione pubblica a riconoscere che gli obiettivi presentati da Netanyahu e dall’esercito – rovesciare Hamas e rilasciare gli ostaggi attraverso la pressione militare – sono semplicemente irrealistici. Dopo il trauma e l’umiliazione del 7 ottobre, per molti è difficile digerirlo.

Ma c’è una minaccia più profonda. Un cessate il fuoco potrebbe costringere l’opinione pubblica ebraica a confrontarsi con questioni molto più importanti. Se lo status quo non funziona e la guerra costante con i palestinesi non condurrà mai alla vittoria desiderata, non rimane che la verità: che il solo modo per gli ebrei di vivere in sicurezza è attraverso un compromesso politico che rispetti i diritti dei palestinesi.

 

IL RIGETTO completo del cessate il fuoco e il dipingerlo come una minaccia per Israele mostrano che siamo lontani dall’ammettere questa verità. Ma stranamente potremmo esserci più vicini di quanto si pensi. Nel 1992, quando gli israeliani furono costretti a scegliere tra una rottura con gli Stati uniti – a causa del rifiuto dell’allora premier Shamir ad accettare la cornice americana di negoziato con i palestinesi – e il rammendo di quella spaccatura, scelsero la seconda opzione. Rabin fu eletto primo ministro e un anno dopo furono firmati gli Accordi di Oslo.

L’attuale screzio con l’amministrazione statunitense convincerà gli ebrei israeliani ad abbandonare l’idea di una guerra perpetua e a dare una chance all’accordo politico con i palestinesi? Non è per nulla chiaro. Quel che è certo è che Israele sta rapidamente raggiungendo un bivio e dovrà scegliere dove andare: verso un cessate il fuoco e la possibilità di dialogo con i palestinesi, o verso una guerra senza fine e un isolamento internazionale che non ha mai conosciuto. Perché l’opzione di tornare indietro, allo status quo del 6 ottobre, è chiaramente impossibile.

Pubblicato originariamente su +972 in collaborazione con The Nation

 

 

QUALCOSA SULL’AUTORE :: 

MERON RAPOPORT

 

MERON RAPOPORT

COFONDATORE A LAND FOR ALL ( un paese, una terra per tutti )

 

Meron Rapoport è giornalista, traduttore e attivista politico, tra i fondatori del movimento A Land for All, che chiede la creazione di due stati indipendenti, Israele e Palestina, con confini aperti, libertà di movimento e istituzioni comuni. Attualmente è redattore del sito Last Call (“Sikha Mekomit” in ebraico). È stato responsabile delle pagine estere per i quotidiani Hadashot e Yedioth Ahronoth. Ha scritto per il quotidiano Haaretz, di cui è stato capo-redattore. È traduttore di Pier Paolo Pasolini, Primo Levi, Natalia Ginzburg e altri scrittori italiani. Ha vinto il Premio Internazionale di Giornalismo Napoli per un’inchiesta sul furto di ulivi di proprietà di palestinesi.

 

Festival Internazionale del Giornalismo

 

 

 

FESTIVAL DEL GIORNALISMO

https://www.festivaldelgiornalismo.com/speaker/meron-rapoport

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LA 7 OTTO E MEZZO 11 APRILE 2024 – durata: 29 min. ca –Ospti di Lilli Gruber: Antonio Padellaro, Monica Guerzoni, Alessandro Giuli, +++ Gianrico Carofiglio

 

 

 

https://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/conte-contro-il-pd-destra-contro-i-giornalisti-otto-e-mezzo-puntata-del-1142024-11-04-2024-536776

 

 

 

 

 

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Antonio Corrado – link Facebook sotto — Salita Spianata Castelletto Genova – grazie e mille ! una foto stupenda, è tua ?

 

12 aprile 2024 — di mattino presto

 

LINK:::

https://www.facebook.com/tigermanfree

 

 

Salita Spianata Castelletto

Genova 🏴󠁧󠁢󠁥󠁮󠁧󠁿

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante Camogli

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Elisa Canetri @CanetriElisa – 19.38 – 12 aprile 2024 — — @tomasomontanari #oradarte – Il Venerdì del 12 aprile 2024

 

 

“Ma da più di mille anni l’università è completamente libera, o non è: e come laicissimi santi patroni, gli studenti ritratti sulla tomba di Giovanni da Legnano vegliano sulla libertà dei loro successori, in aula e fuori” #dalleMasegne

 

 

sembrano esserci anche delle donne tra gli studenti, o mi sbaglio ?

 

Immagine

— l’altra parte con un po’ di sforzo si legge anche nella prima immagine e poi è corta

 

 

Jacobello dalle Masegne (Venezia1350 circa – 1409) è stato uno scultore italiano del periodo gotico, attivo in VenetoLombardiaEmilia e Romagna.

 

 

Iconostasi di San Marco a Venezia, 1394, firmata Jacobello e Pierpaolo dalle Masegne

amberapparently from Sydney – 0O3A9709

 

 

 

Jacobello e Pierpaolo dalle Masegne e aiuti, ancona della chiesa di San Francesco, Bologna, 1388-93

Jacobello e Pierpaolo dalle Masegne e aiuti, ancona della chiesa di San Francesco, Bologna, 1388-93
Fabrizio Garrisi – Opera propria

 

 

 

Chapel of Pius V Santi Giovanni e Paolo (Venice) – Monument to Giacomo Cavalli

 

Didier Descouens – Opera propria
Basilica dei San Zanipolo in Venezia. Cappella Cavalli o di San Pio V – Monumento di Giacomo Cavalli. Opera di Jacobello dalle Masegne e Pierpaolo dalle Masegne.

 

 

 

 

 

Iconostasi nella Basilica di San Marco a Venezia, particolare
MatthiasKabel – Opera propria
Opera di Jacobello dalle Masegne e Pierpaolo dalle Masegne.

 

 

 

 

Particolare della tomba di Giovanni da Legnano Museo civico medievale, Bologna
Marmo di Carrara
I, Sailko

Studenti universitari. Dettaglio da: Pier Paolo delle Masegne e Jacobello da BolognaFrammenti dell’arca di Giovanni da Legnano (morto nel 1383), esposta nel Museo civico medievale a Bologna.

 

 

da  TRECCANI

 

JACOBELLO e PIERPAOLO dalle Masegne

W. Wolters

 

Scultori e architetti veneziani attivi tra la fine del sec. 14° e il principio del successivo. J. e Pierpaolo fratres de Veneciis sono menzionati per la prima volta a Mantova nel 1383 (Rambaldi, 1920) senza rapporto con un’opera; tre anni più tardi “Petrus Paulus quondam Antonii de Veneciis” (Supino, 1914-1915, doc. XIV) venne incriminato a Bologna per adulterio. Pierpaolo viveva all’epoca nella casa del giurista Giovanni da Legnano, il cui monumento funebre (conservato frammentario a Bologna, Mus. Civ. Medievale) è firmato dai due fratelli. Presumibilmente a quel tempo essi si erano già associati in una fraterna che lasciava loro ampia libertà per l’esecuzione delle opere. Il rilievo che si conserva della tomba da Legnano, con la realistica raffigurazione di studenti secondo la tradizione bolognese dei sepolcri di professori, mostra significative comunanze nello stile del panneggio con alcuni apostoli della parte mediana dell’iconostasi di S. Marco a Venezia, realizzata da J. nel 1392-1394.

Nel 1386 i due ‘tagliapietra’, allora residenti a Venezia, ricevettero l’incarico per un portale nella chiesa dei Domenicani di Modena, mentre nel 1388 firmarono entrambi il contratto per la costruzione dell’altare maggiore di S. Francesco a Bologna (Supino, 1914-1915, doc. I). In precedenza Pierpaolo deve aver compiuto un lungo viaggio in Toscana, probabilmente a Pisa; la sua ampia padronanza dello stile di Nino Pisano potrebbe persino far ipotizzare una frequentazione della bottega di questo artista.

Nel 1390 J. e Pierpaolo sono menzionati come abitanti a Bologna, dove Pierpaolo nel 1391 si impegnò a fornire tre basi per i pilastri di S. Petronio. Ben presto tuttavia i due fratelli si dedicarono nuovamente a imprese veneziane, come attesta la firma posta da entrambi nel 1394 sull’iconostasi di S. Marco, iniziata presumibilmente nel 1392.Le figure dell’iconostasi mostrano due stili fondamentalmente distinti. I dodici apostoli della parte centrale rivelano ampie concordanze con opere lombarde della metà del secolo (per es. con quelle di Bonino da Campione) e con dipinti veneziani della seconda metà del Trecento; le figure femminili di sante e le due Madonne sui lati, datate da un’iscrizione al 1397, si pongono invece decisamente nel solco della tradizione della scultura toscana, rivelando il netto influsso di Nino Pisano. Soprattutto sulla scorta delle notizie tramandate si è affermata l’attribuzione della parte centrale a J. e di quelle laterali a Pierpaolo; su questa base Pierpaolo è stato visto (Gnudi, 1937; 1950; Wolters, 1976) come il maestro più impegnato nella realizzazione dell’altare bolognese, che una inappropriata rilavorazione delle superfici ha purtroppo fortemente sfigurato, rendendone difficile la valutazione. In opere di così vasta mole le incertezze di attribuzione sono peraltro aggravate dalla partecipazione di altri scultori, il cui contributo personale non si mostra tanto in uno stile con accenti individuali quanto piuttosto nel calo del livello qualitativo dell’esecuzione. Nel 1395 J. accettò l’incarico da parte del duca di Mantova, Francesco I Gonzaga, per la costruzione della facciata del duomo della città, un’impresa che nel 1397 non era ancora conclusa. Il fatto che il coronamento della facciata, noto grazie ad antichi dipinti, corrisponda alla terminazione superiore di numerose facciate veneziane del sec. 15° suggerisce che J. e Pierpaolo possano aver realizzato un progetto simile anche per Venezia. Nel 1396 J., di nuovo da solo, assunse un ulteriore incarico per Mantova, la cui natura non è peraltro specificata nei documenti (Torelli, 1913, p. 68).Controverso è un presunto soggiorno di J. a Milano, nel locale cantiere del duomo: è infatti discutibile che “Giacomelo da Venezia”, definito in un documento “inzenario”, “e suo fratello”, di cui non viene detto il nome, ai quali si chiede un periodo di prova di tre mesi, siano identificabili con J. e Pierpaolo (Annali, 1877, p. 197). È difficile immaginare che artisti così conosciuti ben oltre i confini di Venezia e già molto richiesti si possano essere sottoposti a un tale periodo di prova; le opere finora ascritte a J. e Pierpaolo a Milano (Baroni, 1944; Romanini, 1956; Bocciarelli, 1958; Gitlin Bernstein, 1969) appaiono forse pertinenti ad altra mano (Wolters, 1976).

Verso la fine del secolo i percorsi professionali dei fratelli potrebbero essersi divisi, anche se ciò non risulta in modo definitivo dalle fonti scritte. Nel 1399 J. si impegnò a erigere la tomba per Margherita Malatesta in S. Francesco a Mantova(di cui resta soltanto la figura della giacente ora nel Palazzo Ducale), ma sembra che fosse in ritardo con i lavori. Francesco Gonzaga stipulò quindi un nuovo contratto con Pierpaolo, che poteva così portare a compimento i lavori non terminati dal fratello a Mantova e quindi anche la facciata del duomo.Nel 1400 Pierpaolo ricevette il contratto per la grande finestra rivolta a S della sala del Maggior Consiglio nel Palazzo Ducale a Venezia; tre anni più tardi egli redasse un testamento e potrebbe essere morto poco dopo (Paoletti, 1893). Nel 1409 J. è menzionato a Bologna, dove rivendicava il saldo per lavori eseguiti all’altare maggiore nella chiesa di S. Francesco (Supino, 1914-1915, doc. XIII).Varie attribuzioni ai due fratelli di opere non attestate documentariamente e per lo più differenti l’una dall’altra per stile e qualità testimoniano anche della difficoltà di isolare l’operato dei capomastri nella produzione di botteghe di successo; tra quelle accettate è la figura del doge inginocchiato Antonio Venier (Venezia, Mus. Correr), con riferimento a J. piuttosto che a Pierpaolo. Un santo di origine ignota (Louisville, J.B. Speed Art Mus.) richiama, fin nei particolari peculiari del tratto dell’artista, le figure di Pierpaolo nell’altare maggiore di Bologna. Potrebbero costituire opere giovanili di J., appartenenti a un altare, il S. Giovanni Battista e il S. Antonio da Padova nella sagrestia di S. Stefano a Venezia. L’attribuzione della tomba del doge Antonio Venier (m. nel 1400) a Pierpaolo o a J. rimane invece incerta (Venezia, Ss. Giovanni e Paolo, trasformata nel sec. 16°).Nel periodo tra il 1380 e il primo decennio del sec. 15° J. e Pierpaolo sembrano aver assunto a Venezia un ruolo eminente come scultori e come progettisti di tombe e portali; i consistenti e importanti incarichi ricevuti a Bologna, Mantova e Modena testimoniano inoltre che la loro reputazione era molto estesa.

 

Bibl.: Fonti

 

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Tomaso Montanari @tomasomontanari – 20.17 – 11 aprile 2024 — grazie prof. ! + Anpi – biografie + Anpi 25 aprile – link sotto

 

 

Viva Bruno Fanciullacci!

 

 

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https://www.anpi.it/biografia/bruno-fanciullacci

 

 

Bruno Fanciullacci

Nato a Pieve di Nievole (Pistoia) il 13 novembre 1919, caduto a Firenze il 15 luglio 1944, operaio, proclamato nel 1944 Eroe nazionale dal Comando generale delle Brigate Garibaldi, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.

 

Socialisti conosciuti, i Fanciullacci, boicottati per le loro idee anche nel lavoro di artigiani, dovettero trasferirsi nel 1934 da Pieve di Nievole a Firenze. Nel capoluogo toscano il giovane Bruno, che aveva trovato lavoro prima come garzone e poi in un albergo, entrò presto in contatto con un gruppo clandestino. Qualche anno di attività antifascista e quindi l’arresto, nel luglio del 1938 e, l’anno dopo, la condanna a sette anni di reclusione per associazione sovversiva. In carcere Fanciullacci entra in contatto con l’apparato clandestino comunista, allora presente in ogni penitenziario italiano, e quando viene scarcerato trova lavoro a Firenze come operaio alla Fiat.

Pochi mesi di calma e, all’armistizio, il giovane è tra i primi organizzatori della lotta armata e dei Gap a Firenze. I sabotaggi si accompagnano alle azioni temerarie contro collaborazionisti, spie, gerarchi fascisti, ufficiali nazisti sino a quando, è il 26 aprile del 1944, Bruno cade nelle mani della famigerata banda Carità.

Durante gli interrogatori a Villa Triste non si piega; non parla neanche quando un ufficiale fascista, dopo averlo ripetutamente colpito a pugnalate, lo lascia a terra in una pozza di sangue, convinto di averlo castrato. Il gappista ferito, dato ormai per spacciato, viene affidato ai “Fratelli della Misericordia”, che lo trasportano all’ospedale di Santa Maria Nuova. Curato, Fanciullacci si riprende lentamente. Dopo una settimana quattro gappisti fanno irruzione nel nosocomio, neutralizzano le guardie e si portano via il loro compagno ferito. La convalescenza dura a lungo, con continui spostamenti da una casa sicura all’altra, sino a che Bruno torna in azione. Il mattino del 9 luglio 1944 il colpo più clamoroso: vestiti da fascisti e da tedeschi Fanciullacci, Elio Chianesi ed altri dieci gappisti si presentano al carcere femminile di Santa Verdiana e se ne vanno portandosi via diciassette giovani antifasciste, che stavano per essere deportate o fucilate.

La rabbia dei fascisti è incontenibile e comincia una caccia accanita a Fanciullacci e ai suoi. Dopo una settimana il gappista cade nella rete: in piazza Santa Croce viene riconosciuto e arrestato. Ricomincia il calvario a Villa Triste. Fanciullacci teme di non reggere e, ammanettato com’è, si butta da una finestra del secondo piano; ha il capo fratturato, non sopravviverebbe, ma i fascisti, che temono possa ancora sfuggirgli, infieriscono sul suo corpo a fucilate.A fanciullacci hanno dedicato una via i Comuni di Firenze e di Pontassieve(FI).

 

 

“VIVA LA REPUBBLICA ANTIFASCISTA”: appello per uno straordinario 25 aprile

 

 

 

“La data del 25 aprile è simbolo dell’Italia libera e liberata, dopo venti mesi di Resistenza e uno straordinario tributo di sangue e di dolore. Fine dell’occupazione  tedesca. Fine del fascismo. Fine del conflitto. Si abbatteva lo Stato fascista, ma anche il vecchio Stato liberale, e si avviava la costruzione di un nuovo Stato e di una nuova società. Il 2 giugno del 1946 il popolo sceglieva la Repubblica e con la Costituzione del 1948 nasceva l’Italia democratica che si fonda sul lavoro e che ripudia la guerra.

•    Oggi tutto è in pericolo. C’è un governo che comprende una destra estrema che ha le sue radici nel ventennio fascista e nelle sue nostalgie, che per questo intende cambiare la Costituzione. Con un uomo solo (o una donna sola) al comando – il cosiddetto “premierato” – ed un Paese frantumato in tante regioni in competizione fra di loro, con diritti diversi dei cittadini – l’autonomia differenziata delle regioni -. Una destra estrema che in vari modi tende a reprimere qualsiasi dissenso, qualsiasi protesta. Una destra estrema aggressiva, vendicativa e rivendicativa. 

•    Tutto è in pericolo perché ci sono milioni di poveri, dilaga il lavoro precario, con un governo che taglia la sanità e la scuola pubblica, con l’intera Europa che rischia la recessione economica. C’è una grande solitudine sociale, il futuro viene visto come una minaccia.

•    Tutto è in pericolo perché c’è la guerra, e se ne parla spesso in modo irresponsabile, come se fosse una dura necessità o, peggio, una nuova e accettabile normalità. Mentre il mondo intero si riarma come prima dei due conflitti mondiali, si dichiara possibile una guerra convenzionale ad alta intensità in Europa. Siamo alla follia. Ha ragione il Presidente Mattarella quando sottolinea che il compito del nostro Paese è “costruire ponti di dialogo, di collaborazione con le altre nazioni, nel rispetto di ciascun popolo”.
È urgente un 25 aprile 2024 di liberazione dalla guerra. Cessate il fuoco ovunque.

Diciamolo: va lanciato un allarme. Sono in discussione democrazia, libertà, uguaglianza, lavoro, solidarietà, pace, cioè la repubblica democratica fondata sulla Costituzione e nata dalla Resistenza. 

Questo 25 aprile non può essere come gli altri. Dev’essere il giorno in cui si ritrova nelle piazze di tutte le città, a cominciare da Milano, l’Italia antifascista e democratica, le famiglie, le donne, i giovani, il nostro grande popolo illuso e deluso, a cui va restituita una speranza vera di futuro, fatta di un buon lavoro, di una retribuzione sufficiente per una vita libera e dignitosa, di una pace stabile e duratura.

Costruiamolo insieme questo 25 aprile, costruiamolo come un appuntamento straordinario a cui non si può mancare, come una insormontabile e pacifica barriera contro qualsiasi attacco alla democrazia e alle libertà.

Costruiamolo insieme sventolando le bandiere del Paese migliore, la bandiera della Costituzione antifascista, la bandiera dell’Italia fondata sul lavoro e che ripudia la guerra, la bandiera di coloro dal cui sacrificio sorsero i semi di una nuova Italia.

FACCIAMO DI QUESTO 25 APRILE UNA GIORNATA INDIMENTICABILE. INSIEME.

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

11 aprile 2024

 

(Scopri gli eventi in tutta Italia su https://www.anpi.it/25-aprile-2024)

 

 

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Sergio Endrigo– Alcune canzoni che amiamo —

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Gio @gifebe — 7.13 — 12 aprile 24 un asinello bellissimo + altri

 

 

https://twitter.com/i/status/1778652750093353426

 

 

 

anche questo si vede che è piccolo, ma come quello di Gio ?!

 

Funny curious donkey baby in the stable. Close-up, shallow depth of field, shoot at sunny day

 

 

 

 

Doe close range portrait

 

questo non deve essere un asinello–

 

 

 

Portrait of cute baby donkey on agriculture farm

 

questo è un asinello bello che sembra il primo !

 

 

 

 

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20 APRILE – 1 MAGGIO 2024 – ARTEVENTO – CERVIA – IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEGLI AQUILONI PIU’ LONGEVO DEL MONDO- DAL 1981

 

 

 

Al di là della pineta, prima dellacqua delmare,

cè un posto fantastico dove si può volare

 

Dal 1981 il festival ARTEVENTO celebra l’aquilone come oggetto d’arte, elemento spettacolare e strumento didattico, salvaguardando pratiche e saperi millenari e suggerendo una visione poetica e sostenibile per il futuro.

 

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https://artevento.com/#

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANSA.IT / EMILIA ROMAGNA- 12 APRILE 2024- 12.40
https://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2024/04/12/torna-artevento-cervia-il-piu-longevo-festival-di-aquiloni_d349c2b9-1850-4b8f-b262-27c7a0a38ebe.html

 

Torna Artevento Cervia, il più longevo festival di aquiloni

La 44/a edizione dedicata alla Romagna dopo l’alluvione del 2023

 

 

Artevento Cervia, il più longevo festival del mondo dedicato all’aquilone come forma d’arte ed emblema ecologista, torna per la 44/a edizione dal 20 aprile all’1 maggio sulla spiaggia di Pinarella.

E’ il primo evento che inserisce l’aquilone nel contesto di una più ampia contaminazione fra arti visive e performative, tra arte contemporanea, teatro, danza, circo contemporaneo, teatro di figura e puppetry, il teatro dei burattini, con 50 delegazioni dai cinque continenti e oltre 250 artisti invitati.

Pochi giorni dopo la chiusura dell’edizione 2023, che ha visto 600.000 visitatori, ha avuto inizio la catastrofica alluvione che ha devastato la Romagna: per questo motivo la manifestazione è dedicata alla Regione Emilia-Romagna.

Alcuni ‘highlights’ della prossima edizione, illustrata oggi alla stampa, saranno la presentazione del restauro dell’aquilone di Mimmo Paladino; un focus sulla Cina, rappresentata dall’antica tradizione di Pechino, per celebrare i 700 anni dalla morte di Marco Polo, con la “Notte dei Miracoli” intitolata ‘In viaggio fra draghi e lanterne’ e dedicata al viaggiatore veneziano che per primo raccontò l’aquilone all’Occidente; un focus sul Giappone attraverso un gemellaggio con la Japan Kite Association e il Museo dell’Aquilone di Tokyo.

Ci sarà anche un omaggio alla storia di Antoniano con i bambini dello Zecchino d’Oro come ambasciatori di Pace; il fenicottero rosa come tema ispiratore per le opere eoliche; la celebrazione dei 150 anni dalla nascita di Marconi, per il ruolo che l’aquilone ebbe nel contesto dei suoi esperimenti di telegrafia senza fili. Ed ancora, la partecipazione del designer Uk Carl Robertshaw e dei campioni internazionali di volo acrobatico. Il Paese d’onore sarà la Corea, scelto per la ricorrenza dei 140 anni delle relazioni diplomatiche con l’Italia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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FRANZ VON STUCK (Tettenweis, Baviera  1863 – Monaco di Baviera,1928 ) è un pittore simbolista-espressionista, nonché scultore, illustratore e architetto tedesco.

 

 

FRANZ VON STUCK. TESTA DI MEDUSA. 1892
pastello su carta
26.5 : 32.5 cm

 

DA:

Foto

KUNKEL FINE ART

  • Prinzregentenstrasse 71
  • 81675 Munich

     E’ su X –

    Kunkel Fine Art@KunkelFineArt

    Franz von Stuck (Tettenweis23 febbraio 1863 – Monaco di Baviera30 agosto 1928) è stato un pittore simbolistaespressionista, nonché scultore, illustratore e architetto tedesco.

    Nato nel villaggio bavarese di Tettenweis da una modesta famiglia cattolica di mugnai e contadini, Stuck mostrò già da fanciullo una viva inclinazione per il disegno. Per dare un impulso decisivo alla propria formazione artistica, nel 1878 il giovane Franz si trasferì a Monaco di Baviera, dove frequentò la Scuola di arti decorative, il Politecnico (1882-84) e infine l’Accademia (1885-89).

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    Franz von Stuck, Il peccato (Die Sünde)1893
    olio su tela, 95×60 cm
    Neue Pinakothek, Monaco di Baviera
    The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM)
    DIRECTMEDIA
    Nel 1892 Stuck co-fondò la Secessione di Monaco, sotto la cui egida si raccolsero tutti quegli artisti insofferenti di ogni convenzionalismo accademico; del movimento concepì anche il manifesto, quello raffigurante la divinità ellenica Atena con l’elmo. Intanto, nel 1892 eseguì Il Peccato (Die Sünde), opera che – raffigurando Eva avvinta ad un serpente – riscosse un successo furioso e contribuì a rafforzare la sua notorietà europea; nel 1895, a soli trentadue anni, gli venne affidata la cattedra di disegno in quell’Accademia di Monaco che lo vide inizialmente formarsi.
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  • Autoritratto – 1923
    olio su tavola
    38.1 x 24.2 cm
    Christie’s

 

 

Investito nel 1905 del titolo di cavaliere dell’Ordine al merito della corona bavarese dal principe reggente Leopoldo di Baviera, allo scorcio del secolo Stuck vide la propria fama lentamente scemare; ciò malgrado, fu comunque protagonista di una mostra monografica a lui dedicata alla Biennale di Venezia del 1909 (l’anno successivo se ne terrà un’altra a Roma), venendo apprezzato da artisti della levatura di KandinskijKlee e Albers, che già seguirono i suoi corsi di pittura.

 

 

Franz von Stuck, frontespizio di Pan, 1895. Stuck scelse la mitologia classica quale costante iconografica della sua produzione grafica

 

 

Franz von Stuck morì di infarto il 30 agosto 1928 a Monaco di Baviera; sinceramente pianto dai suoi contemporanei, fu sepolto accanto alla moglie Mary nel cimitero Waldfriedhof.

 

 

 

 

Manifesto dell’Esposizione della Secezzione di Monaco a Basilea, dicembre 1898

 

 

 

Esposizione di ” Igiene Internazionale ” a  Dresda- maggio / ottobre 1911

 

 

 

Danae e la pioggia d’oro
https://www.sothebys.com

 

 

 

 

109 foto e immagini di Franz Von Stuck - Getty Images

FRANZ VON STUCK

 

 

 

 

 

Lost

1891   Un centauro ferito– forse un dettaglio di un quadro più grande

 

 

 

 

Lucifer

LUCIFERO. 1891
National Art Gallery of Bulgaria, Sofia.

 

 

 

 

Tilla Durieux (1880-1971) As Circe

TILLA DURIEUZ IMPERSONA CIRCE, 1913 ca
Staatliche Museen, Berlin.

 

 

 

 

Inferno

INFERNO, 1908
Metropolitan Museum of Art, New York

 

 

 

TILLA DURIEUX NEL RUOLO DI CIRCE. 1912-13
(coll. priv. kunkel fine art, monaco di baviera)
FOTO SALIKO

 

 

 

DISEGNO

 

 

Mostrandosi assai sensibile alle composizioni di Arnold Böcklin (suo genio tutelare) e di Hans Thoma, Stuck fuse le influenze esercitate dal Naturalismo e dall’Impressionismo, dando così vita a uno stile assolutamente personale, un simbolismo mistico di una grandezza primordiale: è all’insegna di questo orientamento di gusto che l’artista dipinse i suoi famosi combattimenti tra centauri.

 

Combattere Fauni - Franz Von Stuck | Wikioo.org – L'Enciclopedia delle Belle Arti

 

COMBATTIMENTI TRA CENTAURI. 1889
Bayerische Staatsgemaldesammlungen (Munich, Germany)

 

 

acqua e il fuoco - Franz Von Stuck | Wikioo.org – L'Enciclopedia delle Belle Arti

FEBBRE DELL’ACQUA
1913

 

 

Wikioo.org – L'Enciclopedia delle Belle Arti - Pittura, Opere di Franz Von Stuck - combattimento centauri

1894 – COMBATTIMENTO TRA CENTAURI

 

 

 

 

Wikioo.org – L'Enciclopedia delle Belle Arti - Pittura, Opere di Franz Von Stuck - Sisifo

SISIFO, 1920

 

Altra peculiarità dello stile di Stuck, inoltre, è l’attenzione che pose nella selezione delle cornici delle sue tele, scelte per integrarsi armoniosamente all’opera inquadrata: la maggior parte di queste cornici sono massicce e riccamente intagliate, differenziandosi così dalla massa di prodotti in serie che, pur presentando un basso costo, erano privi di identità

 

 

 

Wikioo.org – L'Enciclopedia delle Belle Arti - Pittura, Opere di Franz Von Stuck - sera stella

SERA,

 

 

 

CACCIA SELVAGGIA, 1899
Musee d Orsay – Paris
OLIO SU TELA
95X67 cm

 

DA :
http://galleria.thule-italia.com/franz-von-stuck/

 

 

 

File:Franz von Stuck - Wilde Jagd - Musee d Orsay - Paris - 1899.jpg - Wikipedia

un dettaglio di CACCIA SELVAGGIA – WIKIPEDIA

 

 

SEGUONO DUE QUADRI — LINK SOTTO

 

Tramonto sul mare- 1900- 1910

 

 

 

sera d’autunno

 

 

ENTRAMBI I QUADRI SOPRA SONO DI 

https://paintingz.com/repro-sunset-over-sea-franz-von-stuck-192127.html

 

 

 

Villa Stuck – uno studio per ” Tramonto sul mare ” ( 1900-1910 )

DAL MUSEO VILLA STUCK — VEDI SOTTO

 

 

 

TESTO E ALCUNE FOTO DA : https://it.wikipedia.org/wiki/Franz_von_Stuck

 

ALTRE DA : https://wikioo.org/it/paintings.php?refarticle=7Z4BXG&titlepainting=Evening%20Star&artistname=
Franz%20Von%20Stuck

 

 

DAL MUSEO VILLA STUCK — trovate oltre a qudri, disegni, fotografie, e molti oggetti, dalle sculture ai mobili e altro

https://www.villastuck.de/sammlung-online/detail/tamburin-taenzerinnen-40000097?tx_so_displayso%5BoriginUid%5D=1&cHash=463ae22fb7d7f082b8bc461e1564fc90

 

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